Incontri del Sabato ciclo B-C
Condotti da Luigi
Bracco
Gv XVII,25:
“Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io
ti ho conosciuto e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato”
ciclo B - presso Casa di Preghiera:
(04.06.1988)
Nino:
Il mondo non lo ha conosciuto perché non ha interesse, non ha attrazione per
Dio.
Luigi:
Gesù dice che “Il mondo non conosce
perché non vede, il mondo conosce solo quello che vede” e Dio non si vede.
Nino:
“Questi
sanno che tu mi hai mandato”, l’hanno
sentito dire, non lo sanno ancora per conoscenza personale, non è ancora la
Pentecoste, è una conoscenza per fede. Lui dice: “Chi crede in me ha la vita eterna”,
quindi siamo già nella vita eterna facendo questa giustizia.
Luigi:
Chi crede desidera conoscere. In quanto uno desidera conoscere ha
interesse per conoscere e chi ha interesse appartiene, quindi chi desidera
conoscere Dio appartiene già a Dio, perché è attratto, anche se non lo ha
ancora conosciuto. Attrazione vuol dire interesse per-. Se io sento
interesse per Dio, già appartengo a Dio.
Paola:
“Hanno
conosciuto che tu mi hai mandato”, in Lui
si vede il Padre, lo Spirito che opera.
Luigi:
Lo hanno riconosciuto in quanto hanno accettato quello che Lui diceva come
parola di Dio, lo hanno accettato da Dio, perché parlava di Dio. Hanno
riconosciuto che c’era la presenza di Dio che parlava con loro; certo, per
fede, ma hanno accolto la cosa da Dio. Quanti l’hanno accolta come parola di
uomo, lo hanno mandato a morte, lo hanno crocifisso, anzi lo hanno accusato: “Tu che sei uomo ti fai figlio di Dio”;
lo hanno creduto un peccatore, un bestemmiatore, “Tu bestemmi
perché essendo uomo ti fai Dio”. Invece
costoro hanno creduto che c’era Dio. “Queste cose non sono io che
le dico, ma è il Padre in me che me le fa dire”,
hanno conosciuto che è la presenza del divino che sta parlando, non è la
creatura.
Paola:
Infatti la caratteristica della parola di Dio è che ti convince.
Luigi:
Certo.
Delfina:
Il mondo è inteso come chi non accoglie la parola di Dio, invece chi si
interessa e cerca, trova sia il Verbo che la Verità.
Luigi:
Si, ma bisogna essere attratti. L’attrazione viene dal fatto che noi siamo
creature, non siamo in casa nostra; il mondo non lo abbiamo fatto noi. E l’attrazione
è proprio lo sguardo rivolto a chi fa le cose, questo desiderio di capire, di
conoscere questo Essere che fa tutte le cose, che tutti i giorni ci fa
vivere un’avventura e non conosciamo il suo volto. Questo interesse di vedere
il suo volto, di conoscere il suo volto, ci porta all’attrazione, e poi a
scoprire il Cristo, perché “Ho trovato
uno che parla di ciò che mi sta a cuore!”. Ma bisogna già averlo a cuore,
altrimenti lo mandiamo a morte, perché il Cristo non viene a parlarci dei
nostri interessi o del denaro. Se io ho il mio cuore nella carriera,
nell’interesse per il guadagno o altro, vedo Lui come uno che mi disturba, che
mi intralcia nel mio cammino e lo mando a morte, mentre se io desidero
conoscere Dio e quindi cerco chi mi parla di Dio, vedo in Cristo uno che
corrisponde all’interesse principale che io porto in me.
(?): Il desiderio di conoscere
Dio ce l’hanno tutti gli uomini?
Luigi:
Il desiderio di Dio, il desiderio di Verità ce l’hanno tutti, non tutti lo
coltivano. Perché uno può avere desiderio di una cosa, come può avere un amore,
ma può tradirlo questo amore, può avere cioè tanti amori. Non è che avendo
tanti amori si cresce nell’amore, più moltiplichiamo gli amori e più
perdiamo l’amore. Così anche per Dio: c’è l’interesse perché la nostra
anima è desiderio di verità, desiderio di assoluto, però possiamo vivere per
altre cose e allora moltiplichiamo gli interessi, moltiplichiamo gli amori e
perdiamo l’amore. Certamente non c’è nessun altro interesse che possa
soddisfarci, per cui ad un certo momento saremo abbandonati da tutto e da
tutti, il mondo ci abbandonerà e Dio non l’avremo trovato; faremo esperienza di
una grande solitudine. Se non abbiamo un interesse, un amore unico, semplice,
puro, posto al di sopra di tutto (e qui troviamo la Vergine Maria; per cui nessuno
può arrivare al Cristo se non per mezzo di Maria), non apparteniamo a
questa attrazione per Dio.
Il Signore dice: “Non potete servire a due
padroni”. Quindi o noi ci convinciamo
che siamo stati creati per Dio al di sopra di tutto, che il nostro destino è
lì, oggi (non quando saremo vecchi e in pensione) e viviamo per questo;
altrimenti ci disperdiamo, e chi si disperde è finito. Dobbiamo convincerci
che la vita sta nel conoscere Dio, che siamo stati creati per conoscere Dio.
Se uno vive per conoscere Dio, anche verso tutte le creature di Dio si comporta
bene. Quando uno ha un amore unico, ama anche tutte le creature, ma per
quell’amore unico, per la presenza di Dio che c’è in tutte le creature.
Altrimenti le creature diventano i buoi, i campi, la moglie
che non lo lasciano andare. I buoi, i campi, la moglie
sono creature di Dio, eppure Lui dice: “Non assaggeranno la mia cena”.
Questo ci fa capire che ad un certo momento l’interesse e l’amore per le
creature ci portano molto lontano da Dio, ci impediscono di partecipare, “non gusteranno la mia cena. Entreranno
a gustare la cena gli zoppi, i ciechi, i peccatori, i morti, ma questi no.
(?):
Non entrano perché si accontentano di queste cose?
Luigi:
Perché vivono per-. Nessuna creatura deve essere lo scopo della nostra vita,
noi non siamo giustificati dicendo “io vivo per il lavoro, per la famiglia”,
perché Dio non ci ha creati per il lavoro, per la famiglia, per la carriera,
per un posto d’onore davanti al mondo. Dio ci ha creati per conoscere Lui,
la vita vera sta nel conoscere Lui, o ci convinciamo di questo o altrimenti
tutto il resto non serve a niente. E il resto è proprio vivere per altro da
Dio, anche se questo altro da Dio diventa la famiglia, la casa, un istituto.
Non c’è nessuna istituzione, nessuna regola e neppure nessuna trappa che ci
possa salvare. Chi ci salva è Dio solo. E Dio è un Dio, è una Persona. E
non possiamo chiamare “persona” nessuna istituzione. Tutto ci deve aiutare
per arrivare a questo “uno”, a questo rapporto personale; ma in questo rapporto
c’è soltanto Dio e la nostra anima, il nostro pensiero. Tra la nostra anima
e Dio, tra la nostra intelligenza e Dio, non c’è interposta nessuna creatura, e
non dobbiamo interporre nessuna creatura, perché Dio parla con noi
direttamente, parla con ognuno di noi personalmente. Dio ci tratta personalmente,
ci chiama per nome, non ci tratta per mezzo di altri. E in quanto Dio parla con
noi personalmente, anche noi rispondiamo a Lui personalmente.
