- ut unum sint -
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Gv 6,13-II: «Essi perciò li raccolsero e riempirono dodici canestri dei frammenti
che erano rimasti dei cinque pani d’orzo avanzati da coloro che avevano
mangiato».
I frammenti
e il loro significato
Esposizione di Luigi Bracco:
Siamo giunti al versetto 13, in cui si parla di
quanto fecero i discepoli ubbidendo alla parola di Gesù che li aveva invitati a
conservare i frammenti avanzati perché nulla si perda.
Proporrei come tema, tenendo presente che ogni
lezione del Signore, ogni fatto, ogni scena, ha un significato profondo per la
nostra vita personale, per la nostra vita essenziale, per la nostra vita
spirituale, vorrei che ognuno di noi cercasse di approfondire quale
significato e
quale funzione abbiano i frammenti per la nostra vita vera, per la nostra vita
eterna, per la nostra vita essenziale. Perché Gesù
invita a raccogliere dei frammenti e quali conseguenze su di noi abbiamo i
frammenti non raccolti?
Teniamo presente quello che Gesù dice: “Chi
con me non raccoglie disperde; chi invece raccoglie riceve mercede di vita
eterna”. Vita eterna, cioè la conoscenza di Dio
come vero Dio. Mentre invece il non raccogliere crea in noi la frammentarietà
della vita, quindi la superficialità la dispersione. Riflettiamo dunque sulle
conseguenze del raccogliere e del non raccogliere.
“Chi con me raccoglie riceve mercede di vita
eterna (conoscenza di Dio)”. Per cui ognuno
di noi conosce Dio nella misura in cui raccoglie. Ecco, il frammento, sotto
un certo aspetto, è un termometro, è un segno in noi del difetto di conoscenza
di Dio; perché il giorno in cui conosceremo Dio come Egli vuole essere
conosciuto, non vedremo più i frammenti, ma tutto per noi sarà raccolto
nell’unità.
Il “come” si raccoglie lo approfondiremo nel ritiro.
Teniamo presente che il frammento va sempre passato attraverso il fuoco dello
Spirito di Dio; cioè si raccoglie nella misura in cui si cerca l'intenzione
di Dio nel frammento. I frammenti sono dei segni di Dio, e soltanto
conoscendo l'intenzione di Dio nei segni, nelle opere che Egli fa, noi
raccogliamo il frammento.
Sotto un certo aspetto raccogliamo il finito che c'è
nell’infinito, raccogliamo il temporaneo nell’eterno; scopriamo l’eterno che
c'è nel temporaneo. Perché, il frammento da che cosa è causato? Il frammento è
causato dal fatto che non abbiamo assimilato il dono di Dio. Dio dona a noi
segni di sé e invita noi ad assimilarli; il frammento nasce dalla differenza
che c'è tra il dono e l’assimilazione da parte nostra. Fintanto che noi non
abbiamo assimilato, cioè non siamo giunti a quella conoscenza a cui Dio ci
invita, avremo sempre dei frammenti.
I frammenti sono segni di un'opera incompiuta in
noi. Poi dopo, per riflesso, il frammento provoca in noi la frammentarietà di
vita, soprattutto di pensieri; per cui in noi i concetti sono fratturati. Il
nostro io, poi, è una sorgente di frammentarietà.
Il nostro io con Dio diventa unificazione, e il
frammento ci sollecita all’unificazione; invece il nostro io da solo è una
fonte di frammentarietà, di dispersione, è un processo di morte.
La vita è unificazione. Gesù nell’ultima preghiera
al Padre dice: “Che siano tutti consumati nell’unità”. Ecco, la
consumazione nell’unità è la meta del “Raccogliete i frammenti”.
Nella misura in cui noi raccogliamo, consumiamo in questa
unità, partecipiamo della vita eterna. Per cui la vita eterna entra in noi
nella misura in cui noi raccogliamo. È attraverso l’opera di raccolta che si
entra nella Città di Dio. L’Apocalisse la presenta come città compatta, salda,
tutta unita. Qui abbiamo l'unificazione massima che si estende su tutto;
abbiamo un quadro meraviglioso che è armonia. Per cui in Dio, nella visione
di Dio, abbiamo una perfetta armonia di tutto, una fusione nell’unità.
