- ut unum sint -

 

commento precedente

 

 

Clicca qui per aprire o scaricare la dispensa in Word

 

 

Dispensa n°24

Incontro n° 223

Domenica 02.12.1979

                                                                      

 

 

 

Gv 6,13-II: «Essi perciò li raccolsero e riempirono dodici canestri dei frammenti che erano rimasti dei cinque pani d’orzo avanzati da coloro che avevano mangiato».

 

 

I frammenti e il loro significato

 

Esposizione di Luigi Bracco:

 

Siamo giunti al versetto 13, in cui si parla di quanto fecero i discepoli ubbidendo alla parola di Gesù che li aveva invitati a conservare i frammenti avanzati perché nulla si perda.

Proporrei come tema, tenendo presente che ogni lezione del Signore, ogni fatto, ogni scena, ha un significato profondo per la nostra vita personale, per la nostra vita essenziale, per la nostra vita spirituale, vorrei che ognuno di noi cercasse di approfondire quale significato e quale funzione abbiano i frammenti per la nostra vita vera, per la nostra vita eterna, per la nostra vita essenziale. Perché Gesù invita a raccogliere dei frammenti e quali conseguenze su di noi abbiamo i frammenti non raccolti?

Teniamo presente quello che Gesù dice: “Chi con me non raccoglie disperde; chi invece raccoglie riceve mercede di vita eterna”. Vita eterna, cioè la conoscenza di Dio come vero Dio. Mentre invece il non raccogliere crea in noi la frammentarietà della vita, quindi la superficialità la dispersione. Riflettiamo dunque sulle conseguenze del raccogliere e del non raccogliere.

 “Chi con me raccoglie riceve mercede di vita eterna (conoscenza di Dio)”. Per cui ognuno di noi conosce Dio nella misura in cui raccoglie. Ecco, il frammento, sotto un certo aspetto, è un termometro, è un segno in noi del difetto di conoscenza di Dio; perché il giorno in cui conosceremo Dio come Egli vuole essere conosciuto, non vedremo più i frammenti, ma tutto per noi sarà raccolto nell’unità.

Il “come” si raccoglie lo approfondiremo nel ritiro. Teniamo presente che il frammento va sempre passato attraverso il fuoco dello Spirito di Dio; cioè si raccoglie nella misura in cui si cerca l'intenzione di Dio nel frammento. I frammenti sono dei segni di Dio, e soltanto conoscendo l'intenzione di Dio nei segni, nelle opere che Egli fa, noi raccogliamo il frammento.

Sotto un certo aspetto raccogliamo il finito che c'è nell’infinito, raccogliamo il temporaneo nell’eterno; scopriamo l’eterno che c'è nel temporaneo. Perché, il frammento da che cosa è causato? Il frammento è causato dal fatto che non abbiamo assimilato il dono di Dio. Dio dona a noi segni di sé e invita noi ad assimilarli; il frammento nasce dalla differenza che c'è tra il dono e l’assimilazione da parte nostra. Fintanto che noi non abbiamo assimilato, cioè non siamo giunti a quella conoscenza a cui Dio ci invita, avremo sempre dei frammenti.

I frammenti sono segni di un'opera incompiuta in noi. Poi dopo, per riflesso, il frammento provoca in noi la frammentarietà di vita, soprattutto di pensieri; per cui in noi i concetti sono fratturati. Il nostro io, poi, è una sorgente di frammentarietà.

Il nostro io con Dio diventa unificazione, e il frammento ci sollecita all’unificazione; invece il nostro io da solo è una fonte di frammentarietà, di dispersione, è un processo di morte.

La vita è unificazione. Gesù nell’ultima preghiera al Padre dice: “Che siano tutti consumati nell’unità”. Ecco, la consumazione nell’unità è la meta del “Raccogliete i frammenti”.