Tiziana:
Questo modo di parlare di Gesù mi richiama alla trascendenza della parola di
Dio, la sua verità assoluta, perché dice “Il mondo non ti ha conosciuto”.
Luigi:
Questo ci fa capire che solo le persone possono conoscere Dio, il mondo no. Se
io vivo per il mondo appartengo al mondo, non posso conoscere Lui.
La conoscenza di Dio è un
rapporto personale, un rapporto di amore, e l’amore è un fatto personale,
l’intelligenza è un fatto personale, lo stesso mangiare è un fatto personale
(se tu mangi un pollo ed io resto senza, non è che mangio il pollo con te, il
pollo è una cosa personale J). Il
rapporto con Dio è essenzialmente un rapporto d’amore, un rapporto di
conoscenza, di intelligenza, quindi un fatto personale. Allora dobbiamo
impegnarci personalmente, e non dire “ma gli altri…”; non importano gli altri,
il Signore sa Lui perché, ma ognuno di noi deve rispondere personalmente a Dio,
perché un giorno ci dirà: “Io per te
avevo fatto questo, avevo fatto giungere questo segno, questa parola l’avevo
detta a te, e tu?”.
Pinuccia
A: Il mondo non crede a ciò che non vede, la nostra difficoltà è proprio quella
di credere senza vedere.
Luigi:
Bisogna impegnarsi molto in ciò che non si vede. L’uomo è tanto grande
quanto è grande il problema in cui si impegna, più è grande questo problema
e più l’uomo cresce. Ma se si impegna solo in cose facili, non cresce. Dio è un
grande problema per noi. Dio è un infinito che è offerto a noi e quindi
diventa un grande problema, perché Lui si annuncia e noi non lo vediamo.
Allora dobbiamo impegnarci tanto, al punto tale che Lui dica: “Va vendi tutto quello che hai per essere disponibile
per questo”. Più uno si impegna e più viene trasfigurato, viene
trasformato. Dio trasfigura coloro che si impegnano molto con Lui, e non chi
si impegna soltanto a tempo perso.
(?):
Nelle piccole cose si può credere anche se non si vede, ma nelle prove grosse…
Luigi:
Bisogna impegnarsi proprio nelle cose che non si vedono, ma che ci vengono
annunciate. I farisei dicono: “Noi sappiamo che a Mosè ha
parlato Dio, ma costui non sappiamo di dove sia”,
e hanno scartato Dio senza rendersene conto. Invece dobbiamo proprio impegnarci
in quello che non conosciamo, perché è proprio scartando quello che non
conosciamo che scartiamo Dio dalla nostra vita.
Giovanna:
Fintanto che c’è qualcosa del mondo che ci attrae non possiamo conoscere, anche
se…
Luigi:
Se il mondo ti attrae lasciati attrarre, devi provare…, dopo vedrai cosa ti
succede.
Giovanna:
A volte uno pensa che quella cosa serva…
Luigi:
Dio non ha bisogno di servi, Dio ha bisogno di convinti! E fintanto che
non siamo convinti di quanto vale il mondo, Dio ci lascia fare e toccare con
mano. Salomone si lamenta, dicendo che invece di Dio vogliono un re umano, e
Dio dà loro un re e lascia che tocchino con mano e provino). Se Dio vuole dei
servitori se li crea. Dio non ha bisogno di gente che sta alla finestra e dice:
“mi piacerebbe”.
Dio opera convincendo, la
verità vuole delle convinzioni. Se sei attratto da Dio è perché sei convinta di
Dio e sai quello che veramente vale; ma se
non sei convinta devi provare altro e vedere, poi quando ti convincerai arriverai.
Il padre del figliuol prodigo lo ha lasciato andare, non si è messo ad urlare;
il figlio ha provato, ha toccato con mano e poi è tornato.
(?):
Conoscere Dio significa vivere per Lui.
Luigi:
Vivendo per Lui conosci. Nella misura in cui ti dedichi a-, giungi a conoscere.
Noi abbiamo molto presente ciò per cui viviamo, perché ciò per cui viviamo
diventa la nostra intenzione.
Se uno vuole andare a Cuneo,
ha presente Cuneo prima ancora di partire. “Devo andare là”, quello è il
presente, il “vivere per-”. Già in cammino ha presente la meta: “Devo arrivare
là”. Per poco che uno dimentica il luogo in cui deve arrivare, non sa più dove
deve andare. Soltanto se noi viviamo per-, arriviamo a conoscere, perché ce
l’abbiamo già presente. Non dobbiamo dire “Quando conoscerò…”. E’ già adesso! Dio
è la prima cosa che dobbiamo mettere, perché è Lui il fine. Il fine è la
prima cosa che si mette.
Soltanto se noi lo mettiamo
prima di tutto, al di sopra di tutto, iniziamo a vivere per quello, e man mano
che viviamo per quello conosciamo.
Amalia:
“Io ti ho conosciuto”.
Luigi:
Lì va corretto: “Io ti conosco”;
non c’è “l’ho conosciuto”. In Lui tutto è presente.
Amalia:
Siamo chiamati a conoscere il Padre come lo conosce il Figlio...
Luigi:
…per opera del Figlio e solo per opera del Figlio; per cui si arriva a
conoscere nella misura in cui si ascolta il Figlio. Noi entriamo
ascoltando, non per iniziativa nostra, non è un atto di volontà, un impegno o
un proposito; entriamo nella misura in cui ascoltiamo il Figlio che parla con
noi, e meditiamo e custodiamo (Maria) per arrivare a capire tutto quello che il
Figlio ci dice. Il Figlio ci parla del Padre e ci conduce a conoscerlo.
Silvana:
“Ma io ti
ho conosciuto”, qui evidenzia che la
conoscenza passa attraverso il Figlio, è un passaggio obbligato.
Luigi:
Perché dice “ma”?
Silvana:
Perché quella è la via d’uscita; il mondo non conosce.
Luigi:
Quindi non si identifica con il mondo, si oppone.
Franca:
Ascoltando il Figlio conosciamo come il Figlio conosce il Padre.
Luigi:
“Nessuno
può salire al cielo se non Colui che discende dal cielo”.
Franca:
La conoscenza del Padre l’avremo quando parteciperemo a questa generazione,
quindi l’ascolto è un cammino, è un mezzo.
Luigi:
“Verrà il
giorno in cui non vi parlerò più in parabole, ma apertamente vi parlerò del
Padre”; la Verità si constata, non si dice
a parole. Il vero maestro è uno solo e ti conduce a constatare che la verità
è così; non perché l’altro te lo ha detto, ma perché hai visto che è così.
Franca:
Ma la constatazione avviene partecipando? Perché è tutto presente, quindi
mentre si partecipa, si constata.
Luigi:
Soltanto partecipando constati. Come fai a constatare senza partecipare?
Rita:
Il mondo non può conoscere Dio perché pensa a tutt’altro che a conoscere Dio.
Luigi:
Il mondo pensa a ciò che vede e tocca. Dio non si vede e non si tocca.
Rita:
E l’uomo ha la caratteristica di diventare figlio delle sue opere. Se io mi
dedico al Pensiero di Dio divento figlia di Dio, perché divento figlia di ciò a
cui penso.
Luigi:
Questo pensiero mi trasforma, mi trasfigura.
Rita:
E si diventa davvero una cosa sola, e veramente si potrà constatare.
Pinuccia
B: Solo Gesù può dire del Padre “io lo conosco”.
Luigi:
Lui è Pensiero del Padre, quindi Lui è tutto conoscenza del Padre. Noi
conosciamo Dio e conosciamo anche tante altre cose, Lui invece conosce solo il
Padre.
