UtUnumSint

Clicca qui per aprire o scaricare la dispensa in Word

 

versetto precedente

versetto successivo


 


 

Incontri del Sabato (ciclo C)

condotti da Luigi Bracco

presso Casa di Preghiera

 

 

 

 

Gv XVIII,4: «Ma Gesù, consapevole di tutto quello che stava per accadergli, andò loro incontro e domandò: “chi cercate?”»

 

 

 (10.07.1993)

 

Gesù, consapevole di tutto quello che stava per accadergli

 

Luigi: C’è la consapevolezza di Gesù e c’è la nostra incoscienza. In cosa sta la sua consapevolezza e in cosa sta la nostra inconsapevolezza?

Nino: La sua consapevolezza sta nel fatto che Lui vede le cose dal punto di vista di Dio, noi le vediamo dal punto di vista del nostro io, e rivestiamo della nostra intenzione quello che è fatto nell’intenzione di Dio.

 

Franca: Sapere e essere consapevole è la stessa cosa?

Luigi: Con-sapere.

Franca: Lui, essendo Figlio, le cose le sa dal Padre, quindi è consapevole perché ha in sé la ragione.

Luigi: Ma come fa ad avere in sé la ragione, c’è quel “con”.

Franca: Lui è sempre con il Padre, è sempre nel Principio, quello che il Padre fa, anche il Figlio lo fa, questa consapevolezza la riceve dal Padre.

Luigi: Allora perché noi siamo incoscienti?

Franca: Perché non vediamo le cose dal Principio, le vediamo separate. Se le riportiamo nel Principio, Dio non ci nega la sua luce e ci rende consapevoli.

Luigi: Ma perché in Lui c’è questa consapevolezza?

Franca: Perché Lui è Figlio.

Luigi: E noi non siamo figli?

 

Alma: Giuda non era consapevole di quello a cui sarebbe andato incontro tradendo Gesù.

Luigi: Lo riconosce lui stesso, perché ad un certo punto dice: “ho tradito”; quando se ne accorge va ad impiccarsi, quindi vuol dire che non sapeva.

Alma: Quello che lo muoveva era la passione, il sentimento.

Luigi: Perché nella passione noi siamo incoscienti?

Alma: Perché si perde il contatto con Dio.

Luigi: La maggior parte di tutte le nostre scelte e azioni è determinata dal sentimento. Il sentimento è passione, ciò vuol dire che noi siamo sempre incoscienti, e se siamo incoscienti dov’è la nostra responsabilità?

Alma: Nel non tener conto di Dio.

Luigi: La responsabilità sta nel lasciarsi dominare dai sentimenti; per cui i sentimenti ci fanno fare cose che noi non vorremmo fare e quando ci accorgiamo di averle fatte diciamo: “Cosa ho fatto!”.

 

Giovanna: Gesù è consapevole perché conosce il Padre, vede dal Padre, perché conosce quello che il Padre fa; noi invece siamo inconsapevoli quando ci dividiamo dal Principio, perché da soli non sappiamo, siamo dominati dalla passione di quello che vediamo.

Luigi: Siamo dominati da cose di cui non ci rendiamo conto; invece il Figlio di Dio perché si rende conto? Perché non è dominato dalla passione? Dio è amore, allora l’amore di Dio non è passione?! Il nostro amore è passione; se l’amore di Dio fosse passione, Dio sarebbe incosciente?! Dio non è dominato da-.

Giovanna: Lui patisce…

Luigi: No, patire è passione. Dio non patisce. Gesù, Figlio incarnato, per l’incarnazione, patisce per noi. Quando tu ami un essere, una persona, vivi in quella persona e patisci, subisci una passione. Dio no! Perché non è condizionato dalle creature o da altro, perché è trascendente. L’essere trascendente non è condizionato e non è condizionabile. Tu puoi dire tutte le sciocchezze che vuoi anche verso Dio, ma non tocchi Dio, non lo puoi toccare.

Giovanna: Si, ma qui parla di Gesù.

Luigi: Si, ma stiamo riflettendo su cosa vuol dire a noi di Dio questo pensiero: Gesù era consapevole; dicendo che era consapevole lo raffronta con altri che non sono consapevoli. Allora da che cosa sorge questa consapevolezza e questa inconsapevolezza di altri? Noi siamo inconsapevoli, la maggior parte della nostra vita è inconsapevole; se pensiamo una volta o due in tutta la nostra vita è tanto.

Giovanna: Ma la consapevolezza non è data dalla conoscenza? E’ quando si conosce che si è consapevoli.

Luigi: Certo, ma la conoscenza da che cosa è data? Dall’avere in noi stessi il Principio. Noi non abbiamo in noi stessi il Principio. Dio ha in sé il principio di sé. Noi abbiamo in Dio il principio di Dio (forse è un lapsus: Noi abbiamo in noi il Principio di noi…) se teniamo presente Dio; ma se non teniamo presente Lui, non abbiamo in noi il principio delle cose: le cose ci arrivano e noi non sappiamo perché. Quando ci arriva una cosa e non sappiamo il perché, siamo inconsapevoli. Ma se noi siamo inconsapevoli, dove sta la nostra responsabilità? E fino a che punto siamo responsabili?

Giovanna: Sta nel fatto che non lo teniamo presente perché noi portiamo in noi questo Principio, questo Pensiero, però lo trascuriamo.

Luigi: La nostra responsabilità sta nel non tener conto di ciò che non possiamo ignorare. Dio è il creatore, noi non possiamo ignorarlo, perché non siamo noi a fare le cose. Se noi non ne teniamo conto, lì sta la nostra responsabilità.

 

Osvaldo: Quando i Farisei cacciano il cieco nato dalla sinagoga è detto: Gesù seppe che era stato cacciato”; lì il Padre comunica al Figlio, quindi noi dobbiamo sempre fare questo lavoro di collegamento.

Luigi: Perché dobbiamo collegare le cose? Pensare vuol dire collegare, unificare. Perché dobbiamo collegare?

Osvaldo: Perché la realtà è questa, è Dio che fa tutto.

Luigi: Se tu non colleghi vuol dire che trascuri una cosa che non puoi ignorare. Se Dio è il creatore di tutte le cose, tu devi tener presente in tutto che Lui è il creatore di tutte le cose; il che vuol dire che tutte le cose che ti arrivano devi sempre collegarle con Dio. E come si fa? Collegare vuol dire cercare il significato delle cose che ti arrivano; quindi non accontentarti delle sensazioni e dei sentimenti che provocano in te le cose arrivando a te. Non accontentarti di dire che tutto è voluto da Dio e che accetti tutto da Lui; in tutto devi cercare sempre il significato delle cose presso Dio, e quello è pregare, altrimenti non preghi.