Nella misura in cui noi raccogliamo, consumiamo in questa unità, partecipiamo della vita eterna. Per cui la vita eterna entra in noi nella misura in cui noi raccogliamo. È attraverso l’opera di raccolta che si entra nella Città di Dio. L’Apocalisse la presenta come città compatta, salda, tutta unita. Qui abbiamo l'unificazione massima che si estende su tutto; abbiamo un quadro meraviglioso che è armonia. Per cui in Dio, nella visione di Dio, abbiamo una perfetta armonia di tutto, una fusione nell’unità. Invece nel pensiero del nostro io arriviamo alla massima frammentarietà. Al punto estremo della frammentarietà abbiamo il rumore puro, senza armonia, senza significato, per cui una cosa è in contrasto con l’altra. I frammenti non sono in conflitto con il tutto, però presi a sé, staccati da Dio, entrano in conflitto gli uni con gli altri, per cui creano contraddizioni. Ad esempio: ci appoggiamo qui e troviamo un frammento che ci contraddice, ci appoggiamo là e troviamo un altro frammento che ci contraddice, e non abbiamo più un luogo di pace, un punto su cui sostare.

In Dio troviamo pace ovunque, perché ovunque ci fermiamo troviamo un’armonia meravigliosa; l'infinito è infinito in ogni punto, in ogni segno, quindi è un luogo di pace, ovunque andiamo. Invece, se non abbiamo raccolto, in ogni punto in cui noi ci fermiamo, troviamo la contraddizione e l’impossibilità di sostare, di riposare.

 

Conversazione:

 

Eligio: In che senso parli del rumore?

Luigi: Rumore nel senso “disordinato”, perché il rumore portato alle estreme conseguenze, ti uccide, ti disintegra. Il frammento non raccolto, crea conflitto in tutto. Non sto parlando di rumore fisico. Infatti il nostro io è una sorgente di rumore, ma se si unisce al Pensiero di Dio unifica tutto in Dio. Senza il Pensiero di Dio, il pensiero dell’io esaspera i frammenti, crea l’impossibilità di unificare. Se tu metti insieme i frammenti con l’impossibilità di unificare nel pensiero dell’io, tu hai la conflittualità; quindi arrivi all’angoscia.

 

Cina: Mi sono trovata in mezzo a tanti frammenti.

Luigi: Qual è il significato dei frammenti? Qual è la loro funzione? Perché ci sono i frammenti? Come si raccolgono i frammenti? Per poter precisare come si raccolgono i frammenti, prima di tutto dobbiamo chiederci perché ci sono i frammenti e perché i frammenti vanno raccolti. Perché ci sono i frammenti? Perché Dio ci presenta dei frammenti? Perché esistono questi frammenti? Qual è il significato di questi frammenti? Ora, che ci siano dei frammenti, tutti noi lo constatiamo. E corriamo il rischio che la nostra vita diventi tutta un frammento, tutta a brandelli, non unificata.

 

Teresa: Tutto è dono Dio, anche i frammenti sono dono di Dio.

Luigi: Il frammento raccolto ci unisce a Dio, nella misura in cui lo raccogliamo; per cui non possiamo restare uniti a Dio per sforzo di volontà. Possiamo restare uniti a Dio soltanto nella misura in cui raccogliamo in Dio i frammenti che Dio ci manda. Il raccoglimento, il raccogliersi, non consiste nel chiudere gli occhi, come possiamo intenderlo noi, perché chiudendo gli occhi possiamo trovarci in balia di tutti i frammenti del mondo che ci portano via. Il vero raccoglimento sta nel portare in Dio le opere, le parole, i segni, le scene di Dio. Nella misura in cui portiamo in Dio, veramente raccogliamo e nella misura in cui raccogliamo restiamo raccolti. Quindi l’unione è una conseguenza di questo lavoro che Dio chiede ad ognuno di noi: il vero verbo della vita è raccogliere. “Chi con me raccoglie riceve mercede di vita eterna”, quindi la vera vita è un raccoglimento in Dio, una unificazione in Dio. Nella misura in cui unifichiamo restiamo uniti. Ognuno avrà veramente la ricompensa del lavoro che avrà fatto di unificazione, di raccoglimento. Anche la stessa parola di Dio va raccolta, perché è un frammento.

 

Teresa: Gesù è venuto a soccorrere la pecora sbandata.

Luigi: Gesù è venuto a raccogliere ciò che si disperdeva; però Gesù invita noi a raccogliere con Lui, “Chi con me”, perché senza di Lui noi non possiamo raccogliere. Senza di Lui noi siamo delle sorgenti di dispersione, di frantumazione. Più noi raccogliamo in Lui e più la nostra vita diventa unificata e semplificata. Non siamo noi che possiamo attuare una vita semplice; anzi, noi la complichiamo la vita, perché ci rendiamo schiavi. Raccogliendo in Dio semplifichiamo la vita. La vita diventa molto semplice in Dio, perché c'è uno spirito unico che ci guida in tutto. Allora abbiamo il massimo di semplicità di vita.

