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Incontri del Sabato ciclo B-C

Condotti da Luigi Bracco

 

Gv XVII,21-III: “Affinché tutti siano uno, come Tu, Padre, sei in Me e Io in Te, così essi pure siano in noi; affinché il mondo creda che tu mi hai mandato.”

 

(20.03.1992)

 

“così essi pure siano in noi”

 

Bruno: Si discende fino alla purificazione.

Luigi: E allora il processo di ascesa dov’è?

Silvana: E’ il bisogno di giustificare nel Padre il rapporto, lo Spirito Santo. Cioè il confine della discesa è la necessità di giustificare quello che si riceve dal Padre nel Padre.

Luigi: C’è questo processo di discesa (vedi la scala di Giacobbe), tutto viene da Dio e tutto ritorna a Dio, ma viene da Dio a quale livello? E perché scende? Cos’è questo scendere? Cosa si intende per scendere? Cos’è questa opera di discesa e perché c’è questa opera di discesa?

Silvana: Nel Figlio è questo vedersi generato.

Luigi: No, nel Figlio non c’è la discesa. La discesa è per noi; è nella creazione la discesa. Tutta la creazione è questa scala di Giacobbe. Infatti nella scala ci sono gli angeli, non c’è Dio. Quindi tutta la creazione di Dio è tutta questa opera di discesa. Ma perché discesa e fino a che punto c’è la discesa? Si stava parlando di discesa e poi dopo di salita. Evidentemente c’è un punto di arresto. Dove si arresta? Dove si arresta la discesa e dove incomincia l’ascesa? E perché si arresta lì. E perché da quel punto in poi incomincia l’ascesa?

Bruno: La discesa finisce con Cristo morto.

Luigi: La morte del Cristo è segno da intendere. Tutto quello che è avvenuto in Cristo è rivelazione, segno di una realtà che portiamo in noi; bisogna arrivare a questa realtà. Non è sufficiente contemplare la Croce, bisogna arrivare a capire che cosa rivela. Quindi, che cosa ci rivela la Croce?

Bruno: Possiamo dire che la discesa avviene dall’Essere al nulla; il nulla che non è. Il nulla che non è, è la morte del Cristo, del Pensiero di Dio che non può morire.

Pinuccia B.: Non è invece il capovolgimento dall’oggetto a soggetto? Cioè, nella discesa è Dio l’oggetto del mio pensiero…

Luigi: Ma dobbiamo capire il perché di questa discesa.

Pinuccia B.: Perché noi siamo a livello nostro…

Luigi: Che cosa vuol dire livello nostro?

Bruno: Tutto è rivelazione di quello che Dio è in sé.

Luigi: Dio non fa altro che parlare di sé. Ma perché c’è la discesa?

Bruno: Per farci partecipare.

Luigi: Siamo d’accordo. Ma sto chiedendo: perché? Tutta quest’opera che ci è annunciata viene raccolta in un unico Verbo: discendere. Cos’è questo discendere?

Silvana: E’ Dio che scende al nostro livello.

Luigi: Cos’è questo livello? E fino a che punto c’è questo processo di discesa e dove si ferma questo processo di discesa, in cui si inizia poi a salire?

Dio è il creatore, quindi tutta l’opera ha inizio da Lui. Ora, immagina di essere tu sola e c’è Dio creatore: Lui per comunicare con te discende. Cos’è quest’opera di discesa?

Bruno: Tempo fa hai detto che la creazione è già spogliazione di Dio.

Luigi: La creazione è annullamento di Dio; perché siccome Dio significa se stesso e io vedo degli esistenti che non sono Dio, qui è Dio che si annulla. Dove si arresta questo processo di discesa? E perché si arresta? Se vogliamo capire dobbiamo passare da qui: perché c’è il processo di discesa e quando si arresta questo processo di discesa? Dio discende all’infinito?

Pinuccia B.: No.

Domenico: hai detto che quando capiamo il “come” il Padre è nel Figlio e il Figlio è nel Padre si realizza il “così”. Tutta la nostra difficoltà è arrivare al “come”.

Luigi: Qui Gesù ti sta portando sulla vetta. Ma per portarti deve essere disceso; ma quanto deve essere disceso? Dov’è il punto di fermata della discesa? E perché c’è il punto di fermata? Se c’è un ponto di fermata. Ecco, se mi dici che c’è un punto di fermata, perché c’è un punto di fermata?

Domenico: Perché da lì inizia l’ascesa.

Luigi: Ecco.

 

Domenico: Domanda: capendo come Dio fa del suo Pensiero l’oggetto del mio pensiero si realizza il così? Cioè, si realizza in me la capacità di fare del mio pensiero oggetto del suo Pensiero?

Luigi: Il “come” richiede sempre un superamento dalla situazione in cui ci troviamo, un impegno in ciò che ancora non capiamo. Il grande “come” è il Cielo: “come in Cielo così in terra”. Ecco i due grandi termini. Noi ci troviamo in terra e ci viene annunciato che in terra va fatta la volontà di Dio come si fa in cielo. Queste sono parole dette ad uomini che sono in terra. Dicono: “tu qui, in terra, devi fare la volontà come si fa in cielo”. Ma come? Abbiamo la possibilità di collegarci col cielo per vedere come si fa la volontà di Dio?

Fintanto che tu non arrivi a capire come si fa la volontà di Dio in cielo, ti sogni di fare la volontà di Dio in terra. L’argomento di cui stiamo parlando non è in questi termini.

Si è parlato di discesa e di ascesa. Tutto l’universo è questa scala che è discesa fino ad un certo punto, e poi ricomincia l’ascesa e ritorna al cielo.

Torno alla domanda: in che cosa consiste questo discendere? Poi: a che punto si ferma il discendere e perché si ferma?

Mi sembra che abbiamo capito che c’è questo processo di discesa, confermato anche dalle scritture (La scala di Giacobbe, “Nessuno può salire se non colui che discende”         . Evidentemente è concessione. Allora, fino a che punto Dio si concede?

Bruno dice: fino alla morte di Cristo. Certamente. Ma questo è ancora da intendere. Certo, è Dio che si concede fino alla morte. Ma dove si ferma questo processo di concessione? E cosa vuol dire morte del Cristo? E perché si ferma lì e incomincia l’ascesa?

Bruno: E’ un’alienazione totale.

Luigi: Siamo d’accordo.

Sandra: E’ la cacciata di Adamo dal paradiso terrestre.

Luigi: Adamo viene cacciato nel senso che non può più stare nel Paradiso. Non è che Dio lo scacci, ma è lui che non può sopportare.

Sandra: E’ allontanamento da Dio.

Luigi: La creatura è in fuga da Dio. Però in questa fuga Dio discende, e discende fino ad un certo punto in cui la sua discesa si arresta, perché non avrebbe senso una discesa all’infinito. Dove si arresta? Dov’è il punto di fermata? E perché da quel punto c’è il recupero, cioè si incomincia a salire?

Franca: Si arresta quando l’uomo dice “sono io che penso Dio”, perché lì uccide il Pensiero di Dio.

Luigi: Hai detto un punto di arresto. Dio discende fino al punto in cui la creatura può affermare se stessa. Allora forse possiamo dire che cosa è la discesa.

 

Franco: Altre volte si è detto che la creatura deve vedere se stessa per poter essere fermata.

Luigi: Ecco, stai dicendo una cosa valida. Fermati lì. La creatura che vede se stessa, nel processo di discesa si ferma. Dove si ferma? Affermando se stessa può generare il suo pensiero; quindi la creatura si ferma dove può generare il suo pensiero.

Franco: Come quando dici che Dio ti fa sposare, così poi di lavora.

Luigi: Perché se trovi una donna il tuo processo di fuga si ferma? Perché nella donna tu realizzi te stesso. Proietti il pensiero del tuo io. Infatti Adamo quando vide la donna e disse “Questa è osso delle mia ossa, carne della mia carne”, ha visto se stesso. E’ una fermata nel processo di creazione, quindi di discesa di Dio.

Pinuccia B.: Ma non è peccato, lì non uccide Dio.

Luigi: E’ sempre la stessa cosa. Che con il peccato si arriva all’uccisione o che Adamo dica “osso delle mie ossa, carne della mia carne”, siamo sempre sullo stesso piano. Nel peccato l’uomo uccide Cristo, dice “questo è osso delle mie ossa, carne della mia carne.

Bruno: Vedere se stessi nella donna vuol dire essere consapevoli dell’io, cioè avere un io formato.

Luigi: E’ poter affermare. Perché prima scappi e ora ti fermi? Prima Adamo scappa da Dio, perché non può generare Dio.

Tu non puoi generare Dio fintanto che non lo conosci. Abbiamo un processo di conoscenza. Nella conoscenza tu partecipi della generazione di Dio.

Perché noi non restiamo con Dio? Fintanto che noi non siamo fatti capaci di generare il Figlio di Dio come Dio genera suo Figlio noi siamo in fuga da Dio, non possiamo restare.

In questa situazione di fuga, Dio ci corre dietro, si concede fino a quel punto in cui noi, che non possiamo generare il Figlio di Dio, generiamo nostro figlio, generiamo noi stessi. E’ qui che ci fermiamo. Perché? Perché facciamo la stessa cosa che fa Dio: Dio genera suo Figlio, noi generiamo nostro figlio: e lì ci fermiamo.