Pregare vuol dire elevare la mente a Dio per capire da Dio il pensiero, il significato delle cose che Lui ti fa arrivare. Tutte le cose arrivano a te senza di te, però il Pensiero di Dio non può essere comunicato a te se non elevi la tua mente a Dio.

 

Franco: Essendo consapevole di ciò che stava per accadergli, fa pensare ad un futuro. Gesù è immerso nel tempo come uomo, però ha il punto di vista di Dio. Questo punto di vista è l’eternità e nell’eternità è contemplato anche il futuro.

Luigi: E’ contemplato il passato, il presente, il futuro, per noi. In Dio tutto è presente, quindi è presente il passato ed è presente il futuro. In noi non c’è niente presente, perché anche se ora siamo tutti qui presenti, quello che vediamo è già passato. Il presente a noi sfugge, noi viviamo di passato e di futuro. In Dio invece scompare il passato e il futuro, tutto è presente; anche quello che per noi è passato e futuro in Dio è tutto presente, perché è tutto ordinato in un fine. Quando una cosa è tutta ordinata in un fine è sempre presente.

Franco: Però è presente come cosa che deve ancora creare…

Luigi: Come sviluppo di-. Siccome Dio crea tutte le cose in un fine e quindi in un suo pensiero, tutte le cose sono presenti in questo pensiero. Quello che noi chiamiamo futuro non è altro che sviluppo di un pensiero. Ma in Dio, essendo presente suo Figlio, il suo Verbo, tutto è fatto in quel pensiero. La retta è il Pensiero di Dio e noi siamo un punto di questa retta e da quel punto c’è una parte precedente e una parte seguente per noi. In Dio no, Lui è tutta la retta.

 

Franco: Tutto quello che avviene dobbiamo cercare di…

Luigi: …vederlo nel tutto, cioè vederlo nel principio e nel fine. Il principio certamente è Dio, non siamo noi; quindi bisogna vedere tutto nel principio, nel Pensiero di Dio e nel fine, nel Pensiero di Dio. Noi vediamo una parte (vediamo per parti, come dice San Paolo), la nostra è una visione parziale, che però deve essere inserita nel tutto. Noi vediamo una tessera di mosaico, che però dobbiamo inserire nel tutto. Siamo responsabili dell’inserimento nel tutto. Altrimenti quello che non inseriamo nel tutto ci disperde, ci confonde, ci conduce alla morte.

Franco: Quindi è solo un frammento?!

Luigi: E’ un momento di uno sviluppo. Ma Dio tutte le cose le fa in quel fine. E noi siamo chiamati a partecipare a questo fine, man mano che unifichiamo le cose nel fine, entriamo nella vita eterna, cioè nel presente. Se invece ci fermiamo alla parte, restiamo immersi nel tempo.

Franco: D’altronde la vita è comunione con il Pensiero di Dio.

Luigi: Si, ma tu puoi fare comunione con un pensiero in quanto raccogli e unifichi tutto in quel pensiero; se c’è una cosa che non unifichi al pensiero, perdi il pensiero, resti con la cosa, ma perdi il pensiero.

 

Cris: Gesù sapeva che gli stava per accadere qualcosa e, nonostante ciò, si lascia fare.

Luigi: Tu dici che Lui sapeva, ma Lui voleva quello; è Lui che determina gli avvenimenti, quindi ha in Sé la ragione di quello che avviene. Quel sapere è perché era Lui che voleva quella cosa; la cosa era giustificata in Lui.

Non è che Lui non impedisca un avvenimento, perché è Lui che lo vuole, è Lui che lo determina. Gli avvenimenti sono tutti voluti da Dio, Lui è il creatore; se ci fosse anche solo un granello di sabbia non voluto da Dio, Dio non esisterebbe. Tutto ha la sua ragione in Dio. Il problema è capire il significato, il senso delle cose che Dio fa. Noi siamo spettatori di un’opera che Dio sta facendo. L’errore grosso che facciamo è che da spettatori vogliamo essere attori, vogliamo fare; ma il Signore dice: “Non fare, faccio io. Tu cerca di capire quello che io ti faccio. Capisci quello che ti faccio?”. Lui è l’operatore, Lui è il principio di tutto. A noi sta il compito di intendere. Soltanto che per intendere dobbiamo avere il suo pensiero, perché noi intendiamo l’opera di uno in quanto abbiamo l’intenzione di quell’uno, il pensiero dell’uno, ecco perché dobbiamo sempre collegare tutto con Dio. Se tu non colleghi con Dio, quindi trascuri una cosa che non puoi ignorare (perché non sei tu a fare il filo d’erba), sei in colpa; tu sei responsabilmente tenuto ad avere presente ciò che non puoi ignorare. Se tu vai sulla strada e ignori un segnale stradale, ti fanno la multa, ed è tua la colpa, perché non hai tenuto conto. L’importante è tener conto.

 

Silvana: Anche noi se teniamo presente il fine, cioè Dio, possiamo sapere tutto quello che sta per accadere.

Luigi: Si, il Signore dice conoscerete il futuro, perché tutte le cose sono fatte in un fine ben preciso, e questo fine Dio lo comunica, non lo tiene nascosto. Dio rivela a noi il suo Pensiero, quindi noi conoscendo il suo Pensiero capiamo. Conoscendo il pensiero, l’intenzione di una persona sappiamo dove aspettarla. Dio non tiene nascosto il suo Pensiero, anzi ha mandato il Cristo, il suo Pensiero tra noi, per rivelarci il suo Pensiero, in modo da far comunione; perché se non conosciamo il pensiero di una persona, non possiamo far comunione. Possiamo essere fisicamente molto vicini ad una persona, ma essere lontanissimi come pensiero. E’ il pensiero che unisce, non le presenze fisiche. Quindi dobbiamo tendere al pensiero. Tutto si risolve nel pensiero, e tutti facciamo esperienza di questo.

Silvana: Tenendo presente il fine per cui ci ha creati, c’è questa luce.

Luigi: Sì, partecipi, per cui sai quello che puoi aspettarti da Dio.

 

Pinuccia A: Per Dio tutto è presente. Ma di fronte ad una scelta, posso scegliere in un modo o in un altro; poi gli avvenimenti successivi hanno una piega diversa a seconda se ho scelto positivo o negativo. Dio tiene conto, Dio sa.

Luigi: Dio sa “già”. Dì quel “già” J

Pinuccia A: Ma se sa che io scelgo sbagliato, perché mi fa scegliere sbagliato?

Luigi: E’ come la domanda: “Perché manda all’inferno?”.

Pinuccia A: Lui ha presente tutto. Tutto è presente in Lui.

Luigi: “Dio vuole che tutti si salvino e giungano a conoscere la verità”, questa è la volontà di Dio, questa è l’intenzione di Dio. Perché non tutti si salvano? Infatti è Lui stesso che dice “non tutti”. Se vuole che tutti si salvino e non tutti si salvano, dove sta il punto?