Pinuccia
B: E nel Padre conosce tutto. Il conoscere che Lui è stato mandato dal Padre è
qualcosa di più del credere? E’ avere in se stessi la ragione di questa fede?
Luigi:
Siamo sempre nel campo della fede, non siamo ancora alla vera conoscenza. La
fede ti porta a desiderare di conoscere, perché una fede che non ti fa
desiderare di conoscere non è più fede, diventa solo un distintivo; però non
è ancora conoscenza.
*
* *
ciclo C - presso Casa di Preghiera:
Gv XVII,25-I:
“Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io
ti ho conosciuto e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato”
(20min 57sec)
(22.05.1993)
“Padre giusto”
Luigi: Gesù
dice “Padre giusto” perché lo
contrappone ad un padre non giusto. Tutto ciò che Gesù dice è riferito a noi;
si è incarnato per noi, l’incarnazione è per noi, quindi tutte le cose che dice
le dice per noi; quindi per farci capire che c'è un Padre giusto e ci sono dei
padri che non sono giusti.
Franca:
Quindi Gesù ci dice questo per farci scoprire se siamo motivati da un Padre
giusto o da un padre non giusto?
Luigi: Cos’è
“Padre giusto”?
Franca:
Giusto, giustizia vuol dire dare ad ognuno il suo.
Luigi: Cosa
vuol dire “Padre giusto”?
Franca: Il
motivo; giusto è quello che ci fa pensare Dio, che mi fa agire secondo Dio.
Luigi: No.
Delfina:
Giusto è colui che non è condizionato da nessuno ma che corrisponde alla
verità, per cui Dio è Verità.
Luigi: Ma
sto chiedendo che differenza c'è tra un Padre giusto e un padre ingiusto.
Delfina:
Giusto è quello che corrisponde alla verità.
Luigi: Ecco,
Padre giusto è quello che corrisponde alla Verità; gli altri padri, che noi
eleggiamo, no. Dio è Colui che crea noi, quindi è nostro Padre perché
corrisponde alla Verità. Gli altri padri, e noi possiamo avere altri padri,
perché possiamo essere motivati, avere come principio altro da Dio, sono padri
ingiusti, perché non sono loro che ci creano.
Noi possiamo
avere come padre il denaro, ma è un padre ingiusto, perché non è il denaro che
ci dà la vita. Il Padre giusto è Colui che corrisponde alla Verità. Colui
che è veramente Padre, è colui che genera e che dà l’esistenza ad un altro.
Quindi chi dà l’esistenza ad un altro è Dio; non è il denaro, non sono le
creature, è Dio. Questo è il Padre giusto, mentre gli altri padri non sono
giusti.
Osvaldo:
Bisogna sempre partire dal fatto che Dio ci ha creati senza avere bisogno di
noi.
Luigi: E’
solo Lui il Creatore, quindi quando viviamo per altri, facciamo una cosa
ingiusta, perché crediamo che gli altri siano i nostri padri. Gli altri non
sono nostri padri.
Giovanna:
Infatti uno solo è il Padre.
Luigi: “Non avrai altro Dio al di fuori di Me”,
quello è giusto. Giusto è ciò che corrisponde al vero, alla verità. Eleggendo
altri padri facciamo un furto. Facciamo un patrocinio chiamando “padre” un
altro padre. Gesù dice: “Non date a
nessuno il nome di padre perché uno solo è il Padre vostro”, tutti gli
altri non sono padri. Ritenendo altro nostro padre, perché “senza quello non
posso vivere”, diciamo una cosa ingiusta.
Giovanna: E’
come se, nel campo dei segni, uno non riconoscesse il proprio padre.
Alma: Padre
è colui che dà la vita al Figlio.
Luigi: Si,
Causa ed Effetto.
Alma:
___________?___________
Luigi: Ma è
Lui stesso che forma quella capacità, non siamo noi.
Alma: Il
Padre giusto si può riconoscere solo per opera del Figlio.
Luigi:
Giusto è colui che corrisponde alla verità. La verità non dipende da noi: che
la riconosciamo, che non la riconosciamo, la verità è quella che è. La
verità è oggettiva e trascendente. Se andando in macchina trovi una curva,
che ti piaccia o non ti piaccia, la curva è una realtà che devi seguire, alla
quale ti devi adeguare. La realtà è indipendente da te, per cui chiede a te
un’adeguazione. C'è un Padre che esiste indipendentemente da te, che ti ha
creato senza di te, quello è il Padre giusto. E se tu nomini un altro
padre, fai una cosa ingiusta, perché ogni altro padre, ogni altro esistente,
non ti dà l’esistenza. Quello che dà l’esistenza a te è una singolarità. Quindi
giusto è ciò che corrisponde alla verità. Tu fai la giustizia in quanto dai ad
ognuno il suo.
Dicendo “Padre” a Dio, dai a Dio ciò che è suo. Lui è
Padre perché è Lui che ti ha dato l’esistenza. Quello è giusto, contrapposto
agli altri padri che non sono giusti; perché noi possiamo avere altri padri.
Gesù dice: “Non dare ad altri il nome di
padre…”, il che vuol dire che possiamo dare ad altri o ad altro il nome di
padre. Gesù dice: “Non darlo! Ricordati
che il tuo Padre è Dio!”.
Alma:
Dobbiamo riconoscere Dio come Padre giusto.
Luigi: Si,
dobbiamo fare la giustizia, dobbiamo riconoscere che solo Dio è il Padre
giusto; non ci sono altri padri giusti. Perché noi possiamo fare l’errore, il
mondo può fare l’errore di non riconoscere il proprio padre, Dio padre, e dare
il nome di padre ad altri.
Sandra:
L’unica cosa che si deve fare è riconoscere in Dio il nostro padre, “Padre nostro”.
Luigi: Padre
è colui che ti dà l’esistenza. Chi è che ti ha dato l’esistenza? Se tu vivi per
il denaro, sei motivata dal denaro, ma quello non ti dà l’esistenza. Tu puoi
trarre la tua vita dal denaro, ma non è una cosa giusta, perché non è il denaro
che ti ha dato l’esistenza. Quindi riconosci chi è che ti ha dato l’esistenza e
vivi di conseguenza; abbi Dio come padre, non avere altro come padre. In
campo intellettuale il padre è il movente. Tu devi far coincidere il tuo
movente, il tuo pensiero nella mente, nell’intelletto con quella che è la
realtà.
La realtà è
Dio! Questo nessuno lo può ignorare, perché Dio è il Creatore. Ma noi dobbiamo
far corrispondere quello che è il nostro pensiero, quindi che è il movente del
nostro pensiero, con la realtà Padre.
Franco:
Tutte le frasi precedenti di Gesù ci invitano a riferire le cose alla Verità,
in questo capitolo invece ricorre tante volte l’immediatezza: “Padre”, “Padre
santo”, “Padre giusto”; quindi vuole farci fare un passaggio superiore. Prima
è Lui l’intermediario che ci porta a riconoscere qual è il Padre giusto, qui
invece ci vuole portare a questo rapporto diretto.
Luigi: Si,
perché l’autenticità, la verità si formano in un rapporto diretto; cioè tu sei
un vero testimone in quanto hai assistito all’incidente. Quando c'è stato
l’incidente di Ale, non ci sono stati testimoni, c'era un sentito dire, non si
sapeva. Se invece ci fosse stato qualcuno presente all’incidente, sarebbe stato
un testimone sincero, perché ci sarebbe stato il rapporto diretto. Ora, Dio
ci vuole portare a questa testimonianza, al rapporto diretto.