Franco: Lì siamo in pace.

Luigi: Siamo in pace perché abbiamo generato noi stessi. Ecco, qui Dio ci ha bloccato. L’importante è che Dio ti blocchi. Stai pur tranquillo: quando Dio ti ha sposato con una donna, ti conduce dove vuole Lui. Il problema è prima. E’ come quando tu parli con una persona che salta da un argomento all’altro: non puoi minimamente fermarla; quando questa rivela un interesse la puoi condurre dove vuoi.

Quindi se tu ad un certo momento vedi te stesso nell’altro, lì Dio ti ha fermato. Adesso è Lui che ti conduce. Prima eri tu che facevi il gioco e Dio ti correva dietro. Adesso sei tu che corri dietro a Lui. E Dio sa dove deve condurti. Si tribolerà, quello che vuoi, ma ti ha fermato. L’importante è fermare questa fuga.

Franca: Quindi dal momento che ti ferma, ti lavora.

Luigi: Quando ti blocca in un interesse può condurti dove vuole Lui.

 

Franco: E’ evidente in questo versetto che ci parla di molteplicità di Persone e unità di Essere. Non solo le Persone divine, ma anche le creature.

Luigi: Questo ci fa capire che anche la molteplicità di tutte le creature ha una finalità: arrivare a quella semplicità che c’è tra Padre e Figlio. Quindi tutto è in funzione di questa grande unità verso cui tutto l’universo sta andando. “Come tu sei in me ed io in te, così essi…”, dicendo “essi” dice tutto l’universo.

Franco: Quindi Dio ci ferma in questo bisogno di assoluto, di unificare; e l’uomo unifica nel pensiero del suo io, cioè arriva a proiettare il suo io su tutto.

Luigi: Quando l’uomo dice “questo è mio”, è bloccato, perché vive per ciò che possiede. Se tu uccidi una persona, sei bloccato in quella persona, non scappi più; perché quella persona è diventata tua vittima, tua opera, e ti ha bloccato. Là dove la creatura dice “è mio” non si muove più; è su questo che Dio inizierà a lavorare. Indubbiamente è un errore, ma deve dare la possibilità di affermare se stessa, perché affermando se stessa è bloccata, in quanto inizierà a vivere per quello che è suo.

Bruno: Quindi affermare se stessi è mettere in croce il Figlio.

Luigi: Sì, ma dicendo “metto a morte il Cristo”, non diamo una spiegazione. La realtà è quella, ma è segno. E il segno non ti illumina lo spirito, è lo spirito che illumina il segno.

Bruno: Ma il fatto che noi dobbiamo partecipare consapevolmente alla natura divina, presuppone che siamo capaci di consapevolezza, che abbiamo un io.

Luigi: Tu sei persona, hai un io in quanto hai il Tu divino davanti a te. Hai il tu di Dio, però non puoi stare con questo Tu fintanto che per conoscenza sei fatto capace di generare il Pensiero di Dio dal Padre, dal suo Principio. Ti manca la conoscenza. Fintanto che non conosci non puoi restare. Tu porti una realtà in te indipendentemente da te però non la realizzi.

Bruno: E la discesa si ferma là dove l’uomo può predicare se stesso, generare il suo pensiero.

Luigi: Fintanto che l’uomo non può predicare se stesso, è in fuga.

Bruno: Un madre dice “questo è mio figlio”, in quanto lo vede nella carne.

Luigi: E dicendo “mio” incomincia a vivere per il figlio. Tutta la sua vita è fondata lì sopra.

Bruno: Si dice che l’uomo ha raggiunto la piena maturità…

Luigi: Invece è completamente al rovescio: ha raggiunto il massimo di immaturità. Quello che noi diciamo realizzazione è il massimo della irrealizzazione, è il frutto maturo che marcisce.

 

Silvana: Noi siamo chiamati a partecipare della Trinità divina attraverso il Figlio.

Luigi: Sì, solo attraverso il Figlio. Anche lo Spirito Santo tu lo ricevi solo attraverso il Figlio. E’ il Figlio che lo manda dal Padre. Perché il Figlio è il Pensiero unico. Ecco per cui noi non riceviamo lo Spirito Santo, siamo in fuga da Dio: perché in noi non c’è il pensiero unico, in noi abbiamo una molteplicità. E non c’è possibilità di comunicazione tra il nostro finito e l’infinito di Dio. Ora, il Cristo opera per portarci a quell’unità che è Lui stesso; per cui “come il Padre dà la vita, anche il Figlio ha la possibilità di dare la vita”, cioè anche il Figlio ha la possibilità di costruire se stesso nella creatura; costruire se stesso nella creatura vuol dire portare la creatura ad avere un pensiero unico. Nel pensiero unico c’è l’Infinto, lì c’è la trasparenza, lì c’è la comunicazione.

Silvana: Nel suo stesso Pensiero che conosce il Padre e che dal Padre vede la generazione di sé, noi partecipiamo.

Luigi: E noi partecipiamo. Noi possiamo partecipare soltanto in quanto siamo, per opera del Figlio, portati, costruiti, ad un pensiero solo. Ecco per cui “Chi con me non raccoglie disperde”. E’ un’opera di raccolta. La raccolta è un’unificazione in un pensiero solo, un pensiero unico. “Io credo che ci sia Dio, però ho bisogno di questo, di quest’altro, ecc.”, abbiamo tanti pensieri, perché abbiamo tante dipendenze. Più ci allontaniamo da Dio e più abbiamo tante cause che operano su di noi; e queste cause sono reali. Cioè, più ci allontaniamo da Dio e più subiamo su di noi tante causalità che per noi sono reali; per cui mentre non possiamo smentire Dio (anche nell’inferno non si può smentire Dio) ci sono tante altre cause, e queste tante altre cause operano su di noi, anche il demonio, quando siamo lontani da Dio. Il nostro io opera su di noi, quando siamo lontani da Dio. Questo ci impedisce di conoscere Dio.

L’opera del Cristo ti riporta all’unica Causa. Quindi tutte queste dipendenze, causalità, che ci sono per la lontananza da Dio, Lui che è Figlio di Dio che contempla nel Padre, ha la possibilità di smontarle tutte. A noi che non possiamo vivere senza il mangiare, il vestire, ci vien detto da Lui che è il Creatore: “non preoccuparti, ci penso io”. Tu fai soltanto questo. Soltanto Lui può dirmi questo, può assicurarmi questo: ci libera dalle dipendenze. Liberati dalle dipendenze ci semplifica il pensiero nell’unica dipendenza: Dio.

Ora, quando siamo portati in quest’unica dipendenza, lì c’è il Figlio di Dio, il Pensiero puro di Dio, lì c’è la comunicazione, lì c’è la trasparenza. Prima non c’è comunicazione.

Silvana: E quando si arriva qui, per grazia di Dio, si capisce che cos’è questo Pensiero di Dio.

Luigi: Lì hai la possibilità di capire il “come”. Come capisci il “come” trovi la Realtà. Il “come” ti viene annunciato da lontano, per metterti in movimento. Per cui ti accorgi che non capisci niente. Però questo è necessario per portarti a capire di non capire. Per cui ti sollecitano. "Come farò ad arrivare?” “Quando potrò capire il significato di queste parole che arrivano nella mia infinita lontananza da Dio?”.

La parola è necessario che ti venga detta là dove non capisci, per sollecitarti. Allora, proprio nella ricerca di queste risposte, e lì c’è tutta l’opera del Figlio, poco alla volta siamo condotti a quella semplificazione di pensiero in cui tutte le cose sono riportate al Principio; per cui a quel punto siamo fatti intelligenti per capire. “Che io possa soltanto conoscere Dio e tutto si risolve”. Prima invece tutto era necessario, poi invece Dio operando con noi ci conduce a quella convinzione: “che io possa soltanto vedere il tuo volto e tutto è a posto”. L’importante è vedere il volto del Padre. Dev’essere l’unica dipendenza. Tutte le altre cose sono una conseguenza di quella. Cristo forma in noi questa capacità. A questo punto capiamo il “come”, e capendo il “come” constatiamo la Realtà.

Silvana: Conosceremo il Padre, conosceremo l’opera del Padre, cioè il Figlio, il suo Pensiero generato in noi. E noi?

Luigi: Tu sei pensiero puro, nel Pensiero puro c’è la Realtà, la Realtà di questo Pensiero.

Silvana: E la consapevolezza di partecipare di questo Pensiero?!

Luigi: E quindi c’è la consapevolezza.

 

Rita: Il Padre e il Figlio sono esattamente lo stesso Pensiero, perché il Figlio è tutto Pensiero del Padre. Quindi due cose uguali sono una cosa sola.

Luigi: Il pensiero pensa a se stesso (__________?)

Rita: Dobbiamo avere questa purezza, questa semplicità interiore da poter fare la stessa cosa.

Luigi: Sì, perché tutto viene da quel Principio. E noi possiamo essere con Dio soltanto in quanto vediamo che tutto viene da quel Principio. Allora non ci scostiamo.

Là dove uno può vedere tutte le cose dal Principio non si scosta; eppure contempla tutto e giustifica, capisce, partecipa di tutto. Ecco, a quel punto cammina restando fermo.