 

Rina: Il significato del frammento è il significato della parola.

Luigi: La parola capita ci porta alla conoscenza della persona. Ed è la tanta conoscenza della persona che ci rende intelligenti nel capire le cose che fa quella persona.

 

Nino: Siccome non siamo capaci di portare tutta la Verità di Dio, allora Dio ci spezzetta il pane.

Luigi: Gesù stesso dice: “Ho tante cose da dirvi ma adesso non siete in grado di portarle”; però Lui spessa il pane per dare a noi la possibilità di portarle. Un altro argomento da approfondire è questo: che cos’è che ci rende capaci di portare la Verità, le cose di Dio? E che cos’è che ci rende capaci di raccogliere? Perché noi possiamo arrivare all’impossibilità di raccogliere. I frammenti ci significano proprio quello che ancora non conosciamo di Dio; per cui vedere il frammento è un richiamo a raccogliere.

Nino: La differenza che c'è tra la nostra sazietà e quello che Dio ci offre è il frammento.

Luigi: Però questa differenza rivela il livello di conoscenza o di non conoscenza che ancora non abbiamo di Dio. Perché la meta è conoscere Dio, è la vita eterna. “Chi con me raccoglie riceve mercede di vita eterna”. L’essenza è il fine; è il fine che ci dà la possibilità di raccogliere. Per cui noi, non raccogliendo, facciamo il nostro danno; separando ci separiamo.

Teniamo presente che il frammento è molto più significativo di quello che assimiliamo. Come è molto significativa la prova contro di noi, più che quello che ci approva. Il trovare la contraddizione, il trovare la difficoltà, il trovare chi non ci approva, chi ci castiga, per la nostra vita vera, è molto più significativo, molto più importante di trovare chi ci approva, chi ci batte le mani, chi ci esalta, quando le cose vanno bene. Perché il frammento indica a noi il difetto che in noi abbiamo della conoscenza, o anche la concezione errata che abbiamo di Dio. E fintanto che in noi c'è qualcosa di difettoso, o di errato nel concepire Dio, tenendo presente che siamo stati creati per concepire Dio, non possiamo concepire, generare il Verbo di Dio in tutto, anche nei frammenti.

Soltanto così raccogliamo veramente. Fintanto che in noi abbiamo una concezione errata di Dio, ci troviamo davanti a dei frammenti, che ci segnalano la concezione errata; quindi ci invitano sempre ad una revisione. Però non dobbiamo modificare il frammento, ma dobbiamo modificare la nostra conoscenza di Dio. Per cui è molto importante che noi facciamo attenzione alle difficoltà, alle contraddizioni, ai frammenti che notiamo, perché sono questi che ci mettono in movimento verso la vita, più che quando godiamo delle opere di Dio.

 

Eligio: Dopo Pentecoste è ancora possibile trovarsi con dei frammenti non raccolti dell’opera di Dio?

Luigi: Si, è possibile. Però lo Spirito Santo, arrivando, conduce l’anima a vedere la Verità completa, che è meta, quindi è ancora cammino. Con la Pentecoste si ha veramente il canestro in cui raccogliere i frammenti; e lo Spirito Santo tende a portare l’anima alla visione della Verità totale: “Vi condurrà a vedere, perché per adesso voi non avete la possibilità di portare tutto quello che ho da dirvi. Quando verrà lo Spirito Santo, quello vi condurrà a vedere la Verità totale”, cioè la Verità totalizzante, armonizzante il tutto. Quindi c'è questa possibilità: “Vi porterà”. La possibilità non è ancora realizzazione, però conduce. “E qualunque cosa chiederete al Padre, vi sarà dato”, per cui tu raccogli, e hai la possibilità di raccogliere.

Eligio: Quando cessa per l’anima la possibilità della infedeltà? Soltanto con la morte fisica?

