Incontri del Sabato ciclo B-C
Condotti da Luigi
Bracco
Gv XVII,18: “Come tu hai mandato
me nel mondo, così io mando loro nel mondo”
ciclo B - presso Casa di Preghiera:
(21.05.1988)
Paola:
C’è un “come” del Padre (…)
Luigi:
Dicendo questo “come” ci mette un grande punto interrogativo. Anche nel Padre
nostro diciamo: “Sia fatta la tua volontà, come in cielo, così in terra”,
ma come avviene nel cielo la volontà di Dio? Questo è per dire a noi che fintanto
non conosciamo “come” la volontà di Dio si fa nel cielo, siamo nell’incapacità
di fare la volontà di Dio qui in terra; perché soltanto se vediamo come la
si fa in cielo, possiamo farla in terra. Soltanto se capiamo come il Padre
ha mandato il Figlio, capiamo anche come il Figlio manda noi; non ci manda
a fare propaganda a destra e sinistra, manda noi come il Padre ha mandato Lui.
Ad esempio, quando viene chiesto a Gesù: “Fammi
giustizia perché mio fratello è un egoista, non vuole dividere con me
l’eredità”, Lui si rifiuta. Questo vuol dire
che il Padre lo ha mandato in altro modo da come sembra a noi. Quando Marta
dice a Gesù: “Di a mia sorella Maria che
mi dia una mano perché sta lì a fare niente”,
apparentemente può sembrare volontà di Dio dire a Marta di aiutare la sorella,
ma Gesù non si comporta così; e ci fa capire che il Padre lo ha mandato in un
altro modo da quello che sembra a noi. Ecco la grande importanza di capire come
il Padre manda il Figlio; e fintanto che non lo capiamo, non capiamo come il
Figlio manda noi nel mondo, cioè come dobbiamo comportarci nel mondo per
restare con Dio.
Paola:
Anche la dedizione, c’è il rischio di intenderla in modo sbagliato.
Luigi:
Ci può essere anche la contesa: “Questo si poteva dare per i
poveri”, come per l’unguento usato da Maria
Maddalena per i piedi di Gesù. Ma Gesù dice: “I poveri li avete sempre con voi, non sempre
avrete me”, e ci fa capire che la
nostra vita non è nemmeno giustificata nel vivere per i poveri. Noi non siamo
stati creati per vivere per i poveri, non è una giustificazione. I poveri
possono essere un mezzo, un aiuto per avvicinarci a Dio, ma lo scopo non è il
povero, lo scopo è Cristo.
Per cui Maria Maddalena ha
fatto una cosa buona offrendo il profumo. Offrire il profumo equivale ad
offrire la nostra vita dedicandola a Dio. Ma il mondo critica Maria, perché
ha sprecato, “quell’olio si poteva
vendere”. Gesù invece capovolge le cose,
giustifica Maria e dice: “fintanto che ci sarà il
mondo si parlerà di lei perché ha fatto una cosa buona”.
(?):
Tante persone pensano che essere mandati significa fare le cose con
superficialità, invece si deve andare a fondo.
Luigi:
Per scoprirlo bisogna innanzitutto capire “come” il Padre manda il Figlio, cioè
per quale fine. Se ci rendiamo conto (e soltanto con Dio lo possiamo fare) che
nel mondo tutti gli uomini soffrono perché non toccano niente di Dio, perché
non conoscono Dio, capiamo che il vero bisogno che l’uomo ha è di toccare
qualcosa di Dio.
Gli uomini si ammalano perché
non toccano niente di Dio. Cristo è venuto per parlarci di Dio, per farci
conoscere Dio, non è venuto per fare giustizia sociale, promozione sociale,
sviluppo; non è venuto per i problemi di interesse, Lui si sottrae a tutto
questo. Lui è venuto unicamente per farci conoscere il Padre e
all’ultimo dirà: “Padre, ho fatto conoscere il tuo nome, ho glorificato il tuo nome”.
Ecco lo scopo per cui è venuto. E lo ha fatto predicando il Regno di Dio, cioè
facendo capire che tutto è voluto da Dio e che soltanto accogliendo tutto da
Dio, beni e mali, cominciamo a camminare verso Dio. E Lui ci sta aiutando
proprio mandandoci tante cose che ai nostri occhi sono male.
Se accettiamo da Dio solo i
beni e scartiamo i mali, rifiutiamo quell’aiuto principale; perché Dio ci aiuta
principalmente attraverso quello che ai nostri occhi è male.
Sono le “batoste” che ci fanno camminare, non le “caramelle” (se noi diamo solo
caramelle ad un bambino non lo facciamo diventare un uomo, ma solo un viziato).
Le “caramelle” non ci fanno crescere, quello che ci fa crescere è ciò che ci
costringe a pensare, a riflettere, a chiederci: “Perché ci sta arrivando
questo?”. Allora tutto questo crogiuolo di pensieri ci modifica e ci fa
camminare.
Per cui dobbiamo cercare di
volerci bene o di piacere agli altri, Cristo non ha cercato di piacere, è
venuto a far conoscere che tutto è voluto da Dio, che tutto è Regno di Dio,
che Dio ci ha creati per cercarlo e per conoscerlo e che Lui è la via che ci
conduce alla conoscenza.
Giovanna:
“Così ho
mandato loro”, è il Figlio che ci manda?
Non il Padre?
Luigi:
“Così mando loro”,
togliamo il passato. Le cose vanno intese nello Spirito. Le parole sono dei
segni e uno può rivestirle in tanti modi. “Dio ha creato il mondo”; quindi ora
non lo crea più? Dio è il creatore, ancora oggi è il Creatore; non è stato il
Creatore. Così lo stesso: “Dio manda”. Ogni giorno noi siamo mandati. Ma
come? Ogni giorno Dio ci presenta qualcosa e noi dobbiamo fare delle scelte;
siamo costretti, volenti o nolenti, perché ogni fatto che ci arriva è sempre
una proposta. E noi diamo una valutazione: “questo mi interessa, quello no”;
così diciamo quello che ci sta più a cuore. Noi apriamo una rivista, un
giornale e andiamo a cercare gli articoli che ci interessano, e così riveliamo
cosa abbiamo dentro. Dio tutti i giorni ci presenta degli argomenti e sta ad
aspettare che valutazione diamo.
E’ l’interesse che ci manda.
A seconda dell’interesse che abbiamo, andiamo a sceglierci un maestro piuttosto
che un altro.
Cristo stesso è stato mandato
a morte per svelare i segreti dei cuori, perché proprio mandando a morte
Cristo, riveliamo quello che c’è dentro di noi. Lui che muore in croce diventa
lo specchio di quello che noi portiamo nel nostro cuore, dentro di noi.
“Ecco l’uomo”: di fronte a Cristo ogni
uomo si specchia e conosce se stesso. Lui diventa la proiezione di un nostro
interesse. E siccome non abbiamo interesse per Dio, dobbiamo uccidere chi
arriva a noi parlandoci di Dio. Uccidendolo riveliamo di avere un altro
interesse e sveliamo il nostro cuore. Ora, svelando il nostro cuore per
mezzo di Lui, abbiamo la possibilità di rinsavire, di capire il peccato che
portiamo dentro di noi e di essere guariti.
Pinuccia
A: Gesù è venuto nel mondo per prendere su di Sé le nostre colpe.
Luigi:
Tutto quello che accade intorno a noi è per noi. Lui prendendo su di sé le
nostre colpe è morto, ma la sua morte rivela la nostra morte, la morte che portiamo
dentro di noi.
Se dico che una cosa non mi
interessa, la scarto e non prendo la lezione. Se vedo un ubriaco e dico che
questa cosa mi interessa perché è Dio che me lo presenta, non devo giudicare,
ma devo prenderlo su di me, perché è per me. “Signore cosa mi vuoi dire
presentandomi un ubriaco?”. Se mi presenta un ubriaco è perché io sono ubriaco
(è lo specchio), solo che lui è ubriaco di vino, mentre io sono ubriaco di
altro. Allora devo arrivare a capire cos’è questa ubriacatura che porto dentro di
me. E prendo la lezione su di me in quanto dico: “Signore lo presenti per me!”.
Qui inizio a ragionare con Dio. Dio dirà che per me si è vestito da
ubriaco, per salvarmi.
Franco:
Ci manda nel mondo perché il mondo è utile nel cammino.
