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UtUnumSint

parte precedente

 

 

Omne verum, a quocumque dicatur,

a Spiritu Sancto est”

 

 (S. Tommaso d’Aquino)    

"Altissimu, onnipotente

bon Signore,

tue so' le laude,

la gloria, l'onore

et onne benedictione'

 

(Dal Cantico delle Creature di S. Francesco)

 

LA  GLORIA                                                        

                                              

 

 

 

parte quarta

 

Gloria che si svela

Tu, Pensiero del nostro pensiero,

Vita della nostra vita,

Amore del nostro amore,

Luce della nostra luce.

 

 

 

 

La gloria di Dio è lo svelarsi della sua Verità a noi, in noi.

Questa è l’opera di Dio in quanti ascoltano la sua voce.

La voce di Dio giunge ovunque, poiché Uno solo è Dio che opera tutto in tutti, e nessuno lo può ignorare.

Non tutti lo ascoltano; non tutti intendono la sua voce. Per costoro lo svelarsi della Verità di Dio diventa pura notte, vuoto di vita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dio opera in tutto per educarsi a cercarLo ed a cercarLo come e dove va cercato per trovarlo.

“Tu mi hai cercato perché io ti cercassi!” scrive S. Agostino nelle sue Confessioni.

Se la Verità ci è segnalata, la vita ci viene offerta.

Dio ci offre la sua vita segnalandoci la sua Verità.

Siamo noi che rifiutando la Verità rifiutiamo la vita e ne subiamo le conseguenze.

Dio che si annuncia in tutto, si che nessuno lo può ignorare, si fa conoscere solo da chi Lo cerca e Lo cerca dove egli si trova.

 

   

 

 

 

 

 

 

La realtà finita, transitoria, mutevole, misteriosa, in cui ci troviamo e che forma il nostro mondo, è l’offerta a noi della vita da parte di Dio che ci invita e ci educa a cercarlo ed a trovarlo.

Dio non ci ha creati per ingannarci, né ha posto in noi la fame di assoluto, di eterno, di infinito per farci sognare e deluderci.

I nostri sogni non finiscono all’alba delle realtà del nostro mondo e della nostra vita in esso, ma le realtà del nostro mondo sono per segnalarci il luogo in cui i sogni si realizzano e giungono al loro compimento.

Le realtà del nostro mondo segnano un'alba sulla realtà di Dio.

Dio, che è Colui per il quale e dal quale si realizza ogni sogno, perché è Lui stesso che promette ed è Lui che realizza ciò che promette.

 

 

 

 

 

 

 

 

Dio è unico e non ha nessun concorrente nel suo modo di condurre la storia e gli avvenimenti nella vita degli uomini.

Tutti gli avvenimenti sono opera delle sue mani e concludono all’avvenire escatologico, alla “Parusia”, cioè alla sua Presenza universale e personale.

Nessuna forza può ostacolare il suo disegno, poiché è Lui il Creatore, è Lui il Signore, è Lui che governa le genti e le nazioni come governa le stelle e la vita di ogni uomo,

E’ Lui che crea le cose e segna i tempi per ogni cosa. E’ Lui che conduce coloro che Lo ascoltano a contemplare la grandezza della sua gloria per renderli partecipi di ciò che Egli è.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Se gli uomini sono dispersi nella tenebre e non vedono e non capiscono il senso delle cose che accadono è perché non hanno ascoltato la voce di Dio nella loro vita, ma hanno preferito ascoltare altre voci: hanno creduto più agli uomini che a Dio; hanno avuto più interesse per gli uomini che per Dio.

Non hanno in se stessi la Parola di Dio dimorante.

 

 

 

 

 

 

 

 

La gloria di Dio è Dio che si offre senza più segni, né parole, né parabole, all’estremo svelamento del su Essere: “Padre, Figlio e Spirito Santo”.

E’ la Verità che si offre senza veli: “conoscerete la Verità e la Verità vi farà liberi”. Questa è la promessa di Dio per ogni uomo.

