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Incontri del Sabato (ciclo C)
condotti
da Luigi Bracco
presso Casa di Preghiera
Gv XVIII,17: «La portinaia disse a Pietro: saresti tu pure dei discepoli di
quell’uomo? Le rispose: non lo sono!»
(11.09.1993)
La portinaia disse a Pietro:
saresti tu pure dei discepoli di
quell’uomo?
Nino:
E’ tutto programmato, anche questa sorpresa inaspettata, anche se era stata
preannunciata da Dio. Noi leggiamo il Vangelo, siamo ammaestrati, e poi tutto
ci sorprende.
Franca:
Dio sta prendendo su di sé il tradimento di Pietro e lo fa sua creazione,
glielo fa toccare con mano.
Luigi:
Perché possa verificarlo.
Franca:
Quindi tutte le cose che avvengono, Dio le dice prima?
Luigi:
La parola è sempre una profezia: ci annuncia le cose prima che ci siano.
Se noi fossimo attenti alle parole, “costudisci la parola di Cristo”, non
saremmo sorpresi dagli avvenimenti. Le parole ce le dice prima, sono un
anticipo. La parola di Dio è sempre un anticipo dell’avvenimento. Se tu
credi alla parola resti preparata all’avvenimento. Dio ti dà la possibilità
di capire perché Lui ama i suoi figli e dimostra loro quello che sta per fare.
Franca:
Questo fatto della creazione mi ha fatto capire come Dio prende su di sé. Se
non lo facesse, non mi libererei, in quanto non saprei di aver tradito. Pietro aveva
tradito già quando aveva detto: “questo non capiterà mai”.
Luigi:
Quando uno porta una cosa come pensiero non la può vedere, non se ne può
accorgere.
Franca:
Noi siamo ancora nella situazione in cui dobbiamo vedere e toccare.
Luigi:
Per noi la realtà è quella.
Franca:
Dio mi porta a vedere la realtà come io la vedo, mi fa vedere e toccare per
farmi prendere consapevolezza. Però Pietro, in quel momento, prende
consapevolezza del tradimento interiore?
Luigi:
Non so. Lui piange, quindi evidentemente capisce qualcosa. Poi quando Gesù gli
apparirà risorto e gli chiederà tre volte: “Mi ami?”.
Osvaldo:
La portinaia dice questo perché Dio glielo fa dire.
Luigi:
Un po' di veleno; ogni tanto un po' di veleno.
Alma:
Gesù dice: “Se resterete nelle mie parole, conoscerete
la verità e la verità vi farà liberi”, quando
si esce da Dio il sentimento prevale.
Luigi:
Tu resti dominata dagli eventi; non sei più tu la signora, la padrona
degli eventi, ma sei la schiava degli eventi, che ti conducono là dove non
vorresti. “Quando eri giovane tu andavi dove volevi,
poi arriva il momento in cui ti condurranno dove non vorresti”,
sono gli eventi, gli avvenimenti che ti conducono dove tu non vorresti.
Giovanna:
Qui Pietro comincia a tremare.
Luigi:
Comincia a vedere che il terreno si fa minato.
Giovanna:
Questa sembrerebbe una prova, ma lui ormai non può…
Luigi:
…non può sostenerla. La portinaia gli apre, però gli mette il veleno.
Giovanna:
Questa portinaia è quella di prima, l’amica di Giovanni.
Luigi:
Non è l’amica di Giovanni. Giovanni è amico del sommo Sacerdote.
Franco:
Come per la Samaritana: c’è una domanda con un’intenzione non diretta; si fa la
domanda, ma già si ha la risposta. Quindi il fatto che Dio metta questa domanda
in bocca ad una donna vuol dire che è un rischio in più che possiamo correre,
sentimentalmente, che è quello di non essere guidati da una retta intenzione.
Luigi:
E’ la donna che vuole entrare nel tuo mondo, in un modo o nell’altro. La
samaritana vuole entrare nel mondo di Gesù, e qui abbiamo la portinaia che
vuole entrare nel mondo di Pietro.
Silvana: Quello che ci significa il Signore
attraverso la donna o l’uomo, non è in realtà che ci sia questa distinzione, ma
è soltanto per evidenziare quello che c’è nell’uomo. Ogni creatura in quanto
tale porta quei rischi.
Luigi:
Certo.
Domenico:
E’ tutto nel piano di Dio. Quello che la creatura può fare, la sua libertà sta
nel dire sì o no, ma è Dio che fa tutto per portarla alla consapevolezza
dell’errore iniziale. Quindi va visto Dio creatore in tutte queste cose.