Lui vuole che tutti si salvino, però sa che non si può giungere a conoscere la Verità senza di noi. Colui che ti crea senza di te, non ti salva senza di te, non ti può salvare senza di te. Ma perché non ti può salvare senza di te? Se tu fossi una macchina potresti dire che la colpa è sua, in quanto ha fatto una macchina difettosa. Ma nessuno di noi è una macchina. E’ una questione di pensiero, non è una rotella da inserire in-. Dio non ci ha fatto “rotella”.

Per conoscere la Verità innanzitutto devo essere consapevole, non posso essere un animale. Essere consapevole cosa vuol dire? Vuol dire che posso bestemmiare, posso dire: “io sono”; ma in realtà Dio solo è. Il suo nome è Io sono Colui che è. Lui solo è, e come mai io creatura che ieri non ero, che domani non sarò, in questo momento posso dire: “io sono”? E così bestemmio, perché attribuisco a me il nome di Dio. Il nome di Dio è questo: “Io sono”, e noi dalla mattina alla sera diciamo: “io, io, io”; e questo è bestemmiare!

Pinuccia A: Vuol dire che Dio ha presente la mia situazione, sia che io dica “io sono” che “io non sono”.

Luigi: Dio ha presente la tua situazione e ha presente la possibilità che ti dà, perché sa che quella è la condizione per poter entrare nella Verità. Se tu non dimentichi te stessa e non parti da Dio, non glorifichi Dio, e non smetti di dire: “io sono” per dire “tu sei”, non entri nel cammino. Perché inizia il cammino quando inizi a dimenticare te stessa e a glorificare Dio in tutto, e non dici più: “questo è mio, questo l’ho fatto io, questa è opera mia”. Non dire “il peccato è mio”, cerca sempre in tutto Dio e Dio ti libera da ogni cosa.

Pinuccia A: Ma mi riferivo a questo fatto di Giuda: è tutto voluto da Dio, quindi Gesù sa che Giuda lo tradisce.

Luigi: Lo ha fatto Lui Giuda.

Pinuccia A: Si, ma non è contemplata la possibilità che Giuda non tradisse.

Luigi: Giuda è stato fatto appositamente da Dio per noi, per evitare a noi di essere Giuda. Il vero Giuda non è quel Giuda, il vero Giuda può essere il nostro io. Affinché il nostro io non fosse un Giuda Dio ha creato Giuda; perché il problema non si risolve esteriormente, sulla scena di un teatro, ma dentro di noi: allora sulla scena del teatro ha fatto recitare ad uno la parte di Giuda, perché gli spettatori non fossero dei Giuda. Questa è l’opera di Dio, l’opera di Dio sul teatro. L’opera vera avviene dentro di noi, in questo rapporto a tu per tu con Dio, in cui ad un certo momento possiamo mettere il pensiero di noi stessi al primo piano, al posto di Dio, e allora diventiamo un Giuda interiormente, spiritualmente. Quel Giuda incontrando Gesù nel regno eterno, nel regno di Dio, troverà Uno che gli dice: “Te l’ho fatto fare io”; e Giuda canterà di gioia dal mattino alla sera, perché quella è stata una recitazione voluta da Dio, perché lui era incosciente di quello che faceva, e se era incosciente non era responsabile. Quindi lo ha fatto per noi.

Pinuccia A.: Ma se io faccio qualcosa di male, allora dico che è Dio che vuole...

Luigi: Anche lì, siamo nel concetto di male. Il male sta in quanto attribuisci a te quello che è di Dio, quando disunisci l’opera di Dio da Dio e disunendo la attribuisci agli uomini, alle creature. Il male sta nel separare la creatura dal creatore, gli avvenimenti da Dio; quando consideri un avvenimento e non tieni conto di Dio: lì sta il male. Il male sta dentro di te, nella tua mente, non è fuori. Tutto quello che avviene fuori è tutto voluto da Dio.

 

Pinuccia A: Certe volte si vorrebbe essere uniti a Dio, chiedere e sapere da Dio quello che ci vuole chiedere, ma siamo talmente presi dagli avvenimenti che è difficile non essere coinvolti sentimentalmente.

Luigi: Certo, tu sei coinvolta perché hai dato tanto spazio al pensiero del tuo io, e quando tu lo vorresti mettere a tacere, lui non tace.

(?): Ma chi è che impedisce al mio io di congiungermi a Dio?

Luigi: Tu.

(?): Ma se tutto viene da Dio, è Lui che vuole che…

Luigi: Tutto viene da Dio, anche questa possibilità; è l’esempio dell’invito a pranzo, è una parabola del Signore: “Voi dovete essere considerati come degli invitati a pranzo”. uando sei invitata a pranzo, tu ricevi una proposta

Quando tu sei invitata a pranzo ricevi una proposta e non puoi esimerti dal rispondere, tu una risposta la dai; se tu dici: “si, vengo”, quel “si” è grazia di Dio, perché se Dio non ti avesse fatto la proposta, non avresti potuto dire “si”; quindi il “si” è grazia di Dio. Il “no” è espressamente tuo, perché Lui ti ha fatto la proposta ed era sincero, perché non si può dubitare della sua sincerità. Se tu dici “no” e preferisci i buoi, i campi, la moglie, il “no” è tutto tuo e le conseguenze che derivano da questo “no” (il non partecipare al pranzo mentre tutti gli altri partecipano), ricadono tutte su di te.

(?): Ma allora è l’unico momento in cui Dio non è presente.

Luigi: Dio è presente, io posso essere assente. Dio è presente sempre, ma non è detto che io sia presente a Dio come Lui è presente a me. Se Dio non fosse presente, io scomparirei nel nulla. Noi siamo fatti dal “tu” di Dio. Noi profondamente, se conoscessimo, sapremmo che siamo fatti dal “tu” di Dio, che abbiamo presente questo Assoluto in noi.

Lui è presente a te e forma te con la sua presenza, con il suo Pensiero; infatti tu patisci la passione di assoluto. Se tu fossi staccata dall’assoluto non subiresti la passione per l’assoluto; siccome la subisci, in un modo o nell’altro ce l’hai presente. Ma non è detto che tu sia presente a Dio come Lui è presente a te. Bisogna arrivare a questo equilibrio, a questa sintonia.

Da che cosa tu ricevi la consapevolezza di essere presente a Dio come Lui è presente a te? Soltanto dalla conoscenza di Dio, soltanto conoscendo come Dio è presente a te, puoi essere presente a Lui come Lui è presente a te.

 

Pinuccia A: La colpa è mia, perché ho dato tanto spazio ad altre cose, e adesso sono schiava.

Luigi: Siamo fatti ad immagine e somiglianza di Dio, ciò vuol dire che diventiamo figli di ciò a cui pensiamo. Se pensiamo a lungo ad un cane, diventiamo un cane; se pensiamo a lungo ad una pianta diventiamo una pianta; se pensiamo a lungo Dio diventiamo figli di Dio.