Luigi: Nella vita eterna, in Cielo, in Paradiso! Perché come noi abbiamo il canestro nelle mani, cioè abbiamo la possibilità di raccogliere, lì abbiamo la vita eterna. La visione del tutto armonizzato è vita eterna! Noi attualmente siamo nel tempo perché siamo fratturati. Ma in questo tempo, avendo già il Pensiero di Dio che è eterno, abbiamo già un piede nell’eternità. Però questo generalmente lo trascuriamo, e stiamo sulla sponda del fratturato; e nel fratturato siamo immersi nel tempo; per cui subiamo le vicende del fratturato e saltiamo da una cosa all’altra. Invece unificando entriamo nella vita eterna.

La vita eterna, nella sua pienezza, arriva a noi con tutto unificato. E’ totalizzante, e l’armonia del tutto è vita eterna. Per questo dico che la vita eterna è già possibile quaggiù. Siamo già in vita eterna; ma anche se siamo già in vita eterna, siamo invitati ad entrare in vita eterna. Però la vita eterna è già tra noi. Siamo già, però non ancora. Siamo già, quindi abbiamo la possibilità, ma dobbiamo sforzarci di entrare oggi, con tutto quello che è possibile raccogliere i frammenti. E più noi raccogliamo i frammenti e più entriamo in vita eterna, e sotto un certo aspetto, il tempo svanisce, diminuisce il peso del tempo e aumenta in noi la vita eterna.

La vita eterna è unificazione, è tutta armonia con Dio, allora abbiamo la vita eterna che è una visione unitaria. Invece il tempo è costituito dalla frammentarietà. San Paolo dice: “Recuperate il tempo”, vuol dire poi: “Recuperate il frammentario”. Ma noi raccogliendo i frammenti, siamo recuperati nel tempo, quindi nell’eternità; perché la Verità è eterna, non muta più. Più noi raccogliamo in quello che non muta più, più noi entriamo nella vita eterna. E qui abbiamo la vera pace, che può iniziare già adesso; perché la nostra inquietudine è data dal frammentario.

Il significato del frammento è quello di segnalarci il lavoro che dobbiamo ancora fare; perché è molto importante il lavoro che dobbiamo fare, non il lavoro che abbiamo fatto. Cioè, è importante sapere che domani abbiamo la giornata impegnata, è molto importante già per questa sera; perché Dio non ci lascia mai disoccupati. Sapere che non siamo mai disoccupati, già adesso, prima di occuparci, è già vita, vita che arriva a noi. “Vieni a lavorare nella mia vigna, non stare tutto il giorno a fare niente”. Quindi il lavoro nella vigna c'è, tu sappilo. Ma quello dà già tutto un significato alla nostra esistenza.

La tragedia inizia quando perdiamo il significato dell’esistenza, cioè quando non abbiamo più qualcosa di valido in qui impegnarci. Magari siamo occupati da mattino a sera, ma tutte cose non sono più valide per noi; e quello distrugge la nostra vita perché non possiamo sopportare una vita senza significato.

Dio ce lo ordina, ce lo comanda: “Raccogliete”; è un comandamento, è un comando per la nostra vita. Dio ci ordina di vivere. Siccome raccogliere è il verbo della vita, Lui ordinando a noi di raccogliere ci ordina di vivere.

Pinuccia B.: Non può succedere che davanti ad un lavoro così grande ci sentiamo schiacciati?

Luigi: No, perché facciamo conto su Dio, non facciamo conto su di noi. E siccome è Lui che ce lo ordina, ci fa crescere fino all’infinito, fino alla sua dimensione. Gesù stesso prega: “Affinché tutti siano una cosa sola”. Certo, noi siamo dei moscerini sperduti nell’universo, ma Dio può fare di questo niente un infinito; Dio ci ha creati dal niente e può fare di questo niente un infinito. E vuole farlo!

Noi non dobbiamo mettere dei limiti: “Signore, fai tutto quello che vuoi! Dammi la possibilità di farlo e poi fa tutto quello che vuoi!”. “Lui mi ordina l'infinito? Bene! Ordinami l'infinito! Mangerò all’infinito”.

Ci vuole la disponibilità della creatura. La creatura non può dire: “Questo è impossibile”, davanti a Dio non si può mai dire quello. La Madonna non avrebbe concepito se avesse detto: “Questo è impossibile”. L’angelo che è presso Dio dice: “Nulla è impossibile a Dio”. Anche noi lo dobbiamo dire, però tutto è opera di Dio. Dio essendo onnipotente può fare tutto quello che vuole. Anche perché non siamo noi che dobbiamo arrivare, ma è Lui che ci conduce, è Lui che fa, lasciamoci fare.

