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Incontri del Sabato ciclo B-C

Condotti da Luigi Bracco

 

Gv XVII,22: “Quanto a me, ho dato ad essi la gloria che tu mia hai dato affinché siano uno come noi siamo uno”

 

 

ciclo B - presso Casa di Preghiera:

 

 (28.05.1988)

 

Delfina: Non si può dare qualcosa se non la si possiede, Gesù dice che ci dà la gloria però, per entrare in questa gloria, dobbiamo entrare nella sua parola…

Luigi: Ma la meraviglia e lì: noi diciamo che dobbiamo entrare e Lui invece dice che ce l’ha già data.

Delfina: Ma allora la gloria l’abbiamo tutti…

Luigi: Si tratta di capire. Se tu capisci ti rendi conto che ce l’hai già, ma fintanto che non capisci, sei fuori, però Lui te l’ha già data. “Tu non mi cercheresti se non mi avessi già trovato”. Il giorno che capisco, dico che è vero: “io non lo avrei cercato se non lo avessi già trovato; ma fintanto che lo cercavo non lo trovavo perché altrimenti non l’avrei cercato”. E’ questa la meraviglia della parola di Dio: Lui mi dice una cosa già fatta; per cui se capisco, dico che è vero, che ha ragione Lui; se non capisco sono fuori, però quello che dice Lui è vero. La parola ti dice una cosa che ancora non capisci, ma quando la capisci sai che è vero quello che ti diceva. La gloria te l’ha già data.

Giovanna: Come ci dà la gloria?

Luigi: Ce l’ha data. Attraverso la parola Lui ci dà se stesso, si comunica; noi conosciamo Dio per mezzo di Dio. Se tu non fossi già nell’eternità non capiresti niente dell’eternità, se tu non fossi già nell’infinito, non capiresti niente dell’infinito, non lo desidereresti nemmeno, perché Dio si conosce soltanto con Dio. Ma se si conosce solo con Dio, o abbiamo Dio o non lo abbiamo. Se non abbiamo Dio, abbiamo solo le creature. Le creature sono finite, non c’è nessuna creatura che ci possa dare Dio, solo Dio ci dà Se stesso. E lo vediamo con la comunicazione dell’Essere. Il principio è Dio. Soltanto se Dio già si è dato, ci dà la possibilità di capire, di intendere.

 

(?): Mi ha fatto pensare a quando Gesù dice: “Io ho fatto conoscere loro tutto quello che tu mi hai dato”.

Luigi: In questi ultimi discorsi, prima della preghiera, loro gli chiedono: “Facci vedere il Padre” e Lui dice: “L’avete visto”, ma loro non avevano visto niente; ecco il segreto delle parole. Gesù dice “Voi l’avete visto”, perché aveva parlato loro del Padre. Ha ragione Lui e noi abbiamo torto, perché nel giorno in cui capiremo, diremo: “Eh già, l’avevamo visto!”.

(?): Noi siamo fatti con la possibilità di…

Luigi: Questa possibilità ti viene dalla Presenza di Dio. Se Dio non ti fosse presente, tu non capiresti niente di Dio, perché la luce viene dalla luce, Dio viene da Dio. Se Dio per primo non ha già comunicato se stesso, quindi la sua gloria, e tu non lo hai presente, non puoi capire niente di Lui. Se capisci vuol dire che hai già Dio con te, allora vuol dire che Dio si è donato.

(?): Noi siamo già in Dio, però non lo capiamo.

Luigi: Non lo capiamo! Siamo noi che dobbiamo entrare in una realtà che c’è già e quando troveremo Dio, troveremo Colui che è stato con noi fin dall’inizio, ed era sempre con noi. Per questo dico che davanti a Lui piangeranno tutte le genti, perché scopriranno Colui che hanno sempre avuto e non hanno capito. Il fatto di avere una persona con noi e non averlo mai capito, ci fa piangere; perché “avevo sempre a disposizione questo dono meraviglioso e non me ne sono mai reso conto”.

(?): Questa gloria cos’è? Ciò che Dio è?

Luigi: Si, ciò che Dio è.

(?): E quindi Cristo ce la dà parlando con noi?

Luigi: Parlando con noi ci comunica il Padre. Soltanto Dio può fare questo, perché noi non possiamo passare dal finito all’Infinito. Noi non arriveremo mai all’Infinito perché l’Infinito è una cosa completamente e qualitativamente diversa da tutto il finito. Il finito è tutta una serie che si avvicina, ma non tocca mai. Così anche tutte le creature si avvicinano a Dio (il più vicino è l’uomo), ma non toccano mai; per cui nessuna creatura, nessuna cosa creata (che vediamo e tocchiamo) potrà mai essere al posto di Dio. E se la sostituiamo a Dio facciamo peccato.

Non devo dare nessuna “rappresentazione” a Dio; tutto ciò che vedo e tocco è rappresentazione, è segno, ma non è realtà, è un segno di-, per cui io non posso passare dal finito all’Infinito. Soltanto se ho già l’Infinito presente in me, allora lo posso fare, ma è un salto di qualità. Io posso pensare all’Infinito solo se l’Infinito è già in me; allora non parto dal finito, dai numeri, ma immediatamente penso all’Infinito.

Solo se ho la possibilità di pensare Dio, di “immergermi” in Dio, di “buttarmi” in Dio, di “fare il tuffo” in Dio, soltanto se ho la possibilità di pensare direttamente Dio, allora da Dio posso capire i segni. Dall’Infinito posso capire il finito, ma dal finito non posso passare all’Infinito. Per cui dai segni io non posso passare allo Spirito, dallo Spirito posso passare ai segni. Lo Spirito venendo mi dà la possibilità di intendere la sua Presenza in tutti i segni.

Dai segni posso sentire il bisogno dello Spirito, però non posso passare, ecco perché “nessuno può salire in alto se non Colui che discende dall’alto”. Abbiamo bisogno di Uno che venga dall’Infinito, dall’Assoluto, dall’Eterno, nel nostro mondo finito, ci prenda e ci porti in quell’Infinito. Ma se noi non abbiamo la possibilità (che è grazia) di avere già presente l’Infinito, nessuno ci può portare nell’Infinito, nessuno ci può fare conoscere una cosa, se già non l’abbiamo presente. Se viene uno dal cielo, ci può portare in cielo, ma in quanto il cielo lo abbiamo già in noi, allora ci raccoglie. Questo ci fa capire che tutto il mondo finito è solo dispersione da cui abbiamo bisogno di essere raccolti e portati in quella realtà che abbiamo già in noi.  Se Dio per primo non si donasse, nessuno ci potrebbe portare in Lui.

 

Fabiola: Sapere vuol dire capire, noi ci illudiamo di sapere…

Luigi: E’ proprio il capire che mi fa essere. L’Essere viene dalla conoscenza (altrimenti resto fuori), come lo stesso Figlio di Dio riceve l’Essere del Padre conoscendo il Padre. E’ il rovescio di quello che avviene nella creazione. Nella creazione prima riceviamo l’essere, noi ci siamo, esistiamo e non sappiamo come, poi man mano che viviamo iniziamo a capire certe cose. Nella nostra vita, nel nostro mondo prima siamo e poi conosciamo; nello Spirito invece prima conosciamo e poi siamo. Per cui noi non nasciamo da Dio se non con partecipazione consapevole. Conoscendo siamo. E allora cosa succede?! Se non conosciamo non siamo, non partecipiamo.

Fabiola: Se non conosco non partecipo; ma uno che non cerca Dio, non sa, però partecipa.

Luigi: Partecipa per opera di Dio, perché lui partecipa dell’opera di Dio; ma se non si affretta a capire, ad un certo momento, resta escluso, resta fuori. E’ come sentire un professore che ti parla e ti fa la lezione di un’ora, di una giornata: devi affrettarti a capire quando lui parla. Quando parla hai la grazia di intendere, ma dopo non ce l’hai più, perché non parla più.

Tutta la creazione è Dio che parla. Quando Dio parla ci dà la grazia di intendere, ma se noi non ci affrettiamo, ad un certo momento, Lui non parla più, cioè la creazione passa, tramonta, non ci dice più niente. Prima Dio ci parlava, ma non capivamo; adesso restiamo senza Dio e anche senza creazione, perché ha cessato di parlare. La creazione la vediamo ancora intorno, ma non ci dice più niente, non è più nuova per noi, non è più parola di Dio, è solo più una parola nostra. “Quell’albero è dieci anni che lo vedo”: allora nel pensiero del nostro io non ci dice più niente, perché non è più parola di Dio, ma è parola nostra. Quando Dio parla, dobbiamo affrettarci a passare all’intelligenza, altrimenti non partecipiamo dell’Essere. Questo per dire che la partecipazione all’Essere viene dalla conoscenza, quindi dall’intelligenza di-, la vita eterna diventa conoscenza.

Fabiola: Quindi non credere è effetto della dispersione.

Luigi: Si, perché noi siamo effetto di dispersione. Nella dispersione non è che non ci sia l’Essere, l’Essere è presente, però noi siamo dispersi. L’opera tutta di Dio è quella di raccoglierci dalla nostra dispersione e riportarci.

Chi è Maria? E’ una creatura che non è dispersa, vive per una cosa sola. Maria è tutta rivolta verso Dio. “Non conosco altro”, non vuole conoscere altro. Quella è la condizione per intendere. Noi invece siamo immensamente distanti, perché conosciamo tante cose, tra queste c’è anche Dio. Ma è proprio questa dispersione che ci impedisce di capire, di realizzare la comunicazione di Dio, la parola di Dio, quindi di giungere alla Presenza. Quello che ci impedisce di toccare la Presenza di Dio è la nostra dispersione.

Fabiola: Quindi l’uomo che non crede è un uomo che non cerca Dio.

Luigi: E’ un essere che è disperso.

Fabiola: Non è che può dire: “io non voglio credere”.

Luigi: No, è solo effetto di dispersione. La fede viene da Dio, per cui anche se vuole non può, perché ho dentro di sé una tale conflittualità, molteplicità, dispersione di pensieri, di argomenti, che non può. Soltanto partendo da Dio e con Dio, in questa semplicità di Dio, ha la possibilità di credere. Perché la possibilità di credere gli viene dalla semplicità di una causa sola.

Se tu vedi una persona che fa una cosa e poi ne fa un’altra e un’altra ancora, non puoi più credere a quella persona, perché si contraddice in continuazione. Invece la possibilità di credere ti viene quando vedi che c’è una linea unica di coerenza; “quella persona è così”, il che vuol dire che tu credi in quella persona per quello che…

 

Silvana: “Ho dato loro la gloria che tu mi hai dato”, significa che Lui parlandoci del Padre ci dà la possibilità di ricevere la gloria dal Padre.

Luigi: Certo, però dobbiamo anche sapere che il Padre già è in noi. “Perché il Padre vi ama”, amare vuol dire rendersi presente. Lui parlandoci del Padre raccoglie noi che siamo dispersi, ma non potrebbe raccoglierci nel Padre se il Padre non fosse già in noi. Non possiamo raccogliere le ciliege se non abbiamo un cestino. Per raccoglierci in Lui bisogna che ci sia già questo “in”, questo punto di raccoglimento in noi. Cristo dice: Io sono venuto per raccogliere quello che si disperdeva. Chi con me non raccoglie, disperde e disperdendo resta disperso”. L’opera del Cristo sta nel raccogliere; ma raccogliere dove? Nel Padre. E come fa? Bisogna che il Padre sia già presente in noi.

Lui ci raccoglie in questa presenza. Quando tutto è raccolto in questa presenza, vediamo la Presenza.

Prima non la vedevamo. Cos’è che ci impediva di vederla? La nostra dispersione. Lui ci ha raccolto e raccogliendoci ha eliminato la nostra dispersione; e allora vediamo. Quindi il vedere è effetto di concentrazione, o meglio di semplificazione della molteplicità nell’unità.

 

Pinuccia A: Noi dobbiamo tendere a questa unità con Dio.

Luigi: Ascoltando il Cristo, è Lui che ci conduce a questa semplicità e unità e quindi a vedere.

Pinuccia A: Noi dobbiamo tendere a questo per liberarci del nostro mondo finito ed entrare nell’infinito di Dio.

Luigi: Certo, ma io entro nell’infinito di Dio in quanto ascolto Cristo. Lui parlando con me mi fa entrare; non sono io con i miei sforzi, non potrei, non farei altro che saltare da una dispersione all’altra. E’ ascoltando che sono raccolto. E soltanto Colui che è tutto nell’unità del Padre mi può raccogliere nell’unità in cui Lui si trova. Dove io sono voi non potete venire.

Lui è venuto a condurci lì affinché vedano, vuol dire che con i nostri sforzi non riusciamo, non possiamo fare il salto dalla molteplicità all’unità. Per quanto saltiamo, passiamo sempre da una molteplicità ad un’altra molteplicità; è come se volessimo smettere di fumare e passassimo dal fumo alla caramella, poi dalla caramella ad altro; saltiamo da una cosa all’altra, ma non ci liberiamo di niente, non risolviamo.

Non possiamo passare da una molteplicità all’unità, possiamo passare da una molteplicità ad un'altra molteplicità; è come se spiegassimo una parola con un'altra parola: non spiegheremmo niente, perché per spiegare dobbiamo portare colui che ci ascolta a verificare una realtà, una presenza; così lui capisce. Se spieghiamo casa vuol dire “maison” dicendo: “maison vuol dire casa”, abbiamo spiegato una parola con un'altra parola, però non abbiamo detto niente, abbiamo sostituito un segno con un altro segno. Diciamo qualcosa quando diamo all’altro la possibilità di vedere una realtà, di vedere il segno e la realtà e così capire.