Invece nel nostro camminare dobbiamo perdere un punto per arrivare ad un altro; è una perdita continua. Invece nel Principio si cammina restando fermi. Ed è lì che si gioisce. Senza perdere il Principio. Nel mondo c’è questa tristezza: se voglio andare Torino devo perdere Fossano; c’è un’attrazione per Torino ma vorrei andare a Torino senza perdere Fossano. La realtà è sempre quella: noi vorremmo andare a Torino senza perdere Fossano. Questo è possibile soltanto in Dio.

 

Pinuccia B.: La parola chiave è quel “come-così”, cioè comprendendo…

Luigi: No, la parola chiave è “come”, perché il “così” si realizza comprendendo il “come”.

Pinuccia B.: Però, nella seconda parte, in cui dice “così essi siano in noi”, la parola chiave è quel “noi”. Perché non dice “affinché essi siano in te” o “siano in me”. Prima parlava al singolare. Parlando col suo rapporto col Padre dice “come io sono in te e tu in me”.

Luigi: No, dice “tu sei in me e io in te”.

Pinuccia B.: E “così essi”; però non dice “siano in te e in me”, ma dice “in noi”.

Luigi: No, perché il Padre è nel Figlio e il Figlio è nel Padre, quindi c’è un noi.

Pinuccia B.: E’ un rapporto.

Luigi: E’ un noi.

 

Pinuccia B.: Comprendendo quel “come” si realizza lo Spirito Santo?!

Luigi: Quando comprendi hai in te stessa il principio della cosa. Il principio della cosa è Padre e Figlio; comprendendo li hai in te. Ora, non avviene un trasferimento. Lui dice “Vi manderò lo Spirito”, ma non è che ci sia uno spostamento, ma c’è una presa di coscienza di una realtà che porti dentro di te. Questa realtà di Dio, Padre, Figlio e Spirito santo, un Essere unico in tre Persone, è già tutta in te; manchi solo tu. E come manchi? Manchi in quanto non capisci cosa porti dentro di te. “Se tu conoscessi il dono di Dio”; il dono di Dio è già fatto. Manchiamo noi, manca il capire il dono che abbiamo.

Io posso avere dei miliardi, ma se non lo so vivo da poveraccio. Il giorno in cui mi vien detto che ho dei miliardi tutto cambia.

Pinuccia B.: Quindi dire “vi manderò lo Spirito Santo” è come dire “capirete che io sono nel Padre e il Padre è in me”.

Luigi: Certo. Il problema è tutto in quel “come”. Fintanto che tu non capisci quel “come” di cui il Figlio ti parla, cioè questa Presenza di Dio presente in quel modo, come Lui te ne parla, tu nel modo più assoluto sei fuori. Bussi a una porta ma sei fuori. E’ il capire il “come” che ti fa entrare.

Pinuccia B.: Quindi capire il “come” è lo Spirito di Presenza?

Luigi: Lo Spirito di Presenza è una conseguenza, una conseguenza della conoscenza.

Pinuccia B.: Una precisazione: lo Spirito di presenza si può dire che è lo Spirito Santo.

Luigi: Sì, è lo Spirito Santo.

Pinuccia B.: Però è la scoperta della presenza del Padre nel Figlio e del Figlio nel Padre, e da lì procede una terza Presenza?!

Luigi: No.

Pinuccia B.: La presenza è la presenza dell’Essere?

Luigi: Gesù identifica la venuta dello Spirito Santo con “In quel giorno noi (Padre e Figlio) verremo e faremo abitazione in voi”. Loro abitano già in noi; siamo noi che siamo fuori da questa abitazione. Lo Spirito che ti fa vedere la presenza del Padre e del Figlio è lo Spirito Santo.

Pinuccia B.: C’è la terza Persona però la presenza è unica. Si può dire che si ha la percezione delle tre persone?

 

Pinuccia B.: Hai detto: riportandoci nel principio, nel disegno di Dio, indipendentemente dal peccato, si chiariscono le cose. La luce c’è nel Principio.

Luigi: Solo nel Principio.

Pinuccia B.: Nel piano di Dio, indipendentemente dal peccato della creatura, c’è questo processo di discesa per la creatura?

Luigi: Sì.

Pinuccia B.: Adamo ancor prima del peccato dice di Eva “osso delle mie ossa, carne della mia carne”.

Luigi: Sì.

Pinuccia B.: Quindi Dio stava formando in lui il pensiero del suo io, attraverso cose che lo toccavano più direttamente.

Luigi: Adamo non era in grado di restare con Dio. Pur essendo creato da Dio non era in grado di restare con Dio. Adamo era in formazione.

Con Adamo, la sera, Dio scendeva a passeggiare. Il che vuol dire che c’erano dei tempi ben definiti. Perché? Perché non era in grado di restare sempre, non poteva restare sempre.

Sandra: Era persona?!

Luigi: Certo, non fosse stato una persona Dio avrebbe dialogato con un animale. Non si può dialogare con un animale. Dio non fa altro che parlare di sé; per parlare di sé deve trovare un altro in cui ci sia Lui, cioè che ci sia il Pensiero di Dio.

Soltanto se tu hai in te lo stesso mio pensiero posso dialogare con te. Quindi Adamo era persona in quanto portava in sé il Pensiero di Dio. Non era capace di restare, perché non poteva partecipare alla generazione del Pensiero di Dio, che portava in sé, dal Padre. Era in formazione. Dio lo stava facendo. E come lo stava facendo? Comunicando! Quindi scendeva a comunicare. Questo per farci capire che le capacità in noi, si formano man mano che ascoltiamo Dio. E’ ascoltando la parola di Dio che noi siamo fatti capaci. Altrimenti siamo incapaci. Ora, in questa incapacità succede che siamo in fuga da Dio, perché ci fermiamo a quello che è relativo a noi. Ora, se ci fermiamo a quello che è relativo a noi, siamo in fuga dalla Verità. Diciamo “la cosa esiste perché la vedo e la tocco”.

Pinuccia B.: Però qui siamo nel peccato.

Luigi: No, non siamo nel peccato.

Sandra: E intanto mi realizzo.

Luigi: Credi di realizzarti. Tu puoi dire “questo è mio figlio”, sei appagata, ma sentimentalmente. Vi è su un piano sentimentale in cui si è realizzati. Vediamo una parte bianca e possiamo farci un bello scarabocchio; diciamo una parolaccia ci realizziamo, abbiamo scritto noi stessi sulla parete bianca. Succede questo sul piano del sentimento.

Sandra: Ma è necessario.

Luigi: Certo, perché altrimenti siamo in fuga continua. Là invece dove possiamo realizzarci, magari dicendo una parolaccia, ci fermiamo, perché abbiamo espresso qualche cosa di noi.

 

 

Pensieri conclusivi:

 

Nino: E’ necessario arrivare a quella purezza di pensiero che ci consente di vedere come il Padre è nel Figlio e il Figlio è nel Padre.

Luigi: Sì, altrimenti si va nell’inferno. Infatti l’inferno è impossibilità di conoscere Dio, appunto perché non c’è il pensiero puro, e si resta dominati da un’altra realtà.

 

Franca: L’importanza del Lumen Glorie, cioè che il Figlio formi in me se stesso.

Luigi: Certo. Soltanto il Figlio vede il Padre; il Lumen Glorie è questo.

Franca: Quindi chi conosce il “come” è solo il Figlio.

Luigi: Certo, il Figlio sta parlando a noi del “come” perché vuole realizzarlo. Quindi Lui ha la possibilità di realizzarlo in noi. Intanto ce lo annuncia per renderci attenti. L’importante è capire questo: quando hai capito il “come” il “così” è già realizzato. Se non conosci il “come” puoi agitati quanto vuoi, ma non si realizza niente.

 

Giovanna: Questo pensiero puro si forma se mi dedico totalmente.

Luigi: Certo, per questo insisto sul fatto che il luogo di Dio è il prima di tutto. Se non lo metti prima di tutto resti fuori. Dedizione vuol dire metterlo prima di tutto, pensandolo. L’argomento di domani tratta la dedizione di Abramo, Isacco e Giacobbe, per capire il Pensiero di Dio, da lontano; quindi da comprendere il significato della lontananza. Quando sei lontana pensi a-: “Qual è il pensiero di Dio?”. Perché Dio ci mette in contraddizioni continue?

“Vedrete venire da Oriente e Occidente e sedere alla mensa di Abramo, Isacco e Giacobbe. E voi, figli del regno, buttati fuori”.

 

Silvana: Pensavo alla discesa…

Luigi: Discesa e punto di fermata. E’ molto importante il punto di fermata da cui inizia la salita. L’arresto non è un fatto automatico, magico; appartiene ad una legge ben precisa. Non è che Lui ad un certo momento ti arresta; noi siamo parte di un infinito e un infinito bisogna vedere dove si arresta. C’è una legge ben precisa dove ti arresti. La cosa è stata chiarita bene: ti arresti là dove puoi manifestare te stessa. Nella luce di Dio il punto di arresto è là dove tu puoi significare te stessa. Ti fermi, nessuno più ti sposta da lì.

Pinuccia A.: Quindi sono io che mi fermo?!

Luigi: Sì, perché tu incominci a vivere per ciò in cui hai significato te stessa. Se tu inizi a coltivare un campo di kiwi e riesci a realizzarti, tu vivi per quello.