Invece nel pensiero del nostro io arriviamo alla massima frammentarietà. Al
punto estremo della frammentarietà abbiamo il rumore puro, senza armonia, senza
significato, per cui una cosa è in contrasto con l’altra. I frammenti non sono
in conflitto con il tutto, però presi a sé, staccati da Dio, entrano in
conflitto gli uni con gli altri, per cui creano contraddizioni. Ad esempio: ci
appoggiamo qui e troviamo un frammento che ci contraddice, ci appoggiamo là e
troviamo un altro frammento che ci contraddice, e non abbiamo più un luogo di
pace, un punto su cui sostare.
In Dio troviamo pace ovunque, perché ovunque ci
fermiamo troviamo un’armonia meravigliosa; l'infinito è infinito in ogni punto,
in ogni segno, quindi è un luogo di pace, ovunque andiamo. Invece, se non
abbiamo raccolto, in ogni punto in cui noi ci fermiamo, troviamo la
contraddizione e l’impossibilità di sostare, di riposare.
Conversazione:
Eligio: In che senso parli del rumore?
Luigi: Rumore nel senso “disordinato”, perché il
rumore portato alle estreme conseguenze, ti uccide, ti disintegra. Il frammento
non raccolto, crea conflitto in tutto. Non sto parlando di rumore fisico.
Infatti il nostro io è una sorgente di rumore, ma se si unisce al Pensiero di
Dio unifica tutto in Dio. Senza il Pensiero di Dio, il pensiero dell’io
esaspera i frammenti, crea l’impossibilità di unificare. Se tu metti
insieme i frammenti con l’impossibilità di unificare nel pensiero dell’io, tu
hai la conflittualità; quindi arrivi all’angoscia.
Cina: Mi sono trovata in mezzo a tanti frammenti.
Luigi: Qual è il significato dei frammenti? Qual è
la loro funzione? Perché ci sono i frammenti? Come si raccolgono i frammenti?
Per poter precisare come si raccolgono i frammenti, prima di tutto dobbiamo
chiederci perché ci sono i frammenti e perché i frammenti vanno raccolti.
Perché ci sono i frammenti? Perché Dio ci presenta dei frammenti? Perché
esistono questi frammenti? Qual è il significato di questi frammenti? Ora, che
ci siano dei frammenti, tutti noi lo constatiamo. E corriamo il rischio che la
nostra vita diventi tutta un frammento, tutta a brandelli, non unificata.
Teresa: Tutto è dono Dio, anche i frammenti sono
dono di Dio.
Luigi: Il frammento raccolto ci unisce a Dio, nella
misura in cui lo raccogliamo; per cui non possiamo restare uniti a Dio per
sforzo di volontà. Possiamo restare uniti a Dio soltanto nella misura in
cui raccogliamo in Dio i frammenti che Dio ci manda. Il raccoglimento, il
raccogliersi, non consiste nel chiudere gli occhi, come possiamo intenderlo
noi, perché chiudendo gli occhi possiamo trovarci in balia di tutti i frammenti
del mondo che ci portano via. Il vero raccoglimento sta nel portare in Dio
le opere, le parole, i segni, le scene di Dio. Nella misura in cui portiamo
in Dio, veramente raccogliamo e nella misura in cui raccogliamo restiamo
raccolti. Quindi l’unione è una conseguenza di questo lavoro che Dio chiede ad
ognuno di noi: il vero verbo della vita è raccogliere. “Chi
con me raccoglie riceve mercede di vita eterna”, quindi la
vera vita è un raccoglimento in Dio, una unificazione in Dio. Nella misura in
cui unifichiamo restiamo uniti. Ognuno avrà veramente la ricompensa del lavoro
che avrà fatto di unificazione, di raccoglimento. Anche la stessa parola di Dio
va raccolta, perché è un frammento.
Teresa: Gesù è venuto a soccorrere la pecora
sbandata.
Luigi: Gesù è venuto a raccogliere ciò che si
disperdeva; però Gesù invita noi a raccogliere con
Lui, “Chi con me”, perché senza di Lui noi non possiamo
raccogliere. Senza di Lui noi siamo delle sorgenti di dispersione, di
frantumazione. Più noi raccogliamo in Lui e più la nostra vita diventa
unificata e semplificata. Non siamo noi che possiamo attuare una vita semplice;
anzi, noi la complichiamo la vita, perché ci rendiamo schiavi. Raccogliendo in
Dio semplifichiamo la vita. La vita diventa molto semplice in Dio, perché c'è
uno spirito unico che ci guida in tutto. Allora abbiamo il massimo di
semplicità di vita.