Pinuccia A: Nel caso uno voglia smettere di fumare e passa da una molteplicità all’altra, come fa a liberarsi dal fumo?

Luigi: Dove io sono voi non potete venire, soltanto ascoltando Cristo; Lui ci libera dal fumo, dalla caramella, dal caffè e da tutto il resto, perché noi da soli sostituiamo una cosa con l’altra, ma restiamo sempre nel giro, non siamo liberi, siamo schiavi.

Pinuccia A: Ma come faccio a liberarmi?

Luigi: Da sola non puoi liberarti, sei schiava. Solo ascoltando Cristo, è Lui che parlando con te ti libera, perché ti conduce alla Realtà. Non sei tu che ti liberi. Tu non puoi liberarti, puoi sostituire ad esempio la sigaretta con la caramella, la caramella con il caffè, il caffè con un liquore, ma resti sempre schiava di qualcosa. E’ come nel giro della droga. Tutto diventa una droga.

Pinuccia A: Ma parlandomi mi fa capire soltanto che il fumo è nocivo?

Luigi: No! Tu puoi sapere che il fumo è nocivo, che ti fa male, che ti uccide, ma non puoi liberartene. Solo se ti si presenta una realtà per cui vivere ti libera. Tu sei schiava perché non sai per cosa vivere. Quando non sai per cosa vivere tutte le vetrine che vedi, e le creature che incontri, sono tue; e così perdi tutto, sei schiava di tutto perché da sola non stai su. Lui ti dà una cosa più importante che ti convince e ti attrae: è la visione di una cosa diversa che ti prende tutto, per cui ti sento libera, ed è una grande liberazione.

Lui è il liberatore perché è Lui che ti libera in quanto ti entusiasma, ti convince, ti porta ad una vita tutta diversa da prima.

Quando scopri un tesoro immenso, vai ancora a cercare il soldino? Cerchi il soldino perché sei nella miseria e per te è prezioso, ma se l’altro ti fa vedere un miliardo e te lo mette a disposizione…

Cristo ci porta lì, ci fa vedere una vita talmente sorprendente, talmente avvincente che scopriamo la miseria di tutto il resto; e nemmeno se ci pagassero miliardi non torneremmo più come prima. Quelli che sono nel Paradiso non tornerebbero mai in terra, non vogliono, hanno trovato qualcosa di più. Chi li fa tornare indietro?!

 

Franca: Riguardo a questo discorso, Gesù parlandomi e presentandomi un’altra realtà mi può liberare dal mangiare, dal vestire, da tutto. Gesù prima ci orienta al Padre e poi ci dice che è per mezzo di Lui che andiamo al Padre.

Luigi: Ci fa capire che è attraverso la gloria del Padre, cioè la conoscenza di quello che il Padre è, che noi riceviamo. La gloria ci è già data, però non sappiamo di averla. Noi siamo figli di un re, ma non lo sappiamo; facciamo la vita da miseri perché ci crediamo poveri e viandanti, non sapendo di essere figli di un re. Lui dice che la gloria ce l’ha data, ma noi non ce ne rendiamo conto.

 

Rita: Questa gloria, questa vita è già tutta in noi, ma non ce ne accorgiamo perché viviamo nel nostro pensiero anziché in quello di Dio. Il giorno in cui l’uomo inizia, a poco a poco, e poi sempre di più a pensare Dio, riempie la sua vita del pensiero di Dio e sicuramente Dio lo porta alla sua conoscenza.

Luigi: La gloria dell’uomo è la conoscenza di Dio.

Rita: Sia che ci siano le sigarette, sia che non ci siano…

Luigi: Dio non ci toglie tutte le tribolazioni. Dio infatti dice: “Ti darò il centuplo…, ma anche le persecuzioni”, fa tutto Lui, è tutto dono suo.

Rita: L’uomo può solo alzare le braccia e dire:” Signore pietà”.

Luigi: “Signore io mi fido di te”. Lui è più grande delle nostre colpe.

 

Pinuccia B: Anche questo: Affinché siano uno come noi siamo uno, è una promessa?

Luigi: E’ introduzione, Lui parla per condurci lì, alla meta. Sono parole che dobbiamo custodire, meditare, tenere preziose, perché sono tratti di sentiero.

 

Pinuccia B: Questo essere uno come noi siamo uno, rappresenta la meta?

Luigi: No! La meta è la conoscenza di Dio come vero Dio.

Pinuccia B: Però se l’Essere ci viene dalla conoscenza, l’essere “uno” ci viene dal conoscere Dio. Io vedo questo “essere uno” come una conseguenza della conoscenza.

Luigi: Si, come una conseguenza della conoscenza.

Pinuccia B: Allora questo è già una conseguenza della meta?

Luigi: No, non è ancora Pentecoste.

 

Franca: Queste parole le capiremo soltanto a Pentecoste.

Luigi: Certo, è lo Spirito Santo che ci fa capire le parole del Figlio.

 

* * *


ciclo C - presso Casa di Preghiera:

 

Gv XVII,22: “Quanto a me, ho dato ad essi la gloria che tu mia hai dato affinché siano uno come noi siamo uno”

 

(26min 16sec)

(03.04.1993)

 

 

“Quanto a me ho dato ad essi la gloria che tu mi hai dato”

 

Nino: “Nessuno conosce il Padre se non il Figlio”, la gloria del Figlio è la conoscenza della sua generazione dal Padre eterna.

 

Franca: “Quanto a me” significa per quanto riguarda Me?

Luigi: Si.

Franca: “Ho dato ad essi la gloria che tu mi hai dato..”; mi ha richiamato le altre parole di Gesù, quando dice che il Padre dà la vita a chi vuole e la dà nel Figlio; quindi il Figlio fa da trait d’union tra il Padre e l’anima, in quanto dà all’anima la possibilità di ricevere la gloria del Padre, cioè l’Essere che Lui ha ricevuto dal Padre.

Luigi: Come fa il Figlio a ricevere la gloria del Padre?        

Franca: Lo riceve in quanto è generato dal Padre. La gloria è ciò che uno è.

Luigi: Come fa a ricevere la gloria dal Padre? Perché la gloria è del Padre.

Franca: Il Figlio conosce se stesso come generato dal Padre.

Luigi: E come facciamo noi a ricevere quella gloria dal Figlio?

Franca: Lui ci dà la possibilità.

Luigi: Come fa a darcela? “Io ho dato” come fa Dio a dare? Prova un po’ a parlare di Dio ad un cane.

Franca: E’ attraverso il pensiero che c'è la comunicazione. Non si può avere comunicazione se non attraverso il Pensiero di Dio. Però non basta pensare Dio per conoscere la gloria di Dio. Per conoscere la gloria di Dio non basta il Pensiero di Dio. Cosa bisogna fare? Bisogna sottomettere tutto a questo Pensiero?!

Luigi: Esatto!

Franca: E’ attraverso questo pensiero trasparente che Gesù ha formato in me.

 

Luigi: Mi dice che devo sottomettere? Sentiamo Domenico

Domenico: Perché dice: “Affinché il mondo creda che Tu mi hai mandato. Ed io ho dato...”.

Luigi: Le versioni sono diverse, qui dice: “Quanto a me”, lì dice: “Ed Io ho dato” comunque è lo stesso. La versione più giusta è: “Per quanto riguarda me”, perché rivela lo scopo della sua venuta. Questo è lo scopo della sua venuta: comunicare, dare agli altri “la gloria che tu hai dato a me”. Come fa a metterci in condizione di ricevere la gloria?

Domenico: Ci fa pensiero unico, perché Dio si comunica solo al suo Pensiero.

Luigi: Si, ma come fa? Il Pensiero di Dio deve già essere in noi, altrimenti non possiamo ricevere alcuna comunicazione.

 

Franca: Sì, il Pensiero di Dio è presente in noi senza di noi, ma per ricevere la comunicazione deve aver formato in noi Se stesso.

Luigi: Come?

Franca: Ci riempie la testa del Padre, forma in noi, ci convoca.

Luigi: Convoca, cioè sottomette tutto a-. Quindi il Pensiero di Dio noi l’abbiamo, ma avendolo senza di noi, con il Pensiero di Dio, abbiamo tanti altri pensieri; che è tutta la significazione infinita di Dio a noi. Siccome arriva a noi senza di noi, anche il Pensiero stesso di Dio, noi non possiamo smentirlo, non possiamo ignorarlo, ma non possiamo capirlo. Per capirlo dobbiamo vederlo nel Padre. Ma per vederlo nel Padre, avendo altri pensieri, non lo possiamo vedere. Allora c'è bisogno di questo Figlio di Dio, che è solo e puro Pensiero di Dio, che parlandoci, ci convoca unicamente in quel Pensiero. Mettendolo al di sopra di tutto c'è l’Uno; poi in quell’Uno c'è la comunicazione dal Padre. Prima non c'è la comunicazione dal Padre. Non c'è la comunicazione dal Padre però c'è la comunicazione del Figlio.

Franca: Ed è in quel modo che riceviamo la gloria del Padre?!

Luigi: Ci dà la possibilità di ricevere la gloria dal Padre, ciò che il Padre è. Perché il Padre si rivela solo al suo Pensiero, quindi Pensiero unico, non a tanti pensieri. Tutte le creature ci annunciano Dio, ma Dio non si comunica a tutte le creature, si comunica solo là dove c'è il suo Pensiero e il suo Pensiero unico; perché il suo Pensiero è unigenito, non ci sono tanti pensieri. Nella molteplicità di pensiero c'è l’impossibilità di comunicazione, però si può essere convocati. Quindi c'è un Pensiero tra tanti altri pensieri (pensieri di creature, ecc.); allora lì c'è la possibilità, se qualcuno ci parla, e ci parla avendo presente quell’unità, di convocarci, quindi di ridurre tutta la molteplicità nell’unità.

Franca: Quindi riducendomi tutto all’unità, forma in me quel pensiero che ha la capacità di ricevere

Luigi: Si, perché quando in noi si forma il Pensiero unico, lì c'è l’Infinito. L’Uno è Infinito. Dove invece ci sono molti pensieri c'è la finitezza, e non c'è la possibilità di comunicazione tra l’Infinito e il finito. “Solo il Figlio conosce il Padre” vuol dire che solo questo Pensiero Unico, trasparente è infinito e quindi riceve la comunicazione dall’Infinito se no non c'è comunicazione.

 

Giovanna: Dio dà a noi il suo Pensiero, altrimenti non potremmo capire niente.

Luigi: Dandoci il suo Pensiero però non è detto che noi Lo pensiamo; abbiamo la possibilità.

Giovanna: Però, è parlando fuori che Cristo ci convoca a questa presenza.

Luigi: No, ci convoca a questo unico pensiero; infatti già nel Prologo, dice: “A tutti coloro che lo seguono, che gli credono, Lui dà la “exusia”, la potenza, la possibilità di diventare figli di Dio”. Il Figlio di Dio è unigenito, dà la possibilità di diventare figli di Dio, ma è Lui, parlando, se qualcuno gli crede.

Giovanna: Lui parla e se io credo Lui mi raccoglie.

Luigi: Ecco, ti raccoglie in un pensiero solo, il suo Pensiero; più che “parlando”, “comunica un suo Pensiero”, e quindi ci convoca alla presenza di un suo Pensiero. Fosse un chiacchierone non ti comunicherebbe nulla.

 

Franco: La gloria è ciò che uno è, quindi il Figlio dà la gloria a quelli che sono attratti dal Padre. Però c'è una gloria per sentito dire e una gloria che ci comunica il Padre.

Luigi: Si, però Cristo, il Figlio di Dio, ricevendo direttamente la gloria dal Padre, perché tutto riceve in quanto è Figlio (riceve tutto anche la conoscenza del Figlio dal Padre), parlando a noi, convocandoci quindi nell’unico suo Pensiero, dà a noi questa possibilità, ci affida al Padre, in modo da poter attingere la gloria come attinge Lui.

Franco: Perché quella che ci dà Lui, non basta, non è sufficiente.

Luigi: Parlandoci ci convince; però per essere sufficiente, bisogna che possiamo attingere alla stessa Sorgente alla quale Lui attinge. Per questo dice a noi: “Io mi ritiro e ti affido al Padre, alla Sorgente, affinché tu possa bere alla Sorgente, quella stessa acqua che ho bevuto io, che bevo io”, in modo da avere in noi stessi il principio. “Affinché siano uno come noi”. Altrimenti non c'è un’unità. Ci sarebbe una differenziazione tra l’unità che c'è tra Padre e Figlio e l’unità che c'è tra noi e il Figlio, se non avessimo la possibilità di attingere personalmente dal Padre “come” l’attinge Lui.

C'è un disegno che si completa fino alla perfezione: “Io sono venuto a portare a compimento”. Ora, dicendo “compimento” vuol dire che niente resta incompiuto, che tutto vuol portare a questa perfezione.

 

Domenico: Gesù è nella Trinità invece noi non siamo ancora inseriti nella Trinità.

Luigi: Dio ci dà la possibilità di attingere alla Sorgente come Lui attinge alla Sorgente. E questa Sorgente siccome deve essere uno in tre Persone, anche noi entriamo a far parte di questa unità e Trinità di Dio.

 

Bruno: …

Luigi: Siamo ai limiti della sopravvivenza della betulla. Sai cosa vuol dire “betulla”? “Casa della Vergine”, quindi siamo ai limiti della sopravvivenza. Perché è la condizione per poter accedere, per poter concepire la verità. Vai, vai! Siamo ai limiti della sopravvivenza…

Bruno: E’ interessante perché ci si spinge ai limiti

Luigi: Eh già, perché è lì che si scopre. Ai limiti della vita tu scopri la vita.