Luigi:
Sì. Un ubriaco è utile se lo prendo su di me e mi chiedo che ubriacatura porto
dentro di me. Se mi porta un delinquente, devo chiedermi: “Dov’è il mio
delitto?”. Perché se mi presenta un delinquente è perché c’è del delitto dentro
di me. Se mi presenta l’aborto è perché porto l’aborto dentro. “Signore qual è
il mio aborto?”. Se ha trasformato tutta la società in uno specchio di aborti è
perché in me non c’è più spazio per la vita. “Signore aiutami a capire dove io
faccio aborti”.
Franco:
Quello che ci presenta tutti i giorni è utile per noi?
Luigi:
Certo, è Dio che ci sta aiutando, è inutile che ci sforziamo e ci affatichiamo
per cambiare o modificare un fatto. Non dobbiamo farlo perché è lezione di Dio
per noi.
Se tu modifichi una lezione,
Dio te ne manda un‘altra più pesante, finché non capisci.
Franco:
Quindi è giusto anche applicare la mente alle parole di ogni giorno, oltre che
al Vangelo?
Luigi:
Certo. Per arrivare a leggere io devo aver “mangiato” il sillabario, altrimenti
non arrivo a capire e cerco di modificare la lezione. E’ come se ad un
insegnante che mi spiega una lezione, dicessi che la lezione non mi serve e mi
mettessi a fare sciopero, perché faccia un’altra lezione. Ma quella lezione era
proprio per me! Come faccio a capire? Ecco perché ho bisogno di “mangiare”
molto il Vangelo.
Franco:
“Il Figlio, dalle cose che patì, imparò l’obbedienza
al Padre”.
Luigi:
Ma non è che Lui avesse bisogno di imparare, è per noi.
Amalia:
Fintanto che non ci preoccupiamo di capire “come” il Padre manda il Figlio nel
mondo, il nostro vivere è tutto sfasato.
Luigi:
Si perché noi, poco o tanto, cerchiamo di modificare le lezioni perché non
coincidono con i nostri pensieri, non ci fanno comodo e allora cerchiamo di
cambiarle. Invece bisogna alzare le mani e non cambiare la lezione, perché è
per noi. Dobbiamo cercare di capire il perché; man mano che lo capiamo ci
accorgiamo che Dio cambia la lezione. Ma fin tanto che non capiamo e cerchiamo di
modificare l’avvenimento, il Signore aggrava la lezione; perché per salvarci
deve aggravare la lezione.
Franca:
Bisogna togliere il passato anche a “Come tu hai mandato me”?
Luigi:
Il problema centrale è capire quel “come – così”. Perché soltanto se capisco
come il Padre manda il Figlio, capisco come devo comportarmi nei riguardi delle
cose del mondo. Il Padre ha fatto prendere sul Figlio tutte le
situazioni del mondo.
Franca:
Il fatto che Gesù ha un corpo è proprio il mezzo per prendere su di sé le nostre
colpe?
Luigi:
Il corpo è quello.
Rita:
Per capire questo versetto bisogna che sia avvenuto in noi l’incontro con il
Cristo.
Luigi:
Certo, senza di Lui non c’è luce.
Pinuccia
B: Come è mandato il Figlio? E’ mandato in modo da prendere su di sé tutti i
peccati del mondo. Lui ci salva se prendiamo tutto su di noi.
Luigi:
Se il ricco Epulone avesse preso su di sé la situazione del povero Lazzaro che
Dio gli aveva messo sulla porta per salvarlo, non sarebbe andato all’inferno.
Quel povero Lazzaro era un angelo che Dio aveva vestito da mendicante, l’aveva
messo sulla porta del ricco epulone per salvarlo. Ma il ricco epulone avrebbe
dovuto prendere su di sé la situazione di quel povero, perché era per lui; era
sulla sua porta, quindi era proprio per lui.
Pinuccia
B: Il povero Lazzaro era il segno della sua anima lacerata.
Luigi:
Certo. Siamo tutti dei terribili mendicanti, anche se siamo ricchi sfondati.
“Come
potete credere voi che elemosinate la gloria gli uni dagli altri?”;
noi tutti stiamo elemosinando un po' di gloria, cerchiamo qualcuno che ci
approvi, che ci batta le mani, che ci voglia bene, che ci incensi: questa è
mendicità. Se noi ci rendessimo conto che tutte le cose che Dio ci presenta
attorno, le dobbiamo prendere su di noi perché Dio ce le presenta per salvarci,
non andremmo ad elemosinare la gloria dagli altri.
* * *
ciclo C - presso Casa di Preghiera:
Gv XVII,18-I: “Come tu hai
mandato me nel mondo, così io mando loro nel mondo”
(19min
04sec)
(30.01.1993)
“Come Tu hai mandato Me nel
mondo…”
Nino: Gesù è
venuto nel mondo per salvarci con una motivazione che gli ha dato il Padre, che
è quella di ricondurci al Principio. Egli è venuto per darci lo stesso Spirito
che ha Lui. Lui è tutto mosso dal Padre.
Domenico:
C’è da distinguere tra come il Padre manda il Figlio nel mondo e come lo manda
prima che il mondo fosse.
Luigi: Non
lo manda prima che il mondo fosse; se il mondo non c’è, non può mandarLo!
Domenico: Ma
nel Vangelo gli Apostoli affermano: “Adesso
abbiamo conosciuto che Tu sei veramente uscito dal Padre” (Gv 16,30) e Gesù
dice: “…essi hanno creduto che Tu mi hai
mandato” (Gv 17,8). Quindi c’è un essere mandato dal Padre come Verbo
incarnato.
Luigi: Solo
così. Nella creazione non è mandato.
Domenico:
Sabato scorso abbiamo fatto “La tua
Parola è Verità”, la sua Parola è il Verbo, e il Verbo viene nel mondo a
predicare l’Essere. Lui parla nel Principio, quindi Lui predica l’Essere del
Padre.
Luigi: Cos’è
il mondo?
Domenico: Il
mondo è tutto ciò che è relativo al pensiero del nostro io.
Luigi: Cosa
vuol dire “relativo al pensiero del nostro io”?
Domenico: È
ciò che noi vediamo, tocchiamo ed esperimentiamo. Lui scende al nostro livello,
perché se così non fosse, noi non capiremmo niente.
Luigi: Come
il Padre lo manda?
Domenico: Lo
incarna.
Luigi: Cosa
vuol dire “incarnare”.
Domenico:
Incarnare vuol dire prendere un corpo. Infatti avendo noi uomini solo occhi per
i corpi, se Lui non assumesse un corpo non potrebbe mai iniziare un dialogo con
noi. Se Lui non prendesse un corpo noi non capiremmo assolutamente niente.
Domenico:
Quello che mi dà la grazia di poter dire: “Tu sei questo”, è l’aver concepito;
una volta hai detto: «È il Padre che rivela Se stesso, e rivelando Se stesso,
l’anima di fronte a questa rivelazione dice: “Sei Tu!”. Qui si conosce Lui ma
non si conosce il suo Pensiero; il Pensiero lo vedrai dopo; poi, conoscendo
Lui, tu conosci il suo Pensiero. Lui genera il suo Pensiero, ma di fronte a Lui
che genera il suo pensiero, tu dici: “Ah, sei Tu!”; e dici: “ah sei Tu!”, non
al suo pensiero, ma alla Persona che genera il Pensiero; quella Persona che ti
sta parlando e parlandoti ti manifesta il suo Pensiero». Come va inteso questo
dire: “Ah, sei Tu!” a quella persona che ti sta “parlando”? Si dice: “Ah sei
Tu!” al Padre; al Padre oggetto del nostro pensiero che diventa Soggetto del
nostro pensiero? Perché dici: “parlando”? Si è ancora in un rapporto di parole?
Luigi: È il
Figlio che parlando con te, conduce te a scoprire il Pensiero del Padre.
Domenico: E
quindi si dice “Ah, sei Tu” al Soggetto del pensiero; questo “ah sei Tu!” si
dice in rapporto diretto col Padre a cui il Figlio mi conduce attraverso il suo
parlare con me; quindi non è più un parlare nel mondo.
Luigi: No,
perché tu trovi l’Essere del Pensiero che porti in te; dentro di te è il
Figlio.
Domenico:
Cioè quel pensiero che il Figlio ha formato parlando con me.
Luigi: E tu
trovi il Principio di quel pensiero lì. Dici “Ah, sei Tu!” in quanto trovi
tuo Padre, il Principio del tuo Pensiero. Tu non sai da cosa deriva il tuo
pensiero, quindi scoprendo il Principio del tuo pensiero dici: “Ah, sei Tu!”.
Domenico: Ed
è un “Ah, sei Tu!”, che si può già dire “prima che il mondo fosse”, perché non
ci sono più segni.