Lui non ti chiede di impegnarti, Lui ti chiede soltanto di lasciarti fare. Lui, avendoti creato dal niente, ti porta al compimento del suo disegno; ma è Lui, non sei tu che devi fare. “Signore, tu mi hai creato, adesso io mi devo dare da fare”. Dio ti ha creato, adesso lascia che ti porti a compimento. E’ Lui che fa.

Eligio: Ma Gesù dice: “Siate perfetti come è perfetto il Padre mio”.

Luigi: Ma questo “siate” ti invita all’apertura, perché è Lui che fa. La meta è quella di diventare figli di Dio. Per cui la caratteristica del Figlio è questa: in tutto si riconosce come fatto dal Padre, opera del Padre. E’ Lui che ha fatto, è Lui che fa. Noi non sappiamo ancora quale meta. San Paolo stesso dice: “Nessun occhio ha mai visto, nessun orecchio ha mai udito, a quale meta Dio ci ha chiamati”; è logico, perché è soltanto tutta opera di Dio. L’importante è che la creatura non dica: “No, questo è impossibile”. Non dire questo, non sai, lascia fare al Signore.

Eligio: Il grado più basso della vita spirituale è più alto del grado che noi conduciamo qui sulla terra.

Luigi: Gesù stesso dice: “Il più piccolo nel regno di Dio è il più grande del più grande degli uomini”, e lo dice di Giovanni Battista, che sembra già un massiccio di santità, di grandezza. Ma è grazia di Dio. La differenza sta lì: nel Battista abbiamo il figlio di donna, qui abbiamo il Figlio di Dio. Gesù, dicendoci: “Lasciatevi fare!”, ci fa una promessa.

È un passaggio soprannaturale, per cui non è la creatura che arriva, è Dio che trasforma la creatura. E’ un salto di qualità.

Il Signore ci invita a sognare con Lui e noi non dobbiamo distruggere i sogni. Dio realizza una realtà che supera infinitamente tutti i nostri sogni che possiamo sognare. I nostri sogni in Dio diventano realtà, perché è solo Dio che li può realizzare. I nostri sogni umani vengono tutti delusi, ma i sogni in Dio diventano realtà. E la realtà che sperimenteremo in Dio, supera ancora tutti i sogni che Dio ci ha fatto fare. San Paolo dice che è una realtà che l’uomo non può concepire. Noi stiamo andando verso un universo che è qualche cosa di strabiliante, che non immaginiamo nemmeno; siamo chiamati ad una vita che è meravigliosa.

Attualmente siamo sotto terra, siamo delle larve e non ci immaginiamo che cosa vedremo quando usciremo alla luce del sole. Siamo chiamati lì. Ora, Dio parlando, incomincia a farci sognare l’altra sponda. Dobbiamo imparare a vivere sull’altra sponda, anche se siamo ancora su questa sponda. E quello è sogno! Avviene col pensiero. Perché Dio ci parla di un regno, che attualmente noi non sperimentiamo ancora. Noi sperimentiamo un regno villano, un regno di grettezze, di lotte, di violenze, e Dio ci invita a sognare tutto un altro regno. D'altronde la realtà sarà quella non questa. E ci invita a restare in questo sogno, perché un giorno questo sogno diventerà realtà. E tutta la nostra realtà sarà smentita, perché era un frammento che ci doveva portare sull’altra sponda.

Ci invita a sognare. Il Signore ci dice una cosa sola: “Guarda me ed io faccio tutto”. Ci invita solo a guardare. Dio ha dato a noi la possibilità di guardarlo, di pensarlo: “Guardami! E Io faccio tutto!”.

La tragedia nel fatto che noi magari diamo tutto a Dio, sacrifici, penitenze, rinunce, regole di vita, facciamo dei salti mortali, ma non lo guardiamo, non pensiamo a Lui.

Dio ci dice: “Senti, butta via tutto il resto, pensa solo a guardarmi!”. E noi: “Ma io sono un delinquente…”. Dio non ha difficoltà, non gli interessa. “Guarda me”, a Lui interessa solo questo!