Bruno: Il Pensiero di Dio ha un limite che ad un certo momento bisogna superare.

Luigi: Certo. Ai limiti della vita tu scopri la vita. Per questo c'è la morte. Quindi la morte, limite della vita, è categoria della vita, perché al limite della vita tu scopri la vita. Per passare da un centro di gravità ad un altro centro, devi avere un luogo comune. Due cerchi che si intersecano, quindi che hanno una parte in comune, ti danno la possibilità di passare da un centro ad un altro centro. Ma se i due cerchi non si intersecano…

Bruno: La circonferenza è il Pensiero di Dio.

Luigi: Certo, quindi il Pensiero di Dio è un luogo per noi: luogo per passare da un centro ad un altro centro.

 

Fabiola: Io non ho ben capito il concetto della gloria. Per me rimane un concetto molto astratto. Stiamo parlando di comunicazione e questa si verifica con Dio nella preghiera.

Luigi: Certo, la preghiera è elevazione della mente. Perché noi senza Dio non riceviamo alcuna comunicazione. Dio è il Principio comunicante, però è necessario essere in sintonia con Lui. Tu ricevi qualche cosa in quanto sei in sintonia con l’altro. La radio riceve in quanto la metti in sintonia con la trasmittente, altrimenti non ricevi.

      Nel campo dello spirito, Dio è l’elemento comunicante, ma è necessario che in noi ci sia una sintonia con Dio per ricevere comunicazione con Dio, altrimenti riceviamo rumori. I rumori che riceviamo sono la creazione e la creazione è rumore.

Ora, fintanto che non siamo in sintonia con Dio, riceviamo comunicazioni da Dio, ma sono sotto forma di rumori, creature. Se ci mettiamo in sintonia siamo in comunicazione di pensiero. E Dio cosa comunica? Dio comunica Se stesso, perché Lui solo è. È comunicando se stesso che ci rende partecipi. Ora, comunicare se stesso, quello che Egli è, è comunicare la sua gloria, ci fa conoscere la sua gloria.

Fabiola: Non capisco cosa significa che Dio comunica Se stesso.

Luigi: Cioè, noi non esistiamo da soli. Dio esiste da solo perché ha in sé stesso la ragione di Sé; noi creature non abbiamo in noi la ragione di noi. Non c'è nessuna creatura che abbia in sé la ragione di sé, ognuno ha in altro da sé la ragione di sé. Anche noi l’abbiamo in “altro”; e quell’altro chi è? Portato alle estreme conseguenze l’Altro è Colui che ha in sé la ragione di sé, che non l’ha altrove; quindi Dio è colui che ha in sé la ragione di sé, quindi è Colui che dà a noi la possibilità di essere in quanto partecipiamo. Cioè, noi siamo in quanto partecipiamo all’Altro, cioè in quanto partecipiamo a Dio.

Come partecipiamo a Dio se Dio è la Verità? Noi partecipiamo a Dio soltanto conoscendo. Tu partecipi della Verità soltanto in quanto la conosci; fintanto che tu non la conosci, sei fuori dalla verità; infatti dici: “Non capisco”; sei fuori dalla verità, non partecipi.

Dio è certamente la verità, perché è l’essere in cui c'è la ragione di tutto; quindi Lui è la verità. Allora, come partecipi alla Verità? Non partecipi cantando, oppure esprimendo dei sentimenti, ma pensando; vedi la sintonia?! Pensando, con il pensiero; soltanto con il pensiero tu conosci e conoscendo partecipi. Questa è comunicazione di Verità. E più conosci la verità, più partecipi della verità.

Non è che noi esistiamo autonomamente. Dobbiamo renderci conto che noi esistiamo in quanto partecipiamo; ma partecipiamo alla verità in quanto conosciamo. Allora c'è il problema della conoscenza. La comunicazione di quello che Dio è avviene attraverso il pensiero. La vera preghiera è l’elevazione della mente. Lì c'è la partecipazione, quindi c'è la comunicazione, quindi anche la vita.

Meno conosci Dio e meno sei viva. Anche il tuo pensiero si svuota, non sei più capace di pensare. Il Pensiero di Dio è principio di ogni vita, quindi di ogni attività.

Fabiola: C'è un punto nella nostra vita in cui possiamo dire di aver incominciato a conoscere Dio?

Luigi: Altroché!!! È come se tu mi dicessi: “C'è un punto in cui io posso dire di conoscere la Verità?”. Certamente, c'è un punto in cui constati di non conoscere la verità. Quindi quando tu non riesci a trovare la ragione di una cosa dici: “Non capisco, non conosco la verità”. Invece quando tu capisci, quando riesci a giustificare in te stessa il principio per cui quella cosa è così, dici: “Ho capito!”.

Noi pensando a noi stessi diciamo: “Chissà perché esistiamo”, “Cosa ci stiamo a fare su questa terra!”, si lavora, si fatica, si guadagna e poi ad un certo momento, non possiamo ignorarlo, c'è la morte. La morte è l’unica realtà che ci rimane in questo mondo che abbiamo falsificato, è l’unica realtà che ci rimane per fare la nostra pasqua, cioè per fare il passaggio alla verità. È l’unica realtà che ci rimane, perché davanti a quel pensiero capiamo che tutto finisce; per cui tutto ciò per cui viviamo si annulla, perdiamo tutto.

Che senso ha questo? Che significato ha? In noi si forma questo problema. Nel cane non si forma questo problema. Per cui noi siamo angosciati, siamo tristi, perché viviamo per una cosa che domani dovremo lasciare. Ma allora cosa serve tutto questo faticare?

C'è questo inserimento. La morte ci inserisce; annullandoci tutte le cose ci inserisce nel vero problema della vita. Il problema della vita è questo.

Vedi che noi non riusciamo da soli a giustificarci?! Abbiamo bisogno di una ragione per giustificarci. Noi da soli non stiamo su, non siamo soddisfatti. Non possiamo più dire: “Io sono” perché stiamo perdendo vita. Il tempo che passa è un ladro che porta via tutto. Ecco che abbiamo bisogno di una giustificazione, di dare un significato alle cose.

Noi viviamo sotto questa pressione: il bisogno di capire il significato di ciò che esiste e di noi stessi. E questo è il bisogno di Dio, di trovare la nostra ragione in Dio. Soltanto in Dio noi troviamo la ragione.

Ogni altro esistente passa come passo io, per cui non mi può giustificare. Comprendi?

Fabiola: Si

Luigi: Allora vedi che c'è un punto in cui tu dici “capisco”?! C'è un punto in cui certe cose le capisci, perché riesci a vedere una ragione. Se sei triste è perché non conosci la ragione della tua esistenza, del tuo vivere. C'è un punto in cui la lampada si accende nella nostra mente. Man mano che ci avviciniamo a Dio questa lampada si accende sempre di più, ci fa capire sempre di più il significato delle cose, fino a farci capire il significato di tutto, perché la Verità illumina tutto, ha in sé la ragione di tutto.

 

Sandra: Dio parla in tutto ma noi non lo sappiamo.

Luigi: Il sapere ti viene soltanto da Dio e fintanto che tu non elevi la mente a Colui che ti parla in tutto, non puoi capire che è Lui che ti parla in tutto; perché quello dipende da Dio.

Sandra: Puoi arrivare ad un momento della vita in cui non capisci più niente.

Luigi: Certamente.

Sandra: E in quel momento si prega. La preghiera è questo bisogno di capire.

Luigi: Certo, infatti chi ammette di non capire niente, testimonia, rivela che è fatto per la luce.

Sandra: E in quel punto basta anche una piccola luce…

Luigi: ...che comprenda la tua confusione. La luce che comprende la tua confusione ti conquista, è l’aggancio.

Sandra: Se tu sai che c'è uno che parla, ti viene anche il desiderio di capire, visto che si può.

Luigi: Si può! Lui dice che dà la possibilità, non ci prende in giro. Se uno ti parla un linguaggio che certamente non puoi capire, ti prende in giro. Invece Lui ti dice apertamente che ti dà la possibilità di capire: “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”. C'è una promessa tremenda! Siamo noi che trascuriamo questa promessa. Allora la colpa è nostra! La promessa Lui la fa, ed è promessa di Dio.

 

Rita: Franco ha parlato di due livelli di gloria.

Luigi: Gesù dice “Ho dato loro la gloria che Tu, Padre hai dato a me”, perché il Figlio riceve tutto dal Padre. Lui non cerca la sua gloria: “Io non cerco la mia gloria”, anzi dice: “Se io cercassi la mia gloria sarei menzognero come voi” perché voi cercate la vostra gloria. “Io cerco la gloria di Colui che mi ha mandato” e “qui sono vero, qui sono giusto”.

Rita: E’ il Padre soltanto che dà la gloria.

Luigi: Si, perché il Padre è l’Essere assoluto. Perché la gloria è conoscere ciò che uno è. Noi da soli non siamo; noi siamo per quel che partecipiamo. Quindi Lui è il distributore della gloria.

 

Pinuccia B.: Il Figlio riceve la gloria dal Padre, ma la gloria è la conoscenza del Padre; perché il Figlio conosce il Padre dal Padre.

Luigi: Certo, “Dio da Dio, Luce da Luce”, tutto viene da Lui.

Pinuccia B.: Quindi la dà a noi, cioè vuol dire che ci fa conoscere il Padre.

Luigi: Ci dà la possibilità di conoscere il Padre.

Pinuccia B.: Pensavo a quello che Gesù dice a Filippo: “Finora lo avete visto”

Luigi: “Ora lo avete visto!”, “Ora”.

Pinuccia B.: Vuol dire che Gesù ci ha detto tutte quelle parole, che se noi le assimiliamo, ci danno la possibilità di conoscere il Padre. “Ho compiuto la missione che Tu mi hai dato a fare”.

Luigi: La sua missione è quella! La sua missione è una sola: la comunicazione della conoscenza del Padre. Non è volerci bene, amarci gli uni gli altri, quelle sono tutte conseguenze. La missione essenziale, centrale è questa: comunicarci quello che il Padre è.

Siccome bisogna approfondire le cose, se vogliamo restare nella verità, la meraviglia è qui: come può avvenire questo “dare”, questo “comunicare” da uno all’altro?

Noi, il più delle volte, ci crediamo delle isole, degli esseri staccati. Come avviene questo “dare”, questo “comunicare”? Per comunicare bisogna che uno sia dentro l’altro. E dove noi siamo uno dentro l’altro? Noi siamo delle unità staccate.

Pinuccia B.: Certo, se tu parli di comunicazione tra creatura e creatura, è impossibile se non attraverso Dio.

Luigi: Si, però io sto chiedendo, “come” può avvenire una comunicazione, come sia possibile una comunicazione?

Pinuccia B.: Perché avvenga la comunicazione ci vuole un punto in comune e questo punto in comune è il Pensiero di Dio. Il Pensiero di Dio ci è stato dato senza di noi, per questo Gesù ci dice: “Se tu conoscessi il dono di Dio”, perché questo dono che ci è stato dato, se noi lo conoscessimo, ci darebbe la possibilità di ricevere questa comunicazione.

Luigi: Guarda che per conoscere, devi ricevere la comunicazione. Come fai ad arrivare alla conoscenza senza comunicazione? Non invertire i termini.

 

 

“affinché siano uno”

 

***Nino: Quello che unifica è la verità, è l’unità, Dio è la verità

Luigi: Dillo meglio: “finché noi non conosciamo la verità”… continua lì…

Nino: Finché noi non conosciamo la verità non siamo liberi…

Luigi: No, no! Finché non conosciamo la verità non siamo uno!!! Il problema della molteplicità, nasce lì. Fintanto che tu non conosci la verità… la verità sola è una… è la verità che ci fa uno. Noi siamo fuochi artificiali perché non conosciamo.

Bruno: Stamattina pensavo che Dio è il pensiero più universale, il pensiero più grande mentre i pensieri dell’io sono particolari. Il Pensiero di Dio è quello che abbraccia tutto, tutti i particolari..

Luigi: Sei con Sant’Anselmo? (i fuochi di Sant’Anselmo).. il Signore vuole solo che noi eleviamo la mente a Lui, poi Lui su questa mente disegna. Lui ci dice: “Offrimi la tua mente, poi Io ci scrivo sopra” e man mano, a poco per volta….

Nino: Dicevo che l’unità…

Luigi: La conoscenza della verità che è “una”; è la verità che ci fa “uno”. Per cui noi, finché non conosciamo, noi siamo “molti”, non dipende dalla nostra volontà, capisci? Noi qui possiamo capire la fonte… perché il grande problema nell’antichità è quello di dire: “Come mai Dio è Uno e c'è la molteplicità?”. La fonte della molteplicità sta lì; perché soltanto nella conoscenza della verità c'è l’uno, c'è l’unità.

Franca: “Affinché siano uno”; “affinché” perché è necessario…

Luigi: Questa comunicazione, è la gloria, affinché… dipendente. Per essere “uno”, altrimenti non sono “uno”; soltanto essendo “uno” poi possono ricevere, possono accedere al Padre.

Franca: Finché non abbiamo un pensiero unico, non possiamo accedere al Padre.

Luigi: No, per cui c'è la comunicazione della gloria sotto un’altra forma, per sentito dire, come diceva Franco.

Domenico: Sono le parole del Cristo che ci fanno “uno”..

Luigi: Certo, parlando ti convoca; convocandoti ti fa “uno”. È l’Altro che ti fa! Tanto è vero che se l’altro cessa di parlare, tu ritorni nella tua molteplicità, perché tu non puoi restare, chi ti fa restare sarà il Padre. Però se l’Altro parlando.. ecco che si entra ascoltando.