Pinuccia A.:
Noi riconosciamo la paternità di Dio quando capiamo che Dio è nostro padre?!
Luigi: Tu
riconosci la paternità in quanto fai corrispondere il tuo pensiero con il tuo
giudizio alla realtà che esiste indipendentemente da te, cioè quello che è in
sé. Riconoscere la paternità è riconoscere chi ti ha dato l’esistenza, la
vita. Ti puoi confondere dicendo che chi ti ha dato la vita sono tuo padre
e tua madre, ma Gesù dice: “Non date a
nessuno il nome di padre…”, perché i genitori sono i mezzi. Mai confondere
il mezzo con la realtà.
Padre e
madre sono mezzi relativi attraverso i quali Dio ti ha dato l’esistenza; quindi
non dare il nome di “Padre” a tuo padre e a tua madre. Ma dà il nome di “Padre”
a Dio, perché è Lui che ti ha dato l’esistenza. Allora vivi di conseguenza; il
che vuol dire averlo sempre come tuo movente, come tuo principio. Per cui se tu
vuoi avere Dio come Padre, devi avere Dio come movente nel tuo pensare, nel tuo
parlare, nel tuo agire, perché se hai altro come movente implicitamente hai
messo altro come padre.
Noi possiamo
avere come padre il pensiero del nostro io, possiamo arrivare a quell’enormità,
avere per padre il demonio, in quanto pensiamo in relazione a noi stessi. Ed è
finita: pensiero del nostro io al centro. Il pensiero del nostro io diventa il
nostro padre; ecco l’errore fondamentale.
Pinuccia A.:
Dire “giusto” al Padre è riconoscere un
attributo del Padre. Ma giustizia è dare ad ognuno il suo, quindi pare che sia
un atto padre che parte da noi.
Luigi:
Certo, perché Lui è quello che è, sei tu che ti devi adeguare. Tu ti
devi adeguare alla curva perché la curva è indipendentemente da te. Ma cosa
vuol dire adeguare? Riconoscere che Dio è tuo Padre e non dire che tuo padre è
un altro. Qui sta la giustizia. Quindi abbiamo la verità e poi abbiamo
l’adeguazione a questa verità. L’adeguazione alla verità si chiama giustizia.
Dio, come verità, è Lui che ti ha dato l’esistenza: giustizia; per cui quello è
il Padre giusto. Perché se ci fossero altri padri sarebbero non giusti, perché
non sono loro che ti hanno dato l’esistenza.
Rita: Padre
giusto perché è l’unico vero padre, in effetti essendo Lui Creatore di tutto...
Luigi: E’
il vero Padre; essendo vero è unico. La singolarità, l’unità deriva dalla
Verità. Non ci possono essere due padri.
Pinuccia B.:
Gesù si rivolge al Padre e dice “Padre
giusto”; è in questo rapporto diretto nel quale vuole convogliare anche
noi.
Luigi: Solo
per noi, per Lui non c'è questo problema. Gesù è il Verbo incarnato, quindi è
solo per noi. E’ per noi che c'è questo problema, in quanto possiamo avere
altri padri; e abbiamo altri padri! Ed è per questo che viene fuori il problema
della giustizia, perché possiamo non essere giusti.
Pinuccia B.:
Altre volte, quando parlava ai discepoli o ai Giudei, diceva: “Voi avete per padre il demonio”.
Luigi:
Certo, e il demonio è un padre ingiusto. In quanto tu vivi per te stessa, quindi
hai il tuo io come tuo padre, sei un’ingiusta; ingiusta verso Dio, perché
quello è il tuo Padre, non è il tuo io il tuo padre.
Pinuccia B.:
Sono anche ingiusta verso me stessa.
Luigi: Sii
solo giusta verso Dio, perché solo Dio è il punto fisso di riferimento, non
interessarti più di te stessa.
Pinuccia B.:
Come dicevi tu: se uno sputa verso il cielo, lo sputo gli ricade addosso.
Luigi:
Appunto…, quindi non mettere il tuo in mezzo.
“il
mondo non ti ha conosciuto”
Nino:
Il mondo non lo ha conosciuto perché gli manca la giustizia. Dio si è
annunciato. Quindi non conosce Dio però non può ignorarlo. Quindi si deve avere
interesse per conoscere Dio, perché Dio è il principio di quello che siamo ed è
il principio di tutte le cose.
Luigi:
Dobbiamo sempre tenere presente questo: l’adeguazione alla verità.
Questa adeguazione presuppone la conoscenza di quello che è Dio.
Dio
è Padre perché è l’unico Creatore: conoscilo!
Il che vuol dire che non conoscere è peccato. Perché Dio è Dio, nessuno lo può
ignorare; nessuno si fa da sé, non sono i genitori che fanno i loro figli,
certissimamente, perché non sono neanche capaci a fare un’unghia. Quindi non
sono loro che fanno; è Dio che fa! Tu questo non lo puoi ignorare. Allora,
ignorarlo, non tenerne conto, è colpa, è peccato.
Franca:
“Il mondo non ti ha conosciuto”
quindi il mondo ha commesso un’ingiustizia verso Dio.
Luigi:
Allora il mondo siamo noi. Cos’è il mondo?
Franca:
Il mondo è tutto ciò che ha come punto fisso di riferimento altro da Dio; quindi
il mondo sono coloro che hanno come punto di riferimento altro da Dio.
Luigi:
Quindi coloro che sono del mondo non conoscono Dio; e questa è un’ingiustizia,
è colpa.
Franca:
Gesù dice: “Se non avessi parlato non
sareste in colpa ma in quanto ho parlato il vostro peccato rimane”. E in un
altro passo dice: “Mi hanno rifiutato
senza conoscermi”.
Luigi:
Quindi vuol dire che non c'è scusa all’ignoranza verso Dio, non c'è scusa, non
c'è scusa!
Tu
non potrai mai dire “io non sono intelligente! Non ho studiato! Non ho quella
vocazione! Ma io non ho tempo! Io ho altro da fare!”; davanti a Dio tutte
queste scuse crollano, sono annullate. Non c'è scusa! Resti solo tu, con la tua
negazione, pura; negazione pura, quindi non giustificata.
Franca:
Quindi chi non conosce Dio è in colpa.
Delfina:
Il mondo non conosce Dio perché mette altro al posto di Dio.
Luigi:
Sì, e che metta altro, anche se è creazione di Dio, parola di Dio, non è
scusato. Perché essendo parola di Dio non sei scusata se dici “io guardo la
creazione di Dio ma non guardo il Creatore”.
Delfina:
Non si mette in condizione di conoscerlo.
Luigi:
Dio per primo si annuncia, altrimenti non ci sarebbe colpa.
Noi
vediamo la creazione, che è un annuncio di Dio; essendo annuncio di Dio non lo
possiamo ignorare perché non siamo noi a fare la creazione, a fare le cose.
Quindi Dio è Colui che nessuno può ignorare, perché non siamo noi a fare le
cose, noi siamo in colpa se non teniamo conto di ciò che non possiamo ignorare.
Ora, non ignorare non vuol dire che già conosciamo, però se non teniamo conto
di ciò che non possiamo ignorare siamo in colpa. Se invece ne teniamo conto ci
impegniamo a conoscerlo.
Osvaldo:
Il mondo siamo noi quando ci ripieghiamo su noi stessi.