Tieniti esposto al sole, il sole ti trasforma. Il sole ti fa crescere, il sole ti trasforma, il sole ti modifica, il sole ti abbronza. Sono tutti segni. L’importante è stare esposto al sole divino; il sole ti trasformerà. Tu non hai niente da fare, è Lui che fa. Altrimenti noi diremmo: “Si, Signore, tu sei stato buono, ma qualche cosa anche io l’ho fatto!”. È lì la fregatura. Perché si entra nel regno di Dio dicendo: “Signore, come sei stato buono! È stata tutta opera tua! Di mio c'è solo il negativo!”.

Ora, essendo Lui un infinto, è infinito in ogni sua opera. C'è tutto Lui in ogni sua opera, in ogni sua espressione. E noi siamo una sua espressione. C'è tutto Lui, perché Lui è infinito, e Lui ci può trasformare in questo infinito. C'è tutto Lui in noi, non è una parte. Perché se fosse in noi una parte, in un elefante ci sarebbe più Dio che in noi, perché l’elefante è più grosso di noi. Dio è infinito nella zanzara, nella formichina, come è infinito negli astri, nei cieli immensi. Lui è infinito in ogni sua espressione, in ogni suo segno, in ogni sua parola; quindi anche in ogni creatura. Lui è tutto, perché la caratteristica è questa.

Ho fatto la differenza che c'è tra il numero e l’infinito. Se tu prendi una parte del numero, la parte non è più uguale a tutto il numero. E se tu aggiungi qualche cosa ad un numero, quel numero è qualcosa di diverso al numero di prima. Nell’infinito no, c'è un salto di qualità. L’infinito è tutto in ogni suo punto, sempre infinito. Per quanto tu aggiungi all’infinito qualche cosa, non modifichi l’infinito. E per quanto tu togli all’infinito qualche cosa, non diminuisci l’infinito. La meraviglia è lì!

Nella creatura, nel finito, nel numero, se tu togli qualche cosa, hai qualche cosa di meno. Nell’infinito, per quanto tu togli, non modifichi affatto l’infinito.

Stiamo andando verso qualcosa di meraviglioso. Non c'è nessuna parola umana negativa, che possa togliere qualche cosa all’infinito divino! Perché per quanto tu togli, l’infinito resta sempre infinito. Totalità!

Dobbiamo imparare a sognare e a lasciarci fare. Per cui il finito che voglia diventare infinito è un assurdo; il finito, per quanto aumenti, si gonfi, non diventerà mai infinito. Ma l’infinito che possa riversarsi nel finito, si!

 

Eligio: Il significato del frammento è quello di segnalarci che non abbiamo ancora raccolto qualcosa in Dio.

Luigi: Il significato positivo è che il frammento ci sollecita a cercare Dio. Quindi dicendoci: “Non hai ancora cercato Dio come devi conoscerlo”, ci sollecita a cercarlo. E’ la funzione positiva.

Eligio: Gesù ci invita a raccogliere con Lui, perché senza di Lui non possiamo fare niente.

Luigi: Qui possiamo capire la parola di Gesù: “Senza di me non potete fare niente”, cioè “Non potete raccogliere niente senza di me”; perché senza di Lui, non facciamo altro che moltiplicare i frammenti, che disperdere sempre di più. Quindi: “Senza di me non potete fare niente… e senza di Lui è niente tutto quello che è fatto”. Quel “niente” diventa la dispersione al massimo grado della frammentarietà. L’unità diventa dispersa al massimo nella frammentarietà, nel niente. Perché il niente in assoluto non esiste. Ma il niente diventa al grado massimo, la frammentarietà. E la morte è la massima frammentarietà, mentre la vita è la massima unità.

 

Pinuccia B.: Il frammento è il pane spezzato di Dio adeguato alla nostra incapacità di assimilare. Da qui il bisogno di raccogliere tutto nel Pensiero di Dio.

Luigi: Il bisogno di una vita unitaria, di una vita semplice, accentua il valore dell’importanza di Gesù che dice di raccogliere i frammenti. Cioè, la constatazione di una vita frammentaria, suscita in noi il bisogno di una vita unitaria. E questo bisogno dà valore al Verbo.

 

 

 

*   *   *

 

N.B.: Il testo, tratto da registrazione,

         non è stato rivisto dall'autore e mantiene lo stile discorsivo.

 

 Descrizione: http://www.pensierisudio.com/flrw11.gif

 

Home