Giovanna: Essere “uno” vuol dire essere un pensiero unico?

Luigi: Si, pensiero unico; è il pensiero che fa; noi siamo fatti dal pensiero. Tu puoi star bene fisicamente, ma se dentro di te hai una grande confusione, stai male.

Giovanna: Si, però questo “uno” che dice qui… essere “uno”, “uno” con Lui…

Luigi: No, non con Lui. Essere “uno” pensiero unico..

Giovanna: Essere un pensiero solo..

Luigi: Sì, perché avere un pensiero solo è la condizione per poter poi accedere alla conoscenza, cioè alla comunicazione con l’Infinito.

Giovanna: Adesso che mi arriva questa parola qui, la devo sottomettere a questo Pensiero..

Luigi: E’Lui che parlando a te sottomette tutto! Tu che sei preoccupata del mangiare, del vestire, del guadagnare, della carriera, della figura davanti agli altri, di un’infinità di pensieri e di problemi perché pensi che realtà sia questa, se tu ti fermi un momento ad ascoltare Lui, Lui ti dice: “Senti, lascia perdere i buoi, i campi, la moglie, ci penso Io. Tu pensa soltanto a questo! Occupati di questo!”. Vedi? Soltanto se Dio, Dio Creatore ti dice: “Non preoccuparti!” io mi fido; se me lo dice un altro non ci credo. Dio ti rassicura! Perché non dobbiamo avere questa fiducia? Lui che ha fatto tutto da nulla, che ci ha creati dal niente, ci assicura questo: “Fidati di Me! Pensa a Me ed Io penso a tutto!”. Ora, Uno che mi assicuri questo… ma io canto da mattina a sera!! Lui mi dà la garanzia, perché Lui è il Creatore.

Giovanna: Noi abbiamo difficoltà a credere…

Luigi: Noi abbiamo difficoltà a mollare le cose a cui ci siamo abbarbicati. Se Agnelli mi dicesse di pensare solo a questo e al resto ci pensa lui, io ci crederei; Dio mi dice di pensare soltanto a questo e che a tutto il resto ci pensa Lui, noi non ci crediamo. Tutto lì!!

Franco: “Affinché siano uno” è conseguente alla conoscenza del Padre…

Luigi: Conoscenza del Padre per sentito dire! Non ci siamo ancora però è la condizione per poter accedere poi. Perché se Dio non parla noi siamo morti. Tanto è vero che quando il Figlio parla, mi conduce sul Tabor ed io lì intravedo… perché Lui mi fa “uno” e nell’”uno” c'è questo splendore della verità, si apre il cielo, tu passi da una dimensione ad un’altra; perché l’uno è infinito mentre i numeri sono finiti. Ma questo per opera di chi? Del Figlio che ti parla. Come Lui parla tu dici: “Facciamo tre tende!”, ma non si può stare sulla cima del monte, devi scappare, non resti, quindi torni alla tua molteplicità. Però hai visto e ti resta il sogno. È quel sogno lì che incomincia a roderti fintanto che non si realizza.

Franco: Quindi la realizzazione di “affinché siano uno”, la stabilità viene con la conoscenza di Dio, Spirito Santo. “Affinché tutti siano uno come Tu Padre..” richiama questa necessità di attingere dal Padre.

Luigi: Certo, però tu non puoi attingere dal Padre se il Figlio non ti ha fatto uno perché soltanto il Figlio ti fa attingere al Padre. Lo capisci questo? Solo il Figlio può attingere dal Padre; quindi soltanto se il Figlio forma in te l’unità che è in Lui, ti dà la possibilità di attingere, altrimenti no; tu come molteplicità non puoi attingere. Infatti quante volte noi facciamo esperienza dell’instabilità del nostro stesso pensare; cominci a pensare poi ti sfugge questo, ti sfugge l’altro.

Franco: Il parcheggio di fronte all’Eterno; bisogna sottomettere tutto affinché si realizzi quello che il Figlio ci ha fatto vedere..

Luigi: Sì.

 

Bruno: E’ solo questione di unità. Aiutandomi con le figure ho pensato che il cerchio è costituito da un’infinità di punti nella circonferenza ed uno solo è collegato al centro con il raggio..

Luigi: Si, ma il problema è passare dal centro del nostro cerchio al centro del cerchio di Dio, allora bisogna che ci sia un punto o qualche zona in comune.

Bruno: Pensavo che noi conosciamo l’uno come cosa finita e invece dobbiamo conoscere l’Uno come infinito..

Luigi: L’Uno è Infinito..

Bruno: Abbiamo presente l’uno come cosa finita; tutti abbiamo un’idea che cos’è l’uno finito..

Luigi: Speriamo!!! Abbiamo un’idea perché abbiamo presente Dio, tutte le cose le contempliamo in Dio e vediamo l’unità. Tu vedi che questo è uno perché tu stai contemplando Dio, altrimenti non potresti di re che questo è uno. Questo qui (il recipiente) è una somma di molteplicità tali che non potresti vedere l’unità nel modo più assoluto; se tu non avessi presente l’Uno che è Dio, tu non potresti vedere quest’uno qui!

Amalia: “Perché siano come noi una cosa sola”..

Luigi: “Affinché siano uno come noi siamo uno”..

Amalia: Vuol dire un pensiero unico..

Luigi: Si, è necessario il pensiero unico perché si formi la comunicazione della Sorgente; perché Dio si comunica soltanto a suo Figlio. Ora, c'è quel “soltanto” che ci fa sentire fuori; a meno che il Figlio ci faccia figli senza che noi lo sappiamo. Ecco perché ci fa “uno”. Il Figlio parlando ha la possibilità di dare la vita e questo “dare la vita” ha la possibilità di farci uno come Lui è in modo da poter comunicare col Padre.

Fabiola: L’esperienza di essere uno si verifica nella preghiera?

Luigi: Nell’ascolto di Dio, perché è Dio che parlando con te ti dà la possibilità di essere uno. Altrimenti tu fai esperienza del negativo non del positivo; tu fai l’esperienza di non essere uno, cioè di aver tanti pensieri, una molteplicità, di aver un caos dentro. Quando incominci a pensare ti accorgi che c'è un caos; non riesci ad unificare, ad ordinare le cose; quell’esperienza lì la facciamo tutti. Si fa esperienza del negativo, non si fa esperienza del positivo; tu il positivo lo trovi soltanto conoscendolo. La verità tu la trovi soltanto conoscendola, ma l’ignoranza tu la esperimenti senza conoscere la verità. Quindi la non verità, l’ignoranza, non conoscere la verità, quello si, lo esperimenti. La verità tu la esperimenti se non conoscendola; quindi vuol dire che soltanto conoscendo tu trovi la verità, altrimenti non la trovi, però fai esperienza di non trovare. Quindi noi del negativo facciamo esperienza, ma del positivo no! Noi per fare esperienza dobbiamo conoscerlo. Ecco il salto di qualità da quello che fai esperienza senza conoscere a quello di cui non puoi fare esperienza se non conoscendo.

 

        Il principio importante è questo: che noi facciamo esperienza del negativo. Tu certamente fai esperienza di non capire; ma non fai esperienza del capire se non quando capisci.

        Tu fai esperienza di non capire indipendentemente da te, è una cosa che subisci, quindi fai esperienza.

        Invece l’esperienza della verità, tu non puoi fare esperienza della verità se non capendo, se non conoscendo la verità; se non quando conosci la verità tu fai esperienza della verità. Prima no! Prima tu fai esperienza che non capisci.

        Allora, siccome il problema è arrivare a trovare, tu per trovare, nel regno della verità, devi impegnarti a capire, a conoscere, soltanto conoscendo tu..

        Mentre il non capire, il morire, tutte le cose negative, tu le subisci anche se non le capisci. Tu subisci l’ignoranza, il non capire la verità, non conoscendo la verità, ma non conoscendola! Non hai bisogno di non conoscere la verità per capire che non conosci, tu il non conosci, lo subisci, ne fai esperienza; la notte la subisci!

 

Pinuccia A.: Questo “pensa a Me” vuol dire sottomettere tutto a Lui, al suo Pensiero?

Luigi:Sì vuol dire: “Vivi per conoscere Me!” pensa a Me. Perché pensi a? pensi per capire. Quindi preoccupati di capire Me, di conoscere Me e ci penso Io a tutto il resto! A tutto! Tutto vuol dire niente escluso! Ciò vuol dire che se non riceviamo altro, vuol dire che non sufficientemente pensiamo a Lui.

Sandra: Dio ci dà il problema però ci dà anche la soluzione.

Luigi: Ad un certo punto Dio ci fa capire che noi abbiamo bisogno di Lui altrimenti non riusciamo ad uscire dalla “marmellata” da soli. Per unificare tu hai bisogno di un cestino per raccogliere, ti manca non puoi…. Mentre prendi una cosa te ne scappa un’altra.

Rita: Dobbiamo metterci un cartello con su scritto: si è informati da ciò a cui si dedica il pensiero. Se ci dedichiamo al Pensiero Unico diventiamo uno..

Luigi: Non è mica facile!! L’uomo è un essere terribilmente difficile.. se Cristo è morto è per quello! Non basta il cartello!

Pinuccia: Questo “affinché” fa dipendere quello che dice da quello che ha detto prima, allora non capisco…

Luigi: Qui dice: “Dà a noi la gloria che Lui riceve dal Padre affinché”…. quindi noi non possiamo essere uno se non riceviamo la gloria dal Figlio che Lui riceve a sua volta dal Padre.

Pinuccia: Ma non si dice anche che bisogna essere uno per ricevere la gloria?

Luigi: Si capisce!

Pinuccia: Allora la cosa adesso mi sembra capovolta!!

Luigi: Appunto! È quello che dicevo con Franco!! Qui dice che Lui ha dato la gloria che ha ricevuto dal Padre, che riceve dal Padre (attualità) affinché noi possiamo essere uno per poter ricevere la gloria che Lui riceve.

Pinuccia: Si, ci sono due tipi di gloria, due livelli.

Luigi: C'è il livello del sentito dire e quel sentito dire è assolutamente necessario per essere uno, per poter ricevere ciò che soltanto chi è uno riceve.

Pinuccia: Quello che Gesù dice a Filippo: “Finora lo avete visto il Padre”; “come lo abbiamo visto?”; “E’ che tutte le parole che Io vi ho detto, vi ho presentato il Padre e che se voi assimilate diventate uno, allora potrete vedere la gloria vera, veramente!”.

 

Pensieri conclusivi:

 

Nino: “Nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale avrà voluto comunicarlo!”, è quella conoscenza per sentito dire. “E nessuno conosce il Figlio se non il Padre” qui siamo nella conoscenza diretta.

Franca: “Ho dato ad essi la gloria che Tu mi hai dato affinché siano uno” rivela la missione del Figlio, il passaggio obbligato che è il Figlio..

Luigi: “Nessuno viene al Padre se non per mezzo di Me”.

Franca: Perché se non si crede nella strada non si arriva mai.

Domenico: La gloria del Padre che il Figlio mi dà per sentito dire forma in me il lumen gloriae..

Luigi: Si.

Giovanna: “Chi con Me non raccoglie disperde e chi con Me raccoglie riceve mercede di vita eterna” perché è Lui che forma questo pensiero.

Franco: “Conoscerete la verità e la verità vi farà uno”.

Pinuccia A.: La gloria del Padre per il momento riesco soltanto a concepire, come concetto, la gloria che discende, che fa partecipe l’uomo della divinità..

Luigi: Si, perché è il Figlio che ci parla di questo; però io avverto il bisogno, cioè io capisco di non capire. E nel non capire, che è come essere nella notte, perché nella notte uno soffre perché non sa dove andare; allora la notte è un bisogno di luce. Quindi noi siamo questa notte che ha bisogno di luce, che ha bisogno della gloria di Dio, perché senza questa noi stiamo patendo una perdita di vita, noi perdiamo la vita.

Bruno: Il passaggio dalla molteplicità all’unità è una croce..

Luigi: E’ una croce, certamente.

Bruno: Noi facciamo esperienza della molteplicità perché abbiamo presente “Uno” che non conosciamo; cioè è presente in noi, è Lui la misura del molteplice però noi non conosciamo. Sembra impossibile con il Pensiero di Dio conoscere il molteplice con l’unità ma considerare l’unità come molteplicità è la stessa cosa, è altrettanto impossibile.

Luigi: Soltanto da Dio puoi fare il passaggio..

Fabiola: La vita è ascolto..

Luigi: La vita è essenzialmente data dall’ascolto. Ma un ascolto intelligente, un ascolto con il desiderio di capire ciò che si ascolta. La vita sta proprio lì. Qualcuno che ti comunica qualche cosa: “Che io possa Signore, capire quello che Tu mi stai comunicando” allora incomincio a vivere. Quando uno incomincia a sentire il desiderio di capire quello che sta ricevendo altrimenti vai a finire in discoteca. In discoteca ascolti ma…

Silvana: Lo scopo della nostra esistenza è quello di portarci a vedere la gloria.

Luigi: Lo scopo è questo! Infatti lo scopo del Cristo… nota bene che in Cristo tutte le cose sono fatte “Tutto è fatto in Lui”. Lui mi dice che il suo scopo è questo, per comunicarci la gloria del Padre.

Pinuccia A.: Il luogo per passare da un cerchio all’altro è nel punto di intersezione; Dio mi ha donato il suo Pensiero…

Luigi: Se i due cerchi sono staccati, tu non puoi passare da un cerchio all’altro nel modo più assoluto; bisogna che ci sia una parte in comune attraverso la quale puoi saltare perché quella parte è comune ai due cerchi.