Luigi:
Si, ci ripieghiamo su noi stessi, ci ripieghiamo sulle creature, senza tener
conto di Dio.
Osvaldo:
Facciamo l’assurdità di vedere l’ingiustizia, “Padre giusto”, quando
l’ingiustizia non esiste...,
Luigi:
…quando siamo noi che facciamo l’ingiustizia. Noi ci lamentiamo
dell’ingiustizia nel mondo, nella società, e non ci accorgiamo che i veri
ingiusti siamo noi verso Dio. La vera ingiustizia sta nei confronti di Dio.
Quando chiedono a Gesù: “Bisogna pagare
le imposte a Cesare?”, Gesù risponde: “Date
a Cesare quel che è di Cesare ma date a Dio ciò che è di Dio!”. Ecco, loro
quello non lo consideravano. “Dobbiamo
essere giusti verso Dio?! Noi dobbiamo essere giusti verso gli uomini!”,
invece Gesù risponde: “Verso gli uomini
date quello che vogliono ma date a Dio quello che è di Dio!”. Questa è la
vera giustizia della quale bisogna preoccuparsi.
Giovanna:
Dobbiamo riconoscere che non è ancora un conoscere.
Luigi:
C'è un ignorare che è un non ignorare. Siccome le cose arrivano a te
indipendentemente da te, tu non le puoi ignorare; se uno ti pesta un piede, non
puoi ignorarlo. Ti ha pestato un piede, non sai chi sia; puoi dire che è un
villano, però non sai chi sia. Perché ciò che arriva a te senza di te non lo
puoi ignorare, però non sai chi è. Ora, tutta la creazione, tutti i fatti che
arrivano nel giorno, arrivano a noi senza di noi, ci piombano addosso; non li
possiamo ignorare, però non sappiamo che cosa siano, non ne capiamo il
significato. Tu puoi dire: “Ci sono troppi segni, non ne capisco il
significato!”. I segni ci sono, non li possiamo ignorare, capire è un’altra
cosa.
Vedi
che differenza c'è tra il non ignorare e il conoscere? Tu conosci quando
arrivi al significato, e il significato viene solo da Dio, perché c'è
un’intenzione.
Giovanna:
Quello che arriva a me senza di me è mondo.
Luigi:
Anche Dio, Dio Creatore, arriva a te senza di te, perché tu non lo puoi
ignorare; non puoi ignorare che ci sia un Creatore, e se lo ignori ti senti in
colpa, perché non sei tu a fare le cose. In quanto la cosa arriva a te senza di
te, se qualcuno ti pesta un piede, non sei tu che ti pesti un piede, c'è un
altro che ti pesta un piede.
Chi
opera è un Altro, non ignorare quest’Altro. Se tu non ignori allora ti
preoccupi, soprattutto non dici più: “Quello è un villano perché mi ha pestato
un piede!”. Perché un giorno il Signore mi dirà: “Sono io che ti ho pestato un
piede, e tu mi hai dato del villano”. Davanti a Dio ci troveremo confusi perché
“non avevamo capito”.
Quindi
non giudichiamo, cerchiamo invece di capire che è Dio che sta operando nella
nostra vita. Perché tutti i giorni Dio sta operando con noi facendo capitare
quello che sta facendo capitare; ma è Lui che opera tutto. Quindi sforziamoci
di capire chi è, e perché lo fa in quel modo; perché Lui opera per condurci ad
un certo fine. Quindi bisogna dialogare sempre tutto con Dio, quello vuol
dire pregare, entrare in preghiera.
Alma:
Gesù dice “Padre giusto” perché
essendo il Figlio…
Luigi:
Lo dice per noi, per noi che facciamo l’ingiustizia, perché Lui è tutto
Pensiero del Padre.
Alma:
“Se non avessi parlato non sareste in
colpa…”, c'è un momento in cui tutti siamo peccatori.
Luigi:
Tutti siamo peccatori, ed è la stessa parola di Dio che ci mette in
situazione di colpa. Fintanto che nessuno ti invita a cena, tu non sei in
colpa per aver rifiutato l’invito; sei in colpa quando qualcuno ti ha invitato
a cena e tu hai rifiutato, prima no.
Alma:
Posso ignorare l’invito.
Luigi:
Ma il fatto di ignorare vuol dire che già Lui ti ha parlato. Il fatto che tu
non possa ignorare che c'è un Creatore, è perché Dio ti ha detto: “Io sono il
Creatore!”. Se un bambino ti da un disegno, non puoi ignorare che è un bambino
che ti ha fatto un disegno; non sei tu che hai fatto il disegno. Quindi noi
ci troviamo con Uno che tutti i giorni disegna davanti a noi, non possiamo
ignorarlo. Quella è una parola che arriva a noi, se lo ignoriamo siamo in
colpa, perché trascuriamo quello che non possiamo ignorare. Quella è la parola.
La parola non è altro che l’annuncio di un essere. Chi parla ti comunica
qualcosa di sé.
Ora,
in quanto noi non possiamo ignorare che c'è un Creatore, già questa è una
parola di Dio che è arrivata a noi.
Alma:
Il fatto di non interrogarci, comunque di attribuire ad altro da Dio quello che
ci arriva, è quello che ci impedisce…
Luigi:
Vuol dire che non tieni conto di Dio, di Colui che non puoi ignorare. Se
trascuri la sua parola resti in colpa.
Sandra:
La terra non può capire il cielo, non può conoscerlo.
Luigi:
Però non può ignorarlo; deve evitare l’errore di proiettare nel cielo se
stesso; perché se tu metti la tua terra sul cielo deformi tutto, “Il sole gira
intorno a me”, apparentemente dici: “Il sole gira intorno a me”. Da ogni punto
tu guardi, tutto sta guardando a me perché io sono al centro di un cerchio:
“Tutto gira intorno a me!”: vedi come ci esaltiamo? Pensa un po’: “il sole, la
luna e le stelle girano intorno a me e non mi devo esaltare?!”. Devi passare
all’intelligenza, perché se ti fermi al sentimento sei fregato in pieno.
Passare all’intelligenza cosa vuol dire? Non guardare il cielo dalla terra, ma
portarsi in cielo per guardare la terra, cioè guardare la propria terra dal
cielo. Devi portarti in alto per vedere la verità.
Franco:
Il mondo non può ricevere lo Spirito di verità, perché non lo vede e non lo
conosce.
Luigi:
Vuol dire che il mondo si ferma a ciò che vede e conosce, quindi non può
ricevere lo Spirito di verità, si ferma ai sentimenti. La condizione per
ricevere lo Spirito di verità è quello di non…
Franco:
E’ di vedere e conoscere che c'è uno spirito da cogliere.
Luigi:
Ecco, devi portarti in cielo e non guardare la tua terra, perché quello ti
impedisce di cogliere lo Spirito di verità. Se dici: “La realtà è questa: il
sole gira intorno a me, io sono il centro” è finito, non puoi ricevere lo
Spirito di verità.
Pinuccia
A.: Questo mondo che non può conoscere Dio, però non può ignorare Dio, quindi
il mondo è inquieto.
Luigi:
Si, capisce, inquieto e triste e muore.