Pinuccia A.: Ma tu dicevi che i figli salvano le madri; ma la madre afferma se stessa proprio sul figlio.

Luigi: Certo, la madre è ferma sul figlio. Dopo averti fermato, bloccato, Dio ti conduce dove vuole. E’ sufficiente che operi sul figlio e ti conduce dove vuole Lui, perché non puoi più staccarti dal figlio, c’è un legame di verità. E’ un forza enorme, come quella forza che c’è nel nucleo. Non c’è nessuno che possa rompere quel legame. Che è poi il legame di verità tra Padre e Figlio. Che cosa è che mantiene uniti Padre e Figlio? E’ la Verità! E cos’è che tiene unita la creatura con la sua opera? E’ la verità; e resta bloccata all’infinito.

Ecco, attraverso questo legame adesso Dio inizia a dialogare con la sua creatura.

 

Silvana: L’importanza per noi di capire questo punto di arresto, qual è?

Luigi: E’ capire come Dio regna con te, è capire il regno di Dio. Questo è un “come”. Ora non sei più una sbandata; incominci a intravedere Dio che ti sta lavorando attraverso le cose in cui ti sei fermata, perché lì hai affermato te stessa. E ti conduce fino a rinnegare te stessa attraverso “tuo figlio”. Ti conduce a morire a te stessa; tu che dovevi morire molto prima, adesso che sei bloccata, Dio può condurti, e ti porta alla salvezza. Ecco, le madri sono salvate dai figli perché sono bloccate con i figli.

Silvana: E si ha la possibilità di capire la sua opera?!

Luigi: Certo. Quando tu hai la possibilità di capire, quando hai un perché in te, cominci ad avere una grande speranza, perché stai vedendo che Dio sta operando. Prima invece non puoi capire.

 

Pinuccia A.: La creazione è la manifestazione di Dio nella mia dispersione, nella molteplicità. Se Dio mi porta al suo pensiero unico, la creazione continua ad essere molteplice, però viene assorbita?!

Luigi: E’ come quando si ha un amore grande: si è immersi in una molteplicità di cose ma si assorbe tutto. Quell’amore che porti dentro di te, è più grande di tutta la molteplicità che c’è intorno a te, assorbe tutto.

Pinuccia A.: Ma quella molteplicità continua ad essere manifestazione di Dio.

Luigi: E’ una manifestazione di un’unità stupenda, perché leggi tutta la molteplicità nell’unità di un tuo amore, di un tuo pensiero. Con Dio la molteplicità non ti disturba, anzi.

 

Pinuccia B.: Domanda: nel processo di discesa, Adamo non era in fuga da Dio?!

Luigi: Era in formazione     

 

(27.03.1992)

(45min 54sec)

 

“affinché il mondo creda”

 

Nino: Il compimento è arrivare a vedere il pensiero unico col il Padre e con il Figlio. Quel compimento è affinché tutti gli uomini…

Luigi: No, qui dice: “affinché il mondo creda…”, che rapporto c’è tra questo “essi pure siano in noi” con “affinché il mondo creda”? E che rapporto ci può essere tra questo essere discepoli, quindi “in noi”(Padre e Figlio) e il credere del mondo?

Nino: Questa è la prova di un risultato raggiunto; è quello che può convincere un altro a incominciare la strada percorsa dai discepoli.

Luigi: Perché convince? Come può convincere? L’esempio degli altri non convince niente.

Nino: Perché vedono che loro sono arrivati a questa unità. Il mondo è pieno di dispersione. Noi vediamo solo confusione, dispersione e contraddizione nel mondo. Vediamo odi, vediamo inconciliabilità, ecc. E non è che non ce ne rendiamo conto. Tutti hanno la loro da dire, tutti propongono un qualcosa, un sistema per arrivare a risolvere tutti questi problemi che ci assillano. Questa è una pazzia, però nessuno ci riesce. Il fatto di vedere che seguendo Cristo si è arrivati a questa soluzione ottimale è la cosa migliore per il mondo.

Luigi: Ma allora l’esempio convince?

Nino: Perlomeno ti mette in discussione; tu davanti a questo annuncio devi incominciare a interrogarti: “Il Pensiero di Cristo vale qualche cosa o non vale niente?”.

 

Franca: È tutta una cosa concatenata all’altra. Prima aveva detto: “affinché tutti siano uno come noi siamo uno…”

Luigi: …Padre e Figlio.

Franca: “e così essi siano una cosa sola, affinché il mondo sappia”. Ma per “mondo” intendiamo quel “mondo” che ritroviamo nel versetto che dice: “come tu hai mandato me nel mondo”.

Luigi: Il mondo, e il mondo è ciò che non è Dio. Quindi che rapporto c’è tra questo Padre e Figlio che sono uno e così coloro che ascoltano il Figlio, con questo “affinché il mondo creda…”?

Franca: Traccia la strada, perché dicendo “affinché sappia” invita a impegnarsi. Non si può credere senza impegno.

Luigi: Sto chiedendo che relazione c’è tra l’affermazione precedente e questa. Quindi dove sta questa relazione di dipendenza da-, e perché c’è questa dipendenza. Quasi sembrerebbe che la fede del mondo dipenda dai discepoli di Gesù. È possibile questo?

Franca: Gesù poco prima ha detto: “come tu hai mandato me nel mondo, così io mando loro nel mondo”. Si era detto: come Dio manda loro nel mondo? Perché solo capendo come il Figlio manda loro nel mondo noi siamo mandati nel mondo.

Luigi: Qui sta dicendo “affinché anche il mondo creda”. Sto chiedendo: che rapporto c’è tra l’essere discepoli nel Padre e nel Figlio, cioè fare una cosa sola con Loro e questo “affinché”. Per cui se loro non sono una cosa sola con il Padre e il Figlio, il mondo non può credere. Quindi che relazione c’è, se c’è una relazione?

Franca: Per credere bisogna impegnarsi…

Luigi: La fede dipende dalla volontà dell’uomo?

Franca: No, Dio dà la possibilità però è una proposta che richiede la partecipazione dell’uomo.

 

Marisa: Penso debba centrare lo Spirito…

Luigi: Solo lo Spirito.

 

Domenico: È difficile passare dalla terra al cielo…

Luigi: Tu prova a passare dal cielo alla terra.

Domenico: Per quanto il Signore mi ha fatto vedere dal cielo, la creatura che per grazia di Dio arriva a fare una cosa sola col Figlio, quindi che partecipa della Trinità di Dio, non è più lei che parla, ma è Dio in lei che parla. Quindi la parola che esce dalla sua bocca ha il potere di convincere tanto quanto la parola che esce dal Cristo. Cristo dice che la sua parola viene udita anche nei sepolcri (Gv 5,28), quindi la fa arrivare a tutti.

Si è sempre detto che chi cerca Dio fa il bene di tutti, per cui chi è in cammino verso Dio, Dio lo può usare per fare arrivare la sua parola a quelli che ha attorno.

Luigi: Ma perché dice: “affinché il mondo creda”?

Domenico: Il mondo ha bisogno di un significato.

Luigi: Cos’è che fa credere? O cos’è che impedisce di credere? Perché il mondo ha difficoltà a credere?

Domenico: Perché il mondo è attaccato a quello che vede e tocca.

Luigi: Il mondo non può ignorare Dio; cos’è che impedisce il mondo di credere?

Domenico: Il mondo non crede perché non ha la possibilità.

Luigi: Ma perché non ha la possibilità?

Domenico: Gesù dice: “se non avessi parlato non sareste in colpa” (Gv 15,22). Per cui il mondo fintanto che non riceve quella parola di Luce che dimostra che Dio è il Creatore di tutte le cose e che per giustizia bisogna vivere per conoscere Dio non può credere.

Luigi: Ho chiesto cos’è che impedisce all’uomo di credere. Qui abbiamo un nesso, ma questo nesso non si vede,

 

Sandra: Prima dice: “Io non prego per il mondo”, e poi dice che saranno con Lui come Lui è nel Padre…

Luigi: …affinché il mondo creda.

Sandra: Cristo venendo ha in qualche modo portato tutto al Padre, chi ha seguito Cristo porta questo mondo al Padre e quindi lo fa essere nel Padre.

Luigi: “…affinché il mondo creda”, cioè affinché l’uomo possa credere. Cos’è che impedisce all’uomo di credere? e perché ha bisogno di-?

Sandra: È la creazione che in un certo modo impedisce all’uomo di credere.

Luigi: Perché? La creazione è opera di Dio, parola di Dio. Uno che ti sta parlando ti impedisce di credere?

Sandra: Perché si attacca a ciò che gli viene presentato; si appropria delle cose che non gli appartengono, ma che gli piacciono. L’uomo ha questo desiderio di andare oltre, ma non ce la fa.

Luigi: Noi diciamo che anche il demonio crede; e tutto il mondo crede perché non può ignorare Dio, eppure ha difficoltà a credere. C’è questa intima contraddizione nell’uomo. Perché? Tu non puoi ignorare Dio, il che vuol dire che devi credere in Dio (anche il demonio è costretto a credere, non può non credere), però ha difficoltà a credere; perché?

(?): Si accavallano i due pensieri, il pensiero del mondo e il pensiero di Dio.

Luigi: Che cos’è che impedisce l’uomo di credere?