Luigi: Tu
dici: “Ah, sei Tu!” in quanto scopri il Principio del Pensiero che è in te; tu
non sai cosa sia questo Pensiero. Principio è ancora campo della fede, quindi
non siamo “prima che il mondo fosse”.
A quel
punto: come il Padre manda il Figlio?
Domenico: A
quel punto si percepisce il Principio di quel Pensiero che sta pensando al
Padre. Cioè, non sono più io che penso, ma è Lui che si fa pensare da me.
Luigi: Ti ho
chiesto: come il Padre manda il Figlio?
Delfina:
Questo “come”…
Luigi: …lo
dice per noi, infatti dopo dirà: “…così Io
mando loro nel mondo”. Evidentemente è da precisare molto, perché di lì noi
capiamo come noi dobbiamo essere nel mondo. Perché “come” Lui è mandato nel mondo, “così”
manda noi nel mondo. Lui non viene a portarci via dal mondo, ma viene a
mandarci nel mondo come il Padre lo manda. Quindi è importante capire questo “come”. È un po’ come il “come” che diciamo nel Padre nostro: “…sia fatta la tua volontà come in cielo
così in terra”. È importantissimo capire quel “come”, perché soltanto conoscendo “come” si fa la volontà di Dio in Cielo, tu sei fatta capace di
farla in terra. E te lo fa dire in preghiera: “sia fatta la volontà come in cielo…”. Ma come si fa la volontà di
Dio in Cielo?
Questo ci fa
capire che soltanto conoscendo “come”
avviene la volontà di Dio in Cielo (ecco la comunicazione dell’Essere), noi
siamo fatti capaci di fare la volontà di Dio in terra. La capacità si forma attraverso la conoscenza. Quindi attraverso la
conoscenza di “come” si fa la volontà di Dio in Cielo noi siamo fatti capaci di
fare la volontà di Dio in terra. Per cui la nostra terra a questo punto viene
assorbita in cielo. Dobbiamo passare attraverso la conoscenza del “come”. Altrimenti per quale motivo ci
farebbe dire: “sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra”? Se c’è lo fa dire evidentemente è per farci
capire come si fa; affinché noi siamo fatti capaci. Perché fintanto che noi non
conosciamo il “come” non possiamo
farla. Infatti qui in terra noi ci lasciamo guidare dai sentimenti, dal cuore,
dai bisogni, dalla figura, dal pensiero del nostro io. C’è una realtà qui in
terra che sconfessa Dio, e noi ci lasciamo dominare da questa realtà.
Delfina: Il
Figlio è lo stesso Pensiero del Padre.
Luigi: Il
Figlio è il Pensiero del Padre, Egli conosce Sé come Pensiero del Padre. Il
Figlio è tutto Pensiero del Padre, questo vuol dire che guarda, contempla
soltanto il Padre; contemplando il Padre vede quello che il Padre fa; il Padre
genera il Figlio, quindi il Figlio conosce Se stesso come Pensiero del Padre.
Quindi il Figlio conosce Se stesso dal Padre,
non conosce Se stesso da Sé. Lui conosce Se stesso dal Padre; quindi
conoscendo il Padre conosce Sé come Pensiero del Padre quale effettivamente è
Pensiero del Padre.
Delfina: Per
noi invece c’è il passaggio...
Luigi: Noi
dobbiamo passare dal pensiero degli uomini, dal pensiero del mondo, dal
pensiero di noi stessi, al Pensiero del Padre, a pensare al Padre, e dal Padre
poi dopo conoscere il Figlio. Perché nessuno conosce il Figlio se non il Padre;
soltanto che per noi è molto difficile superare tutta quella realtà in cui ci
troviamo. La realtà relativa al nostro io, relativa al nostro mondo, quella
realtà che ci condiziona in tutto. Per cui noi ci troviamo in questo dramma: ci
sono due realtà in noi, la realtà di Dio che non vediamo, non tocchiamo e non
esperimentiamo e poi la realtà del nostro mondo, compresi gli uomini, le donne
che invece vediamo, tocchiamo ed esperimentiamo, e che ci condiziona. E vatti a
superare questo.
Ora, il
Figlio incarnandosi è venuto proprio per dare a noi la possibilità. Per cui Lui
si è fatto uomo tra tutti gli uomini perché noi siamo schiavi degli uomini.
Allora, essendo noi uomini, Lui si è fatto uomo per dare a noi la possibilità
di diventare figli di Dio. Anche Lui è uomo come tutti gli altri; essendo uomo
come tutti gli altri offre a noi la possibilità di superare il mondo visibile.
Franco:
Allora si può dire che Cristo si è incarnato, è venuto per insegnarci “come” si comporta il Figlio di Dio.
Luigi:
Allora quando Lui dirà: “…così Io mando
loro”, possiamo intendere che dobbiamo incarnarci anche noi? Siamo già
incarnati. Allora quel “come” è
diverso.
Franco:
Dobbiamo capire “come” è il suo
rapporto con il Padre?
Luigi: “Come” il Padre ha manda il Figlio “così…”; al “come” corrisponde il “così”.
Franco:
Quindi, quello stesso rapporto che c’è tra Lui e il Padre deve realizzarsi tra
noi e il Padre, così allo stesso modo noi saremo nel mondo come Lui è nel
mondo.
Luigi:
Allora dobbiamo capire “come” il
Padre manda il Figlio.
Franco: Gesù
dice: “Il Padre non mi lascia mai solo
perché faccio sempre ciò che piace a Lui” (Gv 8,29). Quindi, incarna la
stessa volontà del Padre.
Luigi: Qual
è la volontà del Padre?
Franco:
Manifestare la Verità, manifestare l’Essere Assoluto operante in tutto.
Luigi: Gesù
dice: “Il Padre è Spirito e vuole –
volontà – adoratori in spirito e verità”(Gv
4,24), quindi la volontà è questa: “…vuole
adoratori in spirito e verità”. Cosa vuol dire “adoratori in spirito e verità”? Dio vuole questo.
Il Figlio è mandato;
ma il Padre non dice al Figlio: “va sulla terra”. Come avviene questo
“mandato”? In che modo avviene questo mandato? Al di là delle parole.
Franco: Il
Figlio non va mai disunito dal Padre. In tutto quello che dice, tutto quello
che fa lo fa mosso dal Padre, Lui cammina di giorno, “…chi cammina di notte non sa dove va”.
Luigi: Ma
cosa vuol dire “qui in terra”? Cos’è che manda? Dobbiamo andare al di là delle
parole, cioè dobbiamo arrivare alla realtà che corrisponde alle parole. Se io
ti dico: “Franco, per favore va fuori”, tu devi andare al di là delle parole;
qual è quella realtà che ti fa andare “fuori”? Cosa c’è al di là delle parole
per cui il Figlio viene mandato dal Padre. Ciò che manda è la presenza di
una realtà in cui non si vede Dio come verità.
Perché tu
agisci, perché fai un cosa? Quando tu fai una cosa cerchi di trasformarla; e
per quale motivo la trasformi? Perché evidentemente non è secondo il tuo
pensiero. Tu hai un pensiero, la cosa è diversa dal pensiero; adesso operi per
farla secondo il tuo pensiero. Allora, cos’è che ti manda a operare? È il
pensiero che tu hai. Tutto l’operare che noi facciamo nel mondo,
l’industria, l’economia, lavoro, studio; perché? È per realizzare un pensiero;
perché si vede una difformità tra ciò che è reale “la realtà che vediamo e
tocchiamo”, quindi la cosa sensibile, e quello che si porta nel pensiero. È il
dislivello. Quindi, attraverso l’azione, mandato, si tende a fare la cosa
reale, fuori, conforme al pensiero, in modo che si veda il pensiero. È il pensiero
che ti sollecita, è il pensiero che porti dentro di te che ti sollecita, che
ti manda nel campo dello Spirito.
Franco:
Sovente si sente dire: bisogna costruire il Regno di Dio. Perché uno ha in
testa un certo regno di Dio secondo certi parametri, non lo vede fuori, allora
cerca di farlo secondo…
Luigi:
Quando Dio appare a Mosè e gli parla del tabernacolo che deve costruire, dice:
“Scendendo dal monte, fai bene attenzione
a costruire in terra il tabernacolo proprio come l’hai vista sul monte”.
Quindi Dio ti fa vedere la cosa nel pensiero e poi dice: “Sii fedele, stai
attento a costruire in terra tutto secondo ciò che hai visto in cielo, secondo
il pensiero, in modo che si veda il pensiero, altrimenti tu resti scollato dal
pensiero”. La cosa non conforme al pensiero ti porta via il pensiero. Se
la realtà è conforme al pensiero non ti porta via il pensiero, ma se non è
conforme al pensiero, quella ti porta via il pensiero e tu non trovi più lo
Spirito.
