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L’urgenza del nostro mondo (V parte - Fine)

 


L’urgenza del nostro mondo sta diventando l’urgenza della fame. Il nostro mondo porta via agli uomini il tempo per mangiare il loro pane perché porta loro via il tempo per la vita dello spirito: li priva del tempo per conoscere Dio: al posto dà loro denaro, rumore, vanità e agitazione. Ma non denaro, non benessere materiale, non società, non politica, non cultura o scienze del mondo possono saziare la fame che ogni uomo porta in sé, fame di assoluto, bisogno di trovare e conoscere Dio, di toccare qualcosa di Dio.

Nel mondo gli uomini stanno morendo di fame, poiché in esso, anche in tanto mondo religioso, non si ha tempo per cercare e conoscere Dio, tutti preoccupati come sono dei loro impegni, dei loro istituti, delle loro campagne, delle loro regole. Tutte le regole, tutte le campagne, tutti gli istituti e tutti gli impegni non valgono per salvare l’uomo, per  riempirgli l’anima di luce, per liberarlo dal pensiero del suo io e dargli pace, come tutto il pane e tutta l’acqua della terra non bastano per sfamare la fame spirituale ed estinguere la sete di luce che l’uomo porta con sé.

Tutte le creature con tutti i loro beni non bastano per togliere la tristezza dal cuore dell’uomo. Tutto il mondo e tutte le scienze non bastano per dare la luce e vita all’uomo.

Dove trovare il pane per la fame, l’acqua per la sete, la luce per l’anima e la pace per il cuore degli uomini?

I mezzi che abbiamo a disposizione sono del tutto insufficienti per riempire la nostra vita, poiché non c’è alcuna proporzione tra ciò che l’uomo trova nel mondo e la fame, il desiderio di infinito che porta nella sua anima e che testimonia in lui la presenza di Dio.

L’uomo vive nel mondo, cammina, corre, lavora, studia, parla, discute, soffre, lotta, ma il suo cuore è altrove. Il suo cuore sogna l’Assoluto, sospira di trovare Dio, di conoscerLo.

L’uomo trascende il tempo e lo spazio in cui si trova: è ancorato all’eternità: appartiene all’eternità: sospira l’eternità in tutto ciò che ama, in tutto ciò che cerca.

L’uomo si trova davanti alla porta della Verità e tutto il suo desiderio è che essa si apra ed egli possa entrare ed abitare nella sua casa. È un nomade che cerca Dio ovunque, anche quando si proclama ateo. È un pellegrino dell’Assoluto incapace di sostare e di trovare pace in tutto ciò che non è Dio, e può morire di fame anche con la casa piena di ogni benessere, di scienza e di cultura.

La fame dell’uomo rende urgente l’incontro con Dio. Essa non permette rinvii, non concede proroghe: si muore. Bisogna trovare il pane oggi e non domani, qui e non altrove. “Sforzatevi di entrare” dice Gesù. Chi non si sforza di entrare oggi, non potrà entrare domani. C’è un fuoco che distrugge, un diluvio che porta via tutto; c’è la morte che invade ogni cosa. Gesù dice: “Se non fate penitenza, perirete tutti allo stesso modo”.

La fame dell’uomo pone in evidenza l’esatta natura del rapporto dell’uomo con Dio, poiché in essa c’è la testimonianza e il segno della Verità stessa di Dio e del destino dell’uomo: la sua parte di eredità. L’urgenza della fame rivela l’intensità della nostra comunione con Dio. La nostra vita affonda le sue radici nelle profondità del cielo di Dio, ed è completamente diversa da ciò che gli uomini ne fanno o credono sia. Per tale destino e per tale appartenenza, ogni uomo ha diritto al suo pane di vita eterna e né mondo, né società, né istituzioni possono togliergli il tempo per occuparsi di Dio, per cercarlo e conoscerlo.

Il mondo non ama l’uomo, ma ciò che l’uomo può fare e poco gli importano le esigenze di luce, di verità di raccoglimento che l’uomo avverte nella sua anima. Bisogna imparare a non essere succubi della mentalità del mondo: bisogna imparare a dire molti no al mondo se si vogliono salvare le esigenze dell’anima ed evitare di morire della morte con cui si muore nel mondo.

Soltanto coloro che trascurano quello per cui tutti si preoccupano, possono preoccuparsi di quello che tutti trascurano: conoscere Dio. Qui sta la fede: qui sta la sfida al mondo di tutti coloro che cercano Dio prima di tutto, che sperano in Dio, che fanno conto su Dio. È la sfida di Noè ai tempi del diluvio. Noè che costruisce l’arca mentre tutti lo deridono perché credono soltanto a ciò che vale per il mondo: guadagnare, costruire, comperare, vendere, sposarsi, viaggiare, ci rivela che gli eventi ci portano via all’essenziale.

C’è un diluvio nella vita di ogni uomo e Noè è segno della sfida al mondo di tutti coloro che mettono Dio al centro dei loro interessi e della loro vita. A costoro Dio si rivela e rivela i misteri del suo Regno. Egli li conduce nella pace, alle sorgenti della Verità e alla pienezza della vita.

 

 (articolo pubblicato il 31.07.1985,

sul settimanale Diocesano “La Fedeltà”, scritto da Luigi Bracco)

 

 

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