 

(56min 33sec)

 

Franco: L’uomo non può credere perché non vede le cose giustificate in Dio, nel Principio, e giustifica le cose nella realtà che vede e tocca.

Luigi: E quindi che cosa subisce? Dico, il mondo non può ignorare Dio; allora cosa subisce?

Franco: Subisce una realtà che…

Luigi: L’uomo non “può” credere in Dio perché subisce lo scandalo. È lo scandalo! Il mondo è scandalizzato da una realtà diversa da Dio. È la realtà diversa da Dio che ti impedisce di credere in Dio, pur credendo in Dio, perché altrimenti non saresti scandalizzato. Ecco, c’è una contraddizione. È la contraddizione che ti impedisce di credere. L’uomo è ferito dalla contraddizione. Per cui la maggior parte dice: “un Creatore ci deve essere, Qualcuno ci sarà, però…”. È quel però che scandalizza.

“Però ci troviamo in una realtà diversa. Se tu non mangi muori. Certo, Dio è Principio di tutto, però se io non mi do da fare…”; quindi resti scandalizzato, e questo scandalo ti impedisce di credere. Non lo puoi ignorare però non puoi aderire, cioè non puoi vivere secondo ciò che non puoi ignorare, perché c’è una realtà diversa che pesa su di te.

Franco: Ma anche sui suoi apostoli pesava questa realtà…

Luigi: Adesso abbiamo capito perché il mondo ha difficoltà a credere; cioè perché si trova da una realtà diversa dal Regno di Dio. Noi diciamo: “Dio regna, tutto è voluto e programmato, ecc.”, ma a un certo momento ti domandi “ma è proprio vero?”; a un certo momento vedi che regna ben altro. Ecco lo scandalo, e questo ti impedisce di aderire a quella fede che non puoi ignorare. Adesso però bisogna arrivare al secondo tempo: perché tutti coloro che formano una cosa sola con Dio invece hanno la possibilità di credere?

Franco: Gesù ha giustificato questo credere che Lui è mandato dal Padre dicendo: “perché le parole che tu mi hai dato io le ho date a loro ed essi le hanno ricevute e hanno compreso”. Quindi ci fa capire che si può credere che Lui è mandato dal Padre solo se si riceve una certa parola, la parola di Cristo…; ed è la stessa parola che mette in bocca a coloro che fanno uno con il Padre e il Figlio.

Luigi: E perché questa parola dà la possibilità di credere? E in caso diverso non hai la possibilità di credere.

Franco: Perché quella parola giustifica quella realtà che prima scandalizzava con il Principio; però continua a esserci la stessa realtà, cioè continuo a morire se non mangio.

Luigi: E no, grazie alle parole del Cristo è una realtà illuminata. Cioè, la parola di Dio comprende, giustifica, ti fa vedere il significato di quella realtà che ti scandalizza; ti fa vedere quella realtà in Dio. Quindi ti fa vedere il significato della realtà “se tu non mangi muori”; te lo fa vedere in Dio e quindi non ti scandalizza più. Quando tu vedi il significato non sei più scandalizzato. Tu sei scandalizzato perché non vedi il significato, per cui quello diventa la realtà che ti porta via la fede in Dio; infatti qui tu non puoi credere in Dio.

 

Giovanna: C’è la contraddizione…

Luigi: Siamo in un mondo di contraddizioni; senza parola di Dio tu subisci la contraddizione e queste contraddizioni ti portano lontano da Dio, non puoi farne a meno.

Giovanna: Ma è perché il mondo vede che c’è chi è arrivato a fare una cosa sola con il Padre e Figlio che può credere.

Luigi: No, non hai capito il discorso che ho fatto con Franco. Dicendo questo cadi nel campo dell’esempio, ma l’esempio non convince nessuno.

Giovanna: Ma allora cos’è che mi fa credere?

Luigi: Quel che convince è quello che ti illumina, che ti fa capire la ragione di una cosa. Perché tu puoi anche vedere un apostolo di Cristo e dire: “E già, così è facile fare quella vita…; se fosse al posto mio vedrebbe…”; noi arriviamo a fare questi ragionamenti. Ecco perché l’esempio non convince. Tu puoi fare tutto quello che vuoi, ma non convinci nessuno, perché chi ti vede può dire: “per lei è facile perché si trova in quella situazione”.

Giovanna: Quindi non basta che io veda che gli apostoli facciano una cosa sola…

Luigi: No! Assolutamente no!

 

Franca: Quello che mi fa credere non è un esempio ma è la parola di Dio che illumina la realtà che mi scandalizza.

Luigi: Non è perché l’altro crede, ma è quello che l’altro dice. È la parola che ti illumina una realtà che ti scandalizza. E soltanto chi viene da Dio può dire quelle parole; altrimenti nessuno può dirle. Per cui, se non ascolti quelle parole resti nella bagna, cioè resti con una realtà che ti scandalizza, al punto da dire: “se ci fosse Dio questo non accadrebbe; è impossibile che nel mondo succeda tutto quel che succede se ci fosse Dio”.

Franca: Invece la Parola di Dio mi dice che tutto è voluto da Dio.

Luigi: Non dice soltanto quello, ma mi deve far capire il perché succede quello. È il “perché” che ti fa credere, è la giustificazione. Altrimenti tu non puoi credere, perché subisci lo scandalo, che è una contraddizione.

Giovanna: È la parola che mi convince, ma perché mi convince?

Luigi: Ti convince perché fa vedere il perché della cosa, ti fa vedere la cosa giustificata in-. Infatti tu Dio non lo puoi ignorare, però non puoi capire il perché essendoci Dio succede quello. Ora, la realtà che accade è per te più grande e più pesante di Dio, quindi ti porta via la fede in Dio. Tutto lo scandalo che c’è nel mondo causa della difficoltà che gli uomini hanno a credere che è Dio che opera, al punto da far loro dire: “è impossibile che ci sia Dio, perché ci fosse Dio…”.

 

Bruno: Chi illumina il divenire e che mi fa comprendere che il divenire è una rivelazione dell’Essere mi rende capace di non essere più scandalizzato.

Luigi: Certo, perché te lo giustifica nel Principio; quel Principio che invece tu non puoi sostenere perché ______?______.

Bruno: Io chiamo la realtà il divenire…

Luigi: …o anche il finito, l’elemento che muta, ed è uno scandalo.

Bruno: Tutto ciò che è finito è soggetto al tempo, quindi è uno scandalo proprio il mutamento, la morte…

Luigi: È il più grande scandalo; il mutamento non scandalizza il cane, invece il mutamento per l’uomo, che è un campo di assoluto, è uno scandalo. L’uomo è un campo di assoluto.

Bruno: È la morte di Dio che scandalizza l’uomo.        

Luigi: Si capisce.

 

Cris: Non ho capito quand’è che si crede in Dio.

Luigi: Abbiamo detto che il mondo ha difficoltà a credere perché non può ignorare Dio, perché non è il mondo che fa il filo d’erba, non può ignorare che c’è Qualcuno che fa le cose e che lui non sa fare, però ha una difficoltà enorme ad aderire a questo perché si trova con una realtà che lo scandalizza, che è diversa da quello; per cui noi ci troviamo con il male. Ora, è possibile che il male esista se tutto è opera di Dio? Dio non può fare il male. Questa realtà che l’uomo vede non riesce a conciliarla con Dio. Ora, dove tu non riesci a conciliare, ad armonizzare, devi scappare, non puoi restare. La parola di Dio invece ti giustifica tutto. Soltanto la parola di Dio riesce a giustificarti la cosa. Per cui quello che ti scandalizza adesso, con la parola di Dio, ha un significato. Dio ti dimostra. Gesù stesso dice: “Il Padre ama il Figlio e gli dimostra tutto quello che fa” (Gv 5,20). In quanto dimostra rende la cosa accettabile. Quindi, davanti a una sala operatoria dove stanno tagliando un braccio verrebbe da dire: “ma quelli sono dei carnefici, dei nemici dell’umanità, ecc.”; poi però sentendo il chirurgo che dice: “se non gli tagliavo il braccio moriva”, la cosa è giustificata. Quindi qualsiasi cosa che sembra non accettabile, vista nel “perché” diventa accettabile. Ecco, soltanto la parola di Dio ha questa possibilità, perché venendo da Dio, cioè dal Principio ti giustifica le cose nel Principio e allora ti rende accettabile quello che tu non potevi accettare.

 

Silvana: Chi è giunto a Pentecoste, a fare una cosa sola con Dio, può giustificare le cose in Dio, ha la capacità di giustificare le cose in Dio.

Luigi: Chi è giunto a Pentecoste non è più lui che parla, ma è Dio che parla; e Dio parla dimostrando, perché Dio parla convincendo. E quando ti convince tu non hai nessuna difficoltà a credere. Tu hai difficoltà a credere quando non sei convinta.

Silvana: Quindi la parola che viene da chi è da Dio può giustificare le cose in Dio.

Luigi: Cos’è che ti fa fare una cosa sola? È questo: Lui è l’iniziatore, è Lui che ti fa pensare, è Lui che ti giustifica, perché sei col Principio. Tolto quella “una cosa sola” tu non puoi parlare, tu devi dare ragione al mondo, perché non riesci a convincere. Gesù dice: “le parole che io vi dico non sono Io che le dico, ma è il Padre in Me che compie le sue opere”. Ecco, il Padre giustifica, convince, perché è Lui che opera tutto. È Lui che opera tutto, anche quello che per noi attualmente è scandaloso. Ma Lui ci fa capire che tutto il mondo è una sala chirurgica, e ci scandalizza. Noi diciamo: tutto amore, tutta bontà, tutta bellezza, e ad un certo momento cadiamo. Ecco lo scandalo; qui arriva la parola di Dio che ti fa capire il perché ti taglia il braccio.