Rina: Il significato del frammento è il significato
della parola.
Luigi: La parola capita ci porta alla conoscenza
della persona. Ed è la tanta conoscenza della persona che ci rende
intelligenti nel capire le cose che fa quella persona.
Nino: Siccome non siamo capaci di portare tutta la
Verità di Dio, allora Dio ci spezzetta il pane.
Luigi: Gesù stesso dice: “Ho tante cose da dirvi ma adesso
non siete in grado di portarle”; però Lui spessa il pane per dare
a noi la possibilità di portarle. Un altro argomento da approfondire è questo: che
cos’è che ci rende capaci di portare la Verità, le cose di Dio? E che cos’è
che ci rende capaci di raccogliere? Perché noi possiamo arrivare
all’impossibilità di raccogliere. I frammenti ci significano proprio quello che
ancora non conosciamo di Dio; per cui vedere il frammento è un richiamo a
raccogliere.
Nino: La differenza che c'è tra la nostra sazietà e
quello che Dio ci offre è il frammento.
Luigi: Però questa differenza rivela il livello di
conoscenza o di non conoscenza che ancora non abbiamo di Dio. Perché la meta è
conoscere Dio, è la vita eterna. “Chi con me raccoglie riceve mercede di
vita eterna”. L’essenza è il fine; è il fine che ci
dà la possibilità di raccogliere. Per cui noi, non raccogliendo, facciamo il
nostro danno; separando ci separiamo.
Teniamo
presente che il frammento è molto più significativo di quello che assimiliamo.
Come è molto significativa la prova contro di noi, più che quello che ci
approva. Il trovare la contraddizione, il trovare la difficoltà, il trovare
chi non ci approva, chi ci castiga, per la nostra vita vera, è molto più
significativo, molto più importante di trovare chi ci approva, chi ci batte le
mani, chi ci esalta, quando le cose vanno bene. Perché il frammento indica
a noi il difetto che in noi abbiamo della conoscenza, o anche la concezione
errata che abbiamo di Dio. E fintanto che in noi c'è qualcosa di difettoso, o
di errato nel concepire Dio, tenendo presente che siamo stati creati per
concepire Dio, non possiamo concepire, generare il Verbo di Dio in tutto, anche
nei frammenti.
Soltanto così
raccogliamo veramente. Fintanto che in noi abbiamo una concezione errata di
Dio, ci troviamo davanti a dei frammenti, che ci segnalano la concezione
errata; quindi ci invitano sempre ad una revisione. Però non dobbiamo modificare
il frammento, ma dobbiamo modificare la nostra conoscenza di Dio. Per
cui è molto importante che noi facciamo attenzione alle difficoltà, alle
contraddizioni, ai frammenti che notiamo, perché sono questi che ci mettono in
movimento verso la vita, più che quando godiamo delle opere di Dio.
Eligio: Dopo Pentecoste è ancora possibile trovarsi
con dei frammenti non raccolti dell’opera di Dio?
Luigi: Si, è possibile. Però lo Spirito Santo,
arrivando, conduce l’anima a vedere la Verità completa, che è meta, quindi è ancora
cammino. Con la Pentecoste si ha veramente il canestro in cui raccogliere i
frammenti; e lo Spirito Santo tende a portare l’anima alla visione della
Verità totale: “Vi condurrà a vedere, perché per adesso
voi non avete la possibilità di portare tutto quello che ho da dirvi. Quando
verrà lo Spirito Santo, quello vi condurrà a vedere la Verità totale”, cioè la
Verità totalizzante, armonizzante il tutto. Quindi c'è questa possibilità: “Vi
porterà”. La possibilità non è ancora realizzazione,
però conduce. “E qualunque cosa chiederete al Padre,
vi sarà dato”, per cui tu raccogli, e hai la
possibilità di raccogliere.
Eligio: Quando cessa per l’anima la possibilità
della infedeltà? Soltanto con la morte fisica?
Luigi: Nella vita eterna, in Cielo, in Paradiso!