Franco:
Quindi questo è quello che fa il Figlio.
Luigi: Sì,
perché c’è una realtà che non è conforme a-.
Franco: Ma
noi non possiamo farlo…
Luigi: Qui
dice: “Come Tu hai mandato Me, così Io
mando loro”, vedi che c’è una continuità: “come-così”. Senza di Lui
facciamo niente, e il niente non è conforme al Pensiero dell’Essere.
Franco:
________?________ presuppone la sua Presenza.
Luigi:
Soltanto per mezzo di Lui che noi siamo fatti capaci, altrimenti il mondo ci
porta via se non è Lui a mandarci. Perché se è Lui che ti manda l’iniziativa è
in Lui. Ora, quando tu agisci per iniziativa di Dio tu sei unito a Dio.
Se invece Lui non ti manda, tu agisci per un’altra iniziativa. Il Figlio resta
sempre unito al Padre perché è il Padre che lo manda, ______?_______; “Il Padre non mi lascia mai solo perché Io
faccio sempre ciò che piace a Lui”, ci fa capire qual è il criterio
dell’unione con-. Quindi, faccio sempre ciò che piace a Lui, cioè sono sempre
motivato da-. “Il Figlio non fa niente se
non lo vede fare dal Padre”. Noi facciamo tutto senza vederlo fare da Dio,
e quindi abbiamo molta difficoltà. Allora dice: “Come il Padre ha manda Me, così Io mando loro”. Ecco, se sei
mandato resti unito, se non sei mandato ti scolli, necessariamente; con tutta
la tua volontà, con tutta la tua fede, con tutte le tue intenzioni non puoi
restare unito.
Osvaldo:
L’incarnazione avviene per opera dello Spirito Santo. Quindi, “come tu mi hai mandato” è per mezzo
dello Spirito Santo?
Luigi.
Quando si fanno certe affermazioni dogmatiche non capiamo. Ciò che hai detto è
vero, però bisogna arrivare, bisogna passare dalle parole alla realtà che c’è
dietro alle parole Padre, Figlio e Spirito Santo. Il principio
d’intelligenza, nel campo della fede è: Dio Creatore di tutto; che non può
essere smentito perché siamo in un mondo che non siamo noi a farlo. Sul
campo invece dell’intelligenza, della conoscenza in sé, allora Dio è l’Essere
Assoluto. Prima noi passiamo nel campo della fede, perché il campo
dell’Essere Assoluto per noi è molto difficile. Quindi in noi non si deve
verificare il superamento dell’io, per poi dopo essere condotti a conoscere Dio
come Essere Assoluto, come l’Essere di noi stessi; ma prima dobbiamo
partire dalla fede, perché la fede ci presenta una realtà (il filo d’erba, il
mondo attorno a noi) che non è fatta da noi. Allora, ragionare su creazione e
Creatore per noi è accessibile, perché abbiamo un metro di confronto; quindi
dobbiamo parlare in modo che ci sia la possibilità di comunicare qualche cosa,
e non dire delle parole che poi ad un certo momento mancano di contenuto per
noi.
Ora, quando
noi parliamo d’incarnazione, anche il termine incarnazione va integrato con
questo termine che Gesù dice: “come il
Padre manda Me”. Ora, se ci chiediamo: come il Padre manda il Figlio? Non
dobbiamo dire: l’ha incarnato! Perché non ci capiamo niente. È il termine
incarnare che ha bisogno di essere spiegato con questa frase: “come il Padre ha mandato Me”. Quindi se
ti dice una parola evidentemente è perché ti sollecita a capirla questa parola.
Allora, il termine incarnazione viene spiegato da Gesù dicendo: “come il Padre manda Me”. Ora, fintanto
che noi non capiamo questo “come” ,
il termine incarnazione a noi sfugge. Dio si è fatto un corpo; ma questo cosa
vuol dire?
Qui ci annuncia un termine “come il Padre manda”. Se ci dice “come” è per offrirci la possibilità di
capirci qualche cosa, altrimenti non te lo direbbe. Allora, dobbiamo arrivare a
questo “come” di cui stiamo parlando.
Quindi non ritorniamo indietro al termine incarnazione, ma approfondiamo il
termine incarnazione con il termine “come
il Padre ha mandato Me”. Perché se tu ti fermi al termine incarnazione
quando leggi il resto del versetto “così
Io mando loro”, capiamo che dobbiamo incarnarci…; ecco che non capiamo più.
Osvaldo:
Pensavo: come lo Spirito Santo ha operato l’incarnazione
Luigi: È
giusto! Effettivamente Maria ha concepito per opera dello Spirito Santo, però
dobbiamo tradurlo in termini tali da poterci capire qualche cosa; altrimenti
rimane un atto magico (dico magico perché non si capisce niente). Il Signore
parla per farci capire qualche cosa, perché è attraverso il capire che abbiamo
in noi la capacità di restare con-. Là dove tu non capisci, ti scolli. Tu
puoi dire: “credo, credo, credo…”, però ti manca. Per cui ad un certo momento,
bombardato dagli argomenti del mondo, necessariamente perdi fede e perdi tutto.
Quindi dobbiamo arrivare ad avere la radice in noi stessi; quindi se ti arriva
una parola, un seme, questo seme deve mettere radici dentro di te. Mettere
radici vuol dire che devi arrivare ad avere delle ragioni in te.
Tu hai una
radice in te di una cosa in quanto hai in te delle ragioni della cosa stessa; per cui
sentendo poi delle ragioni diverse, degli argomenti diversi, tu hai degli
argomenti dentro di te, una ragione dentro di te da sostenere la cosa, e allora
la cosa tu non la perdi. Ma se tu non hai delle ragioni e dici: “ah, io ci
credo”, tu manchi di ragioni; e di fronte ad obbiezioni, agli argomenti del
mondo, delle lezioni stesse della vita, ti scolli, perdi tutto, non puoi più
restare.
Osvaldo: Siamo
tenuti a capire…
Luigi: Siamo
obbligati a capire, per cui il non capire è colpa; il non essere
intelligenti è colpa, perché Gesù nella parabola delle vergini stolte presenta
le vergini stolte colpevoli della loro stoltezza. Tu non puoi giustificarci dicendo:
“ma io sono scemo”. Tu sei obbligato ad essere intelligente, perché Dio ti ha
fatto intelligente. Non ti puoi scusare dicendo: “ma io non ci capisco”. Tu sei
impegnato a capirci. Perché se Dio parla evidentemente o Dio è in colpa, e
questo è assurdo, o è perché possiamo capire. Egli non parlerebbe, non
direbbe se in noi non ci fosse la capacità di capire. Questo vuol dire che Lui
ci rende capaci di capire e poi ci dice delle cose che possiamo capire;
altrimenti ci prenderebbe in giro. Dio
certamente non ci prende in giro quindi…
Bruno: “Sia fatta la tua volontà come in cielo,
così in terra”, il Figlio è la volontà del Padre.
Luigi: Come
si fa la volontà di Dio in cielo? Che differenza c’è tra cielo e terra? Dio
creando l’uomo ha posto nell’uomo il cielo e la terra.
Bruno: In
Cielo la volontà si fa contemplando tutto nel Padre.
Luigi: Il
Cielo è caratterizzato da questo: il Padre, Dio, è il punto fisso cui tutto si
riferisce; sulla terra invece abbiamo tanti punti di riferimento.
Bruno: Il
Figlio incarnato continua a riferire tutto al Padre. Il Figlio è rivelazione
del Padre; in tutto ciò che dice parla per rivelare a noi il Padre.
Luigi: Il
Figlio è mandato in quanto viene a parlare il Cielo in terra; per cui se io ho
bisogno di mangiare, di vestire, Lui mi dice: “una sola cosa è necessaria”; vedi che ti sta parlando il Cielo.
Nel Cielo tutto è riferito al Padre; il Figlio è Cielo in noi, tra noi, e
quindi riferisce tutto al Padre. Infatti Egli dice: “Io sono venuto per raccogliere ciò che si disperdeva”, ma
raccogliere dove?
Noi abbiamo
tante cause seconde, e diciamo: “senza questo non posso vivere, senza
quell’altro non posso farne a meno, io ho bisogno di questo e di quell’altro”,
e il Padre è andato a quel paese, diventa lontano, astratto, al punto che
arriviamo ad affermare: “se io mi comporto bene in terra poi dopo il Padre mi
darà il premio”. Qui siamo completamente scollati, abbiamo dimenticato il fine
per cui siamo stati creati.