E’ vedere le cose nella prospettiva della Realtà Assoluta, è vedere la significazione in tutto del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

“Lo Spirito di Verità vi condurrà a vedere la Verità in tutto”.

Per vedere le cose come sono nella Verità, bisogna imparare a vederle come sono davanti a Dio, per Dio e in Dio. Qui l’uomo acquista la partecipazione allo sguardo creatore con cui Dio contempla le cose: è vedere dal punto di vista di Dio, nel Pensiero di Dio, fino alla partecipazione, per conoscenza, alla generazione del Figlio dal Padre.

 

 

 

 

 

 

 

 

L’uomo è un essere che porta in sé un mistero che è più grande di sé.

Dio è in noi più grande di quanto noi siamo, perché è in noi più di quanto noi siamo o possiamo essere con Lui.

Solo da Lui noi possiamo imparare ad essere con Lui come Lui è con noi.

Per questo è necessario superare noi stessi. “Chi guarda a se stesso per meglio conoscersi, o forse anche per migliorarsi, non incontra certamente Dio”, dice Von Balthasar.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciò che noi siamo, solo Dio ce lo può dire e solo da Dio noi lo possiamo sapere.

Siamo veri solo in Dio e da Dio.

Per questo è necessario sottomettere a Dio ogni cosa.

Poiché Dio è Creatore di ogni cosa, tutti i nostri problemi sono opera della sua presenza in noi. Una presenza che non può essere ignorata, anche se trascurata e misconosciuta: “Vi è in voi Uno che non conoscete!”.

Il problema si impone e ogni uomo dal momento che prende coscienza della presenza di Dioè impegnato a rifare i conti con l’impostazione della vita quale si vive nel mondo, poiché qui si scopre che la vita non è un problema di rapporti  con gli altri, con il mondo, né è un problema di lavoro, di guadagno, di benessere, non è nemmeno un problema di morale, di doveri, ma è essenzialmente un problema di conoscenza e di conoscenza di Dio, e: “Dio non si imprigiona nell’area di un tempio, né si consegna alla privilegiata casta dei professionisti del sacro”, come scrisse Mons Ravasi.  

 

 

 

 

 

 

 

Dio è il problema principale, essenziale, della vita e pertanto la conoscenza di Dio è un problema vitale per ogni uomo, problema che non può essere devoluto a nessuno e per nessun motivo, ma dev’essere vissuto in prima persona, come l’amore, come il vivere, come il morire. La morte si vive sempre in prima persona!

Beato l’uomo che ha Dio come suo Maestro!

 

 

 

 

 

 

 

La gloria di Dio si rivela nel niente e nel non senso, nel senza significato, nel caso, cui approda l’uomo quando non vive per conoscere Dio. In questo azzeramento di ogni cosa che l’uomo subisce quando vive per altro è la testimonianza del suo fine, del suo destino, e quindi del suo impegno principale di vita.

Ma la gloria di Dio si rivela soprattutto in questa fame insopprimibile di capire il senso delle cose, della vita, dei fatti.

La gloria di Dio si rivela nella fame di conoscenza della Verità che è nell’uomo, tanto che là dove non si ha fame di conoscere Dio, la vita si spegne. Non è lecito essere stolti nel Regno di Dio.

 

 

 

 

 

 

 

 

La salvezza, la liberazione e la vita non stanno nelle cose che si vedono.

Il sentiero della vita è oltre il nostro mondo visibile, oltre le cose che si toccano e si esperimentano; questo è il messaggio di Cristo ad ogni uomo, e questo è ciò che caratterizza coloro che credono in Dio e li distingue da coloro che vivono per le cose del mondo.

 

 

 

 

 

 

 

 

L’uomo non può esistere senza un rapporto con Dio che lo fa essere.

Il sapere che Dio si conosce forma in noi il desiderio di conoscerlo come Egli si conosce; il sapere che Dio è presente forma in noi il desiderio di vedere la sua presenza; il sapere che Dio ci pensa forma in noi il desiderio di pensarlo come Egli ci pensa; il sapere che Dio ci ama forma in noi il desiderio di amarlo come Egli ci ama, e il sapere che Egli è con noi fino alla fine del mondo forma in noi il desiderio di essere con Lui fino alla fine del mondo.