Luigi:
Ogni cosa va vista in quel disegno di Dio. Per cui ti accorgi che gli
avvenimenti stanno acquistando una dimensione essenzialmente personale. Qui
è Pietro che è giocato personalmente dagli avvenimenti. Non sono gli
avvenimenti che contano di per sé, ma ad un certo momento questi avvenimenti
hanno un nome, hanno una firma, diventano personali.
Rita:
Questa domanda provocatoria da parte della portinaia è fatta per far saltare
fuori a Pietro una certa risposta e per fargli prendere coscienza della
risposta che darà.
Luigi:
Lo provoca.
Pinuccia
B.: Questa domanda forse è proprio una domanda di curiosità un po’ civettuola
di una donna, di qualche donna. La portinaia conosceva Giovanni come un amico
del sommo Sacerdote, ma probabilmente non ignorava che era un discepolo di
Gesù, per questo gli chiede naturalmente: “Sei anche tu uno dei discepoli?”.
Questo mi fa capire come molte volte noi con la nostra paura, nel pensiero del
nostro io, ingigantiamo il pericolo. Magari in una domanda innocente che ci
viene rivolta, vediamo un pericolo, una mitragliatrice, un carro armato pronto
a sparare. Può essere inteso così?
Luigi:
Sì, comunque il terreno era infuocato, bruciava.
Pinuccia
B.: Era proprio in campo nemico.
Franca:
Quello che era stato detto a Pietro: “Da giovane andavi dove
volevi, da vecchio ti condurranno dove non vorresti”,
era una profezia; adesso viene a trovarsi dove non avrebbe voluto. Dio ci fa
arrivare la parola prima degli avvenimenti per evitarceli. Allora se Pietro, di
fronte a quelle parole, si fosse messo a pensare a cosa volessero dire, non si
sarebbe mosso e non avrebbe realizzato ciò che Dio voleva fargli realizzare.
Luigi:
Tu prova a dire nel mondo di oggi: “se si fosse fermato a pensare…”. Chi si
ferma a pensare? Tu in quei cinque minuti corri, non ti fermi a pensare.
Pinuccia
B.: Sarebbe stato come la minaccia di Ninive: hanno
creduto e allora la minaccia non si è più realizzata. La minaccia era per la
conversione.
Franca:
Non capisco perché, se vogliamo evitare gli avvenimenti, non restiamo fermi. Se
non ci muoviamo più, gli avvenimenti non succedono più.
Luigi:
Sai quel tale ubriaco che a mezzanotte stava sulla piazza del paese fermo con
la chiave in mano. Il vigile gli chiese cosa stesse facendo e lui rispose: “Mi
hanno detto che il mondo è rotondo e che gira, e io aspetto che arrivi la mia casa”😊.
Se tu non ti muovi, ad un certo punto la
tua casa arriva.
Osvaldo:
Tutto quello che fa Pietro è Dio che glielo fa fare. Poi nel Vangelo si vede che
viene recuperato. Anche noi, se ci salveremo, scopriremo tutto quello che
abbiamo fatto, perché altrimenti resteremo nel dubbio eterno.
Luigi:
Lo vedremo tutto sublimato, tutto avvolto da questa misericordia di Dio,
trasformato in bene.
Franco:
Dio non ci fa entrare in paradiso prima del tempo.
Luigi:
Perché lo trasformeremmo in un inferno. Hai mai provato a vivere con una
persona perfetta? E’ insopportabile.
Silvana:
Se teniamo tutto unito a Dio non c’è niente che ci spaventa e ci angoscia, nel
senso che in Dio è tutto un disegno per recuperarci a Sé.
Pinuccia
B: Giovanni non aveva paura: era nello stesso ambiente di Pietro e non aveva
paura e non ha tradito. Il pericolo è soggettivo, probabilmente se Pietro non
avesse avuto paura, la passava liscia.
Pensavo ai discepoli che non vogliono
tornare in Giudea perché temono di essere lapidati con Gesù e mascherano la
loro paura dicendo: “Ma se dorme guarirà”.
La paura ci frega, non ci fa capire la verità.
(11min 26sec)
(18.09.1993)
Le rispose: non lo sono!