Perché come noi abbiamo il canestro nelle mani, cioè abbiamo la possibilità di
raccogliere, lì abbiamo la vita eterna. La visione del tutto armonizzato è
vita eterna! Noi attualmente siamo nel tempo perché siamo fratturati. Ma in
questo tempo, avendo già il Pensiero di Dio che è eterno, abbiamo già un piede
nell’eternità. Però questo generalmente lo trascuriamo, e stiamo sulla sponda
del fratturato; e nel fratturato siamo immersi nel tempo; per cui subiamo le
vicende del fratturato e saltiamo da una cosa all’altra. Invece unificando
entriamo nella vita eterna.
La vita
eterna, nella sua pienezza, arriva a noi con tutto unificato. E’ totalizzante,
e l’armonia del tutto è vita eterna. Per questo dico che la vita eterna è già
possibile quaggiù. Siamo già in vita eterna; ma anche se siamo già in vita
eterna, siamo invitati ad entrare in vita eterna. Però la vita eterna è già
tra noi. Siamo già, però non ancora. Siamo già, quindi abbiamo la possibilità,
ma dobbiamo sforzarci di entrare oggi, con tutto quello che è possibile
raccogliere i frammenti. E più noi raccogliamo i frammenti e più entriamo in
vita eterna, e sotto un certo aspetto, il tempo svanisce, diminuisce il peso
del tempo e aumenta in noi la vita eterna.
La vita
eterna è unificazione, è tutta armonia con Dio, allora abbiamo la vita eterna
che è una visione unitaria. Invece il tempo è costituito dalla frammentarietà.
San Paolo dice: “Recuperate il tempo”, vuol dire
poi: “Recuperate il frammentario”. Ma noi raccogliendo i frammenti, siamo
recuperati nel tempo, quindi nell’eternità; perché la Verità è eterna, non
muta più. Più noi raccogliamo in quello che non muta più, più noi entriamo
nella vita eterna. E qui abbiamo la vera pace, che può iniziare già adesso;
perché la nostra inquietudine è data dal frammentario.
Il
significato del frammento è quello di segnalarci il lavoro che dobbiamo ancora
fare; perché è molto importante il lavoro
che dobbiamo fare, non il lavoro che abbiamo fatto. Cioè, è importante sapere
che domani abbiamo la giornata impegnata, è molto importante già per questa
sera; perché Dio non ci lascia mai disoccupati. Sapere che non siamo mai
disoccupati, già adesso, prima di occuparci, è già vita, vita che arriva a noi.
“Vieni a lavorare nella mia vigna, non stare tutto il giorno a fare
niente”. Quindi il lavoro nella vigna c'è, tu
sappilo. Ma quello dà già tutto un significato alla nostra esistenza.
La tragedia
inizia quando perdiamo il significato dell’esistenza, cioè quando non abbiamo
più qualcosa di valido in qui impegnarci. Magari siamo occupati da mattino a
sera, ma tutte cose non sono più valide per noi; e quello distrugge la nostra
vita perché non possiamo sopportare una vita senza significato.
Dio ce lo
ordina, ce lo comanda: “Raccogliete”; è un comandamento, è un comando per la
nostra vita. Dio ci ordina di vivere. Siccome raccogliere è il verbo della
vita, Lui ordinando a noi di raccogliere ci ordina di vivere.
Pinuccia B.: Non può succedere che davanti ad un
lavoro così grande ci sentiamo schiacciati?
Luigi: No, perché facciamo conto su Dio, non
facciamo conto su di noi. E siccome è Lui che ce lo ordina, ci fa crescere fino
all’infinito, fino alla sua dimensione. Gesù stesso prega: “Affinché
tutti siano una cosa sola”. Certo, noi siamo dei moscerini
sperduti nell’universo, ma Dio può fare di questo niente un infinito; Dio
ci ha creati dal niente e può fare di questo niente un infinito. E vuole
farlo!
Noi non
dobbiamo mettere dei limiti: “Signore, fai tutto quello che vuoi! Dammi la
possibilità di farlo e poi fa tutto quello che vuoi!”. “Lui mi ordina
l'infinito? Bene! Ordinami l'infinito! Mangerò all’infinito”.
Ci vuole la
disponibilità della creatura. La creatura non può dire: “Questo è impossibile”,
davanti a Dio non si può mai dire quello. La Madonna non avrebbe concepito se
avesse detto: “Questo è impossibile”. L’angelo che è presso Dio dice: “Nulla
è impossibile a Dio”. Anche noi lo dobbiamo dire, però tutto
è opera di Dio. Dio essendo onnipotente può fare tutto quello che vuole. Anche
perché non siamo noi che dobbiamo arrivare, ma è Lui che ci conduce, è Lui che
fa, lasciamoci fare.