Dio ha sottomesso tutto all’uomo; nulla l’uomo deve lasciare che non sia sottomesso a Dio. E’ la condizione per entrare nella Verità.

Per questo l’uomo non può sopportare niente senza un rapporto personale con Dio, e non può avere un rapporto con Dio se non supera se stesso e tutto il proprio mondo per pensare a Dio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Imparare a penare è imparare a raccogliere ogni cosa nel Principio, a stabilire in tutto un rapporto con Dio: “intimissimo e personalissimo rapporto”, come lo chiama Von Balthasar.

Questo è glorificare Dio nei nostri cuori.

Non c’è rapporto più intimo, più vincolante, del rapporto tra l’uomo che pensa Dio e Dio che si fa pensare dall’uomo.

E’ il rapporto tra la vite e i tralci.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il dis-velamento con Dio è frutto di incontro personale con il Dio personale: il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe.

Dio si conosce solo per mezzo di Dio.

E’ Dio che suscita e genera negli uomini l’esperienza trascendentale di sé e questo avviene ed è possibile solo perché la stessa realtà di Dio è presente nell’uomo. Senza questa presenza l’uomo cessa di essere uomo.

Tutte le nostre esperienze di vita sono esperienze della presenza di Dio.

E tutti i nostri problemi sono causati, determinati da questa presenza di Dio.

E’ Dio che parlando con noi ci convoca alla sua presenza e ci rende capaci della conoscenza di Lui. Ma questo non avviene senza di noi.

Dio ci chiama, ci convoca e ci impegna pensare a Lui, fonte, principio del nostro pensaree del nostro capire.

Il dis-velamento di Dio è esperienza di reciprocità, richiede il nostro pensiero: quel pensiero che noi abbiamo venduto, prostituito sui marciapiedi del mondo, per ottenere dal mondo degli specchi in cui vediamo i nostri volti disfatti.

 

 

 

 

 

 

 

 

Non si può restare con Dio senza riferire tutto a Lui, quindi senza offrirgli il nostro pensiero in cui Egli ci fa vedere il suo Volto, la sua Presenza, la sua Verità.

Non si può restare in un amore senza riferire tutto ad esso.

Altrimenti si rimane tagliati fuori, nella regione delle tenebre dove si subisce tutto senza poter intendere niente. E’ l’inferno.

 

 

 

 

 

 

 

 

Gli uomini hanno fondato le loro sicurezze sul loro sapere, sulla loro cultura, sulle loro scienze, su ciò che dicono o fanno gli altri, su ciò che possono possedere. E hanno perso la vita.

Hanno fondato le loro sicurezze sugli altri, si sono incensati a vicenda davanti ai loro altari, ai loro idoli; hanno creduto di vivere glorificando, giudicando, ponendo etichette su tutto, accumulando beni e ricchezze.

Hanno elevato altari ai loro idoli ed hanno suonato le loro trombe, le trombe dei mezzi di comunicazione, attorno ad essi.

Poi improvvisamente si è fatto buio su tutta la loro vita: buio e silenzio sulla loro cultura, sulle loro scienze, sui loro altari, ed oggi incominciano a scrivere: “l’universo si è fatto buio: nessuno adesso sa più dirci come siamo nati”. Non lo hanno mai saputo!

Hanno trascurato Dio e si sono trovati con nessuno e con niente: senza paternità, senza nome, senza senso.

I loro incensieri sono stati scagliati in terra, i loro altari, le loro trombe, le loro cattedre, i loro organi sono finiti in soffitta a raccogliere polvere. Nessuno più sa cosa farsene.

 

 

 

 

 

 

 

 

Tutto è fatto nel Pensiero di Dio e tutto è compiuto nel Pensiero di Dio. “Avendogli assoggettato ogni cosa, nulla Dio ha lasciato che non gli fosse sottomesso”.