Pinuccia
A.: Ma nel mondo si vede qualcuno che è appagato…
Luigi:
Se trovi un uomo appagato, portalo qui che gli facciamo festa! J
Noi
ci fermiamo all’apparenza, magari perché uno ride lo crediamo appagato. In
realtà il mondo è immerso in un mare di sofferenza, è la donna che soffre nelle
doglie del parto. E tutti quanti stanno soffrendo nelle doglie del parto. Sant’Agostino
dice: “Tu o Dio ci hai fatti per Te e il nostro cuore è inquieto fintanto che
non trova Te”. Cioè, noi siamo fatti per-, e il nostro cuore è inquieto
fintanto che non trova il per-. Noi prendiamo delle cantonate quando diciamo
che siamo fatti per la famiglia, per una trappa, ecc.; tutto dove ci giriamo
prendiamo delle cantonate, non troviamo mai il nostro posto.
E
dov’è il tuo posto?
Marisa:
Queste parole dobbiamo tenerle collegate con l’altra parte: “Ma io ti ho conosciuto”. Pensavo a questo
sole che visto dalla terra tramonta, e ho pensato che c'è sicuramente un senso
più grande di quello che viene fuori dalle tue parole, relative a questo punto
di vista della terra. Perché se il Signore l’ha concepito è perché ha da essere
masticato a lungo per essere poi riportato in sé, perché non è naturale… ho
pensato che tutto il disegno è stato fatto in Cristo, quell’unico io che lo ha
conosciuto; e questo mi basta, perché io mi associo a quell’io, e quell’io ha
un punto di vista, perché è Lui che fa uno.
Luigi:
Quand’è che tu ti associ? Lui chi è? Lui non è uno che guarda il sole che mi
gira intorno. Cristo è uno che guarda tutto dal punto di vista del Padre.
Il che vuol dire che se tu ti associ, guardi tutte le cose dal punto di vista
del Padre.
Marisa:
Prima di tutto Lui è uno che è venuto sulla terra, e questo è ciò che mi salva.
Lui è il Salvatore perché è venuto sulla terra, mi raccoglie dalle mie
dispersioni, mi convoglia ad una visione, però è tutto Lui che fa, è quell’io.
Luigi:
Ti salva se ti convoca alla sua visione. Qual è la sua visione? Non dalla tua
terra. Non vedere il sole che ti gira attorno, la luna che ti gira attorno
(altrimenti diventi lunatica), abbiamo un’apparenza che ci inganna. Perché ci
inganna? È Dio che l’ha fatto, certamente! Il sole è Dio che l’ha fatto, che
gira apparentemente attorno alla terra, però in realtà non gira attorno alla
terra. Però sentimentalmente, apparentemente gira attorno alla terra. Perché?
Marisa:
C'è Uno che è venuto qui sulla terra e lo ha fatto apposta per me, e quando
vorrà mi…
Luigi:
E Lui cosa ti dice? “Non lasciarti
abbindolare dalle cose che vedi e che tocchi, portati in alto per vedere
giusto”. Lui ti convoca a guardare le cose dall’alto, e noi tutti intenti a
guardare le cose dal basso. Così facendo ti dissoci da Lui.
Marisa:
Si, ma voglio dire che se il tramite è Cristo, è Lui che realizza in me la
verità.
Luigi:
Ma quando Lui ti parla, ti presenta il suo punto di vista; Cristo parlando
ti conduce a vedere il suo punto di vista, ma se tu le cose le vuoi guardare
dal tuo punto di vista, ti dissoci.
Rita:
“Il mondo
non ti ha conosciuto”, il mondo è rappresentato da
tutti coloro che hanno altri padri.
Luigi:
Da coloro che hanno il sole che gira intorno a loro, tutto lì! Questi non
possono conoscerlo.
Rita:
Nel Prologo di San Giovanni è scritto: “La luce vera quella che illumina veniva sulla
terra, nella sua casa ma i suoi non lo hanno accolto; ma a quanti l’hanno
accolto ha dato il potere, la possibilità di diventare figli di Dio”.
Luigi:
Qui bisogna precisare il fatto dell’accogliere, perché non basta dire a parole:
“Signore, ti voglio tanto bene”. Lo
accogli se accogli il suo punto di vista, non basta abbracciarlo, o fare del
sentimento. Gesù ti salva se ti adegui a Lui, se accetti Lui; se segui
Lui ti salva, altrimenti non ti salva. Non ti salva in modo automatico.
Marisa:
Ma quando io scelgo Lui...
Luigi:
Ma quando tu scegli? Quando guardi le cose dal suo punto di vista, altrimenti
non scegli Lui. Scegli la sua barba, non scegli Lui.
Marisa:
Io sono una che vede il sole sorgere e tramontare, fine! Io posso solo
testimoniare questo, non posso testimoniare altro, non ho un cannocchiale
diverso. Per il momento mi sento una poverina, piccola, piccola che però è un
centro; è un centro che in qualche modo viene creato, dopo di ché viene Cristo
che mi salva, perché mi fa vedere le cose dal suo punto di vista.
Luigi:
Ti fa capire che tu non sei il centro.
Marisa:
Ma no! Ha una gran ragion d’essere questo senso del centro, perché i miei occhi
avevano una ragione per vedere in un certo modo, vedevano una realtà.
Luigi:
Ma Gesù ti dice di “Non
giudicare in base all’apparenza!” perché
sbaglieresti tutto.
Marisa:
Si, d’accordo; però questa cosa dell’apparenza me la deve dire il Cristo, se
non me la dice Lui.
Luigi:
Te la dice Lui! Gesù ti dice: “Non
fermarti all’apparenza, non giudicare secondo l’apparenza!”;
“Se vuoi
venire dietro di me, rinnega te stesso, non farti centro”
ce lo dice Lui. Perché non dovremmo credere a questo?
Marisa:
Ma Lui non mi dice di portarmi in cielo.
Luigi:
Come no?! E’ Lui il Cielo! Addirittura ti porta a conoscere il Padre! “Il mondo non mi ha conosciuto” sei tu
che non hai conosciuto. È colpa non conoscerlo. Se dici “io mi accontento di
quello che vedo”, sei in colpa, perché devi capire. Dio ti ha dato il mezzo per
capire che il sole non gira intorno a te. Non ti salva automaticamente, è un
errore dire che Gesù ci ha salvati. Tu non sei salvata automaticamente. Se tu
sei con Lui sei salvata, se non Lo segui, anche se Lui è morto per te, e non
capisci che Lui è morto per te, il suo sangue è sparso invano.
Marisa:
Io ero convinta di questo: che Lui mi salva là dove io sono e dove dico “io”,
perché Lui viene lì e mi aiuta a fare il percorso.
Luigi:
Non dobbiamo partire dal nostro io; quella è una cavolata.
Marisa:
Il suo percorso è sostanzialmente una dilatazione progressiva da questo centro
piccolo ad un respiro universale.
Luigi:
Questa è poesia sentimentale.
Marisa:
No, non si tratta di poesia sentimentale, adesso sta diventando anche
testimonianza. Ognuno può percepirlo come vuole e come può, perché, come vedi,
continuamente diamo testimonianza di quello che non possiamo cogliere
dell’altro; io continuamente di te e tu di me.
Luigi:
Il problema non è né io, né tu, assolutamente. Il problema è Dio. Il che vuol
dire che se dobbiamo avere continuamente come punto di riferimento Dio,
dobbiamo dimenticarci, sia tu che io. Dobbiamo dimenticarci e contemplare le
cose dal punto di vista del cielo, non dal punto di vista del nostro io. Il mio
io vede il sole che gira intorno a me, ma io non devo parlare del mio io, del
sole che gira intorno a me, ma devo guardare le cose dal punto di vista di Dio
se voglio entrare nella verità; altrimenti non entro nella verità. La verità è
Dio che la fa, non sono io che la faccio.