Se in tutto ciò che fai, pensi senza tener conto di Dio, chi (…) diventa tuo padre e tu diventi figlia. Cosa vuol dire che diventi figlia? Che quando vorresti che l’altro se ne andasse via, l’altro non va più via: ormai sei figlia, informata. Se tu inizi a fumare una sigaretta, oggi non ti dice niente, ma domani inizia a dirti qualcosa e ad un certo momento vorresti smettere di fumare, ma non puoi, perché sei figlia della sigaretta. Noi siamo informati, andiamo a senso unico: non possiamo toccare una cosa e pensare di restarne indifferenti: toccata la cosa siamo già figli di quella cosa.

Pinuccia A: Se sono schiava di una famiglia, non dovrei sentirmi così in colpa.

Luigi: Ma tu non sei stata creata per la famiglia, tu sei stata creata per Dio. Dio ti ha dato la famiglia, va benissimo, quello accettalo da Dio.

Pinuccia A: Ma non posso dire grazie per avermi dato una famiglia, e poi pensare ad altro.

Luigi: Tu sei stata creata per Dio, per conoscere Dio e ti devi impegnare a conoscere Dio. Non sei giustificata a vivere per i buoi, i campi, la moglie.

Pinuccia A: Ma io non vivo per la famiglia, però la famiglia mi porta via la maggior parte del tempo.

Luigi: Se tu hai un amore grande non c’è niente che ti porti via. Quando uno ha un amore grandissimo, può essere in mezzo ad un esercito di militari e non ha paura che nessuno lo tocchi. Quando tu tradisci un amore è perché già lo hai tradito dentro. Se non lo hai tradito dentro, fuori non c’è niente che ti tocchi.

Pinuccia A: Ma è la possibilità di dedicarsi che manca.

Luigi: Tu come creatura sei stata voluta da Dio per conoscere Lui, per la vita eterna, questo è il tuo destino; se poi questo destino lo vivi in compagnia di marito, di figli o da sola, questo è solo cornice. Ma la cornice non deve sostituire il quadro. Noi moriamo perché ad un certo momento viviamo per la cornice. Tu devi realizzare il tuo destino, sei stata creata per questo. Donna o uomo che tu sia, sposata o non sposata, ammalata o sana, tu devi vivere per quello che è il tuo destino. Quello è il destino di tutti: siamo stati creati per conoscere Dio. E cosa facciamo nella nostra vita per conoscerlo? E poi ci lamentiamo del fallimento…: si capisce: facciamo niente tutta la vita!

 

(?): Noi che siamo finiti, possiamo conoscere l’Infinito.

Luigi: Che meraviglia! Dal finito non si può passare all’Infinito, però i numeri sono un segno dell’infinito; tutta la creazione è un segno dell’eterno, eppure la creazione è fatta nel tempo. Però, se in questo finito c’è un pensiero d’Infinito, tu puoi passare attraverso quel punto. Tu hai presente l’Infinito, hai presente il punto, perché ne subisci la passione, ed è attraverso quel punto che puoi arrivare all’Infinito. Cioè soltanto attraverso il Pensiero di Dio puoi passare a Dio, all’Infinto; non c’è nessun altro pensiero attraverso cui tu puoi fare il passaggio dal finito all’Infinito; per quanto tu studi, ti immergi nella creazione, nelle creature, essendo tutte cose finite, soggette al tempo, limitate, attraverso di esse non puoi passare.

Tu senti il bisogno, perché tutte le cose ti dicono che non si sono fatte da sole, quindi ti invocano l’Infinito, l’Eterno, l’Assoluto; le cose ti fanno sentire la passione, però non ti possono dare l’Infinito e nemmeno l’Eterno. Soltanto il Pensiero di Dio in te ti può dare l’Infinito; ecco il punto, il passaggio obbligato, la porta per entrare nell’edificio. E questo “punto”, il Pensiero di Dio, è ciò che noi trascuriamo sempre.

Dobbiamo raccoglierci nel puro Pensiero di Dio, che è dato a noi senza di noi, che è il Cristo, il Dio con noi, che è il “tu”. Quindi a questo Pensiero puro che portiamo in noi dobbiamo rivolgere tutta la nostra attenzione, perché attraverso quel Pensiero abbiamo l’accesso all’Infinito.

 

Rita: Gesù certamente sapeva, perché Lui è Figlio.

Luigi: Lo sapeva perché quelle cose le voleva Lui, le aveva programmate Lui. Soltanto in quanto noi partecipiamo dell’intenzione di Dio, per cui noi stessi vogliamo l’intenzione di Dio, quindi c’è sintonia tra la nostra intenzione e l’intenzione di Dio, noi sappiamo; qui la nostra intenzione diventa l’intenzione di Dio. Fintanto che abbiamo un’altra intenzione noi non sappiamo, perché è l’intenzione di Dio che opera, e quando non abbiamo presente l’intenzione non sappiamo; ci capita la cosa, ma non sappiamo.

 

Pinuccia B: Dio non mi nasconde il futuro se conosco la sua intenzione.

Luigi: Certo, è Lui il nostro futuro, Lui è la vita, Lui è tutto.

Pinuccia B: Lui non mi nasconde il futuro in quanto mi rivela lo spirito, l’anima, l’intenzione, il fine degli avvenimenti che accadranno; però finché si è su questa terra non si sa quello che accadrà, si sa che è lo spirito che opera e ci si aspetta certe cose, però non si sa come o con chi o dove. Ci sarà sempre un aspetto di sorpresa nei segni, non come spirito.

Luigi: Dio dice che non vuol tenere nulla nascosto ai suoi figli.

Pinuccia B: Però dice che né il Figlio né gli angeli sanno l’ora, ma solo il Padre la sa.

Luigi: Quello è per arrivare lì.

Pinuccia B: I segni che accadranno si conosceranno tutti, ad esempio che io tra un mese andrò in quel posto…

Luigi: Lo Spirito Santo, che è spirito di presenza, vi rivelerà le cose future e vi farà capire ogni cosa.

 

Pinuccia B: La radice della parola consapevolezza viene da con-sapere? La consapevolezza è qualcosa di più del sapere, perché io posso sapere per sentito dire. La consapevolezza vuol dire che ho la ragione in me della cosa.

Luigi: Sei consapevole quando sai assieme a-, sai con Dio, perché il tuo sapere viene da Dio; per cui hai in te la ragione stessa di Dio che ti fa sapere le cose. Ma fintanto che tu hai la vanità di sapere, non saprai mai.

Pinuccia B: Appunto perché sono ripiegata sul mio io. Solo un essere consapevole di sé può conoscere Dio, per cui Dio ci ha dato questo io che è consapevole di sé.