Sandra: Dio che parla in tutto non si rivela all’uomo fintanto che non ha formato in Lui il suo unico Pensiero.

Luigi: E si, perché Dio si trova soltanto nel suo Pensiero, altrimenti noi restiamo fuori…

Rita: San Paolo dice: “Non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me!” questo è un esempio dell’uno.

Pinuccia: Questo “Affinché” chiarisce bene che la gloria di Dio è a due livelli: il livello del sentito dire che è necessario affinché siamo uno; l’essere uno mi porta poi alla gloria di quel sentito dire ma capire Dio per quello che Lui è.

Luigi: La vera gloria.

Sandra: La gloria annunciata..

Luigi: La gloria che il Figlio, parlando a me, mi comunica.       

 

(10.04.1993)

(1h 11min 39sec)

 

“…come noi siamo uno..”

 

Nino: Quello che unifica è l’identità di pensiero….

Luigi: Qui dice: “come noi siamo uno”; “noi”: Padre e Figlio. “Come” loro sono uno?

Franca: Prima aveva detto che Lui ci ha dato la gloria che ha ricevuto dal Padre per farci diventare uno; adesso dice: “come noi siamo uno”. La condizione perché noi siamo uno è che il Figlio ci parli del Padre..

Luigi: Qui il termine fisso è: “come noi siamo uno”. Ora, sto chiedendo: “come” loro sono uno?

Franca: Per essere uno bisogna essere uno nell’altro?

Luigi: Ti sto chiedendo se puoi dire “come loro sono uno”?

Franca: Provo a dire quello che so.

Luigi: “Come loro sono uno”.

Franca: Il Padre genera il Figlio e il Figlio si vede generato dal Padre. È questo che fa “uno”?

Luigi: Tu sei figlia di tua madre. Basta quello per farti una con tua madre?

Franca: Il Figlio riconosce l’opera del Padre…

Luigi: Qui c'è un “come”, puoi capirlo o no?

Franca: Ascolto…

Domenico: L’unità è tra il Padre e il Figlio, dalla comunicazione dell’essere tra Padre e Figlio, comunicazione che avviene soltanto attraverso la conoscenza.

Luigi: Cos’è che fa uno?

Domenico: E’ la conoscenza.

Luigi: Tu conosci l’albero e fai una cosa sola con l’albero?

Domenico: Io non sono puro pensiero di un albero, invece il Figlio è puro Pensiero del Padre..

Franca: Il Figlio dalla conoscenza riceve l’essere e l’essere è lo stesso nel Padre e nel Figlio..

Luigi: E’ l’essere che fa uno.

Delfina: Io non posso essere una cosa sola con l’albero perché io penso all’albero ma l’albero non pensa a me..

Luigi: Si, ci vuole la reciprocità di pensiero; se tu pensi ad una persona non è perché tu la pensi che tu faccia una cosa sola con quella..; non fai una cosa sola! Se invece quella persona ti pensi come tu la pensi, allora sei una cosa sola, altrimenti no! Non basta che uno pensi l’altro per essere una cosa sola con l’altro. Non si è una cosa sola con l’altro! Sei una cosa sola in quanto tu pensi l’altro e l’altro pensa a te come tu lo pensi. Allora qui è diverso: c'è comunicazione dell’essere; altrimenti no! Perché l’Essere è uno solo.

Franco: Anche tra creature può succedere di fare una cosa sola come pensiero?

Luigi: No, non può succedere; cioè può succedere però attraverso Dio, solo attraverso Dio  perché è Dio che comunica l’Essere. Se tu pensi una creatura la quale a sua volta pensa a te, non comunica mica l’essere. L’essere viene soltanto da Dio. Non è sufficiente avere lo stesso pensiero per fare una cosa sola.

Franco: Quindi ci deve essere qualcosa di più del pensiero.

Luigi: Ci deve essere una conoscenza; ci deve essere una conoscenza reciproca; in modo da capire che tu riceve l’essere dall’altro, l’essere che l’altro è. Per cui tu hai in te stesso l’altro. Ora, questo soltanto Dio ti può far capire, ti può convincere che conoscendo Dio tu hai in te Dio. Perché tu puoi pensare Dio ma a me chi pensa? Io penso Dio ma Dio pensa a me? Mi nasce il dubbio ed io non posso liberarmi da questo dubbio. Lì non fai  una cosa sola con Dio. Chi ti convince che Dio pensa a te come tu pensi Dio? Soltanto Lui! Solo da Lui può venire questa comunicazione di questo! La certezza viene soltanto da Lui. Perché? Perché tu hai la conoscenza quando hai in te stesso il principio del tuo pensiero. L’hai in te! Soltanto con Dio tu hai in te il principio del tuo pensiero, solo con Dio! Se tu pensi ad un altro, l’altro non giustifica il tuo pensiero! Per cui l’altro non è in te. Invece Dio ti convince che il tuo pensare Dio, è il suo stesso pensare a te. Tu non penseresti Dio.. perché tu pensi Dio con il Pensiero di Dio. Ora, solo Dio ti può convincere di questo; per cui tu hai in te nel pensare Dio, hai il principio del tuo stesso pensiero; ma il principio del tuo pensiero è Lui! Quindi pensando Dio, tu hai in te Dio; il principio del tuo pensiero; solamente il padre del tuo pensiero. Ora, solo Dio ti può convincere di questo! Ma se tu hai in te il padre del tuo pensiero, e il Pensiero di Dio è il Figlio di Dio, ecco che formi una cosa sola, c'è questa unità perché è l’essere stesso che tu porti in te! Non è la conoscenza che tu porti in te: è l’essere che tu porti in te. L’essere è uno solo!

Franco: Si, convince intellettualmente..

Luigi: Perché vuoi avere una convinzione diversa? Vuoi avere una convinzione animale, sentimentale? La convinzione avviene soltanto attraverso l’intelletto. La verità tu non puoi trovarla in un altro modo; non puoi trovarla sentimentalmente la verità.

Franco: E trovandola intellettualmente non è un’astrazione?

Luigi: E’ astrazione quando tu prendi una parte e la rendi universale, allora lì fai astrazione. Siccome tu sei persona, tu puoi prendere il filo d’erba e dire: “Tutto il mondo è il filo d’erba!”; fai un’astrazione. Tu sei un filo d’erba; tutti gli uomini sono fili d’erba. È un’astrazione; tu hai la possibilità di farlo perché la persona, essendo universo, universale, deve avere la possibilità di fare il suo frammento su tutto. Quello solo la persona lo può fare; però in quel caso lì astrae. Tu non parti da Dio, tu parti dal filo d’erba, e il filo d’erba è un frammento. Tu prendi un frammento e dici che tutto è così. No, tu fai un’astrazione! Allora ti sorge il dubbio perché sei tu che lo fai. Si possiede la verità non astraendo, non fantasticando noi, non immaginando noi ma deducendo da. Tu trovi la verità deducendo. Si entra nel regno di Dio nascendo da Dio. Quindi vuol dire che Dio deve essere il principio da cui tu devi partire. Allora, se tu parti da Dio, tu non astrai ma deduci. Quando invece tu fai astrazione, tu parti da un frammento e fai induzione, allarghi su tutto, non fai deduzione. Non deduci dal filo d’erba qualche cosa; prendi il filo d’erba e lo deduci su tutto. Allora, qui è la tua persona che opera. Invece quando tu parti da Dio come principio e deduci da Dio, questa è opera di Dio. Ti fa toccare con mano perché convince; e quella non è opera tua è grazia di Dio perché tu senza Dio non puoi dedurre assolutamente niente da Dio. È pura grazia di Dio.

 

Giovanna: L’essere è solo in Dio.

Luigi: Dio solo è l’essere. Dio è l’essere assoluto! Per questo dico che convince: perché Lui solo è. Noi siamo in quanto partecipiamo di quello che Lui è. Ma Lui solo è. Non ci sono tanti esseri. Noi, si capisce, ci crediamo come tanti piccoli dei perché diciamo: “Io sono, tu sei, egli è… tutti siamo!”. No!!! Nel regno dello spirito, Lui solo è! Noi siamo in quanto conosciamo, in quanto partecipiamo di quello che Dio è, per partecipazione. Noi da soli tocchiamo con mano nel regno della verità, di essere nulla, di essere niente. Capisci? Perché Dio solo è. Quindi si entra nel regno dello spirito in quanto si parte da Dio e si dice: “Tu sei!” e si deduce tutto da quel “Tu sei!”.

Giovanna: Noi siamo per partecipazione di Dio anche senza saperlo..

Luigi: Si, anche senza saperlo, perché Dio, dandoti la vita, dandoti l’esistenza, facendoti persona, ha messo in te il suo Pensiero, per cui tu sei il pensiero dell’assoluto, hai con te il pensiero dell’assoluto. Però tu non lo sai che cos’è questo pensiero, perché per saperlo devi dedurlo da Dio. Perché ogni sapienza viene soltanto da Dio. Però tu porti in te, per opera di Dio, il pensiero di Dio; quindi tu partecipi di Dio, non lo sai ma tu partecipi di Dio. Per questo tu puoi dire: “Io sono!” e fai un errore. Perché tu sei partecipe dell’essere di Dio, fai un errore perché tu non capisci chi tu sei. Perché se ti chiedono: “Chi sei?” tu risponde che non lo sai però dice: “Io sono!”. Ecco, tu stai predicando una cosa che non sai; con Dio non si predica una cosa che non si sa; con Dio si predica soltanto quello che si sa. Con Dio c'è luce, presso Dio c'è tutta luce. Se qualcuno ci chiede: “Chi sei?”, “Ma, non lo so!” eppure da mattino a sera noi diciamo: “Io sono! Io faccio! Io penso! Io lavoro… Io… io … io…” ed è un errore che possiamo fare perché portiamo Dio in noi, ma non conosciamo. Per conoscere dobbiamo partire da Dio, allora capiamo perché noi siamo fatti dalla presenza di Dio, siamo costituiti dalla presenza di Dio, dal Tu di Dio. Noi siamo formati da un “tu”, da “tu” di Dio. Noi non siamo mai soli! Se noi fossimo da soli, noi spariremmo nel nulla; noi siamo fatti dalla Sua presenza però questa sua presenza, siccome è data a noi senza di noi, noi non sappiamo che cosa sia, non conosciamo. Per conoscerla noi dobbiamo conoscerla da-, dal Padre, conoscerla dal Principio. Allora capiamo: “Ah, ho capito, tu sei in me! E sei tu che formi la coscienza del mio essere. Io ho la consapevolezza di essere, perché ho la coscienza dell’essere!” perché? Perché porto in me Lui. Ecco perché noi capiamo, conosciamo per partecipazione: noi siamo per partecipazione. Ma più noi predichiamo noi stessi, più noi perdiamo questa partecipazione. Mentre diciamo: “Io sono!”, mi scollo in qualche modo dall’essere di Dio. Mentre cresciamo nella partecipazione in quanto dico: “Tu sei!” e derivo tutto da quel: “Tu sei!”; anche me stesso lo derivo da quel: “Tu sei!”. Allora lì si stabilisce quell’unione con Dio.

Giovanna: Noi siamo chiamati a partecipare dell’essere però coscientemente.

Luigi: C'è un partecipazione incosciente: noi sappiamo di essere persona, noi possiamo dire: “Io sono”; è una partecipazione incosciente infatti non sappiamo chi siamo. Quella è necessaria perché Dio ti dà l’esistenza. Ma noi dobbiamo arrivare alla conoscenza. Questa conoscenza si deduce soltanto da Dio. È da Dio allora che incominciamo a capire chi è Dio e chi siamo noi. E soltanto nella misura in cui conosciamo Dio, piaciamo a Dio; noi non piaciamo a Dio cantando “Gloria, gloria” da mattino a sera o suonando o partecipando a riti e funzioni. Facciamo piacere a Dio in quanto Lo conosciamo in quanto Lui ci ha creati per conoscerlo. Quindi tu piaci ad una persona in quanto rispondi alla volontà, all’intenzione di quella persona. Ora, se Dio ci ha creati per conoscerlo, noi piaciamo a Dio nella misura in cui lo conosciamo.

Giovanna: Pensavo proprio a quello che il Signore ci fa fare prima di conoscere Lui, perché Lui ci fa fare tante cose…

Luigi: Si, ma Lui ce le fa fare per farci capire (ho detto che siamo al di là del Giordano, in terra di deserto, nel mondo), per far maturare in noi questa coscienza: ho bisogno di conoscere Dio; che io posso soltanto conoscere Dio e poi tutto si risolve. Per cui il mio problema non è mangiare, non è vestire, non è correre per il mondo, non è conoscere il mondo, non è conoscere le creature, conoscessi anche tutto il mondo, non mi serve proprio a niente. Tutti gli uomini, tutti i pensieri degli uomini non mi servono a niente. Ecco, attraverso tutto queste prove nel mondo che Dio ci fa fare, fa maturare in noi questa consapevolezza: io ho bisogno di trovare Dio; io ho bisogno di conoscere Dio. Bisogna che si formi in noi un prima di tutto, una cosa essenziale, una cosa è necessaria, che io possa riconoscere questo. Ecco, ti fa maturare in quello; lo scopo di tutte le cose che ti fa fare prima che tu maturi… è di farti maturare quella convinzione. Trovando quello dici: “Ah, ho capito! Devo vivere per quello!”. Allora la tua vita incomincia ad essere personalizzata; incominci ad avere in te un fine, uno scopo, devo vivere per quello! Prima vivevi così, avevi mal di pancia andavi dal farmacista, se stavi bene pensavi di fare una gita nel mondo, prima eri sospinta da dei bisogni. Ora, incominci ad avere in te un motivo, una ragione..