Lui non ti
chiede di impegnarti, Lui ti chiede soltanto di lasciarti fare. Lui, avendoti
creato dal niente, ti porta al compimento del suo disegno; ma è Lui, non sei tu
che devi fare. “Signore, tu mi hai creato, adesso io mi devo dare da fare”. Dio
ti ha creato, adesso lascia che ti porti a compimento. E’ Lui che fa.
Eligio: Ma Gesù dice: “Siate perfetti come è perfetto il
Padre mio”.
Luigi: Ma questo “siate” ti invita
all’apertura, perché è Lui che fa. La meta è quella di diventare figli di Dio. Per
cui la caratteristica del Figlio è questa: in tutto si riconosce come fatto dal
Padre, opera del Padre. E’ Lui che ha fatto, è Lui che fa. Noi non sappiamo
ancora quale meta. San Paolo stesso dice: “Nessun occhio ha mai visto,
nessun orecchio ha mai udito, a quale meta Dio ci ha chiamati”; è logico, perché
è soltanto tutta opera di Dio. L’importante è che la creatura non dica: “No,
questo è impossibile”. Non dire questo, non sai, lascia fare al Signore.
Eligio: Il grado più basso della vita spirituale è
più alto del grado che noi conduciamo qui sulla terra.
Luigi: Gesù stesso dice: “Il più piccolo nel regno di Dio è
il più grande del più grande degli uomini”, e lo dice
di Giovanni Battista, che sembra già un massiccio di santità, di grandezza. Ma
è grazia di Dio. La differenza sta lì: nel Battista abbiamo il figlio di donna,
qui abbiamo il Figlio di Dio. Gesù, dicendoci: “Lasciatevi fare!”, ci fa una promessa.
È un
passaggio soprannaturale, per cui non è la creatura che arriva, è Dio che
trasforma la creatura. E’ un salto di qualità.
Il Signore ci
invita a sognare con Lui e noi non dobbiamo distruggere i sogni. Dio realizza
una realtà che supera infinitamente tutti i nostri sogni che possiamo sognare. I
nostri sogni in Dio diventano realtà, perché è solo Dio che li può
realizzare. I nostri sogni umani vengono tutti delusi, ma i sogni in Dio
diventano realtà. E la realtà che sperimenteremo in Dio, supera ancora tutti i
sogni che Dio ci ha fatto fare. San Paolo dice che è una realtà che l’uomo non
può concepire. Noi stiamo andando verso un universo che è qualche cosa di
strabiliante, che non immaginiamo nemmeno; siamo chiamati ad una vita che è
meravigliosa.
Attualmente
siamo sotto terra, siamo delle larve e non ci immaginiamo che cosa vedremo
quando usciremo alla luce del sole. Siamo chiamati lì. Ora, Dio parlando,
incomincia a farci sognare l’altra sponda. Dobbiamo imparare a vivere
sull’altra sponda, anche se siamo ancora su questa sponda. E quello è sogno! Avviene
col pensiero. Perché Dio ci parla di un regno, che attualmente noi non
sperimentiamo ancora. Noi sperimentiamo un regno villano, un regno di
grettezze, di lotte, di violenze, e Dio ci invita a sognare tutto un altro
regno. D'altronde la realtà sarà quella non questa. E ci invita a restare in
questo sogno, perché un giorno questo sogno diventerà realtà. E tutta la nostra
realtà sarà smentita, perché era un frammento che ci doveva portare sull’altra
sponda.
Ci invita a
sognare. Il Signore ci dice una cosa sola: “Guarda me ed io faccio tutto”. Ci
invita solo a guardare. Dio ha dato a noi la possibilità di guardarlo, di
pensarlo: “Guardami! E Io faccio tutto!”.
La tragedia nel
fatto che noi magari diamo tutto a Dio, sacrifici, penitenze, rinunce, regole
di vita, facciamo dei salti mortali, ma non lo guardiamo, non pensiamo a Lui.
Dio ci dice:
“Senti, butta via tutto il resto, pensa solo a guardarmi!”. E noi: “Ma io sono
un delinquente…”. Dio non ha difficoltà, non gli interessa. “Guarda me”, a Lui
interessa solo questo!