Silvana: Quindi è assolutamente necessaria nel mondo questa parola che arrivi da Dio.

Luigi: Sì, altrimenti non puoi credere. Ecco perché diciamo che la fede viene da Dio; non viene dalla nostra volontà. Tu puoi dire: “io voglio credere”, ma in te hai delle ragioni che ti bloccano e ti impediscono di credere. Le cose in noi sono più forti di noi, e i pensieri di scandalo che portiamo in noi sono più forti di noi, e ci impediscono di credere. Quindi non puoi dire che il credere dipenda dallo sforzo dell’uomo, perché l’uomo può fare tutto lo sforzo che vuole ma non arriva a credere, perché si trova con una realtà che gli impedisce di credere.

Silvana: Comunque soltanto quelli che sono attratti dal Padre possono accogliere questa parola, quindi credere.

Luigi: Ma non basta accogliere la parola; è la parola che ti conduce a contemplare le cose da Dio, quindi sei mandata da Dio e allora convinci.

Silvana: Ma questa parola che arriva da chi discende da Dio può essere accolta soltanto da quelli che sono attratti dal Padre, se no la rifiutano…

Luigi: Non si può rifiutare, ad un certo momento tutto il mondo ti costringe a credere. “Passeranno i cieli e la terra ma le mie parole non passeranno” (Mc 13,31), dice Gesù. Tu ad un certo momento resterai di fronte alle parole di Dio, a quelle parole che ti fanno capire il senso di tutto. A quel punto non c’è più niente da fare.

Ad un certo momento arriva la parola che ti fa capire tutto il disegno di Dio, tutto in Dio.

 

Pinuccia A.: Non riesco a capire che cosa Dio mi vuol dire con dei fatti così terribili come quelli della Bosnia.

Luigi: Solo la parola di Dio può farti capire, altrimenti non puoi capire. Come non puoi capire il perché tagliano il braccio a una persona; ma quando il chirurgo ti spiega il perché, capisci.

Pinuccia A.: Ma se sono cose che capitano vicino a me allora posso interrogare Dio, perché sono coinvolta personalmente, allora posso capire il perché me le fa arrivare; ma se sono cose che capitano così lontane da me, eppure mi scandalizzano…

Luigi: Non ci sono lontananze nel campo della Verità. La realtà che ti arriva non è soggetta a spazio-tempo, per cui tu sei sempre bloccata di fronte a Dio. Che una cosa sia vicina a te o che sia lontana da te interessa proprio niente.

Pinuccia A.: Per il fatto che arriva a me è vicina a me.

Luigi: Certo, è Dio che te la fa arrivare, ed è Lui che dice: “capisci”; e tu dici: “capisco niente”; e allora lì può venire fuori l’anima che prega, la povertà dell’uomo, l’invocazione: “Signore, se tu non m’illumini io qui subisco lo scandalo, perché tutto mi porta via”. Perché o le cose le capisco, e allora tutto mi fa contemplare Dio, l’amore di Dio, la bontà di Dio, la grandezza di Dio, ecc.; o le cose non le capisco e allora queste mi portano molto lontano da Dio senza poter resistere, perché appartengo a una corrente che mi porta lontano.

Pinuccia A.: Capisco certi episodi, che sono più facili da collegare a Dio (vedi la mamma che getta il bambino nella pattumiera a Natale: ciò che noi facciamo col Pensiero di Dio), ma questi della guerra in Bosnia, come faccio a vedere una parola di Dio per me.

Luigi: Se la parola di Dio non discende da Dio, dal Padre, cioè se non ti viene da-, tu non puoi credere, perché non puoi capire. Quindi devi invocare la Luce da Dio. È la luce che discende da Dio che ti fa capire. Colui che fa le cose è anche Colui che ti spiega le cose. Dio ti parla in tutto e ti parla anche attraverso fatti scandalosi, ed è Lui che ti spiega le cose che fa.

 

Rita: Credere è un dono di Dio. L’uomo non sopporta ciò che non capisce; soltanto quando gli arriva la parola che gli giustifica l’avvenimento, la cosa in Dio, allora…

Luigi: L’uomo ha bisogno di giustificazione; soltanto Colui che opera tutte le cose può giustificare le cose. Quindi soltanto da Dio. Se noi siamo lontani da Dio nel modo più assoluto noi subiamo lo scandalo, e lo scandalo ci porta via, ci impedisce di credere, ci mette fuori: “via da Me” (Mt 25,41).

 

Pinuccia B.: Certo, è Dio che parla e che spiega, però chi ascolta deve mettersi in rapporto con Dio, perché la luce viene direttamente da Dio. Quindi la persona che parla…

Luigi: Non dipende dalla creatura. La fede non dipende dalla creatura, la fede viene da Dio.

Pinuccia B.: Però la creatura che parla in nome di Dio, che è giunta a Pentecoste, ci può dare quegli argomenti tali che ci mette di fronte a Dio che ci parla.

Luigi: Non è la creatura è Dio che parla.

Pinuccia B.: Ma attraverso…

Luigi: Non conta niente chi è la creatura, Dio può parlare anche attraverso un mulo; …o a una mula. J

Silvana: Qui però parla di coloro che sono arrivati là.

Luigi: Questi sono quelli che fanno una cosa sola.

Pinuccia B.: Quindi chi fa una cosa sola con Dio ha la possibilità di dimostrare che Dio regna.

Luigi: Perché “Dio è luce e presso di Lui non ci sono tenebre”. Il che vuol dire che lui dimostra tutto, non tiene niente nascosto.

Pinuccia B.: “Siano essi pure una cosa sola in noi”, equivale a dire “arrivino a Pentecoste”; è necessaria la parola di costoro che fanno una cosa con Dio.

Luigi: È necessaria la Parola di Dio

 

 

“affinché il mondo creda che tu mi hai mandato”

  

Nino: Lui è venuto tra noi motivato unicamente dal Padre, a riportarci a quell’unione col Padre da noi interrotta. Perché noi abbiamo perso il Principio, quindi Lui viene a riportarci al Principio, e riportandoci al Principio ci riporta anche a quello che è il fine nostro.

Luigi: Ma come fa il mondo a credere che Cristo è mandato dal Padre? Come?

Nino: La sua parola non è smentibile, noi abbiamo tante parole.

Luigi: Dio non è smentibile, però noi non riusciamo a capire “come”. Nessuno può smentire Dio, però la grande difficoltà è capire il “come”, perché noi restiamo scandalizzati dalle cose perché non vediamo il “come”. Noi diciamo “tutto è venuto da Dio”, ma poi… “come”?

Nino: È a parola di Dio che ci fa vedere quel “come”.

Luigi: “Come” Cristo è mandato dal Padre. “Affinché il mondo creda che Tu mi hai mandato”, il mondo vede in Cristo una creatura qualunque, magari sapiente, che ha fatto dei miracoli, come possiamo vedere Sai Baba, però vede “come” è mandato dal Padre.

 

Franca: Ma qui dobbiamo cercare di capire come il Figlio è mandato dal Padre?

Luigi: Qui dice: “affinché il mondo creda che Tu mi hai mandato”. Prima abbiamo detto che il mondo ha difficoltà a credere, e qui ci precisa in che cosa consiste questo credere. Credere non soltanto in Dio, ma “che Tu Padre hai mandato Me”. Ecco, “affinché il mondo possa…”, “possa” altrimenti non può credere.

Franca: Quello che impedisce al mondo di credere è lo scandalo, è il non capire le cose. Quindi il Figlio viene e parla del Padre, infatti la sua parola collega tutte le cose con il Principio che illumina quindi dà la possibilità di credere. Qui il mondo può credere.

Luigi: Noi diciamo Gesù Cristo, ma Cristo è un termine convenzionale. Se tu vai nel mondo Ebraico, nel mondo arabo non c’è la parola Cristo, ma c’è la parola Mašīa, che vuol dire messia. Quindi dire Gesù Cristo equivale a dire Gesù il messia. Questo per dire che Gesù si presenta come un uomo qualunque, sono figlio dell’uomo; e questo uomo qualunque dice: “affinché Tu, Padre, hai mandato Me nel mondo”.

Franca: Nel Vangelo di stamattina ci sono le guardie che dicono: “Nessun uomo ha mai parlato come Lui”(Gv 7,48); questo perché la sua parola è diversa da quella degli uomini, perché ci collega tutto nel Principio, cioè giustifica tutto nel Principio, e lì si ha la luce per poter dire “quest’uomo viene da Dio”. E così?

 

Marisa: Questa parola va estesa a tutto il comportamento in Dio.

Luigi: Tutto è parola.

Marisa: Il cristiano è parola in mille modi. Non solo con la parola.

Luigi: Certo, anche un gesto è una parola, perché tutto è messaggio. Se tu ti vesti in un determinato modo lanci dei messaggi. Questo vuol dire che tutto è parola.