Se tutto è compiuto, che cosa manca a noi che non vediamo il Pensiero di Dio, la gloria di Dio in tutto?

Manca solo il nostro capire che tutto è computo nel Pensiero di Dio.

Manchiamo solo noi che, non tenendo conto di Dio, in tutto ciò di cui ci occupiamo restiamo preda della nostra superficialità e passionalità.

Per questo, mentre la luce di Dio splende in tutto e la sua gloria avvolge e penetra ogni cosa: “le tenebre ricoprono la terra, notte fonda avvolge i popoli” (Is 60.2). La notte ovatta i no stri pensieri perché non riferiamo tutto a Dio. Siamo immersi nella gloria di Dio e non la vediamo.

“Il mio popolo non vede, il mio popolo non intende”.

 

 

 

 

 

 

 

 

Chi può conoscere la sua gloria? Chi può restare nella sua luce?

Non si può restare con il Principio se non avendolo come principio di tutto in noi e di noi, principio anche del nostro stesso pensare.

Ciò che non riferiamo al Principio ci separa dal Principio e quindi ci separa dalla luce della vita, ci fa perdere la vita. Ecco perché ci è tanto difficile restare nella luce, mentre le tenebre diventano il nostro pane giorno e notte.

La vita Dio ce la data per essere un luogo di amore alla luce, all’intelligenza, alla conoscenza della gloria di Dio, alla contemplazione, alla preghiera, poiché Dio ha creato e crea tutte le cose per darci la possibilità di pensare a Lui e di conoscerLo.

In Lui è la nostra vita.

 

 

 

 

 

 

 

 

Non abbiamo capito che in noi la Presenza di Dio, l’esperienza di Dio, la certezza di Dio, il Tu di Dio si formano solo nella misura in cui dedichiamo il nostro pensiero a Dio, perché Lui sia in noi il Principio di tutto in noi quale veramente Egli è.

Solo se Dio è il nostro Principio noi restiamo nella vita.

 

 

 

 

 

 

 

 

L’uomo è un essere visitato dalla gloria di Dio: ogni uomo è testimone di Dio e proclama, coscientemente o incoscientemente, che Dio è tutto: Creatore, Signore, Luce, Amore, Perdono, Salvezza, Verità, Senso e Significato di ogni cosa.

“Voi stessi dite che io sono” dice il Signore agli uomini.

Noi stessi diciamo che Dio è: lo diciamo in tutto, in ogni momento, in ogni modo; lo diciamo con la vita e con la morte, lo diciamo sia con i problemi che ci assillano e che non risoviamo, sia con le inquietudini, le paure, sia con il nostro tanto correre per il mondo, segno della inquietudine che portiamo dentro.

 

 

 

 

 

 

 

 

La gloria di Dio si annuncia in noi e in tutto: si avverte in ogni mattino che si leva sul mondo, si respira nell’universo, nel mistero delle cose e dei fatti, nella vita di ogni uomo: è il miracolo di ogni giorno.

La gloria di Dio è la presenza tra noi e in noi della trascendenza di Dio.

Essa investe tutto l’uomo, lo convoca a pensare a Dio e lo rende attento al pensiero dell’Assoluto che ogni uomo porta in sé, fino a renderlo conforme all’immagine del Figlio di Dio, trasparente alla presenza del Padre.

La gloria di Dio risplende in tutto, ma gli uomini non La vedono e non La vedono perché non La intendono, perché per intendere è necessario guardare ogni cosa da Dio, principio della luce e della vita.

La gloria di Dio che pur si annuncia in tutto, si trova solo nella luce di Dio, splende in tutta la sua maestà nell’Unigenito Figlio di Dio.

Ma gli uomini non guardano le cose da Dio, non tengono conto di Dio.

Preferiscono tener conto degli uomini, si ancorano all’effimero anziché all’eterno e così restano schiavi delle cose senza poter vedere il Pensiero che è in esse.           

          

 

 

 

 (La quinta parte del libro verrà proposta il

19.09.2024 –Beata vergine Maria de La Salette)

 


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