Marisa:
A me non sembra che il Signore mi chieda questo. Questa cosa devo farla: Lui è
venuto per me, che sono terra, che sono centro, che sono un punto di vista dalla
terra, ed è lì che Lui mi ha salvato, ed è questo che debbo testimoniare e
basta.
Luigi:
No!
Rita:
Scusa ma tu sei illusa se dici che Gesù è venuto duemila anni fa, stai fresca!
Marisa:
E’ venuto in me e mi ha trasformata, e io adesso posso dare questa testimonianza,
e questa unica testimonianza che non devo andare in nessun cielo, perché sarà
Lui che a suo tempo mi porterà in cielo, e io su questa terra faccio, grazie a
questa grande opera che Lui ha fatto, venendo sulla terra, prendendo il punto
di vista dell’uomo, morendo sulla croce, questa dilatazione del respiro di Dio
che ha portato qui dove io sono.
Rita:
Tu dici: “Gesù è morto e mi ha salvato”, ma giustamente come dice Luigi, Gesù è
morto per tutti ma non è risorto per tutti. Allora se non è risorto tu non sei
salvata. Scusami ma hai ancora tanto cammino da fare. Comunque Dio se vorrà te
lo farà fare.
Pinuccia
B.: “Il mondo non ti ha conosciuto”,
finché si è mondo non si può conoscere e non si può neanche capire questo
linguaggio che ci invita a guardare il cielo. Perché se Gesù dice: “Rinnega te stesso”…
Luigi:
Questo Gesù lo dice all’inizio del cammino, “Chi
vuol venire dietro di Me..”, quindi lo mette come
insegna all’inizio di questa strada che è Lui. Cosa vuol dire rinnegare se
stessi? Rinnegare questo nostro io, questa visione del mondo.
Pinuccia
B.: Perché non è giusto che io guardi le cose dal mio punto di vista. Dio ci ha
dato questo segno enorme, che per secoli l’umanità è stata ingannata
dall’apparenza e ha creduto che il sole girasse intorno alla terra; poi c'è
stata la grande rivoluzione.
Luigi:
Il sole e la terra sono segni di un lavoro spirituale.
Pinuccia
B.: Si infatti ad un certo momento della vita Dio ci fa capire che non siamo
noi il centro, è Dio il centro. Allora rinnega te stesso: lì è il centro.
Luigi:
“Padre nostro che sei nei cieli...”
Pinuccia:
E’ da pagani sostenere che Dio ci salva con il nostro io al centro; è la
testimonianza di un linguaggio pagano. Che non siamo capaci a rinnegare noi
stessi è accettabile, ma che non dobbiamo rinnegare noi stessi, no.
“ma io
ti conosco”
Nino:
“Io ti
conosco”, perché Lui è eternamente generato
dal Padre, è il Verbo che esprime il Pensiero del Padre.
Luigi:
Qui c'è contrapposizione tra il mondo e io. Il mondo è il nostro io; è mondo in
quanto si ferma al fatto che il sole gira intorno a noi; la natura, i
sentimenti: questo è l’io. In contrapposizione a questo nostro io c'è l’io Suo;
si contrappone a noi in quanto Lui conosce.
Nino:
“Nessuno
conosce il Padre se non il Figlio”, queste
sono le parole decisive che ci tolgono ogni illusione di poterci arrivare con
la nostra intelligenza. Taglia corto ad ogni altro argomento.
Franca:
Gesù ha presente solo il Padre, per cui solo Lui conosce il Padre.
Luigi:
Si, perché Lui è in Cielo. Lui, pur rimanendo in terra, è sempre in cielo. Perché
“Nessuno ha mai parlato come Lui”?
Perché tutte le sue parole vengono dal cielo. Tutto lì! Mi parla dal punto
di vista del cielo, dell’Eterno.
Franca:
Gesù ci dice queste cose per offrirci la conoscenza del Padre.
Luigi:
Si, Gesù ci fa entrare, altrimenti restiamo chiusi fuori! Anche se bussiamo ad
una porta che non si apre, perché ci ignora.
Delfina:
Gesù conosce il Padre perché è il suo Pensiero.
Luigi:
Si, se vogliamo conoscerlo dobbiamo guardare dal suo punto di vista. Se tu sei
fisicamente con una persona, non sei realmente con quella persona, anche se le
dici: “Ti amo”. Tu sei con quella persona in quanto condividi il suo punto di
vista. Quindi Gesù, Figlio di Dio, ha un punto di vista diverso dal nostro,
perché “Io sono di lassù e voi siete di
quaggiù”, “Dove Io sono voi non potete venire”; Lui parla così. Lassù è il
suo cielo. Lui guarda le cose dal punto di vista del suo cielo e noi, per
essere con Lui, dobbiamo vedere le cose dal suo punto di vista, cioè dal cielo.
Osvaldo:
Il capitolo 17 è un po’ il vertice di tutto il parlare di Gesù, perché dice
come si può conoscere Dio.
Luigi:
Certo.
Giovanna:
Ci fa capire l’importanza della conoscenza.
Luigi:
Ma tutto dipende da quello. La vita
eterna è conoscere Dio, la salvezza è conoscere Dio. Gesù venendo non ti ha
ancora salvato, ma ti ha dato la possibilità. “Ha dato la possibilità a tutti coloro che credono in Lui (credere
in Lui vuol dire guardare le cose dal suo punto di vista), di diventare figli di Dio”. Non ha detto: “Li ha fatti figli di Dio”, no! “Ha
dato loro la possibilità”. Uno che ti invita a cena ti dà la possibilità,
non ti fa mangiare la cena. Ora, Dio opera in questa modo. Prologo di San
Giovanni: la salvezza non sta nel fatto che Gesù è venuto, mi ha amato, è morto
per me. No, quelle sono cavolate! Non mi ha salvato, mi ha dato la
possibilità della salvezza. Quindi se lo seguo, se guardo le cose dal suo cielo,
se guardo le cose da lassù; altrimenti mi illudo. Ad un certo momento mi trovo,
io che credevo di essere salvo, in grandi pasticci.
Giovanna:
Non posso conoscere Dio senza di me.
Luigi:
E’ parola di Dio: “Dio vuole che tutti si
salvino e giungano a conoscere la verità”. Noi vogliamo contorcere tutto,
ma quello è evidentissimo.
Non posso alterare quelle parole di Dio:
· la salvezza:
Dio vuole che tutti si salvino;
· giungano a
conoscerlo: quindi la salvezza sta nella conoscenza.
Quindi
se uno si preoccupa di conoscere la verità è sul cammino della salvezza, della
conoscenza; se uno non si preoccupa di conoscere non è sul cammino della
salvezza. Può andare in tutti i luoghi di questo mondo, ma non è sul
cammino della salvezza, perché il cammino della salvezza sta in quello che
vuole Dio: “Dio vuole che tutti si
salvino e giungano a conoscere la verità!”. “La vita eterna sta nel conoscere
Te, Padre…”.
Giovanna:
Non posso conoscere se penso a me stessa.
Luigi:
Nel pensiero del tuo io non puoi conoscere Dio, perché Dio si conosce
soltanto nel suo Pensiero e dal suo Pensiero.