Tieniti
esposto al sole, il sole ti trasforma. Il sole ti fa crescere, il sole ti
trasforma, il sole ti modifica, il sole ti abbronza. Sono tutti segni. L’importante
è stare esposto al sole divino; il sole ti trasformerà. Tu non hai niente da
fare, è Lui che fa. Altrimenti noi diremmo: “Si, Signore, tu sei stato buono,
ma qualche cosa anche io l’ho fatto!”. È lì la fregatura. Perché si entra
nel regno di Dio dicendo: “Signore, come sei stato buono! È stata tutta opera
tua! Di mio c'è solo il negativo!”.
Ora, essendo
Lui un infinto, è infinito in ogni sua opera. C'è tutto Lui in ogni sua opera,
in ogni sua espressione. E noi siamo una sua espressione. C'è tutto Lui, perché
Lui è infinito, e Lui ci può trasformare in questo infinito. C'è tutto Lui in
noi, non è una parte. Perché se fosse in noi una parte, in un elefante ci
sarebbe più Dio che in noi, perché l’elefante è più grosso di noi. Dio è
infinito nella zanzara, nella formichina, come è infinito negli astri, nei cieli
immensi. Lui è infinito in ogni sua espressione, in ogni suo segno, in ogni
sua parola; quindi anche in ogni creatura. Lui è tutto, perché la
caratteristica è questa.
Ho fatto la
differenza che c'è tra il numero e l’infinito. Se tu prendi una parte del
numero, la parte non è più uguale a tutto il numero. E se tu aggiungi qualche
cosa ad un numero, quel numero è qualcosa di diverso al numero di prima.
Nell’infinito no, c'è un salto di qualità. L’infinito è tutto in ogni suo
punto, sempre infinito. Per quanto tu aggiungi all’infinito qualche cosa, non
modifichi l’infinito. E per quanto tu togli all’infinito qualche cosa, non
diminuisci l’infinito. La meraviglia è lì!
Nella
creatura, nel finito, nel numero, se tu togli qualche cosa, hai qualche cosa di
meno. Nell’infinito, per quanto tu togli, non modifichi affatto l’infinito.
Stiamo
andando verso qualcosa di meraviglioso. Non c'è nessuna parola umana negativa,
che possa togliere qualche cosa all’infinito divino! Perché per
quanto tu togli, l’infinito resta sempre infinito. Totalità!
Dobbiamo
imparare a sognare e a lasciarci fare. Per cui il finito che voglia diventare infinito
è un assurdo; il finito, per quanto aumenti, si gonfi, non diventerà mai
infinito. Ma l’infinito che possa riversarsi nel finito, si!
Eligio: Il significato del frammento è quello di
segnalarci che non abbiamo ancora raccolto qualcosa in Dio.
Luigi: Il significato positivo è che il frammento ci
sollecita a cercare Dio. Quindi dicendoci: “Non hai ancora cercato Dio come
devi conoscerlo”, ci sollecita a cercarlo. E’ la funzione positiva.
Eligio: Gesù ci invita a raccogliere con Lui, perché
senza di Lui non possiamo fare niente.
Luigi: Qui possiamo capire la parola di Gesù: “Senza
di me non potete fare niente”, cioè “Non potete raccogliere
niente senza di me”; perché senza di Lui, non facciamo altro che moltiplicare i
frammenti, che disperdere sempre di più. Quindi: “Senza di me non potete fare
niente… e senza di Lui è niente tutto quello che è fatto”. Quel “niente” diventa la
dispersione al massimo grado della frammentarietà. L’unità diventa dispersa al
massimo nella frammentarietà, nel niente. Perché il niente in assoluto non
esiste. Ma il niente diventa al grado massimo, la frammentarietà. E la morte
è la massima frammentarietà, mentre la vita è la massima unità.
Pinuccia B.: Il frammento è il pane spezzato di Dio
adeguato alla nostra incapacità di assimilare. Da qui il bisogno di raccogliere
tutto nel Pensiero di Dio.
Luigi: Il
bisogno di una vita unitaria, di una vita semplice, accentua il valore
dell’importanza di Gesù che dice di raccogliere i frammenti. Cioè, la
constatazione di una vita frammentaria, suscita in noi il bisogno di una vita
unitaria. E questo bisogno dà valore al Verbo.
* * *
N.B.: Il testo, tratto da
registrazione,
non è stato
rivisto dall'autore e mantiene lo stile discorsivo.