 

Domenico: La funzione di coloro che arrivano per grazia di Dio a fare una cosa sola col Padre e col Figlio non sono fine a se stessi come parola, ma hanno la funzione di convocare a Cristo tutti coloro che ascoltano la “loro” parola, perché “Nessuno viene al Padre se non per mezzo di Me”.

 

Osvaldo: “Tu mi hai mandato”, corrisponde al prendere coscienza che noi abbiamo il Pensiero di Dio dentro di noi, che è il Pensiero del Padre. Lui lo porta in superficie e quindi resti convinto non per fede ma per conoscenza?!

Luigi: Intendi dire che resti convinto che Cristo è mandato dal Padre, cioè che è Figlio del Padre. Tu sei convinto?

Osvaldo: Si.

 

Sandra: Credere “che Tu mi hai mandato”…

Luigi: Quindi che non parla da solo, ma che c’è Uno che lo fa parlare.

Sandra: Infatti tutto il mondo parla da solo. Allora si tratta di individuare quello che non parla da solo.

Luigi: Tutti parlano da soli e tutti vogliono parlare e si arrabbiano se non li lasci parlare.

Sandra: E questa è fede perché hanno trovato…

Luigi: …uno che non parla se non lo vede dal Padre. Se non vede dal Padre non parla, non vuol parlare. Non sa cosa dire.

 

Franco: Gesù aveva pregato non per il mondo, ma per quelli che “per la loro parola crederanno in Me”, poi prega per la parola di costoro “affinché il mondo creda”. Quindi qui c’è un recupero del mondo.

Luigi: Prima Lui affida al Padre quelli che il Padre ha dato a Lui; per cui è una missione tutta particolare. Per coloro che tu mi hai dato, non per il mondo. Il mondo non può capire questo; il mondo non può capire come ad un certo punto il Figlio ti affidi al Padre affinché tu possa attingere dal Padre cosa Lui stesso attinge. Quindi questa preghiera è riservata soltanto a coloro che arrivano lì. Poi c’è l’azione di recupero che arriva a tutto il mondo, perché arriva un certo momento in cui cielo e terra passano e resta la parola di Dio (Mc 13,31) e lì c’è il giudizio universale; perché tu sei messo a tu per tu, di fonte a questa parola che ti annulla tutti gli scandali. E qui siamo nel giudizio. Perché prima tu avevi un ragione per non credere, a quel punto tutte le ragioni sono annullate. È la parola di Dio che te le annulla tutte, per cui non hai più un punto di sostegno. “Quando arriverà lo Spirito di Verità convincerà il mondo di peccato”. “Convincerà!”. E come fa a convincere? Toglie tutti quegli elementi su cui ti appoggiavi per giustificarti, per giustificare la tua mancanza di fede.

Franco: E’ proprio una condanna questo “credere”. La fede dovrebbe essere un cammino verso la conoscenza, invece arriva un certo momento che…

Luigi: Il cammino verso la conoscenza è possibile fintanto che la conoscenza non si impone.

Franco: Allora, che differenza c’è tra il credere degli apostoli che Lui è il mandato dal Padre e questo credere del mondo che Lui è mandato dal Padre? La differenza è che nel primo caso porta l’uomo a partecipare del Mandato nella conoscenza, nel secondo caso invece non c’è più possibilità.

Luigi: No, non c’è più possibilità; cioè, la possibilità c’è fintanto che c’è la parola di Dio che arriva a te con una realtà diversa da Dio. Ritorno ad un esempio pratico: fintanto che tu hai la possibilità di tradire un amore, hai la possibilità di crescere nell’amore. Il giorno in cui tu non puoi più tradire l’amore, sei stabilizzato in quell’amore in cui sei cresciuto quando potevi tradirlo.

Franco: Allora non c’è opera di salvezza verso il mondo da parte di queste persone che sono arrivate a fare una cosa sola con Dio. E’ sempre Dio che opera.

Luigi: E’ sempre Dio che opera. Dio opera per salvare tutti. “Dio vuole che tutti si salvino e giungano a conoscere la Verità”.

Franco: Quindi anche il mondo.

Luigi: Certo. “Dio ha tanto amato il mondo da mandare suo Figlio”. Ha mandato suo Figlio in una realtà scandalosa. Ora, fintanto che il Figlio viene in una realtà scandalosa offre una possibilità; Lui viene là dove ci sono molti amori. Lì c’è la possibilità di far nascere un amore al di sopra di tutto. Ma là dove tu non hai possibilità di scelta, non hai più molteplicità, non puoi più mettere un amore al di sopra di tutto; lì sei costretto e non puoi più partecipare personalmente.

Domenico: Però la morte è ancora una parola della misericordia di Dio, perché Dio toglie tutti i punti fissi di riferimento per dare la possibilità di mettere Dio prima di tutto.

Luigi: Siccome Dio vuole che tutti si salvino e giungano a conoscere la Verità, anche la morte, se la consideri voluta da Dio, rientra in questo aiuto a scegliere Lui. Altrimenti la morte diventa scandalo, e ti porta via Dio. Se dici “Dio non vuole la morte”, togli l’ultima chance che Dio ti dà per salvarti.

 

Giovanna: Tutto è per noi, anche quello che si dice qui.

Luigi: Certo, anche quando dice “sta arrivando il giudizio universale, l’apocalisse; cielo e terra passeranno, brillerà tutto soltanto come parola di Dio. Vedrai venire tra le nubi il Figlio di Dio che domina su tutto”, anche questo ti è detto in anticipo per salvarti.

Giovanna: Allora, per noi, prima viene la seconda parte di questo e poi la prima. Perché prima Dio ci raggiunge con la sua parola nel mondo, “affinché il mondo creda”, e poi siamo chiamati a fare il passaggio, che consiste nel vedere le cose da Dio.

Luigi: Chi ti fa vedere le cose da Dio è il Figlio di Dio che viene a te; venendo nel mondo parla e ti fa vedere le cose dal punto di vista di Dio. Se tu dici: “è vero questo; è giusto questo”, hai la possibilità. Quando vedi una cosa hai la possibilità. Tu non puoi comprarti un vestito che non vedi; ma quando lo vedi hai la possibilità. Non è detto che lo compri, però hai la possibilità. Ora, la parola di Dio venendo a noi ci fa vedere le cose dal punto di vista di Dio. Adesso hai la possibilità di partire per vedere tutte le cose in questo disegno.

Giovanna: Quindi per portarmi a fare una cosa col Padre e col Figlio.

Luigi: All’ultimo Dio eliminerà tutti gli scandali. Evidentemente gli scandali sono prima.

Giovanna: Per portarmi a fare una cosa sola.

Luigi: Lo dice per coloro che l’hanno seguito, per i quali ha pregato. Lui non ha pregato per il mondo. Prega per costoro “affinché il mondo…”.

Giovanna: Siccome tutto è per noi, prima noi siamo mondo e poi siamo discepoli.

Luigi: Quando sarai discepola rientrerai in quella preghiera sacerdotale con la quale Lui ti affida al Padre.

 

Bruno: Cristo è l’unica creatura in cui l’Essere sia manifesto nella sua pienezza. Cioè, Cristo è proprio la manifestazione del Padre.

Luigi: Come parola.

Bruno: Le altre creature, le altre parole, non manifestano l’Essere, non glorificano il Padre. La parola del Figlio ha questa singolarità.

Luigi: La parola del Figlio è luce; la luce ha questa caratteristica: ti fa vedere sempre la sorgente. Ora, Lui dice “Io sono la luce del mondo”, proprio perché fa vedere sempre la Sorgente. Gli uomini non ti fanno vedere la Sorgente; quindi gli uomini non sono luce. Tutte le parole degli uomini non sono luce; prendi tutti i giornali non sono luce; infatti ti narrano i sentimenti.

Bruno: Ti narrano un’altra realtà che non è Dio. Infatti dice Pietro “Tu solo hai parole di vita eterna”. Quindi è necessario incontrare questa “creatura”, questo “segno”, in cui l’Essere è manifesto. Lì tutto è compiuto, perché lì l’Essere è finalmente accessibile.

Luigi: Ecco, quando tu vedi una cosa accessibile, parti. E’ la porta per giungere al compimento di tutto. Ma questo compimento alla fine _____?_______. Per cui Lui ti dà la possibilità di partire, in modo da giungere al compimento di tutto. Siccome hai visto che certe cose sono compiute secondo la parola del Cristo che è arrivata a te, adesso hai la possibilità di far rientrare tutto in questo quadro.

 

Bruno: L’opera creatrice di Dio è Cristo. E’ Cristo che opera tutto.

Luigi: Tutto è fatto dal Padre in questo Pensiero. Ora, siccome tutto è fatto nel suo Pensiero, Cristo ti dà la possibilità di capire. Lui è il Pensiero del Padre. Dandoti la possibilità di capire ti dà la possibilità di partecipare. Perché tu esisti nella luce in quanto hai la possibilità di partecipare a quello che Dio fa. Non sei un estraneo. Tu partecipi all’opera creatrice di Dio, ma anche all’opera salvatrice di Dio.

Bruno: Si diventa con-creatori.

Luigi: Si capisce, perché vedi ogni cosa nel Pensiero di Dio, e vedendo partecipi.

Bruno: Nella genesi Dio dice “sia la luce”, e la luce è. Quel “sia la luce” è la parola del Cristo che fa essere.