Bruno: E qui
insiste sul “come” e non sul “perché”.
Luigi: Il
Figlio essendo il cielo del Padre, e quindi riferisce tutto al Padre e non fa
niente se non lo vede fare dal Padre, venendo non fa altro che continuare
questo. È mandato perché ha un pensiero, vede il nostro mondo da quel
pensiero, quindi viene a trasformare tutto in questo pensiero. Quindi è il
pensiero che manda; non è il sentimento, non è il piacere agli altri, non è
fare la giustizia con gli altri, ma è soltanto il pensiero del Padre.
Giovanna:
Lui viene a raccogliere, viene a cambiare qualche cosa.
Luigi: Lui
raccogliendo cambia; noi ci disperdiamo perché non raccogliamo. “Io sono venuto a raccogliere ciò che si
disperdeva”, dice Gesù, ma perché c’è questa dispersione? Perché perdiamo
il Principio. Noi dobbiamo in continuazione ricuperare il Principio. Ma Perché
questo? Il Principio c’è! Dobbiamo ricuperarlo, perché senza di noi le cose non
si collegano. Le cose che arrivano a noi non si collegano con il Principio,
ma richiedono la nostra partecipazione personale. Con Dio c’è sempre la
partecipazione personale; se c’è la partecipazione personale vuol dire che può
non esserci questa partecipazione, perché è personale. Il che vuol dire che
senza di te, personalmente, le cose non si collegano col Principio, e in te
restano tutte disunite dal Principio. Per cui tu resti scollata.
Le cose non
collegate col Principio ti portano via, e tu non vedi più Dio; fai fatica, cioè
Dio diventa una cosa astratta, però la realtà del tuo mondo è tutta un’altra.
Infatti più noi ci allontaniamo da Dio e più noi ci troviamo in una realtà
di cui siamo schiavi, di cui non possiamo fare a meno. Con Dio c’è una libertà perché tu puoi fare a meno di tutto, meno che
di Dio. Invece se tu trascuri Dio non puoi fare a meno di tutte le cose del
mondo: questo è importante, questo è essenziale, ecc.; e devi raccogliere tutto
attorno al tuo io; e questo ti porta molto lontano da Dio.
Alma:
Mangiare dell’albero del bene e del male vuol dire che tutto era bene, ma il
male è nato nello scollegare le cose da Dio.
Luigi: La
colpa sta nel pensiero d’autonomia, cioè nella cosa che non è più riferita a
Dio.
Alma: E il
Cristo è necessario perché ce la ricollega.
Noi a
differenza di Cristo, che è una linea retta, siamo dei puntini.
Luigi: Siamo
dei puntini perché non colleghiamo con Dio. Infatti il puntino di per sé è
morte. Quindi la morte non è annullamento della retta o del puntino, ma è
disfacimento della retta in tanti puntini. La morte è disorganizzazione, è
dispersione, non è annullamento; per cui i tuoi pensieri diventano un caos. E
questa diventa morte, non hai più in te un ordine di pensieri, perdi la
capacità di pensare in quanto c’è un disordine dentro di te. È l’ordine che
ti rende capace di pensare, ma se cade quest’ordine tu diventi incapace di
pensare. Qui ogni pensiero che ti viene, praticamente ti domina, ti rende
schiavo, perché devi corrergli dietro in quanto sono uno in contraddizione con
l’altro. Quindi un pensiero è in conflitto con l’altro, perché non è più
riportato nell’ordine; e allora ti crea questa morte dentro di te, questa
tristezza, questa confusione, questa notte, queste tenebre.
Cristo viene
a raccogliere questa dispersione e la riporta nell’ordine, riferendo tutto al
Padre. E come si crea questa dispersione? In quanto ci fermiamo all’apparenza
delle cose. Anziché collegare le cose con Dio, noi ci fermiamo all’apparenza,
cioè al sentimento delle cose. Tutte le cose che sono fatte bene, creature di
Dio per noi, per dare a noi la possibilità di pensarLo, perché se Lui non
parla, se Lui non crea, noi non siamo capaci di pensarLo, non avremmo la
possibilità di pensarLo, provocano in noi dei sentimenti. Qui siamo nel campo
dei sentimenti; per cui tu adesso esci fuori, senti freddo, e quello è
sentimento. Ecco, noi corriamo il rischio di fermarci a questi sentimenti, di
non cercare i significati, di non collegare con Dio, e lì inizia la morte. Il
sentimento diventa motivo di morte; per cui il sentimento diventa terra. Il
Cielo che è contemplazione delle cose nel Pensiero del Padre è in conflitto con
la nostra terra.
Alma: La
creatura che incontra il Cristo, e grazie a Lui incomincia a riferire tutto al
Padre, vede anche il passato come opera di Dio.
Luigi: C’è
un ordine stupendo e meraviglioso. La ricchezza, il piacere, il correre per il
mondo, il vedere le cose, fare esperienze, davanti a tutta questa grande
dispersione Gesù dice: “Beati i poveri”
, ti capovolge il mondo. Il mondo dice che tanto più sei ricca tanto più sei
viva; trovi Cristo e ti dice: “povertà uguale vita”, ti capovolge completamente
la cosa. E fa consistere la vita in ben altro. Più possiedi cose del mondo e
più tu perdi vita, e allora ti fa l’opposizione: possedere è perdita di vita. La
vita sta nel tendere a-; la vita sta nell’unificare, non sta nel possedere,
nemmeno culturalmente. Non ti da vita né l’avere, né l’essere. Ciò che ti
da vita è l’unificare in Dio. La nostra vita è Dio, bisogna riportare tutto a
Lui. Nella misura in cui tu tendi, tu vivi; quindi tu non vivi nella misura
in cui tendi a possedere, ma nella misura in cui cerchi di vedere le cose dl
punto di vista di Dio.
Alma: Dio
dice: “Io sono Colui che è, che era e che
sarà”, “era” perché ________?______?
Luigi: Sì,
perché per noi c’è il passato, c’è il presente e c’è il futuro. Dio è sempre
davanti a noi, quindi per noi è sempre futuro; e si presenta sempre come Colui
al quale dobbiamo portare tutto. Se non riporti tutto diventa passato per
te. E il tuo io è fatto di passato; per cui tu incominci a vedere la cosa e
inizi a confrontarla: “l’ho già vista o non l’ho ancora vista?”. Il problema
diventa questo; se l’hai già vista non ti da più vita, se non l’hai ancora
vista il vederla ti dà vita. Però ad un certo momento incominci a girare il
mondo per vedere sempre cose che non hai ancora visto, perché le cose già viste
ti fanno dire: “che noia”. Ad un certo momento tutto diventa noia, perché lo
confronti con l’io.
Quindi è il
nostro io che ci fa perdere la vita, perché nel pensiero dell’io diciamo:
“questa cosa l’ho già vista, questa cosa la conosco già, questa cosa l’ho già
conosciuta, l’ho già capita”, e questo avviene perché riferiamo sempre al
nostro io: “io l’ho già visto”. E quando diciamo: “l’ho già visto”, è finito,
siamo tagliati fuori dalla vita; perché riteniamo nella nostra grossolanità che
quella cosa non abbia più niente da comunicare. Invece ha tutto un infinito da
comunicarci. Ma questo lo capiamo se teniamo presente Dio, e non pensiamo a
noi. Ma se pensiamo a noi ci creiamo la morte, perché ad un certo momento tutte
le cose le abbiamo già viste.
Quindi il
nostro io fa vecchie tutte le cose. E se tu fai vecchie tutte le cose ti tagli
dalla vita, perché le cose non ti danno più vita.
(?): Si può
interpretare questo “come” con “il
motivo per il quale”?
Luigi: Però
devi dire il motivo.
(?): Salvare noi per la vita eterna.
Luigi:
Quando tu dici “salvare” devi capire il rischio; perché si parla di salvezza in
quanto c’è un rischio, c’è un pericolo. Se tu stai affogando nel mare, allora
tu capisci che cosa vuol dire salvarti, perché c’è il rischio di affogare. Se
la tua casa sta bruciando tu capisci cosa vuol dire salvarti. Quindi quando tu
parli di salvezza devi renderti conto di cos’è questo rischio in cui l’uomo si
trova, che è il rischio di perdersi.
(?): Bisogna
anche tener conto della storia di quel momento.
Luigi: La
storia sei tu stessa. Tu sei il mondo. Ma perché questo mondo è in questo
rischio, per cui ha bisogno di essere salvato? Perché ci troviamo in un
rischio?