Sandra: “Così siano…”, mi ha fatto venire in mente il “così sia”…

Luigi: Si, il così presuppone sempre un “come”. Tu puoi pensare così in quanto hai capito il come. Il problema è prima di arrivare al così, bisogna arrivare al come. Se non si capisce il come non puoi arrivare al così. E lì noi dobbiamo impegnarci perché Gesù dichiarando il come, ci fa una proposta. “Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra” io non posso fare la volontà di Dio in terra se non conosco come si fa in cielo. Dicendo “come in cielo” ci fa una proposta. Tutte le volta che noi diciamo il Padre nostro, noi riceviamo da Dio una proposta: la proposta di capire come si fa la volontà di Dio in cielo. Soltanto quando conosco come si fa la volontà di Dio in cielo io sono capace, sono fatto capace, altrimenti non ho la capacità di fare la volontà di Dio in terra; altrimenti io mi illudo di fare la volontà di Dio in terra se non vedo come si fa la volontà di Dio in cielo. Perché nel cielo tutte le cose sono riferite unicamente a Dio, sulla terra invece le cose sono riferite ad altri protagonisti, agli uomini, ecc.

 

 

Luigi: Gli argomenti di sabato scorso sono stati mangiati?

Fabiola: No.

Pinuccia: Abbiamo riflettuto sul fatto che gli uomini sono tristi perché non hanno compreso il significato della vita.

Cris: Quand’è che noi possiamo vedere l’unione tra il Padre e il Figlio?

Luigi: Soltanto conoscendo il come, perché è la conoscenza che ti fa capire come sono uno; il capire l’uno; non sono due distinti, separati, sono una sostanza unica, un essere unico. Ma è la conoscenza. Cioè il Figlio, conoscendo il Padre, è tutto puro pensiero del Padre. Ho detto che quando c'è un pensiero unico c'è trasparenza, c'è conoscenza; noi non conosciamo perché abbiamo tanti pensieri, la molteplicità ci confonde, ci impedisce di arrivare alla certezza. Il Figlio è Pensiero Unigenito, quindi è pensiero solo, puro, tutto Pensiero del Padre; essendo puro pensiero del Padre, conosce il Padre; conoscendo il Padre, vede quello che il Padre fa, opera, quindi vede Se stesso, perché Lui è l’opera del Padre. Allora cosa vuol dire questo? Che Lui, attraverso la conoscenza, riceve l’opera del Padre, l’essere è del Padre. Conoscendo il Padre, vede quello che il Padre fa, ma il Padre genera il Figlio, quindi vede Se stesso; quindi a quel punto riceve l’essere dal Padre. Ma ricevendo l’essere dal Padre, riceve l’essere del Padre, perché Lui è in quanto conosce il Padre, direttamente, attraverso la conoscenza, Lui conoscendo il Padre, riceve l’essere dal Padre. Attraverso la conoscenza, c'è la comunicazione dell’essere. Non si comunica ad un altro essere: l’essere è uno solo. Allora se il Figlio riceve l’essere del Padre, l’essere del Padre è lo stesso essere del Figlio; allora se è lo stesso essere, lì sono una cosa sola. È l’essere che fa una cosa sola, che si riceve attraverso la conoscenza, ma l’essere è uno; lo stesso essere. Quindi abbiamo un essere unico, ma le persone sono due. Quindi è l’essere che unisce. Comprendendo questo noi conosciamo come loro sono uno; conoscendo come loro sono uno, abbiamo la possibilità di misurare quand’è che noi possiamo essere uno. Noi siamo uno soltanto quando riceviamo lo stesso essere che unisce Padre e Figlio e questo si riceve conoscendo il Padre. È questo essere che unisce Padre e Figlio che è poi lo Spirito Santo, che è il rapporto tra Padre e Figlio, lo riceviamo dal Padre; infatti il Figlio dice: “Ve lo manderò dal Padre”. Quindi è quello che si deduce dal Padre, “Ve lo manderò da –“, è quello che si deduce dal Padre, che ci fa una cosa sola con il Figlio, capito? Lo Spirito Santo è rapporto tra Padre e Figlio: tu hai l’”uno”, il “due” e poi devi concludere, e per concludere devi portare il due nell’uno; cos’è il due rispetto all’uno? È il doppio del due. Questa contemplazione del due nell’uno è un rapporto. Quando tu fai un rapporto hai un termine fisso; mette un termine fisso e poi un altro termine; perché non ti accontenti di avere i due termini? Perché c'è la passione dell’unire; unire che cos’è? Dire che cos’è il secondo termine nel primo. Questo rapporto è lo Spirito Santo.

 

Domenico: Quello che si deduce dal Padre, che è conosciuto come gloria, non più come conoscenza per sentito dire dal Figlio, coincide con quello che il Figlio ha formato in noi, per opera del concepito da parte del Figlio, lì c'è la presenza, lì c'è lo Spirito Santo.

Luigi: Certo.

 

Silvana: Qui ci fa vedere il fine al quale siamo chiamati: essere uno come loro sono uno; partecipare della loro unità.

Luigi: Sì, infatti dirà: “Siano consumati nell’unità”; la vita eterna sta nel consumare tutto nell’unità. Ecco perché dico: l’uno è infinito e diventa vita eterna. Tu avendo presente Dio, non fai altro che riportare tutto, quindi consumi tutto in quell’unità lì. E consumando tutto in quell’unità, che è Dio, tu vivi eternamente; è una vita che va all’infinito perché tu non terminerai mai di consumare tutto nell’unità. Per cui la vita vera, la vita eterna, sta lì. Abbiamo detto che fare Pasqua vuol dire scoprire cos’è la vita eterna; Pasqua è passaggio; passaggio da che cosa? Dalle cose che non sono eterne alle cose che sono eterne. Quindi si fa veramente Pasqua quando si scopre che cos’è la vita eterna: la vita eterna sta nel consumare tutto nell’unità di Dio. Quindi Dio è Colui che ti fa arrivare tutti i segni suoi, tutte le creature, tutte le opere sue e invita te a consumare, quindi a riportare tutto in quell’unità, ecco lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo è Colui che ti consuma tutto nell’unità; tutto quello che viene dal Padre, lo riporta tutto nel Padre e lo consuma nell’unità del Padre e consumando tutto nell’unità del Padre, ti unisce, ti fa una cosa sola col Padre, col Figlio e con lo Spirito Santo.

 

Nino: Puoi spiegare un po’ meglio la parola consumare?

Luigi: Consumare vuol dire riportare tutto nell’uno; unificare. Perché si parte dal raccogliere e poi si arriva all’unificare, quindi a ridurre tutto. Perché siccome Dio opera tutto per significare Se stesso, tu, tutte le cose che ti arrivano, le parole di Dio, tu le devi consumare nell’unità di Dio.

 

Pinuccia A.: Facendo una cosa sola come loro sono una cosa sola si fa il passaggio alla vita eterna..

Luigi: Si, fintanto che tu vivi nella temporaneità, tu sei infelice perché tu sei una passione di assoluto; è come se io ti dicessi: “Tu sei fatta per un certo uomo”, fintanto che tu non trovi quell’uomo tu sei infelice, perché sei fatta per quello. Noi siamo fatti per l’assoluto, per l’eterno; fintanto che non troviamo l’assoluto, l’eterno, potremmo anche possedere tutte le creature di questo mondo, ma siamo insoddisfatti, infelici, perché? Perché non siamo fatti per quello. Tutte le creature non sono assolute, non sono infinite, non sono luce, e quello ti rattrista perché non hai trovato il tuo destino. Noi portiamo in noi una passione che è la passione dell’assoluto, finché non troviamo l’assoluto, noi siamo infelici, siamo tristi, siamo inquieti. Quando sei triste cosa dici? “Domani vado a Parigi” ma poi sei inquieta e provi ad andare a Londra e così via. Anche se girassi tutto il mondo, sei peggio lo stesso. E non è che spostandoti migliori la tua situazione perché l’infelicità tu la porti dentro. La felicità non è determinata dall’ambiente in cui ti trovi. Io cambio se muta dentro di me il rapporto con l’assoluto essendo fatto per quello, fintanto che non trovo quello tutto il resto non mi soddisfa; ecco per cui c'è questa tristezza di fondo. Noi siamo fatti per trovare Dio perché siamo stati creati per conoscere Dio. Fintanto che non ci impegniamo personalmente con Dio noi non sapremo perché, ma profondamente siamo tristi.

 

Rita: “Come loro sono uno”…

Luigi: “Come noi siamo uno”, è quel “come”; soltanto conoscendo “come” scopriamo il nostro essere “uno” con Dio.

Rita: Siccome uno è nel pensiero dell’altro, sono lo stesso pensiero.. quindi hanno lo stesso essere..

Luigi: (sospiro)…va bene. È l’essere che ci fa uno. È lo stesso essere che ci fa uno. Ma non basta il pensiero perché io posso pensare ad una persona ma non faccio la stessa cosa con quella persona.

Rita: Il Figlio è puro Pensiero del Padre; quindi sono lo stesso pensiero..

Luigi: Però il Padre non è il Figlio; perché il Padre genera il Figlio e il Figlio non genera il Padre, quindi abbiamo due persone diverse. Il problema è questo: due persone diverse fanno un essere unico. È possibile questo? Ma le persone sono diverse. Che le persone sono diverse, ci fa capire che noi come persona possiamo essere diversi dal Figlio (nessuno di noi è il Figlio, come Figlio Unigenito; il Figlio è uno solo), però il fatto di capire che il Padre e il Figlio sono persone diverse che però formano un essere unico, ci fa capire come sia possibile essere persone distinte e formare un essere unico. Per cui lì, implicitamente, possiamo già intuire che noi, essendo persone distinte dal Figlio, possiamo fare una cosa sola col Figlio. Cioè la distinzione di persone non impedisce di essere una cosa sola. Uno è una persona diversa dall’altra però questo non impedisce di fare una cosa sola.

 

Pinuccia: “Affinché siano uno” dipende dal fatto che il Figlio ha dato a noi la gloria..

Luigi: Lo dice Gesù: “Ho dato loro la gloria affinché..”; e cos’è questa gloria? È la conoscenza di ciò che Dio è. Ed è la conoscenza di ciò che Dio è che poi dopo mi dà poi la possibilità di ricevere l’essere di Dio che mi fa una cosa sola con Lui.

Pinuccia: “Affinché siano uno” cioè affinché siano uno con il Figlio; uno come unificazione interiore, come essere un pensiero solo. Essere uno con chi? Essere uno con il Figlio perché è proprio la gloria che mi dà questa possibilità, la gloria che ho ricevuto, questa conoscenza di Dio, dell’essere in Sé che mi dà la possibilità di essere uno.

Luigi: Ma soltanto conoscendo “come” Padre e Figlio sono uno, tu hai la possibilità di essere uno. Quindi quello che ci fa uno è conoscenza di “come” Padre e Figlio sono uno. Quindi tu non pensare a te stessa, perché se tu pensi a te stessa non sarai mai uno con Dio, assolutamente; tu non sarai mai uno con Dio. Ignorati! Dimenticati completamente! Dimentica te stesso! Dimentica tutte le opere di Dio, dimentica tutta la creazione, dimentica l’universo, dimentica tutto. Perché se tu ti porti la creazione dietro, tu hai tanti pensieri: pensieri delle creature, pensieri degli altri. In un modo o nell’altro tu non sarai mai uno. Raccogliti unicamente nel Pensiero del Padre di cui ti parla il Figlio: il Pensiero di una Persona, tu non puoi pensare due cose contemporaneamente. Quindi raccogliti soltanto nel Pensiero del Padre. Non pensare nemmeno al Figlio, perché se pensi al Figlio non puoi essere uno col Padre. Pensa soltanto al Padre, perché è dal Padre che poi scoprirai il Figlio; ma lo devi scoprire dal Padre, quindi non portartelo dietro. Se te lo porti dietro è necessario che Lui ti dica: “E’ necessario che Io me ne vada”, quindi vuol dire che deve sparire dalla mia vista. Adesso tu non puoi arrivare a conoscere il Padre. “Ci rivedremo alla destra del Padre”, quindi è soltanto il Padre che ti può far conoscere il Figlio. Quindi se tu dimentichi il Figlio, e scopri il Figlio dal Padre, allora lo scopri veramente.

  Pinuccia: Quindi il Figlio ci dà la gloria che ha ricevuto dal Padre, cioè c'è porta la conoscenza..

Luigi: “Olvido de lo Creiado”, memoria del Creatore. Ricordati soltanto del Creatore; è questo isolamento. Prima Dio ti dà tutto, creato, creature, tutto quanto ed è necessario questo in cui Dio ti parla. Poi, ti dice: “Dimentica tutto! Pensa solo a Me!” perché attraverso tutta la sua opera creatrice Dio ti ha condotto a scoprire che Lui c'è. Adesso, scoprendo che Lui c'è, è come quando ti innamori di un uomo; hai scoperto che c'è un uomo; adesso vivi per quest’uomo, non pensi più a tutto il resto che ti ha condotto a scoprire quell’uomo. Adesso tendi a realizzare la vita, l’unione con quello.

        Tu sei impegnata a conoscere Dio come Creatore di tutte le cose, quindi il Padre, l’Essere Assoluto, e il Figlio, che è tutta opera del Figlio che parlando con te, ti conduce, ti convoca a scoprire suo Padre. Scoprendo suo Padre, tu hai la possibilità di scoprire quello che il Padre opera, perché conoscendo un essere, tu hai la possibilità di capire le cose che quell’essere fa. Perché il fare, l’intenzione, la volontà è prodotto di quello che quell’essere è.

 

Antonio: Vorrei capire meglio queste due parole: la conoscenza e l’essere.