Nino:
Tutte le volte che ci arriva una prova, siamo impegnati in un modo o nell’altro
a dare una risposta. Qui Pietro dà la risposta che parte dal pensiero del suo
io. E’ un grande insegnamento per noi, quando crediamo di aver raggiunto una
certa conoscenza, una certa abitudine al bene, un certo livello di moralità; e
poi siamo sorpresi da un fatto, perché nella prova siamo tentati e cadiamo
nella tentazione invece di superarla. Pietro qui dà una dimostrazione del
genere. Ma anche noi continuamente tradiamo Dio e il Cristo.
Delfina:
Anche se preso dalla paura ha detto una verità sua personale, infatti in quel
momento, non era discepolo, se si fosse sentito discepolo di Cristo non lo
avrebbe certamente rinnegato. Questo ci insegna che la parte umana è sempre con
noi e che la paura ha il sopravvento, e la nostra fede messa alla prova dà
segno di debolezza.
Giovanna:
Ha il coraggio di dire: “Non lo conosco”.
Luigi:
Coraggio?
Giovanna:
Come può dire “non lo conosco” dopo che
era stato insieme a Lui e dopo aver detto: “Ti seguirò
fino alla morte, anche se tutti gli altri ti rinnegheranno”.
Luigi:
Come mai il nostro io è sorgente di menzogna? La menzogna non esiste…
Giovanna:
Il nostro io è sorgente di menzogna solo se è staccato da Dio.
Luigi:
Perché è sorgente di menzogna?
Giovanna:
Perché si stacca da Dio. Dio è la verità e noi se siamo staccati da Dio…
Luigi:
Perché qui Pietro ha detto una menzogna? Cos’è che gli ha fatto dire la
menzogna?
Giovanna:
La paura.
Luigi:
La paura di cosa?
Giovanna:
Sapeva che Gesù veniva condannato e allora c’era questa paura.
Luigi:
C’era il pensiero del suo io. E’ come il bambino che dice le menzogne per
evitare le percosse.
Agata:
Questo “non
lo sono”, lo identifico in tutte le
proposte che ci fa il Signore e a cui noi non aderiamo. Il più delle volte, non
mettendolo al primo posto, diciamo “no”.
Luigi:
E cos’è che ci fa dire “no”?
Agata:
Il sentimento, tutte le cose umane.
Luigi:
E’ quello che noi mettiamo al primo posto.
Agata:
Infatti qui è il sentimento che fa peccare Pietro, la paura di perdere Gesù a
cui era affezionato, a cui era legato. Il Signore gli dice: “Vai via da me satana”,
appunto perché parlava come gli uomini e non come Dio.
Giovanna:
A questo punto Pietro aveva paura di perdere Gesù o aveva paura per se stesso?
Luigi:
Aveva paura per se stesso.
Franca:
Pietro dice: “non lo sono”, ma infondo Dio gli fa dire
una grande verità, perché il discepolo è colui che segue Gesù a tutti i costi. Lui
non lo segue, quindi non è discepolo. Profondamente anche noi non siamo
discepoli, abbiamo solo un’apparenza di appartenenza a Dio. La vera
appartenenza è quella che ci fa andare a Lui a tutti i costi.
Luigi:
Certo. Comunque lui dice una menzogna. Poche ora prima si vantava di essere il
primo degli apostoli…
(?):
Ma la tentazione di difendersi…
Luigi:
Questa è difesa, Pietro difende se stesso. E’ quello che avviene nel nostro
io, nel pensiero del nostro io. Invece bisogna avere il coraggio di morire a
noi stessi per entrare nello Spirito.
Silvana:
Quindi la creatura non può mai essere sicura di non tradirlo.
Luigi:
No assolutamente.
Silvana:
E se guarda dal punto di vista di Dio non lo dice, perché sa perfettamente che
è Dio.
Luigi:
La creatura che guarda dal punto di vista di Dio è assolutamente convinta,
addirittura si addossa tutte le colpe, anche quelle che non ha fatto, solo perché
Dio glielo ha impedito; è consapevole di tutto il male che può succedere.
Silvana:
Quindi, davanti alla tentazione, affermare la verità anche a costo di subirne
tutte le conseguenze è il momento in cui la creatura guarda da Dio.
Luigi:
Sì, il non attribuire a sé è grazia di Dio.
Pinuccia
A: Quando l’attrazione per Dio è così forte che ci impedisce di tradire?
Luigi:
Quando l’attrazione di Dio è talmente forte che ci fa dimenticare noi
stessi, quindi siamo disposti anche a morire perché non ci interessa più di noi.