(?):
________?__________ perché non abbiamo interesse per Dio.
Luigi:
Certo, è il non interesse per Dio che ti porta alla perdizione. Ma perché ti
porta alla perdizione; in che cosa consiste questa perdizione?
(?): È il
peccato.
Luigi: Cos’è
il peccato?
(?): È
l’allontanarsi da Dio.
Luigi: Ma perché
l’allontanarsi da Dio per noi diventa perdizione? In che cosa consiste questa
perdizione, questo rischio in cui ogni uomo si trova? E perché c’è questo
rischio? Forse Dio si diverte a metterci nel rischio?
(?): Perché
c’è satana.
Luigi:
Continuiamo a trasferire il problema da una cosa all’altra senza venire al
dunque. Allora perché c’è satana? Dio non si è divertito a creare satana; l’ha
forse creato per tentare noi? Mi sembra uno scherzetto.
Ci
dev’essere una ragione profonda per cui le cose sono così.
(?): Dimmelo
tu.
Luigi: Devi
avere in te la ragione delle cose che dici. Devi essere convinta. Non ti serve
che te lo dica un altro. Io ti posso dire tutto quello che vuoi, ma non ti
serve. Devi essere convinta che c’è questa perdizione, c’è questo rischio, che
c’è questa morte che grava su di noi, c’è questa materialità che tende a
portarci via lo spirito. D’altronde basta guardarci attorno: siamo tutti
circondati da creature che non sanno per che cosa vivere. Nel mondo non si sa
per che cosa vivere. Si corre, ci si agita, si parla, si scrive, si urla, si
fan lotte sociali, lotte per giustizia, lotte per il posto di lavoro, per che
cosa?
Vai
sull’autostrada, fai uno sbarramento, ferma tutti quelli che stanno correndo;
ad ognuno chiedi: dove stai andando? Perché corri? Cosa ti serve correre?
Voglio
vedere se qualcuno sa risponderti. Sai cosa ti dicono: “lasciaci andare che noi
abbiamo fretta”; fretta per che cosa? Fretta per arrivare alla morte. Tutti
stanno correndo verso la morte; hanno fretta di morire. Nessuno sa per che cosa
vivere. Certo, la maggior parte ti può dire: “per guadagnare dei soldi”; ma a
che cosa serve?
Oggi la
radio annunciava che il più grande miliardario del mondo è morto. Possedeva
ventimila miliardi ed è morto!
Allora,
stiamo scherzando; tutto questo cosa serve. Noi stiamo tutti correndo per
accumulare, mangiare, vestirsi, e ad un certo momento tutto finisce in un
abisso. Allora, o siamo scemi, o cerchiamo una ragione, chiediamoci: “perché
c’è questo?”. Possibile che viviamo come se fossimo tutti in fila e che andiamo
verso una camera a gas; e finisce tutto lì. Ma per quale motivo? Che senso ha
tutto questo? E perché non ci interroghiamo? Il Signore dice: “fermati un
momento”.
Stiamo
correndo verso una camera a gas e non ci rendiamo conto. Ha senso tutto questo?
Vedi che c’è questo rischio di non capirci niente. Noi siamo come su una
giostra che fa il giro intorno al sole. Facciamo venti, trenta giri intorno al
sole, e poi ci vien detto: “scendi”. E tutti questi giri intorno al sole a che
cosa sono serviti.
Siamo stati
creati per qualche cosa; e il rischio è quello di vivere senza capirci niente.
Ecco, Cristo è venuto a darci la possibilità di capirci qualche cosa, è venuto
a darci la possibilità di capire il significato per cui noi stiamo girando
intorno al sole. “Uomo sei stato creato per questo: sei stato creato per
conoscere il tuo Dio”. Se tu conosci Dio fai un salto, non giri più intorno al
sole, finisci di girare, entri nella vita eterna, dove non c’è più tramonto,
dove tutto diventa luce, tutto diventa intelligenza, tutto conoscenza, dove c’è
pace. E non c’è più il rischio.
Chi non
conosce Dio è soggetto al tempo, al mutamento; e ad un certo momento perde
tutto. Magari accumuli, hai un marito, dei figli. E ad un certo momento,
inesorabilmente tutto ti viene portato via.
Invece, ad
un certo momento (a chi cerca di capire) avviene un salto di qualità, entra in
un mondo in cui più niente ti viene portato via. E tutto quello che ricevi
resta eterno, resta per l’eternità.
Quindi dobbiamo
vivere per conoscere Dio, perché lì noi abbiamo la vita eterna. Ogni vita
vissuta per altro è destinata a finire, a crollare, e noi con essa. Allora, il
problema che si apre ora è questo: come fare per conoscere Dio?
Ogni altro
motivo (il prossimo, gli handicappati, i poveri, ecc.), crolla, passa, ti viene
portato via, e ad un certo momento viene fuori un solo punto: siamo stati
creati per conoscere Dio. Tutto il resto viene annullato, e viene annullato
proprio per farci capire che la soluzione è solo quella. Per cui è Dio che ti
cancella tutto. E tutto questo non perché Dio sia sadico e si diverta a
confonderti, ma per evidenziarti l’unico punto per cui vale vivere. L’unico
punto per cui vale vivere è impegnarsi a conoscere Dio.
La vita
nostra sta in Dio; conoscere Dio per noi diventa vita Eterna, quindi non più
vita nel tempo, soggetta alla perdizione, pace eterna. Allora, capito questo si
presenta il problema di come fare per conoscere Dio; c’è questa possibilità per
conoscere Dio, per entrare in questa vita eterna. Perché la vita eterna
incomincia adesso. La vita eterna incomincia qui; per cui se tu non entri
oggi, tu non entri più. È oggi che tu ti devi preoccupare di entrare.
Se tu non
smetti di fumare oggi, tu non smetterai mai più. Quindi non dire: “smetterò
domani”, perché rinviando sempre non arriva mai l’oggi. La vita eterna è oggi.
Oggi dobbiamo sforzarci di entrare.
Se tu ti
sforzi oggi di entrare allora incominci la vita eterna. Quindi sforzatevi di
entrare.
In Dio si
realizza il presente. Nel pensiero del nostro io non c’è mai presente. E
quando tu dici presente è già passato. Tu non riesci ad afferrare niente,
perché quando tu credi di afferrare qualche cosa, quello ti è già sparito per
la tangente. Se tu abbracci un uomo, nel momento in cui tu lo abbracci,
quello ti è già scappato, ti resta soltanto un vestito, una nube, e non c’è più.
Noi abbracciamo il passato. Il presente tu lo ottieni soltanto in Dio e da Dio.
È soltanto nella Trinità di Dio che trovi il presente, che si realizza il presente,
il presente eterno. Altrimenti tu vivi di passato, perché il futuro non c’è
l’hai; però il passato è quello che ti tormenta, perché costituisce la tua
identità, la tua rovina, e di presente non hai niente.
In Dio si
trova il presente, e in questo presente si recupera il passato e il futuro. In
Dio si recupera tutto. E lì trovi la pace. Allora, sforzatevi oggi di entrare: “se tu oggi senti la parola di Dio -
cioè senti la proposta di Dio che ti invita ad entrare in questa vita eterna – affrettati ad entrare in questa pace”,
affrettati a recuperare tutto in questo
presente di Dio.
(?): Perché
tutta sta fretta?
Luigi:
Perché il mondo è un orso, o tu mangi l’orso o l’orso mangia te. Ora, vedi che
di fronte all’orso devi avere una certa fretta. Una barzelletta: c’è un
missionario che è andato in Africa, ad un certo momento si trova a tu per tu
con il leone; inizia a pregare dicendo: “Signore, fa almeno che questo sia un
leone religioso”; ad un certo momento il leone fa il segno della croce dicendo:
“Signore, ti ringrazio del cibo che mi dai”.
Silvana: “Come Tu hai mandato me nel mondo”. Lui
ci riaggancia alla realtà; in questo mondo il Figlio è mandato per ricollegarci
con la Realtà che noi non vediamo.
Luigi: La
realtà è Dio; per noi però il cielo è una cosa astratta. È talmente astratta
che noi ne abbiamo fatta una ricompensa del nostro comportarci bene in questo
mondo. Per cui arriviamo a dire: “Se io mi comporto bene, se sono onesto, se
sono buono, se sono virtuoso, se amo gli altri, Dio mi darà il premio”. Abbiamo
proiettato tutto…; non abbiamo proiettato la vita eterna come un problema di
oggi. La conoscenza di Dio è oggi; e
Cristo viene a portare la conoscenza del Padre oggi. Ma non me la porta come
“quando morirò mi darà il premio”; Cristo non mi parla in questi termini. È un
problema di oggi, è un problema di Verità. La Verità o la fai oggi o non la
fai più.