Luigi: L’io non è per niente consapevole di sé. Noi abbiamo la consapevolezza dell’Altro, di Dio, non la consapevolezza del nostro io. Il bambino conosce la madre, non conosce se stesso, si conosce per riflesso della madre, lui ha sempre presente l’altro: se non ritornerete come bambini non entrerete nel Regno dei cieli, il che vuol dire che noi abbiamo presente l’Altro diverso da noi, e l’Altro da noi è Dio. Dobbiamo imparare a vivere in Quello, e non dire “io sono”, perché lì ci confondiamo e ci annulliamo.

Pinuccia B: Quindi l’unica cosa che Dio non vuole è che io separi le cose da Lui.

Luigi: Certo, Lui è la verità, tutte le cose sono fatte da Lui nel suo Pensiero. La nostra vita sta in quello.

Pinuccia B: La confusione nostra è che siamo abituati a vedere le cose nel pensiero del nostro io, e vediamo come male tutto quello che non piace al nostro io o che ci disturba, che urta i nostri schemi.

Luigi: Il nostro errore sta nel fatto che noi ci fermiamo in superficie, alle cose che vediamo, tocchiamo e sperimentiamo, e non cerchiamo il significato nello spirito: “io dico che la cosa è così perché io la vedo, la tocco, la sperimento, …la cosa è così perché io…”. Dovremmo dire “l cosa è così perché Dio…”, non “perché io”. L’io non giustifica niente.

 

 

andò loro incontro

 

Nino: Dio non ci abbandona. Noi siamo infedeli, ma Lui è fedele. Lui ci viene incontro anche se noi non ce ne rendiamo conto; ce ne renderemo conto dopo molto tempo, ma quello dipende dalla nostra superficialità. Lui si annuncia in tutti i modi e con tutti i segni ci parla di sé. Tutto è parola sua, ma noi siamo duri ad intendere finché siamo nel pensiero del nostro io, che è un paravento messo tra noi e Dio, è una separazione.

 

Franca: L’iniziativa è sempre di Dio.

Luigi: Cosa vuol dire andare incontro?

Franca: Vuol dire che viene verso, in favore di-.

Luigi: Guarda che se c’è uno che non viene in nostro favore è proprio Lui; Gesù non cerca di piacere a noi. E fa scrivere a San Paolo: “Se io cercassi di piacere agli uomini non potrei piacere a Cristo”; quindi non è per piacere alle creature. Quando si viene incontro?

Franca: Si viene incontro quando si viene verso il vero bisogno.uando si viene incontro al vero bisogno della Quandosi viene incontro quando si viene versi il vero bisognosss

Luigi: Quando comprendi il vero bisogno.

Franca: Soprattutto nei nostri errori.

Luigi: Noi non conosciamo il nostro bisogno vero. Noi crediamo di avere bisogno del pane, del denaro… Lui conosce il nostro vero bisogno, Lui viene incontro al nostro vero bisogno. Lui essendo Dio ci ha fatti e conosce qual è il nostro vero bisogno; e noi ci offendiamo se ad esempio ci porta via qualcosa a cui noi teniamo molto; e siamo portati a considerarlo come un ladro. Infatti tra noi e Dio c’è dell’antagonismo, “ci porta via le cose”.

Noi siamo messi nel tempo, e il tempo è un ladro, ci porta via in continuazione tutto quello che abbiamo. Tutti i giorni moriamo un poco: è Dio che ci fa morire, che ci porta via. Lui viene come un ladro, perché porta via. Eppure quel portare via è venire incontro. Nel Signore è più profondo di quello che apparentemente può sembrare il suo venire incontro.

Franca: Dio rivela. Però questo conoscere, che non tiene nulla di nascosto, avviene quando saremo giunti a Pentecoste, perché la conoscenza per fede non è reale.

Luigi: Quando Lui dice: non preoccuparti del mangiare e del vestire, cerca prima di tutto il regno di Dio e tutto il resto ti sarà dato in sovrappiù, non ti rivela forse già il futuro?! Tutto il resto ti sarà dato in sovrappiù se tu cerchi prima di tutto il regno di Dio: questo è futuro: ti sarà dato. L’ottenere tutto quello di cui abbiamo bisogno è condizionato dal nostro cercare Dio prima di tutto. Se noi non cerchiamo Dio prima di tutto perdiamo Lui e perdiamo anche il sovrappiù, tutto il resto. Questo ci fa capire qual è la “meccanica” del disegno del regno di Dio.

 

Amalia: Quello che Gesù vive lo vuole; mentre noi tante volte subiamo, perché abbiamo altre intenzioni.

Luigi: Noi subiamo gli avvenimenti voluti da altri. Gli avvenimenti ci piombano addosso, non siamo noi a determinarli.

Amalia: Possiamo però arrivare a volere…

Luigi: …se abbiamo la stessa intenzione di Dio. Ma allora dobbiamo sposare l’intenzione di Dio e non cercare, anche pregando, di sottomettere Dio alla nostra intenzione: lì c’è l’ingiustizia.

 

Alma: Qui c’è scritto: “Si fece avanti”.

Luigi: E’ la stessa cosa, nella nostra vita Lui si fa avanti, ci viene incontro e si fa avanti. Uno che si fa avanti è uno che ti viene incontro.

Alma: Quando si conosce il pensiero di una persona si sa cosa aspettarsi, Dio ci aspetta nel __?__

Luigi: Lui sa certamente dove andremo domani, e ci aspetta là. Lui ci precede sempre all’appuntamento, non ci fa aspettare, è Lui che aspetta. Lui sa dove passeremo, i punti sono obbligati. Quando tu conosci uno che ha una certa passione, sai dove aspettarlo. Dio sa perfettamente qual è la nostra passione e quindi sa dove aspettarci: ci aspetta lì. C’è una spiaggia in cui Lui è in attesa per tutti.

 

Giovanna: Lui ci viene incontro dove noi ci troviamo.

Luigi: Dove noi ci troveremo, perché sa che dovremo passare di lì.

Giovanna: Lui viene per il nostro bene, però per noi può essere un disastro.

Luigi: Può essere la morte, eppure Lui ci viene incontro, perché la morte è Lui che ci viene incontro. Con la morte è ancora Lui che ci dà una mano, forza un po' la mano, altrimenti noi non lo faremmo mai quel passaggio per entrare nella luce.

Giovanna: Quindi noi dovremmo vedere tutto come Dio che ci viene incontro.

Luigi: Infatti tutto è così. Tutto è Dio che ci viene incontro. Il tempo che passa è Dio che viene.

Giovanna: Se noi fossimo consapevoli di questo, non subiremmo neanche la morte.

Luigi: No, infatti chi viene dietro di me non conosce la morte, è una parola di Dio.

Osvaldo: Gesù addirittura anticipa.

Luigi: Anticipa perché nell’amore conta l’anticipo. Quando uno è veramente intelligente anticipa. Le vergini stolte, perché sono state stolte? Perché non hanno anticipato. E sono state chiuse fuori. Vanno incontro allo sposo e lo sposo quando arriva dice: non vi ho mai conosciuto.