Luigi: Però tu sai cosa vuol dire non conoscere; tutti noi sappiamo di non conoscere. Se io ti chiedo che cos’è un filo d’erba non sai rispondere; se io ti chiedo che cos’è la vita non sai rispondere. Puoi forse dire qualche cosa però non puoi dire che cosa è e soprattutto non puoi dire che cosa significa. Ora, le cose le conosciamo soltanto in quanto significano qualcosa di Dio perché Dio parla a noi in tutto; tutto è segno di Dio. Allora se io ti chiedo che cos’è un albero, ti sembra di saperlo, lo disegni, però in fondo, in fondo tu non sai che cos’è veramente un albero. Ma soprattutto noi non capiamo che cosa l’albero mi significa di Dio; e cosa il filo d’erba mi significa di Dio ecc.. Ecco, questo sai di non saperlo.

        La vera conoscenza è sapere che cosa mi significano queste cose di Dio. Quando tu senti parlare una persona, tu capisci veramente soltanto quando arrivi al pensiero di quella persona, all’intenzione. Fintanto che tu non conosci l’intenzione, attribuisci una tua intenzione all’azione o alle parole di una persona (esempio dell’uomo che corre alla fontana: io penso che vada a bere invece quello si lava i piedi). Quand’è che conosci? Quando conosci il significato che viene da quel tale che fa la cosa. Ora, siccome la creazione non siamo noi a farla, certamente non sei tu che fai il filo d’erba, nessuno di noi fa il filo d’erba; allora, quand’è che conosco il filo d’erba? Quando conosco il significato, cioè che cosa Dio mi vuol significare di Sé nel filo d’erba. Tutto è parola di Dio: “Chissà perché Dio fa l’albero; chissà perché Dio fa gli uomini, chissà perché Dio fa l’acqua”. “Chissà cos’è una goccia d’acqua!”, prova tu a dire che cos’è una goccia d’acqua. Soltanto quando arrivo quindi a capire il significato di Dio nelle cose, incomincio a capire qualche cosa.

Antonio: Quindi è un’operazione intellettuale?

Luigi: Si, è un’operazione intellettuale, non puoi arrivare a Dio col cuore, col sentimento, con dei sacrifici, col correre a destra o correre a sinistra; Dio è verità. Tu trovi la verità soltanto quando la conosci; fintanto che non la conosci, tu puoi fare dei sacrifici per la verità, puoi correre; anche se tu facessi i cento metri in un secondo, tu non riusciresti a trovare la verità. Allora la verità come si trova? Soltanto intellettualmente, cioè conoscendola. Dio è verità; Dio si trova solo conoscendolo.

Antonio: L’essere..

Luigi: Dio è l’essere assoluto. Ho detto prima: noi non siamo; Dio solo è. Noi siamo in quanto partecipiamo di ciò che Egli è. Lui è l’essere assoluto; l’essere assoluto è Colui che ha in Se stesso la ragione di Sé. È assoluto. Cosa vuol dire? L’essere di per sé è assoluto. Cosa vuol dire? Che non dipende da nessuno. Noi dipendiamo; noi dipendiamo da tante cose. Dipendiamo dall’aria che respiriamo, dal mondo che abbiamo intorno, dalle creature, noi siamo sempre condizionati. Quindi “in sé” noi non siamo essere. Dio è l’essere in quanto non dipende da nessuno. È il principio di tutto; quindi il principio di tutto è l’essere: “Io sono Colui che è”. Dio è il principio di tutto; ha in Sé la ragione di tutto, compreso Se stesso. Dio ha in Sé la ragione di Sé, non ce l’ha altrove. Noi, la ragione di noi, ce l’abbiamo sempre in altro; e tutte le creature, la ragione di sé ce l’hanno in altro, la causa, ce l’hanno in altro. Noi siamo figli di, deriviamo da, poi siamo figli della creazione; noi siamo sempre dipendenti da. Quindi abbiamo sempre la ragione di noi, fuori di noi. Dio non ha la ragione di Sé fuori di Sé, ce l’ha in Sé: questo è l’essere. L’essere ha in Sé stesso la ragione di Sé. Quindi tutto ciò che non è l’essere assoluto ha bisogno di una giustificazione, ha bisogno di trovare una ragione di sé altrove. Quindi noi troveremo la ragione di noi in Dio e solo in Dio. Dio ha in Sé la ragione di Sé e giustifica quindi noi. Soltanto lì noi troviamo l’essere. Capito?

 

Rita: Il Figlio è la voce del Padre…

Luigi: Non basta dire: voce! Perché il Figlio è una Persona, non è una voce. Il Figlio è il Pensiero del Padre. Noi anche abbiamo il pensiero ma il nostro pensiero non è una persona. Invece il Pensiero del Padre è una persona; è persona. Il Pensiero del Padre non è un’attività del Padre, è Persona! Come il Padre è persona, il Figlio è persona, come lo Spirito Santo è persona. Quindi noi siamo persone ma abbiamo un’attività. “Io penso”, ho un pensiero; ma il mio pensiero non è una persona.

 

Domenico: Si può ricapitolare il versetto?

Luigi: Il versetto è: “Quanto a me, ho dato ad essi la gloria che Tu, Padre, mi hai dato, affinché siano uno come noi siamo uno”.

Domenico: Il fatto che Lui ci dia la gloria che riceve dal Padre, la conoscenza del Padre la dà a noi per sentito dire perché siamo ancora nella fede, è la condizione affinché Lui formi..

Luigi: No, anche quel “dare”…

Domenico: Ce la comunica…

Luigi: Anche quel “comunicare” è molto profondo. Lui comunica in un primo tempo con parole; ma tu sentendo parole, non basta! Ti deve condurre, parlando del Padre, ti conduce alla capacità di conoscere il Padre; cioè di conoscere il significato delle parole che ti dice. Perché ti dice soltanto delle parole. Quando noi diciamo: “il Padre” ma è una parola! Ora, una cosa è sentire la parola “Padre”, una cosa è arrivare a capire, a conoscere che cos’è il Padre.

Domenico: Lui ci forma la capacità di conoscere il Padre…

Luigi: Tutto questo presuppone che in noi, nella nostra persona, di creatura, ci sia presente il Padre. Il che vuol dire che c'è: è lì la meraviglia! Noi non siamo delle unità distinte. Nella persona creata, c'è la persona divina. Per cui c'è una compenetrazione: Dio è già in noi! Come Persona! Il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo, sono già in noi come persone! Come mai non li vediamo? Io vedo il filo d’erba, vedo le creature, vedo te e non vedo Dio! Perché non vedo Dio? Ora, il Figlio ha questa funzione qui: condurmi a vedere quello che io non vedo ma che c'è. È già una realtà. Perché se non fosse una realtà io non potrei capire nessuna parola del Figlio di Dio. Se io non avessi già presente in me il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo, se non avessi presente in me l’essere. Se io parlo ad un cane dell’essere, di Dio, non capisce niente. Se invece parlo a te di Dio tu capisci. Perché? Che differenza c'è tra te e un cane? Perché nell’uomo c'è il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Perché nella creatura umana c'è la presenza dell’essere assoluto. Solo che noi non siamo capaci di pensare questo essere come va pensato. Cioè va pensato avendo l’essere come soggetto del nostro pensiero. Noi pensiamo Dio dicendo: “Sono io che penso Dio”. Finché dico: “Sono io che penso Dio!” non scoprirò mai quell’essere presente in me, perché sono io che lo penso. Ora, fintanto che io sono l’oggetto pensante, io non scoprirò mai Dio. Scoprirò il filo d’erba, scoprirò gli uomini ma non scoprirò e non conoscerò mai Dio. Chi è che mi fa scoprire Dio? Solo chi viene da Dio, soltanto il Figlio. E come? In quanto mi convoca, mi porta via da tutto ciò che non è Dio, compreso il pensiero del mio io che è soggetto, mi convoca a quella realtà che c'è dentro di me. Convocato a questa presenza gli dico: “E’ vero! Hai ragione! È proprio  così!”. Così Dio è presente in noi, però noi non lo vediamo, perché siamo sempre noi a pensare. Il Figlio invece (“Non sono io che penso, ma è Lui che pensa, mi convoca alla presenza di questa realtà; convocato a questa presenza non posso far altro che dire: “E’ vero, hai ragione!”, perché constato, per opera del Figlio. Non è che avendo constata sono capace di restare, però avendo visto Dio ci dice: “Hai visto? Adesso datti da fare a restare!”.

 

Antonio: Tutto questo quando avviene?

Luigi: Prima che tu muoia! Prima che la tua vita passi.

Antonio: Devo ancora aspettare tanto tempo?

Luigi: No, non devi aspettare! Datti da fare. Impegnati! Perché Cristo dice: “Io sono la via, la verità, la vita”. Lui ti dice: “Devi arrivare là”, e tu dici: “Ma quando devo arrivare là?”, Lui ti risponde: “Io sono la strada”, te lo dice Lui. Allora, tu hai dove devi andare, hai la strada. Ora, o sei scemo, o altrimenti ci vai. Cioè, quando ti dico il luogo dove devi andare e ti indico la strada e la strada non è altro che il tratto che collega i tuoi piedi al luogo in cui devi arrivare. Perché se ti dicessero: “Guarda che tu devi arrivare alla cima del Monviso”, tu ti chiedi: “Come faccio?”. “Guarda, il Monviso è là e il sentiero è questo! Segui il cammino!”. Lui ti dice: “Io sono il cammino; Io sono la strada!” ce l’ha detto chiaro. Innanzitutto tu scegli una strada, in quanto sei convinto di dove devi arrivare; fintanto che tu non ti sei convinto che devi conoscere Dio, tu non cerchi la strada per arrivare a conoscere Dio. Quindi prima di tutto bisogna convincersi della meta, del luogo. Sei tu che devi riconoscere: “Debbo vivere per questo! Perché sono stato creato per questo!”. Invece se tu dici: “Si, si, sono stato destinato per conoscere Dio ma qui sulla terra devo preoccuparmi del mangiare e del vestire, della carriera, del guadagnare i soldi, della figura davanti agli altri, della politica…”: è logico che tu non sei convinto di ciò per cui devi vivere. Hai tanti fini; ma il giorno in cui Dio ti convince che ti ha creato solo per quello e che devi vivere per quello. Ad un certo momento tu saluti tutto e dici: “Ma come faccio?” e allora vai a cercare la strada che ti deve condurre là. Allora tu incontri il Cristo perché deve essere l’interesse per il fine che ti deve condurre a scoprire il Cristo; se tu scopri il Cristo in altro modo, lo scopri in modo sbagliato perché non lo scopri come strada che ti conduce alla meta. Quindi solo se tu ti sei già convinto, e questa è tutta l’opera che Dio fa nella tua vita per convincerti che tutto ciò per cui si vive nel mondo non serve a niente perché siamo creati unicamente per conoscere Dio. Convinto di questo, tu sei preparato per incontrare il Cristo, perché sei attratto, attratto dal Padre. Attratto dal padre, sei preparato ad incontrare il Cristo, cioè per incontrare la strada che ti conduce a quel fine al quale vuoi arrivare.

Antonio: Poi bisogna ancora camminare?

Luigi: Soltanto lì incominci a camminare! Quando hai scoperto la strada incominci a camminare! Non cammini prima! Prima vai a zonzo! Meni il can per l’aia! Cioè: prima fai niente! Soltanto quando tu sei convinto che devi arrivare alla cime del Monte Bianco, tu incomincerai a cercare la guida che ti condurrà al Monte Bianco. Ma prima no! Che te ne fai di cercare una guida se non mi interessa andare sul Monte Bianco?

 

Pinuccia: Noi portiamo già le tre Persone in noi.

Luigi: Altrochè un essere unico in tre persone; e noi portiamo già tutto il cielo dentro di noi. È quello che ci fa persona! Per questo tu dici: “Io sono!” e prendi una cantonata.

Pinuccia: Qualche domenica fa hai detto che il Padre non dona Se stesso, dona il suo Pensiero e Lui è nel suo Pensiero; quindi noi abbiamo la consapevolezza di avere il Pensiero di Dio, non abbiamo ancora la consapevolezza di avere il Padre…

Luigi: Ma la consapevolezza è tutta un’altra cosa!! È tutta un’altra cosa!! Che Dio sia presente in te: Padre, Figlio e Spirito Santo, un Essere Unico in tre Persone è già una realtà che costituisce te stesso come persona. Tu non sei il tuo corpo; tu non sei il tuo naso e se qualcuno dicesse: “Pinuccia è il suo naso!”, dice una cantonata perché Pinuccia non è il suo naso. Quindi tu sei costituita da questa presenza dell’Essere assoluto, Dio. È questo che ti forma “persona”. Per cui tu prendi una grossa cantonata dicendo, senza sapere, perché noi predichiamo le cose senza conoscerle, dicendo: “Io sono”; ecco, prendi una grossa cantonata e te la devi poi mangiare e mangiare in modo molto duro perché tutti gli errori si pagano e si pagano duramente. Ecco, una cosa è quello che attualmente noi siamo per opera di Dio, indipendentemente da noi; Dio ci crea indipendentemente da noi; tutto l’universo esiste indipendentemente da me; che io soffra, che io abbia il mal di pancia le stelle continuano a starsene là e non mi dicono: “Oh, poverino hai il mal di pancia!”. Quindi tutte le cose esistono indipendentemente da noi. Tutto questo forma la nostra esistenza sulla terra. Per cui noi siamo in quanto esistono le stelle, esiste l’universo, il sole, la natura; noi siamo un prodotto di questa grande fabbrica; uno dei prodotti di questa grande fabbrica. Una cosa è questo: che noi siamo indipendentemente da noi e una cosa è prendere consapevolezza di quello che ci fa essere. La consapevolezza ci viene soltanto da Dio.