C’è anche un rapporto d’amore, e questa attrazione è così forte che ad un certo
momento quello che ci interessa è l’Altro (…), c’è un trasferimento perché
amare vuol dire pensare all’altro, dal punto di vista dell’altro. Quando
pensiamo molto all’altro, il pensiero dell’altro diventa superiore a noi
stessi, non ci interessa più cosa capita a noi. Tutto è fondato per portarci
a quel rapporto con Dio al punto tale che Dio assorbe il pensiero del nostro io.
Dio deve essere tanto forte da farci superare il pensiero del nostro io, e la
salvezza sta appunto in questo superamento. Tu diventi libera il giorno in
cui sei liberata dal pensiero del tuo io.
Pinuccia
A: Il giorno in cui sono liberata del pensiero del mio io, l’attrazione per Dio
mi mantiene legata a Lui? Perché Dio non mi delude?
Luigi:
Certo, non soltanto: l’attrazione per Dio ti deve dare la possibilità di vivere
da Dio, cioè Dio riempie la tua vita. Non è che tu sei attratta da Dio e dopo hai
i tuoi pasticci. Dio costituisce la tua vita, diventa tua vita. Quindi non vuoi
nemmeno più scendere a pensare a te stessa.
Massimo:
Se Pietro avesse detto “Lo sono”, quale sarebbe stato l’atteggiamento di queste
guardie?
Luigi:
Pietro cerca di evitare il peggio.
Massimo:
Per essere discepoli del Cristo, la prima cosa che uno deve fare è portare la
croce di ogni giorno.
Luigi:
Sì, ma questa croce deriva dall’unione con la Verità. Per cui la Verità è
fonte di gioia, ma è anche fonte di conflittualità con il mondo e bisogna
avere coraggio di superare questo conflitto, perché proprio superando questo
conflitto si offre la salvezza al mondo.
Se invece ti
concedi al mondo, se fai piacere al mondo, il mondo ti batte le mani, perché lo
confermi, però il mondo non ti offre una salvezza. Se tu hai una passione per
qualcosa, naturalmente tutti coloro che condividono la tua passione ti battono
le mani, si sentono confermati, ma in quel modo non vengono salvati.
La
creatura viene salvata non in quanto si vede confermata, ma in quanto è
invitata a superare se stessa per superare anche le proprie passioni.
Pinuccia
B.: Pensavo a come è fragile il nostro legame, la nostra unione con Dio, basta
un niente…
Luigi:
Basta un pensiero, la fragilità di un pensiero.
Pinuccia
B.: Gesù ci conosce e quindi, dicendolo prima, Pietro si sente conosciuto.
Avendoglielo detto prima non si sente condannato, si sente conosciuto. E’ una
misericordia che Gesù dica prima quello che avviene, perché quando avviene…
Per me
personalmente quand’è che dico “non lo conosco”?
Luigi:
Quando non ti assumi la responsabilità della verità.
Pinuccia
B: Ma deve essere necessariamente una prova di fronte agli altri, oppure può
essere anche una prova personale?
Luigi:
Ma gli altri fanno parte di te, è Dio che provoca per suscitare in te. Dio
mette il conflitto, ma per rafforzare l’amore, per rafforzare la fede, per
rafforzare la conoscenza. La conoscenza incomincia con un atto di fede.
La fede è un fuocherello debolissimo, piccolissimo; quando però inizia la fede,
Dio inizia a soffiare su questo fuoco per alimentare la fiamma e farla crescere,
e lì comincia il rischio. Questo soffiare vuol dire che fa incontrare delle
contraddizioni, delle difficoltà; e se la creatura pensa a se stessa crolla,
non può tenere.
Pinuccia
B: Non può perché non conosce.
Luigi:
“Sei anche
tu uno di quelli?”. Sapendo che l’ambiente non
approva, quante volte dici “no, io non sono uno di
quelli”. Succede sempre così, e poi
arrivano tutte le conseguenze. Noi non abbiamo il coraggio di sostenere, non ci
accorgiamo che quella prova, quella insinuazione, “Sei anche tu uno di quelli?”,
è unicamente per rafforzare in noi, per farci crescere fino alla libertà.
Pinuccia
B: Per farci prendere consapevolezza di quello che veramente crediamo, di quello
che veramente vogliamo.
Luigi:
Il problema non è affrontare la prova, il
problema è che Dio opera per formare in noi delle radici di convinzione
talmente profonde da avere in noi stessi la ragione come ce l’ha Lui, cioè da
avere in noi stessi Dio.
* * *
N.B.:
Il testo, tratto da registrazione,
non è stato
rivisto dall'autore e mantiene lo stile discorsivo.