Alma:
Gesù dice: “Sono
venuto a fare la volontà di Colui che mi ha mandato”,
quindi è solo la rivelazione dell’intenzione che…
Luigi:
Certo. Gesù dice: “Il mio giudizio è
giusto perché non cerco la mia volontà ma la volontà di Colui che mi ha
mandato”, quindi ci fa capire dove sta la giustizia. “Non giudicate secondo l’apparenza, ma giudicate secondo giusto
giudizio”. Noi giudichiamo con retto giudizio quando non giudichiamo
secondo la nostra volontà. Quindi se non giudichiamo secondo la nostra
volontà, ma giudichiamo secondo la volontà del Padre, allora il nostro giudizio
diventa giusto.
Sandra:
Dio è conoscenza.
Luigi:
La verità è trasparenza, è trasparente. Nella notte non c'è verità, è lontano
dalla verità. La verità è trasparente, Dio è trasparente. Se qualcuno dicesse
che Dio non è luce, è menzognero perché Dio è tutto luce, ed è parola di Dio!
Nella lettera di San Giovanni dice: “Dio
è luce e presso Dio non ci sono tenebre”, quindi chi trova Dio trova la
luce.
Sandra:
Quindi bisogna crescere in conoscenza. Con Cristo che, venendo sulla terra, ci
porta…
Luigi:
…a vedere le cose dal suo punto di vista. Quello è l’amore. L’amore sta nel dare
la possibilità di essere dove Lui è, cioè di condurci a vedere le cose come le
vede Lui. A noi che vediamo le cose lontano da Dio, capovolte, apparenti,
Lui viene e con una pazienza infinita ci conduce; ci conduce a vedere le cose
dal suo punto di vista, perché lì sta la salvezza.
Franco:
Dicendo “Io ti conosco”, per prima
cosa ci fa desiderare di conoscere Uno che non conosciamo; c'è un uomo che
conosce Dio, e se l’ha fatto, l’ha fatto per tutti. Poi, questo mettersi in
relazione col Padre è perché vuole sprofondarci nel mistero del Padre. Quindi è
tutto da macinare.
Pinuccia
A.: Abbiamo la possibilità di conoscere Dio solo se ci appoggiamo al Tu di Dio.
Non possiamo conoscere Dio senza di noi, ma non è che il nostro io venga
annullato, ma deve essere sottomesso.
Luigi:
L’io deve essere superato nel senso che non devi più guardare le cose dal
tuo punto di vista ma dal punto di vista di Dio. Sei tu che devi spostarti;
devi spostare il tuo punto di vista. E’ pensando a te stessi che ti annulli. Tu
sei una creatura che ha bisogno di ricevere la ragione, la giustificazione
delle cose. Tu non hai la ragione delle cose, tu la ricevi. Quindi per
entrare in questa conoscenza, in questa giustificazione di tutte le cose, devi
guardare da Dio perché è Dio che ti giustifica.
Rita:
Gesù è il Figlio di Dio, è il Pensiero di Dio, quindi vede tutte le cose dal
Principio e vuole portare anche a noi a vedere le cose come le vede Lui, dal
Principio.
Pinuccia
B.: Mi dà la speranza, la possibilità di conoscerlo come Lui lo conosce; senza
di Lui, noi non possiamo conoscere.
Luigi:
Infatti la grande differenza che c'è tra Lui e noi è questa: noi non
conosciamo, Lui conosce. Se tu segui un cieco, cadi in una fossa. Gesù dice: “Io conosco, se dicessi che non conosco
sarei un menzognero”.
Pinuccia
B.: Quindi ci fa capire che il punto di vista dell’io è menzognero, perché non
è verità, è apparenza. È per questo che va superato. Ci vuole il battesimo di
giustizia: non è giusto che al centro della mia vita ci sia il mio io, perché è
Dio il centro della mia vita. Questo è il primo passo per essere attratti dal
Padre, perché è la condizione per poter seguire il Cristo. Gesù dice: “Io voglio che dove Io sono siano anche
loro”, dice proprio che vuole che essi vedano le cose dal suo punto di
vista.
Luigi:
Tu sei con Lui in quanto guardi le cose dal suo punto di vista.
Pinuccia
B.: Se una persona vuole essere con me ma non guarda le cose dal mio punto di
vista, mi offende. A maggior ragione con Dio. Che sia difficile è
indiscutibile.
Luigi:
E’ un lavoro.
Pensieri conclusivi:
Nino:
“Voglio che quelli che Tu mi hai dato
siano dove sono Io…”
Luigi:
“…e vedano la mia gloria”.
Franca:
Solo Colui che viene dal cielo può portarci in cielo.
Luigi:
Viene per portarci nel suo cielo perché “Senza
di Me non potete fare nulla”, il che vuol dire che non possiamo andare da
soli. “Dove Io sono voi non potete
venire”. Quindi noi non possiamo andare in cielo, solo se Lui, che viene
dal cielo, ci dà la possibilità di salire in cielo. Andare in cielo vuol dire
guardare le cose dal punto di vista del cielo e non dalla mia terra.
Domenico:
La discussione che si è svolta prima mi ha fatto venire in mente Galileo col
cannocchiale che voleva convincere i Cardinali a vedere le cose dal suo punto
di vista: si è preso la scomunica.
Pinuccia
B.: I Cardinali si sono rifiutati di guardare dal cannocchiale perché non
volevano uscire dalla loro chiusura; dicevano che il cannocchiale era una
diavoleria.
Giovanna:
La verità è trasparenza, e il non vederla è perché...
Luigi:
…ci rifiutiamo di guardarla. Cristo è Colui che ci invita a guardare.
Sandra:
Solo lo Spirito Santo ci può far capire la parola.
Luigi:
“Vi farà capire tutto quello che Io vi ho
detto”, lo Spirito fa capire. Qui non siamo più nella fede.
Franco:
Ogni segno, anche il Verbo di Dio incarnato, può essere visto dal punto di
vista dell’io o dal punto di vista di Dio.
Luigi:
E’ una gran fregatura, perché il segno di per sé è ambiguo. È lo Spirito che ti
fa capire i segni. Il segno di per sé non ti illumina. Se tu non sei attratto
dal Padre, stai tranquillo che fraintendi tutto, anche il Cristo.
Marisa:
La comunicazione è amore e anche il silenzio è amore.
Luigi:
Certo. Tutto è amore; è il nostro io, quando parla, che non è più amore.
Marisa:
“Affinché tutti siano una cosa sola come
Tu Padre sei in Me ed Io in Te”.
Luigi:
Si capisce!
Rita:
Non c'è una cosa più grande sulla terra di poter chiamare Dio “Padre santo, Padre giusto”
consapevolmente.
Luigi:
Perché è giusto.
Pinuccia
B.: “Padre giusto, il mondo non ti ha
conosciuto, ma Io ti ho conosciuto”, è vocazione alla conoscenza.
Luigi:
Quanto sangue è costato questa conoscenza…
Pinuccia
B.: Non bisogna essere mondo per accedere a questa conoscenza.
Mi
è venuta in mente un’altra frase di Gesù quando dice: “Se quando vi parlo delle cose della terra non credete, come crederete
quando vi parlerò delle cose del cielo”. Marisa prima chiedeva una frase
che ci parli del punto di vista di Gesù; ma già quando ci parla delle cose
della terra, non le crediamo, perché non le vediamo dal suo punto di vista e
quindi tanto meno avremo la capacità di capire quando ci parlerà delle cose del
cielo.
Marisa:
Questo è proprio per me, me la porto a casa come cosa preziosa, come se me
l’avesse detta il Signore.
***
N.B.:
Il testo, tratto da registrazione
non è stato riveduto dall'autore e mantiene lo stile
discorsivo.