Pinuccia A.:
Dio ci da la capacità di capire e poi ci dice delle cose che noi possiamo
capire.
Luigi: Certamente,
altrimenti ci prenderebbe in giro. Se così non fosse, sarebbe come se ti
tappasse le orecchie e poi ti suonasse una melodia meravigliosa. Dio non fa
questo, perché Dio ha fatto le cose molto bene. Quindi se ti da la capacità e
non capisci, la colpa è tua; perché da parte sua ha fatto tutto.
Pinuccia A.:
Dio parla a tutti personalmente; hai detto molte volte che la vecchietta in
montagna capisce molto più di certi teologi; ma non vuol dire che a questi
teologi non ha dato la capacità di capire?
Luigi: No,
Dio da a tutti la possibilità di passare attraverso la sua porta e di entrare
nel suo appartamento; però io mi posso anche caricare di valige, e di valige
tali che non posso più passare attraverso la porta.
Pinuccia A.:
Ma la vecchietta sicuramente sarà tutta rivolta a Dio, però non fa discorsi
sullo Spirito Santo, sul Padre, sul Figlio.
Luigi: Ma
cosa ne sai…
Pinuccia A.:
È perché ho tanta difficoltà a capire…
Luigi: Noi
abbiamo tanta difficoltà a capire perché abbiamo tanti bagagli. Ciò che ci crea
difficoltà è il bagaglio. Sai come si fa a catturare le scimmie? Si mette una
noce di cocco in un vaso con la bocca stretta, la scimmia mettendo la mano
dentro e prendendo la noce di cocco rimane dal vaso perché non molla la presa.
Noi siamo come le scimmie, prendiamo le cose e poi non le molliamo e allora
rimaniamo catturati. Tu non capisci perché non molli. Prova a mollare e vedi
che capisci tutto. Il problema è questo: noi non molliamo. Noi abbiamo tante
noci di cocco; noi vogliamo capire, ma con le noci di cocco.
Che cos’è la
morte? La morte è Dio che ti costringe a lasciare le noci di cocco per darti la
possibilità; visto che non l’hai capito prima. È ciò che non lasciamo che ci
rende scemi; è il bagaglio di cui noi ci carichiamo; e questo bagaglio non
entra in Dio; perché per conoscere da Dio, per entrare nella Luce, per capire
le cose, bisogna essere come la vecchietta che guarda soltanto le cose da Dio.
Tu prova a parlare con un teologo, ti mette tanti di quei cavilli che ad un
certo momento non capisci più niente neanche tu. Quindi è richiesto questo:
supera tutto, guarda le cose da Dio.
La
meraviglia di Dio è questa, basta pensarLo per ricevere la sua Luce. Allora,
vedi che anche la vecchietta analfabeta se Lo pensa arriva ad essere sapiente.
Quindi, “non cercate di accumulare tesori
in terra…”; è evidente, perché più accumuli e più ti rendi la cosa molto
difficile.
Ci vuole
questa purezza, questa verginità, questo pensiero che guarda soltanto da Dio;
se sei in quella condizione Dio ti inonda di una luce tale che ad un certo
momento tu canti da mattino a sera in una baita in montagna.
Franca: “Come il Padre ha mandato Me nel mondo”,
è questo “come” che va capito.
Bisogna capire “come” il Padre lo
manda; Gesù altrove dice: “Gesù ha tanto
amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito”. Si è visto che il mondo è
ognuno di noi, quindi Dio ci ha tanto amati da mettere in noi il suo Pensiero.
Quindi, come va visto questo “come manda”?
Luigi: Cosa
significa “mandato nel mondo”? Cristo è rivelazione del mistero che ognuno di
noi porta in sé. Noi portiamo il mistero di Dio in noi.
Ora, come il
Padre manda suo Figlio in noi? Cioè, come il Padre mette in noi il suo
Pensiero? Noi siamo portatori del Pensiero di Dio. Ma come Dio ha unito al
pensiero del nostro io il suo Pensiero? Basta questa domanda per vedere cosa si
apre e quale profondità si richiede. Eppure ce lo presenta.
Ecco, in
realtà noi siamo portatori del Pensiero di Dio. Tutto il problema della
psicologia umana ha la soluzione se tiene presente che l’uomo è portatore del
Pensiero dell’Assoluto. La chiave del mistero umano sta lì: l’uomo è portatore
del Pensiero dell’Assoluto. Ma come questo Pensiero dell’Assoluto è unito a noi
che non siamo assoluti?
Cos’è che lo
mantiene unito a noi fino al punto di lasciarsi annientare da noi, da farci
esperimentare la sua assenza, la sua morte. Dio ci invita a capire “come” per renderci conto di ciò che
portiamo in noi.
Franca:
Quindi Cristo è rivelazione.
Luigi: Tutto
il suo parlare è rivelazione per noi. Soltanto capendo quel “come” tu hai la radice in te della
cosa; altrimenti resti sempre nel sentito dire. Fintanto che tu non arrivi a
capire il “come” resti nel dubbio. E
nel dubbio resti in balia di cosa dice uno e di cosa dice l’altro. Quindi se
Dio ti invita affrettati ad entrare in questa pace, quindi è questione di
mettersi a capire le cose che Lui ti dice.
Franca:
Quindi questo capire “come” Dio ha
messo in noi il suo Pensiero…
Luigi: Vuol
dire capire come il Padre ha mandato il Figlio nel mondo.
Franca: Ma
noi capiamo “come” Dio mette in noi
il suo Pensiero in che modo?
Luigi: Da
Dio. Cioè, tu devi accogliere la parola di Dio. Qui dice: “Come il Padre ha mandato Me nel mondo” , cioè “come il Padre ha
messo Me in voi”. Proprio perché subito non ci capisci niente è un invito di
Dio a pregare. E la Luce proviene dal Padre. È il Padre che manda. Per cui sei
invitata a raccoglierti in preghiera con il Padre chiedendo (pensando a- tu
chiedi) che ti risponda, che ti faccia capire “come” ha messo suo Figlio in te, affinché tu possa avere in te la
radice delle cose che Lui dice. Perché non basta dire: “io credo”.
Sandra:
“Come - così” indica un’uguaglianza.
Luigi:
Perché se non ci fosse questa uguaglianza noi saremmo tagliati fuori. Proprio
perché Dio ha stabilito questa uguaglianza dà a noi la possibilità di capire
qualche cosa. Per cui “come - così”; ecco la terra diventa specchio del cielo,
e inizi a dire: “ah, la cosa è così perché la realtà è quella”. Ognuno di
noi è portatore di terra e cielo per darci la possibilità che avvenga la
comunicazione.
Pinuccia B.:
“Come il Padre ha mandato Me nel mondo”
si può tradurre anche “come sono motivato dal Padre”…
Luigi:
Attraverso queste conversazioni siamo arrivati a passare dal mondo all’uomo; per
cui questo mandare (il Padre che manda) è il Padre che mette nell’uomo il suo Pensiero. “Come” mette in noi il suo
Pensiero?
Prima
davanti a queste parole “come ha mandato
Me nel mondo” abbiamo parlato dell’incarnazione; abbiamo detto che il
Figlio si è incarnato per dare a noi un punto di contatto, altrimenti non ci
sarebbe la comunicazione. Poi, poco alla volta, quel “come” diventa “come Dio mette in noi il suo Pensiero”; quindi non
più all’esterno. Questo perché la chiave della comunicazione è il Pensiero di
Dio in noi; perché se in noi manca il Pensiero di Dio siamo completamente
fuori; restiamo animali. Quindi si arriva a quel punto: come il Padre mette in
noi il suo Pensiero?
Pinuccia B.:
Avevi spiegato che mandato vuol dire motivato, cioè mandato da un intenzione.
Noi siamo sempre mandati da un intenzione; per cui il Figlio è mandato nel
mondo e in noi.
Luigi: Tu
capirai “come” il Figlio è incarnato nel mondo, quindi mondo esterno, soltanto
quando capirai “come” Dio creatore
mette in te il suo Figlio, il suo Pensiero. Fintanto che tu non capirai questo,
farai delle grandi parole, però ci resta sempre una vetrata che separa.
Pinuccia B.:
Questo “come” il Padre mette in me il
suo Figlio me lo dice solo il Padre, e non è trasmettibile a parole?
Luigi:
Certo. Ti invita a pregare, a raccoglierti nel silenzio con il Padre per
ricevere dal Padre, e il “Padre non
rifiuta a nessuno la sua Luce”. Il Padre non ti dice: “va prima a
purificarti poi vieni a Me”, non te lo dice: è parola di Dio.