 

Pinuccia: La mia difficoltà è quella di capire che il Padre non dona Se stesso ma dona suo Figlio. Perché è vero che Lui mi dà la capacità di pensarlo; però quando io penso Dio, penso al Padre, non penso al Figlio e quindi faccio oggetto del mio Pensiero il Padre.

Luigi: Certo!

        Però in che senso hai detto questa frase, perché non la capisco!

Luigi: Fintanto che non la capirai non potrai capire niente.

Pinuccia: Come conoscenza lo capisco…

Luigi: “Nessuno viene al Padre se non per mezzo di Me”. Però noi in quanto siamo, siamo per partecipazione; tu non sei un’isola, tu sei in quanto in qualche modo partecipi di Dio. Abbiamo detto che la coscienza: “Io so di essere”: no! Tu sai che Dio è! Dio è Colui che tu non puoi ignorare perché è Lui che fa tutte le cose; non sei tu che fai il filo d’erba è Dio che fa il filo d’erba, che ha presente il filo d’erba, non sei tu che lo fai! Allora, questa coscienza di essere che hai, perché dici: “Io so di essere!” è un errore! Perché tu dici: “Tu sai l’essere!”, è questo sapere l’essere, il non poter ignorare, Dio è Colui che nessuno può ignorare; è questo sapere l’essere che ti fa essere. Ora, tu non conoscerai niente fintanto che non lo deduci dall’essere, perché il principio è l’essere. Ora, conoscere vuol dire avere la presenza del principio di una cosa. Fintanto che tu non capisci il principio di una cosa, tu non conosci la cosa, tu conosci quando hai il principio. Ma se il principio è Dio, perché non sei tu il principio, tu conosci te stessa, le cose, soltanto in quanto le vedi nel principio Dio, cioè da Dio, le vedi da Dio. Ecco per cui Dio è il principio luce. Per cui noi, trascurando Dio, studiassimo e conoscessimo tutte le scienze di questo mondo, tutte le filosofie di questo mondo, noi andremmo a tentoni, come ubriachi in mezzo alle tenebre, perché noi trascureremmo il principio, Dio, il principio luce, quindi trascuriamo la luce; con tutte le nostre conoscenze, noi siamo nella notte e non possiamo uscirne, perché tu conosci una cosa soltanto in quanto hai in te stesso il principio, quindi la vedi nel suo principio.

 

Franca: Noi siamo costituiti dal “tu” di Dio. Adesso abbiamo detto che noi siamo costituiti dalla presenza del Padre, Figlio e Spirito Santo: è questo Tu unificato?

Luigi: Si, si capisce.

Franca: L’altra volta hai detto che il Figlio ci dà la gloria del Padre…

Luigi: Dio, Padre ti dà suo Figlio, cioè ti dà la possibilità di pensarlo; ma avendo suo Figlio in te, tu non hai il Padre; il Padre è in te ma tu non  hai il Padre: tu hai il Pensiero di Dio, perché? Perché tu puoi pensare Dio, tu pensi Dio col Pensiero di Dio; ma sei tu che pensi, la grande fregatura è lì, che sei tu che pensi! Ora, fintanto che sei tu che pensi tu non puoi conoscere né il Padre, né il Figlio, né lo Spirito Santo! Però è necessario che tu possa pensare Dio! Quindi è necessario che il Figlio sia dato nelle tue mani perché tu possa pensare Dio. Altrimenti tu non potresti pensare Dio se non avessi il Pensiero di Dio! E non potresti capire niente di tutto ciò che si dice di Dio! Tutto questo è necessario!! Quindi è necessario che il Figlio di Dio sia dato a noi perché è la condizione perché noi possiamo pensare Dio. Pensando Dio, poi dopo, tu scopri, che non sei tu che pensi Dio, perché fintanto che sei tu che pensi Dio, tu non puoi conoscere Dio, perché tu sei l’oggetto e Dio è il Soggetto,; pensando Dio tu giungi a questa grande scoperta: è Dio che si fa pensare da te. Non sei tu che pensi! È Dio il Soggetto, non tu! Tu sei l’oggetto, Dio è il Soggetto! Dio è Colui che si fa pensare da te. È lì che cominci ad entrare nella verità, in quanto Dio è il Soggetto del tuo pensare, non sei tu il soggetto del tuo pensare.

 

Pinuccia: Il Pensiero di Dio viene dato a noi senza di noi, invece il Padre non viene dato a noi senza di noi..

Luigi: Nel Pensiero di Dio c'è il Padre, c'è il Figlio e c'è lo Spirito Santo. Però è dato a te il Pensiero.. perché è dato a te? Perché tu puoi pensare Dio; sei tu che pensi Dio! Sei tu che pensi Dio! Ora, questo è necessario! Per cui tu puoi uccidere Dio dentro di te ed esperimentare la morte di Dio! Perché quello è necessario! È necessario! Altrimenti io non posso pensarlo! Però pensandolo, scopro che è Lui che si fa pensare da me, non sono io che penso! È Lui che si fa pensare da me! È Lui che pensa! Lì entro nella verità! Ma entro nella verità per mezzo del Pensiero di Dio che si sacrifica per me.

 

Pensieri conclusivi:

Nino: “Io sono la via, la verità, la vita” che è Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo che è in me.

Luigi: Si, perché Dio è già tutto in noi, perché se non fosse tutto già dato in noi…. non potremmo pensarlo! Manchiamo solo noi! perché manchiamo? Perché crediamo di essere noi a pensare; cioè, io soggetto, che penso; e lì non ne vengo fuori, non posso capire. Dicendo: “Io penso!”, tu ti fai principio del tuo pensiero. Invece il tuo principio è Dio. Ora, soltanto se il principio è Dio, io capisco! Perché il principio vuol dire avere il principio. “Quando avete la luce, camminate!”, bisogna restare, bisogna camminare. Camminare in quello vuol dire affermare su tutto!

Franca: Sembra impossibile…

Luigi: Quello che sembra non conta, conta l’essere!

Franca: In un versetto è racchiuso tutto il cammino che l’anima deve fare per arrivare a conoscere Dio…

Luigi: Basta una parola sola!

Franca: Per arrivare al Padre dobbiamo essere uno, puro pensiero..

Luigi: Si, perché soltanto l’uno è trasparente, perché l’uno è infinito altrimenti un infinito, non si comunica al finito. Dio, che è infinito, si comunica solo al suo Pensiero che è uno, là dove ci sono tanti pensieri, non si può comunicare. L’infinito non si comunica ai numeri; l’infinito si comunica all’infinito, ci deve essere questa affinità: infinito con infinito. Noi siamo finiti, allora non possiamo ricevere l’infinito. Allora bisogna che il Figlio, che è infinito, parlando a noi formi in noi l’infinito, cioè formi in noi l’uno. L’uno è infinito, il duo non è più infinito..

Franca: Noi dobbiamo diventare uno perché “solo il Figlio conosce il Padre”, è il Figlio che mi fa fare tutti quei passaggi da soggetto ad oggetto…

Luigi: Cioè ti deve semplificare al punto da essere un pensiero solo: Pensiero di Dio.

Domenico: Per fare il passaggio da: Dio oggetto del mio pensiero a Dio soggetto del mio pensiero, la creatura deve farsi figlia di suo Figlio..

Luigi: Non è la creatura che si fa: è Dio che la fa! Perché fintanto che la creatura si fa, è fuori! Ora, Dio si fa oggetto, cioè si fa pensare da te, perché tu pensandolo, scopri che è Lui il soggetto che si fa pensare da te. È Lui che si fa pensare! È Lui il principio del tuo pensiero, non sei tu il principio del pensare Dio! non sei tu che pensi Dio! è Dio che sta pensando te! Tu entri nella verità in quanto è Dio che si fa pensare! È Dio! non sei tu che pensi! Perché tu con tutto il tuo pensare non concludi niente.

Delfina: Non si arriva a Dio senza questa unità di spirito…

Luigi: E no! Perché Dio è Spirito e può essere raggiunge soltanto con lo Spirito, lo Spirito che è uno. Quindi tu puoi avere anche tanti sentimenti, tu puoi illuderti di sentire Dio; ma quel sentire Dio non è conoscere Dio; tu il giorno dopo non senti più Dio e sei di nuovo al punto di prima. Molti si illudono di trovare Dio sentendolo! Ma il tuo sentire è un sentimento perché tu desideri una caramella e Dio ti manda la caramella, si concede, e tu senti Dio! ma senti Dio perché sei stata soddisfatta! Quello è sentimento, quello non è conoscere Dio. quando non la manda più tu non conosci più Dio e sei in crisi. Quando tu conosci Dio, stai tranquilla, non sei più soggetta a crisi, ad alti e bassi!

Antonio: Bisogna conoscere dove dobbiamo arrivare…

Luigi: No, quello non è ancora conoscere! Conoscendo la meta, conoscendo il luogo dove devi andare e conoscendo la strada, devi fare, devi camminare; “Camminate!” bisogna camminare; camminare e non stancarsi fintanto che non arrivi! Perché se tu vuoi andare a Torino e poi ti fermi a metà strada a Racconigi, tu trovi il manicomio, non trovi Torino.

Antonio: A metà strada trovo il manicomio?

Luigi: Si, trovi il manicomio!

Carla: Stasera non ho capito tanto di quello che si è detto..

Luigi: Ringrazia il Signore! Perché bisogna ringraziare per quello che fa capire e per quello che non fa capire.

Carla: Nella confusione ho capito che c'è stata una “fusione – con” perché certe parole mi sono entrate e hanno fatto da ponte per fare questo passaggio…

Luigi: Le parole sono un ponte..

Franco: Nella contemplazione del Padre dal Padre si diventa una cosa sola…

Giovanna: Dio è Colui che è..

Luigi: E noi siamo in quanto partecipiamo a Colui che è. Solo che Colui che è tu lo trovi soltanto conoscendolo, solo conoscendolo.

Sandra: Il Signore vuole farci un regalo bellissimo..

Luigi: Vuole farci fare Pasqua. Capisci cosa vuol dire “Buona Pasqua?”. Vuol dire scoprire la vita eterna, tutto ciò che è eterno! Quindi passare dalle cose visibili a quelle invisibili, dalle cose che passano, si vedono, alle cose eterne! E se tu non scopri quello non hai fatto Pasqua. Non illudiamoci!

Sandra: Dio ci mette davanti la morte e la vita…. da lontano!

Luigi: Da lontano! Da lontano! Da distanze enormi! Da quindici miliardi di anni luce! È da quindici miliardi di anni luce che ti sta chiamando.

Fabiola: Non basta pensare Dio ma scoprire che è Lui che pensa noi.

Luigi: E si! E fintanto che tu non scopri, per grazia di Dio, che è Dio che si fa pensare da te, quindi che è soggetto del tuo pensiero, tu non entri nella verità. Quindi sono io che penso! Allora ti resta sempre il dubbio: ma Dio c'è o non  c'è? Perché sono io che lo penso! E chi mi convince che Lui c'è? È un prodotto del mio pensiero! È soltanto invece scoprendo che tu stai pensando al principio di tutto, quindi anche al principio del tuo pensare, lì incominci ad entrare nella verità.

Cris: Lo stesso pensiero di Fabiola..

Luigi: Quando si ha lo stesso pensiero, si è una cosa sola.

Silvana: Soltanto quando Dio ci rende consapevoli del suo essere, siamo una cosa sola con Lui.

Luigi: E si. È la consapevolezza che ti fa uno. Tu sei già ma non lo sai. Prendi delle grandi cantonate perché non sapendo tu predichi, ognuno di noi parla di ciò che sa, quindi predichi l’errore, perché non sai! È la consapevolezza che ci rende veramente partecipi. Quindi vedi che siamo nel campo dell’intelligenza, della conoscenza.

Pinuccia: L’unico che conosce il Padre è il Figlio.

Zina: Non io sono ma Tu sei..

Luigi: Ecco, la prima persona da predicare è il “tu”; bisogna modificare la grammatica. Tu sei, io sono; prima bisogna mettere il “tu”.

Rita: Se fai così ti bocciano!

Luigi: Si, il mondo ti boccia! E quando tu sei bocciato fai dei salti di gioia! Finalmente! E sei libera!

Rita: Noi portiamo inconsapevolmente la Trinità in noi, ma quando arriveremo alla conoscenza capiremo che è Lei che porta noi.

Pinuccia: Sulla fedeltà hai scritto un articolo sul fatto che “Dio è l’Eterno, l’Assoluto, l’Infinito che sono…” non lo capivamo..

Luigi: Pensavi che fosse un errore grammaticale..

Pinuccia: Pensare il Padre vuol dire pensare l’Essere, Colui che è e che ha la ragione di Sé..

Luigi: Che Lui solo è! L’Essere assoluto è solo! Lui solo è! Ogni essere deriva in quanto ha un rapporto con l’Essere assoluto; quindi è un segno dell’Essere assoluto. Per cui noi vediamo tutte le cose che esistono: prima di tutto esistono, poi dopo vivono, poi dopo si muovono, poi dopo sono intelligenti, poi dopo pensano, poi dopo conoscono ed è tutta una significazione dell’Essere assoluto.

Pinuccia: Quindi il pensare l’Essere è pensare la Verità perché la verità è la ragione di tutto, perché il Padre, la verità è l’Essere.

Luigi: Certo! Buona Pasqua!

 

 

 

 

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N.B.: Il testo, tratto da registrazione

non è stato riveduto dall'autore e mantiene lo stile discorsivo.

 

 

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