Luigi: Si capisce.

 

Silvana: “Affinché il mondo creda che tu mi hai mandato”, è quella parola che giustifica tutte le cose in Dio, che ci riporta al Principio in tutto, che conduce la creatura ad entrare in rapporto col Pensiero di Dio che è in sé, Colui che il Padre manda, Colui che il Padre mette dentro di noi.

Luigi: Ma vederlo come mandato dal Padre, non come autonomo dal Padre, cioè come Figlio del Padre.

Silvana: Ma se è Pensiero di Dio.

Luigi: La caratteristica del Figlio è quella che ti giustifica tutto nel Padre. Chi ti giustifica vede le cose nel-. Noi abbiamo i nostri schemi materiali; la parola “mandato” la intendiamo come un invito ad andare, “Silvana, va fuori”. In Dio non avviene così, non si è mandati in quel modo. Nel regno di Dio, che è il regno della Verità e della Luce, “mandato” è colui che vede la luce, e la luce lo fa parlare. E se è la luce che lo fa parlare lui è mandato dalla luce. Si è mandati in quanto si contempla la cosa nel Principio, nel Padre. Quindi non si fa un atto di obbedienza (lui ti manda e tu vai). Vai perché è la luce che ti manda. Allora, colui che partecipa del regno di Dio capisce quando si è mandati e quando non si è mandati.

 

Pinuccia A.: Vorrebbe dire che se ho l’attrazione per il Padre, capisco che Cristo è mandato dal Padre perché mi parla soltanto di ciò per cui ho interesse, risponde alla mia fame?

Luigi: Quando incontri uno che risponde alla tua fame dici: “ho trovato uno che risponde alla mia fame”. Ancora non capisci che viene dal Padre. Individui soltanto uno che risponde al tuo interesse. Se hai interesse per il Monte Bianco, questo interesse ti porta a individuare chi può portarti sul monte bianco, altrimenti non sai come fare. Allora dici: “ho trovato una guida che può condurmi”.

L’incontro con Cristo, l’individuazione del Cristo, avviene così; per cui se tu non hai messo, per giustizia, l’interesse per conoscere Dio, non puoi individuare Cristo. E se anche dici “io credo in Cristo”, la tua fede è sballata. Arriva un momento in cui non puoi seguirlo. Quindi l’incontro con Cristo presuppone che tu sia attratta dal Padre, e l’attrazione del Padre presuppone la giustizia, per cui hai tolto il tuo io dal centro, e hai messo Dio al centro; che è il battesimo di Giovanni il Battista, Antico testamento. Avendo fatto questo, hai la capacità di individuare il cristo come colui che risponde al tuo interesse principale.

Tu non puoi ignorare Dio, perché porti in te il Pensiero di Dio (che Dio ti ha dato); però questo non ti dà la possibilità di conoscere e di conoscere le cose da Dio e la possibilità di conoscere la gloria di Dio. Cosa manca? Manca questa sottomissione di tutto a-. Ecco, per individuare Colui che viene da-, per venire nella Gloria, è necessario aver sottomesso tutto al Pensiero di Dio. Quando tu individui Gesù come “questo è colui che risponde al mio bisogno”, non lo vedi come mandato dal Padre. Quando avrai sottomesso tutto di te a “questo”, allora lì scatta la luce, che ti fa capire. Altrimenti c’è sempre il pensiero del tuo io che dice “Gesù è uno illuminato, che viene in mio aiuto…”.

 

Rita: Nel mondo le persone parlano da sole. Soltanto i figli di Dio non parlano da soli, ma parlano se Dio li fa parlare.

Luigi: E già! In piazza vedi tutte le persone che parlano da sole.

 

Pinuccia B.: “Affinché il mondo creda che tu mi hai mandato”. Lui è quel Pensiero che giustifica tutto nel Padre. Allora il mondo può credere.

Luigi: Giustifica tutto nel Padre e giustifica anche se stesso. Il mondo dice “questo mi piace”, non sentirai mai dire dal Figlio “questo mi piace”. Per questo dice “il Padre non mi lascia mai solo, perché faccio sempre ciò che piace a lui”. Ecco il criterio per non sentirsi abbandonati: “io faccio sempre ciò che piace a Lui”.

 

Pinuccia B.: Lui è il mandato dal Padre nel senso che è la Luce che manda; dice quello che vede. Hai detto tempo fa: “essendo Lui la sintesi di tutto, se Lui è mandato dal Padre mi fa capire che tutto è mandato dal Padre, quindi anche lo scandalo sparisce”. Proprio perché è mandato dal Padre, perché parla il Principio, mi giustifica tutto nel Padre e mi fa vedere che tutto è nel Padre.

Luigi: Hai capito.

 

Alcuni pensieri conclusivi:

 

Franca: Chi viene da Dio parla parole di Dio.

Luigi: Chi viene da-, perché è il Principio che parla in lui. Non è lui che parla, ma è il Padre che opera.

Franca: Il Principio illumina, quindi convince, e toglie lo scandalo.

Luigi: Toglie lo scandalo. Infatti dice che all’ultimo saranno tolti tutti gli scandali.

 

Osvaldo: Ogni parola del Vangelo è da approfondire.

Luigi: Certo. Quanto più è difficile e più è pane per oggi. E’ pane duro. Cosa fai quando il pane è duro? Lo metti nell’acqua! Sei mai andato in montagna con un pezzo di pane duro? Lo metti nell’acqua e diventa una meraviglia.

        Più la parola è difficile e più ti impegna e più ti dà vita.

 

Giovanna: Si è mandati dalla luce. Non c’è un mandato per fede.

Luigi: Nel campo della fede tutto viene da Dio, però arriva a te senza di te e quella non è luce. Tutto quello che arriva a te senza di te tu non lo puoi ignorare, lo senti, lo subisci, però non lo capisci e ti crea scandalo; se lo accetti da Dio. Se invece non lo accetti da Dio lo attribuisci agli uomini, al caso...

 

Bruno: Lo scandalo del mondo non è per la morte…

Luigi: …ma è per la vita.

 

Grazia: Ringraziamo Dio che vuole illuminarci con la sua luce.

Luigi: Certo. E illuminandoci ci dà la vita. La nostra vita sta nella luce. Noi perdiamo la vita perché non cerchiamo la luce. Il grande errore degli uomini è credere che la vita stia nel correre per il mondo, avere la villa, la bella macchina. La vita sta nella luce. Se vuoi trovare la tua vita cerca la luce.

 

Cris: Rimanere nella parola di Dio.

Luigi: Sì, per rimanere bisogna cercare di capire, altrimenti la perdi.

 

Silvana: E’ la parola che mi giustifica ogni cosa in Dio che mi dà la possibilità di credere in Dio e di incominciare a camminare.

Luigi: Colui che ti illumina ti dà la possibilità di credere, perché giustifica. Altrimenti non puoi credere, perché hai di fronte una cosa che contraddice la cosa che ti arriva; e quando sei contraddetta sei paralizzata. Credere vuol dire camminare.

 

Pinuccia A.: Capisco che Gesù è il mandato da Dio solo quando ho sottomesso tutto.

Luigi: Sì, perché sottomettendo tutto inizi a guardare le cose dal punto di vista di Dio. Fintanto che non sottometti tutti tu non puoi vedere le cose dal punto di vista di Dio; ma vedi le cose in relazione al tuo bisogno. E anche se il tuo desiderio è giusto, quello di conoscere Cristo, però vedi le cose in relazione a te.

Pinuccia A.: Parto sempre dalla terra.

Luigi: Per vedere le cose da Dio devi aver sottomesso tutto, anche il pensiero del tuo io. Solo allora inizi a vedere le cose da Dio, non partecipi della gloria.

Pinuccia A.: E capisco anche che Gesù è il mandato.

Luigi: Altroché.

 

Zina: Non si rimane se non si capisce.

Luigi: Il capire non è opera nostra, il capire è opera di Dio. Non si rimane non se non si capisce, ma se non si desidera capire, se non si ha interesse per capire. L’importante è applicare la mente, sapendo che la luce viene da Dio, che è dono di Dio. Bisogna avere questo interesse per capire per rimanere.

 

Pinuccia B.: Con Silvana hai detto che chi è attratto da Dio può credere. Invece con Pinuccia hai detto che alla fine tutti credono.

Luigi: Intendevo credere come crede il demonio, si è costretti. Perché Dio toglie tutto, toglie tutte le occasioni per non credere, però lì si impone.

 

 

Pre-incontro

 

(?): Tutti sono fatti in coppia…

Luigi: …perché non stanno su da soli.

 

Bruno: C’è un io e un tu.

Luigi: C’è la relatività.

Bruno: Se tu sei un corpo, io sono un corpo, allora dall’unione dei corpi nasce un corpo. Se tu sei un albero e io sono un albero nascerà qualche cosa che prodotto dell’incontro. Se per esempio tu sei un fiore, allora anch’io sono un fiore, e io ti faccio una fotografia e nasce una fotografia. Mi sono chiesto come mai faccio fotografie, devo pur chiedermelo.

Luigi: Certo, Dio prima te le fa fare, dopo c’è il perché.

 

 

 

 

 

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N.B.: Il testo, tratto da registrazione

non è stato riveduto dall'autore e mantiene lo stile discorsivo.

 

 

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