Pinuccia B.:
Ti fa intuire questo: nel momento in cui Dio mi fa capire come manda suo Figlio
in me, mi fa incontrare ____________?____________; a questo punto non sono più
io che vivo, ma è il Figlio in me che vive.
Luigi:
Soltanto conoscendo “come” il Padre
manda il suo Figlio in te, cioè mette il suo Pensiero in te, tu capirai
veramente cos’è l’incarnazione del Figlio nel mondo. Altrimenti restano parole.
Pinuccia B.:
E non potrei neppure capire la seconda parte del versetto.
Rita: Come
il Padre mette il suo Figlio in noi? È solo il Padre che ce lo spiega. Io non
potrei mai saperlo.
Luigi: “Quando vuoi pregare (cioè quando vuoi
capire, perché la preghiera è cercare di capire), raccogliti nel silenzio della tua stanza, chiudi l’uscio e quindi
rivolgiti al Padre, il quale non ti rimprovera nulla”. La Luce viene solo
dal Padre.
Pinuccia B.:
E quella luce che il Padre ci da è personalissima; cioè non ha parole per
essere comunicata ad altri?
Luigi: No!
Perché è sempre il Padre che la da, e viene solo dal Padre. È soltanto il Padre
la Sorgente della Luce.
Alcuni
pensieri conclusivi:
Domenico:
Ciò cui tu pensi è in te, per cui tu sei in ciò che tu pensi.
Luigi: Noi
siamo in ciò che pensiamo.
Delfina:
Renderci consapevoli del “come”…
Luigi: Dobbiamo
arrivare a essere consapevoli di come Dio mette in noi suo Figlio. In noi c’è
il cielo, la terra, c’è la vita eterna, c’è Dio, c’è tutto. Come? Ecco,
conoscendo questo “come” che si mette
la radice in noi, che si dorme in quella sicurezza che ti darà poi la
possibilità di capire il significato di tutto quello che avviene fuori,
soprattutto nell’incarnazione. Cristo incarnato è rivelazione d’un mistero che
portiamo già dentro di noi. E fintanto che non capiamo questo, noi quell’altro
non possiamo capirlo; perché è l’interno che illumina l’esterno. Non è
l’esterno che m’illumina. È l’esterno che sollecita, che mette la pulce. Quindi
fintanto che non capiamo quello che avviene dentro di noi nei riguardi di Dio,
tutto l’esterno non può essere illuminato; per cui “se la luce che è in te è tenebrosa, quanto grandi saranno le tenebre
esterne”.
Osvaldo:
Bisogna essere convinti che è possibile arrivare a conoscere Dio. Perché
personalmente sono condizionato dal fatto che la possibilità di conoscenza vera
e propria può avvenire solo dopo la morte fisica.
Luigi: No.
Se tu esci fuori da quella porta e trovi la Verità, la faccenda non funziona.
Ora, la nostra morte fisica è come uscire da quella porta. La Verità si trova
solo conoscendola e non facendo un salto da un ambiente all’altro. La morte è
un salto da un ambiente all’altro.
Osvaldo:
Però se prima della morte fisica non ho compreso sono dannati?
Luigi: Resti
escluso. Se tu prima di morire metti Dio prima di tutto allora c’è il
purgatorio. Siccome tu non puoi pensare contemporaneamente a due cose, almeno
in punto di morte, pensa a Dio; se tu pensi Dio vuol dire che hai messo Dio
prima di tutto, e quello ti salva, anche se c’è il purgatorio. Tu non puoi
pensare contemporaneamente a due cose: quando tu pensi a una cosa la privilegi,
cioè la metti prima di tutto. Allora, se tu metti Dio prima di tutto, cioè
pensi Dio, Dio non ha nessuna difficoltà a ricostruire mille universi. Ma se tu
prima di tutto hai il pensiero del tuo io, ti diventa impossibile.
Bruno: Dio è
il principio di tutto, quindi principio del nostro pensiero. Il pensiero in
sé…
Luigi: …è la
possibilità di guardare le cose dal punto di vista di un altro. Dio ha
dato a noi il pensiero, quindi ha dato a noi la possibilità di guardare le cose
dal punto di vista di un altro (noi possiamo guardare le cose dal punto di
vista di un cane, col pensiero), e guardando le cose dal punto di vista di
un altro tu diventi coma l’altro.
Bruno: Un
giorno hai detto che pensare vuol dire collegare.
Luigi:
Certo, tu ti colleghi in quanto guardi dal punto di vista dell’altro.
Bruno: Il
Padre guarda dal punto di vista del Figlio?
Luigi: Il
Padre guarda dal punto di vista di Se stesso. Lui è l’Essere assoluto; l’Essere
assoluto conosce se stesso, ha in se la ragione di Se, quindi genera il
pensiero di Sé. Quindi qui abbiamo il Principio della generazione e il
Principio della creazione stessa. Quindi se tu non sei condizionato da niente,
hai la possibilità di manifestare e di comunicare te stesso a tutto e a tutti. Dio
è questo Essere assoluto che non è condizionato da niente, ed ha la possibilità
di comunicare se stesso a tutto e a tutti. Questa è la caratteristica
dell’Essere Assoluto. Noi siamo condizionati, e il condizionamento crea
l’impossibilità di comunicare; ma là dove non c’è il condizionamento c’è la
comunicazione. Noi persone siamo degli infiniti; certo siamo noi che ci
fermiamo al corpo, ci condizioniamo, ma di per sé la persona è un infinito, più
infinito dell’universo stesso.
Franco: Ma
in questa persona infinita l’uomo tende a manifestare se stesso.
Luigi: E sì,
e lì c’è il rischio dell’orgoglio, dell’io che tende a diventare il centro di
tutto; appunto perché siamo persone.
Giovanni:
Dio vuole che noi capiamo come ha messo in noi il suo Pensiero?!
Luigi: Certo,
se lo dice è perché vuole che noi lo capiamo, e ci dà la possibilità di capire;
però solo da Lui possiamo capire.
Alma: Colui
che ama vive esclusivamente dell’amato.
Luigi:
Certo, infatti la sofferenza della lontananza è perché tu col pensiero sei nell’altro,
e nell’altro non puoi vedere le cose come le vede l’altro. Infatti due persone
tendono a essere vicini, perché essendo vicini hanno più possibilità di vedere
le cose come le vede l’altro; ma evidentemente perché uno vive nell’altro;
altrimenti non sentirebbero la sofferenza nel restare lontani.
Luigi:
Soltanto se tu hai la possibilità di rifiutare una cosa puoi incominciare a
capire che cosa è quella cosa. Ora, non necessariamente noi siamo
intelligenti. Dio ci ha fatti intelligenti, perché la nostra intelligenza è in
Dio, però il collegare con Dio non è un fatto meccanico, che avviene
automaticamente; richiede la partecipazione nostra. E questo vuol dire che
noi possiamo non essere intelligenti. Dio che ha contemplato la possibilità del
non essere intelligenti, prevedendo questo fatto ha posto le condizioni
affinché ci sia data la possibilità di capire nella nostra non intelligenza, di
capire il valore che Lui ha per noi, il valore che Lui è per noi.
Alma: Quindi
tutta questa creazione che ha il fine di portarci a essere generati a questa
consapevolezza, da una parte è una cosa meravigliosa, dall’altra parte è una
grossa responsabilità.
Luigi: Là
dove non c’è responsabilità non ci può essere partecipazione. Se tu non ti
assumi la responsabilità di una cosa tu non puoi partecipare a quella cosa.
La cosa ti viene messa nelle mani, affidata a te, perché questa è la condizione
essenziale, perché tu possa essere fatta consapevole della cosa stessa.
(?): Non ci
sarà più passato, non ci sarà più futuro, ma ci sarà il Presente in eterno.
Luigi: Sì,
con Dio tutto è presente; anche tutto il passato, quello che per te è passato,
viene recuperato in presenza.
Silvana:
Bisogna restare in questo interrogativo: “come Dio ha posto il suo pensiero al
nostro io”.
Luigi: Certo
è l’interrogativo di questa sera. Quindi siamo passati dal “come” visto come
incarnazione, venuta nel mondo, per arrivare nell’uomo. E poi dopo arriverà “anch’io mando…” per ognuno di noi.
Franca:
Questa parola che ho ricevuto stasera devo accoglierla per riportarla, per
riaverla nuova.
Luigi:
Certo, il significato viene solo dal Padre.
***
N.B.:
Il testo, tratto da registrazione
non è stato riveduto dall'autore e mantiene lo stile discorsivo.