Osvaldo: Se Lui si fosse limitato ad aspettare che Giuda e la corte arrivassero, sarebbe stato diverso come significato?!

Luigi: Ci fa capire che Lui ci viene proprio incontro. Tu vuoi tradirlo?! Lui ti viene incontro, si fa tradire: Quello che hai da fare fallo presto, ti dà la possibilità di farlo.

Osvaldo: E quando diciamo che è Dio che fa gli eventi, Gesù…

Luigi: Ma negli eventi Lui tiene presente il tuo pensiero per salvarti. Lui fa gli eventi, ma negli eventi ci sei anche tu, per cui l’evento è un dialogo di Dio con te.

 

Osvaldo: Gesù come Figlio fa quello che vuole il Padre.

Luigi: Sì, è logico: Lui è il pensiero nel quale il Padre fa tutte le cose, quindi partecipa ad una cosa sola con il Padre. Quando tu fai una cosa, la fai in un tuo pensiero, e quindi ce l’hai presente, perché sei tu che la fai nel tuo pensiero, e il tuo pensiero ha presente quello che tu stai facendo. Se tu potessi scorporare il tuo pensiero da te, vedresti che nel pensiero c’è tutto quello che stai facendo; infatti se vuoi capire qualcosa di qualcuno, devi cercare il pensiero, perché le cose sono fatte in un pensiero. Senza pensiero non capisci niente.

Osvaldo: Gesù che è pensiero puro, collega continuamente le cose con il Padre; quindi per noi il modello è il Figlio?

Luigi: Sì, infatti Gesù dice: Chi con me non raccoglie, disperde. Chi con me raccoglie riceve mercede di vita eterna; mercede di vita eterna è conoscenza di Dio. Per giungere alla conoscenza bisogna raccogliere con il Figlio; e cosa vuol dire? Raccogliere nel pensiero di Dio. Il Figlio è il Pensiero di Dio.

 

Antonio: Lui come uomo aderì a quello che stava succedendo.

Luigi: Ha sottoposto la volontà umana alla volontà divina. Come Persona Lui vuole, perché come Persona è Dio. In Cristo noi abbiamo una Persona unica: la Persona è Dio. Le volontà sono due, perché ogni natura ha la sua volontà.  In Lui essendoci la natura umana c’è la volontà umana, e la volontà umana desidera, perché è il desiderio di affermare se stessi. Padre se è possibile passi da me questo calice, ecco la volontà umana; “però non la mia volontà, ma la tua, ecco la volontà divina. Quindi insegna a noi, che siamo volontà umana, come si fa a superare questa volontà per aderire a quella divina, all’intenzione divina.

Gesù subisce le tentazioni, ma non è che Dio possa subire le tentazioni; però sposando la natura umana subisce le tentazioni della natura umana e insegna a noi come si esce dalle tentazioni; lo fa per noi, non per sé, e questo vuol dire incarnazione.

Domenico: La volontà del Cristo incarnato come uomo dipende dalla natura?!

Luigi: Cos’è la volontà? La volontà non è altro che la natura che tenta di affermarsi, che lotta per la vita; la natura non vuole essere annullata. C’è la volontà animale, vegetale e umana.

Domenico: L’uomo, creazione di Dio in formazione verso la vita eterna, è fatto di natura umana, volontà che è effetto della natura e poi…

Luigi: …poi c’è il pensiero di Dio. L’uomo porta in sé il Pensiero dell’assoluto, il Pensiero di Dio. L’uomo deve sottomettere la natura umana, quindi la volontà umana, il suo desiderio, al Pensiero di Dio.

 

Domenico: Cos’è l’uomo? E’ la capacità, il pensiero. Il pensiero ha la capacità di guardare dal punto di vista di un altro, il punto di vista di un Altro è il Pensiero di Dio.

Luigi: Non è detto che guardi da quel punto di vista.

Domenico: Se il Pensiero di Dio è diverso dalla volontà e dalla natura, ed è oggettivo, con quale pensiero…?

Luigi: Con il Pensiero di Dio! Il Pensiero di Dio contrasta con la tua volontà, perché la tua volontà tende ad affermare se stessa, tende a vivere. La volontà non è altro che il campo di applicazione di valori, e quindi subisce la passione. Tu desideri la caramella e hai la volontà della caramella; tu vedi una bella macchina, desideri la macchina, e quella è volontà. Ogni cosa ha un’intenzione; quando tu percepisci l’intenzione, sposi la volontà, senti la volontà di quello; allora tutte le macchine che vedi le vuoi, e quindi ti devi controllare. Tu passi davanti ad un negozio, vedi un bel frutto, e lo vuoi. Quindi senti il desiderio e lo sottoponi: hai la volontà del frutto, lo vedi, è bello, è buono; questa è volontà, effetto di valori (bello e buono), ma tu non devi lasciarti dominare dalla tua volontà. Devi sottomettere la volontà al pensiero di Dio: Sia fata la tua volontà e non la mia.

 

Alma: Qual è la differenza tra la volontà e il sentimento? Mi sembra che non ci sia più differenza.

Luigi: La volontà è sentimento, è per quello che non ti devi lasciare dominare dal sentimento. Il sentimento lo avverti come volontà, come desiderio di-.

Prova a togliere da te il pensiero: qualunque cosa tu veda si fa desiderare da te, non puoi farne a meno, sei passione di quello che vedi; e quello è sentimento, passione quindi volontà. Tu vedi una bella casa: desideri averla, sei passione di quella casa; se tu non l’avessi veduta, non avresti potuto volerla.

La volontà è essenzialmente passione di-. Questa passione non deve dominare. Tu devi sottomettere tutto il mondo che arriva a te, perché tutto il mondo che arriva a te suscita in te desideri e passioni. Tu vedi una stella e dici: “come vorrei andare su quella stella, come vorrei capire come quella stella brilla…”; è sempre passione, cioè vedi e patisci.

Alma: E’ detto che è Dio che muove il volere. Dio riconosciuto come valore muove la nostra volontà; ma è già riconosciuto come valore, non è più un sentire Dio, per cui la volontà è mossa verso Dio.

Luigi: Con Dio si è nel campo dell’intelligenza. Dio è verità e alla verità si accede soltanto con l’intelligenza. Non la troviamo con il sentimento, con il cuore, anche se tutti ci provano. Se tu vai a cercare funghi con il cuore vai a finire certamente al cimitero. Non devi lasciarti dominare dal cuore, dai sentimenti; ci deve essere l’intelletto. Tu troverai la verità soltanto quando la conoscerai; soltanto conoscendo trovi, non sentendo.

Alma: La volontà quindi può essere mossa da quello che si sente come sentimento o da quello che si riconosce come vero.

Luigi: La volontà è sempre la conseguenza di una realtà che hai presente. Se tu hai presente la rosa, desideri la rosa, non puoi farne a meno. Se hai presente Dio, desideri Dio e non ti lasci più dominare dalla rosa.

 

Franco: In questo versetto è evidente che Gesù non è sorpreso dagli avvenimenti, ma li conosce.

Luigi: Non soltanto, addirittura gli va incontro.

Franco: Quindi dobbiamo vedere ciò che significa per noi. Noi possiamo vedere Gesù come l’intenzione di Dio, il punto di vista del Padre.

Luigi: E questa intenzione di Dio viene incontro a noi, giorno dopo giorno, per cui il tempo che passa è Dio che viene.

Franco: Se il Pensiero di Dio ci dà la grazia di vedere le cose dal suo punto di vista, è dono suo, e ci dà la possibilità di andargli incontro.

Luigi: Di partecipare, sei fatto partecipe. Quando uno ti rivela il suo pensiero, ti fa partecipe, addirittura fai una cosa sola con lui, nel pensiero; ma nessuno lo obbliga a darti il suo pensiero. Ecco perché noi verso Dio non possiamo pretendere assolutamente niente: è dono libero, dobbiamo trattare con una Persona che è libera.

Se tratti con una persona che è libera, chiedi per piacere, non pretendi; se pretendi l’altro ti mette fuori. Ci vuole sempre questo rispetto: è Lui il principio di ogni cosa: “Signore se vuoi, quando vuoi, comunicami il tuo Pensiero”.

Non è merito tuo, opera tua, conquista tua, ma è dono suo. Si entra nel regno della Verità, della vita eterna, sempre per dono di Dio e non per merito nostro. Fintanto che facciamo conto sui nostri meriti siamo fuori, e entreremo solo quando diremo. Non per complimento, ma con convinzione: “Signore è tutto dono tuo”, dono gratuito, quindi amore.

Franco: Questo dono incomincia con un punto della nostra vita e poi, promessa di Cristo, vuole portarci a fare una cosa sola.

Luigi: Certo, fino a fare una cosa sola. Non dice a noi di fare una cosa sola, perché sarebbe assurdo, è Dio che fa di noi una cosa sola. Se noi cerchiamo Dio, Dio fa una cosa sola.

E’ assurdo dire agli uomini di fare una cosa sola. Infatti quando hanno fatto un patto di alleanza, il giorno dopo lo hanno spazzato via. L’uomo si trova nell’impossibilità di formare una cosa sola.

 

Sandra: Noi siamo abituati ad andare incontro o a che qualcuno ci venga incontro; è un’esperienza che facciamo, e reagiamo in qualche modo a qualsiasi cosa ci venga incontro, che può essere motivo di gioia o di grossa sofferenza.

 

Rita: Prima o poi nella vita Gesù ci viene incontro.

Luigi: Ci viene incontro sempre dall’inizio alla fine, non siamo mai soli.

Rita: E dipende da quello che c’è dentro di noi, nel momento in cui ci viene incontro, se siamo aperti alla sua venuta, allora…

Luigi: Una persona che ti viene a trovare può essere una seccatrice; in tal caso aspetti solo il momento per metterla fuori. Può essere invece l’incontro sognato.

Quand’è che la persona ti viene incontro? E’ una dimensione personale, nella misura in cui tu hai sognato, hai pensato all’altro, hai anticipato. Ecco l’importanza dell’anticipo! Se tu hai pensato molto, dici: “finalmente”, e lasci tutto. Se invece non hai sognato, chi arriva è solo un disturbatore, perché hai altro da fare. Quindi ci vuole una dimensione personale, il sogno.

 

Carla: Gesù ci precede sempre.

Luigi: Sa già dove andremo a sbattere.

Carla: Sulla spiaggia della nostra vita possiamo passargli accanto e non riconoscerlo?

Luigi: Noi si, ma Lui no! Lui ci riconosce. Lui ha saputo aspettare la Samaritana, lei ha cercato di sgattaiolare, non l’ha riconosciuto: “Ho trovato un uomo che ha detto…”; però Lui l’ha riconosciuta, sapeva ciò di cui aveva bisogno.

Carla: Lui non ti lascia andare oltre.

Luigi: No, non ti lascia. Lui ha tali metodi.

 

Pinuccia B: Colui che è consapevole ci viene incontro per renderci consapevoli; infatti la domanda che segue è per renderci consapevoli. Perché noi, senza di Lui, non siamo consapevoli.

Luigi: Noi senza Lui non siamo. Siamo un nulla che affoga nel nulla. Lui solo è.

 

 

e domandò: chi cercate?

 

Nino: La domanda non la fa per Sé, ma la fa per noi. Ad ognuno di noi chiede: “Cosa cerchi? Per cosa vivi?”

Luigi: “Cosa stai cercando?”

Nino: E lo fa perché noi. Il più delle volte non ci rendiamo conto di quello per cui viviamo e abbiamo bisogno di qualcuno che ci venga a dire che viviamo per le cose sbagliate. Abbiamo bisogno che Dio arrivi con i suoi segni a svegliarci.

 

Franca: Gesù è consapevole perché ha in se stesso la ragione, il principio. Noi non siamo consapevoli perché non abbiamo in noi stessi la ragione. Lui parla a noi perché: “abbiate in voi stessi”, quindi per renderci consapevoli.

Luigi: Infatti ci interroga: “Che cosa stai cercando? Per cosa stai vivendo? La tua giornata in cosa la stai spendendo? In cosa la stai consumando?” Lui è uno che ci interroga in continuazione; noi siamo interrogati da Dio, in continuazione; non ci rendiamo conto, ma siamo interrogati da Dio.

 

Alma: In ciò per cui viviamo comunque cerchiamo Dio.

Luigi: Noi cerchiamo Dio, cerchiamo l’Assoluto, ma facciamo l’errore di sbagliare luogo, cioè cerchiamo stelle alpine in un campo di grano o mele su un larice. Noi saliamo tutti i giorni su un larice a cercare mele e diciamo: “Dio ha fatto male le cose”; ci lamentiamo e diciamo che Dio non esiste perché non fa le mele sul larice. E Dio ci dice: “Scemo, le mele si cercano sul melo e non sul larice”. Dopo aver faticato tutta la vita a salire sul larice tutti i giorni per cercare delle mele, all’ultimo troviamo Uno che ci dà la patente di “scemo”. Ecco la conclusione di tutta la nostra vita.

 

Antonio: Gesù mi domanda cosa sto cercando.

Luigi: Sì, e dove lo stai cercando. Noi cerchiamo tutti l’Assoluto, ma dove lo stiamo cercando? Nel denaro? Nella donna? Nel posto di lavoro?

Antonio: Se io iniziassi a domandarmi una volta alla settimana che cosa sto cercando…

Luigi: Ma, c’è un errore, tu dici: “se io mi domandassi”; no, è Dio che domanda. Devi togliere l’io. E’ Dio. L’iniziativa è sempre di Dio.

 

Franco: Ce lo chiede con tutte le esperienze negative, nei fallimenti.

Luigi: Tutti i giorni, tutte le volte che scendi giù dal larice, ti dice: “Ma cosa stai cercando?”.

 

Angelo: Il Signore sa tutto quello che facciamo e cosa pensiamo, allora ci domanda “chi cercate?”. Noi cerchiamo Lui per metterlo in croce con in nostro io.

Luigi: Qui lo stanno cercando per ucciderlo, noi lo cerchiamo per ucciderlo. Soltanto quando lo uccidiamo, incominciamo a prendere consapevolezza di chi è Lui e di chi siamo noi. Lui soltanto facendosi nostra vittima, comincia a farci capire chi siamo noi e quello di cui abbiamo bisogno.

 

Franca: La sua domanda è per renderci consapevoli.

Luigi: Da parte sua è sempre per darci la vita.

 

Pinuccia A: Chi cercate?”, noi siamo pecore senza pastore.

Luigi: Infatti Gesù aveva pena perché erano pecore senza pastore. Dio è Colui che nessuno può ignorare, noi non teniamo conto di Dio o lo cerchiamo dove Lui non può essere. Non possiamo trovare Dio nelle cose relative. Quando lo facciamo dipendere dal nostro pensare, non lo troviamo nel nostro pensiero, non possiamo trovarlo. Dio non dipende da-. Possiamo trovare Dio soltanto in Dio, perché Dio è il principio di tutto, anche della conoscenza di Sé. Per fede Dio si annuncia a noi come il principio di tutto, il creatore di tutto, quindi anche il principio della conoscenza di sé; per cui dobbiamo cercare la conoscenza di Dio in Dio, da Dio; fintanto la cerchiamo altrove, sbagliamo luogo, cerchiamo stelle alpine in un campo di grano e così falliamo tutto.

Pinuccia A: Ma è faticoso pensare sempre.

Luigi: Sapessi la gioia che c’è nel pensare! Noi siamo terribilmente annoiati, terribilmente tristi, anche quelli che ridono dalla mattina alla sera, sono profondamente tristi (…l’umorista è un essere profondamente triste). C’è questa tristezza di fondo nell’uomo, perché? Lui ha bisogno di trovare Dio, di trovare l’Assoluto, però fa dipendere le cose dai suoi sforzi, dal suo pensare, dal suo pregare, dal suo essere virtuoso, “se mi comporto bene, allora forse Dio…”. No! Dio non lo si può ignorare perché è il principio di tutto, è il creatore. Non ci siamo fatti da soli e quindi non possiamo conoscere niente da soli. Se Lui è il principio dobbiamo essere coerenti e riconoscerlo come principio di tutto, quindi anche del conoscere Lui.

Il principio della conoscenza di Dio è Dio.

Dio non lo possiamo ignorare, allora raccogliamoci in Dio per ottenere da Dio la conoscenza di Dio, non è difficile.

 

Paola S.: Se nella condizione umana uno ha tanti affanni, ha meno tempo da dedicare a questa ricerca. Adesso che ho i figli grandi posso venire, ma quando avevo i bambini più piccoli avrei pensato di togliere qualcosa ai miei figli, quindi in certi momenti della vita di una persona certe cose non si possono fare e certe persone che sono tanto angosciate dal lavoro e dalle fatiche sono sfavorite.

Luigi: L’angoscia, l’affanno, le preoccupazioni ce li creiamo noi. Se tu hai un interesse al di sopra di tutto, non hai nessuna preoccupazione e nessun affanno che riesca a dominarti, il tuo pensiero è lì. Quando tu hai un amore grande non c’è nessuna cosa al mondo, per quanto grande sia, che ti possa portare via da quel pensiero; riesci a fare tutto ma sei in quel pensiero. L’affanno incomincia ad esserci quando trascuri Dio.

Io ho conosciuto delle persone, anche analfabete, che glorificano Dio dalla mattina alla sera. Dio è accessibile a tutti: al bambino, alla vecchietta, allo studioso, all’analfabeta. Dio è questa meraviglia: basta pensarlo, perché Dio è colui che nessuno può ignorare. E pensandolo mettilo al primo posto. Lui non ti chiede di sospendere tutto, ti chiede il pensiero, come un sogno: comincia a sognare. Basta riconoscere la noia che hai della vita, della routine, già questo ti fa sognare. Se tu porti questo sogno, e hai cinque minuti, e vieni… Cos’è che ti ha fatto venire? Perché sei qui?

Quando tu cominci a mettere questo sogno, che è attrazione, se hai cinque minuti al giorno, quei cinque minuti li dedichi a quell’attrazione. Dio ti osserva nella fedeltà nel poco: non ti chiede di stare ventiquattro ore su ventiquattro, ma solo cinque minuti, perché è Lui che ti dà quei cinque minuti. Se tu sei fedele in quei cinque minuti, il giorno dopo te ne darà dieci e poi un quarto d’ora e poi un’ora. Lui è attento alla fedeltà.

Tu puoi dire una parola inutile, sciocca, o una parola vera secondo lo spirito; se tu sei fedele e quindi dici la parola vera, in questa fedeltà nel poco Dio ti ricompensa, ti dà la possibilità, poco per volta, di restare nel suo pensiero. Dobbiamo essere attenti nel poco perché noi tradiamo Dio nel poco.

 

Rita: Chi cercate?”, è una domanda che Lui ci ripete in continuazione, perché Lui vuole che tutti si salvino e giungano a conoscere la verità. Quindi spera sempre che da questa domanda venga fuori questa risposta: “cerchiamo te Signore”.

 

Pinuccia B: Gesù, all’inizio del Vangelo di Giovanni, le prime parole che dice quando incontra gli apostoli sono proprio chi cercate?”, e le dice anche adesso alla fine.

Luigi: Sempre così.

 

 

Pensieri conclusivi:

 

Franca: Lui ci viene incontro per renderci consapevoli come Lui è consapevole.

Luigi: Lui sa quanto deve pagare per venirci incontro.

 

Antonio: Pregare sempre ed essere pronti all’appuntamento con Dio.

Luigi: E’ necessario pregare sempre, e pregare vuol dire elevare la mente a Dio.

 

Pinuccia A: C’è fatica e sofferenza nella ricerca, la gioia c’è quando si trova.

Luigi: Ti do un consiglio: non cercare la fatica della tua ricerca, ma la fatica della ricerca di Dio che ti cerca. Cerca di pensare e di capire la fatica che Dio fa nel trovare te.

 

 

 

***

 

N.B.: Il testo, tratto da registrazione

non è stato riveduto dall'autore e mantiene lo stile discorsivo.

 

 

indietro